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Autore: Chiaroscura69    06/10/2016    1 recensioni
Mistero, segreti, passione, coraggio... questo mix è racchiuso nella giovane dolce e insicura protagonista di questa storia che forse alla fine troverà la forza di comprendere quale oscuro intrigo si nasconde nel suo passato e in che modo poter salvare il proprio futuro. Ma la domanda più importante è: di chi ci si può fidare?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornai a casa con una grande confusione in testa e inizai a sentire le mani formicolare. Una cosa che Jack non mi aveva detto durante la nostra breve discussione era come poterlo chiamare in caso di necessità; perciò decisi di cercare di non pensare alle enormi domande che aveva -volontariamente o non-messo nella mia testa. Eppure, per quanto mi sforzassi c'era un terrificante pensiero che mi angustiava; se davvero ciò che disegnavo diventava realtà la prossima vittima della maledizione sarei stata io stessa? Dopo aver formulato questo ragionamento sentii affluire alle mani un enorme peso e non ebbi il coraggio di guardarle. Poi mi venne l'illuminazione. ''Papàà?!'' chiamai con una nota d'ansia nella voce. Non rispose nessuno, così mi precipitai di sotto. Mio padre aveva spesso l'abitudine di chiudersi a chiave nel suo studio e a nessuno era concesso entrare se non in sua presenza. Non avevo mai capito il perchè di tutta questa segretezza ma lui non aveva mai voluto fornirci una spiegazione valida ed invano io e i miei fratelli avevamo provato per anni ad entrare di nascosto. Bussai lievemente nella porta del suo studio e attesi. ''Jacki sei già a casa?'' mi chiese mio padre dallo studio senza aprire la porta. Mi ricordai improvvisamente che in teoria sarei dovuta essere a scuola dato che a causa di Jack quella mattina mi ero ritrovata in una realtà spazio-temporale che ne era la copia fedele ma non mi avrebbe certo garantito la presenza nel registro. ''Ehm, non mi sentivo bene e sono tornata prima! Posso entrare un attimo? Ho una domanda importante da farti...''chiesi con impazienza. ''Solo un attimo, cara'' Sentii un leggero frusciare e supposi che stesse riordinando dei fogli nella scrivania ma poi mi resi conto che più che un fruscio quel rumore sembrava il trascinamento di qualcosa nel pavimento. Dopo qualche istante la porta si aprì e vi entrai, guardandomi intorno come facevo sempre quando varcavo la soglia di quel luogo così poco conosciuto. ''Senti Jaquèline devo parlarti di una cosa...''iniziò mio padre guardandomi attentamente negli occhi. ''Aspetta papà prima ti devo chiedere una cosa io! Hai visto per caso un quadro in giardino in questi giorni? Deve essermi, ehm, caduto per sbaglio dalla finestra qualche giorno fa...''lo interruppi in fretta. Il suo sguardo si fece improvvisamente allarmato. ''No tesoro, suppongo che se ti è caduto dalla finestra sia ancora là...Lo sai che nessuno tocca le tue cose'' rispose con un vago tono di rimprovero. ''Lo so che avrei dovuto controllare subito ma mi è proprio passato di mente'' mi giustificai. Lui sospirò. ''Sono sicuro che lo ritroveremo''affermò poi dolcemente. Sorrisi e mi alzai facendo per andarmene. ''Aspetta Jackie, devo parlarti...'' Dal suo tono e dal suo viso compresi che si trattava davvero di qualcosa di allarmante. Mi bloccai sull'uscio. ''Ho ricevuto una telefonata oggi, da Ferenston...''iniziò ma poi gli si ruppe la voce. All'improvviso capii. Paul. ''E' successo qualcosa a Paul?''domandai cercando di simulare un tono sorpreso e preoccupato, cosa che non mi venne troppo difficile considerando le circostanze. Invece di rispondere mi abbracciò. Lo strinsi forte a me e desiderai con tutta me stessa di potergli dire che Paul non era ancora spacciato; c'era ancora una possibilità per lui. Tutto dipendeva da me e Jack. Tuttavia non dissi nulla, consapevole del fatto che non avrebbe mai capito. Rimanemmo abbracciati per tantissimo tempo e impercettibilmente sentii una parte del suo dolore trasferirsi in me; perchè funziona così, quando qualcuno che ami soffre una parte di te soffre quanto lui. Di nuovo le mie mani iniziarono a formicolare e temetti di vedere il colore nero riaffiorare violentemente. Mi staccai dall'abbraccio e abbassando lo sguardo feci per uscire dalla stanza. Solo in quell'istante mi accorsi che nel pavimento c'era una lunga striscia di ruggine che terminava improvvisamente dietro l'immensa biblioteca dello studio. Fra me e me pensai che in effetti fosse una cosa veramente strana ma poi mi ricordai della mia mano e fuggii in camera mia, non prima però di aver controllato in giardino se ci fosse il mio quadro. Ovviamente non c'era nulla. Salii le scale frustratissima e mi guardai finalmente la mano; era nerissima. Presa da un impulso incontrollabile cercai freneticamente una tela nel mio armadio ma non trovai nulla. ''Cerchi questa?"
   
 
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