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Autore: Kind_of_Magic    07/10/2016    0 recensioni
Modern!AU
Raccolta di drabble, flash-fic e one-shot nate dai prompt del gruppo di Facebook "We are out for prompt".
Storie di personaggi della mitologia greca trasferiti nel nostro tempo, privi di poteri, come persone perfettamente normali.
Pairing: Medusa/OC, Ade/Persefone, Zeus/Era, Achille/Patroclo, Apollo/Giacinto, Achille/Ettore
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incest
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Competizione

Questa storia partecipa alla sfida "A box full of prompts" del gruppo Facebook "EFP famiglia: recensioni, consigli, discussioni" con il prompt di Crateide

Fandom: mitologia greca.

Coppia: slash; Ettore/Achille

Avvertimenti: Modern!AU, lime, introspettivo

Rating: libero

Prompt: "Perché sei venuto qui da solo?" gli chiese Achille, girandogli intorno come un predatore pronto a saltare sulla preda. "Per lo stesso motivo per cui sei venuto tu" rispose Ettore, fissando l'uomo in quegli occhi tanto magnetici.









Competizione


Ettore e Achille erano in competizione. Non era qualcosa che fosse mai stato stabilito, rifletté Achille guardando il compagno di scrivania alzarsi per fare una telefonata. Non era possibile definire il momento esatto in cui quella gara era iniziata: per quanto Achille si ricordava, era sempre stato così. Anche i suoi colleghi la pensavano così. Certo, non sapeva cosa ne pensasse Ettore, visto che non parlavano mai.
Ettore si accorse che Achille lo fissava e si voltò dall’altra parte. Ancora non aveva capito bene che cosa il collega pensasse di lui. Non gli piaceva molto parlare, soprattutto non gli piaceva perdere tempo chiacchierando quando avrebbe potuto lavorare. L’azienda aveva bisogno del lavoro di tutti e li pagava per quello ed Ettore si sentiva in dovere di dare il massimo.
Finalmente il cliente rispose. Ettore concluse rapidamente la telefonata e tornò al computer. Di fianco a lui, Achille ascoltò un messaggio vocale a volume abbastanza basso da non disturbare, ma abbastanza alto perché Ettore lo sentisse. Un amico gli dava appuntamento in un locale per quella sera.
Achille scrisse velocemente una risposta al messaggio e mise via il cellulare.
«Tanto scommetto che mi darà buca anche stasera» disse a mezza voce. Ettore non rispose. Probabilmente non stava neanche parlando con lui. Achille gli lanciò una veloce occhiata, di cui l’altro non si accorse, e poi tornò al lavoro.
 
Ettore si sdraiò sul divano con un libro in mano. Aveva appena finito di lavare i piatti e non aspettava altro che un po’ di relax. Rilesse per tre volte il primo paragrafo del capitolo senza capire che cosa dicesse, poi chiuse il libro e lo mise via. Non riusciva a pensare ad altro che ad Achille che passava la serata da solo al locale, perché il suo amico non era arrivato. Non capiva perché dovesse importargli, ma in un certo senso gli dispiaceva.
Più che altro lo disturbava il pensiero di Achille da solo. Per Ettore non era un problema passare la serata da solo, ma Achille era quel genere di persona che trova la massima espressione solo quando si trova in gruppo.
Ettore si sentiva quasi in colpa. Era vero, non era stato lui a dare buca all’appuntamento con Achille, ma era l’unica altra persona che avrebbe potuto sapere della cosa e rimediare. Era stupido sentirsi in colpa, si disse. Perché finiva sempre per sentirsi in colpa per cose su cui non aveva alcun controllo?
Questa volta aveva la possibilità di cambiare la situazione, però. Si alzò: aveva deciso, quella sera sarebbe uscito.
 
L’ultima persona che Achille si sarebbe aspettato di veder entrare nel locale era l’amico che gli aveva appena telefonato per avvertirlo che non sarebbe venuto. La penultima persona che Achille si sarebbe aspettato di veder entrare nel locale era Ettore.
Era evidente che non era un cliente abituale, ma allo stesso tempo non sembrava a disagio. Per quel poco che sapeva di lui, Achille non avrebbe mai pensato che fosse il genere di persona che si trova a proprio agio a bere qualcosa in un locale, ma in effetti non lo conosceva molto bene. Si aspettava di vederlo accompagnato, però, invece sembrava da solo.
Decise di avvicinarglisi e cercare di scambiare due parole in amicizia:
«Bella serata» cominciò
«Mh?» chiese Ettore «Ah, sì, non male. Vieni spesso qui?»
«Sì, è uno dei miei locali preferiti» Achille notò che Ettore evitava il suo sguardo «Tu?»
«No, non in questo, di solito»
Non era facile sostenere una conversazione di questo tenore, ragionò Achille, ma continuò: «E allora perché sei venuto qui?»
Ettore rimase per qualche minuto in silenzio chiedendosi se avrebbe dovuto dirgli la verità e infine decise di tacere. Achille attese a lungo la risposta, ma poi si concesse un piccolo sorriso, pagò e uscì dal locale senza aggiungere altro.
Ettore lo imitò e appena uscito cercò subito Achille con lo sguardo: «Ecco dov’eri»
Achille gli fece segno di seguirlo e lo portò lontano dal locale. All’improvviso si fermò e si voltò a guardarlo: quella volta Ettore non poté evitare i suoi occhi. In quell’istante, stabilì che era stata un’ottima idea evitarli fino a quel momento.
Quello sguardo aveva qualcosa di speciale, che lo faceva sentire quasi a disagio. Sembrava che lo stesse esaminando per decidere se fosse una preda che valesse la pena di catturare. Non riusciva a staccare gli occhi da quello sguardo, come se qualcosa lo attraesse fatalmente.
«Perché sei venuto qui da solo?» gli chiese di nuovo Achille, cominciando a girargli intorno come un predatore pronto a saltare sulla preda.
«Per lo stesso motivo per cui sei venuto tu» rispose Ettore, fissando l'uomo in quegli occhi tanto magnetici. Non sapeva come, ma era certo che non c’era altro che cercasse Achille quella sera.
Achille lo spinse contro il muro e avvicinò il viso a quello di Ettore. Si fermò quando i loro respiri si fondevano ma qualche millimetro di aria separava ancora la loro pelle. Ettore sentiva che un vortice aveva preso posto del suo stomaco. Chiuse gli occhi e sentì la bocca dell’altro premere sulla sua.
Dischiuse le labbra e accolse il respiro di Achille, mentre quello si faceva lentamente strada con la lingua nella sua bocca. Lentamente, poi, Achille si allontanò da lui per riprendere fiato. Ettore non gli lasciò molto tempo, però, e lo baciò ancora, avvicinandolo con una leggera pressione delle dita sulla nuca.
«Vieni con me?» chiese Achille quando si allontanarono di nuovo «A casa mia fa più caldo»
Ettore annuì e gli lasciò andare il viso. Lo seguì fino all’auto e attese fino a che non furono in ascensore per guardare di nuovo i suoi occhi e accorgersi che il loro magnetismo non era per nulla svanito.
Achille aprì la porta e non accese neanche la luce, tirando dentro Ettore e guidandolo nella casa semibuia. L’altro non voleva aspettare, però, e lo costrinse a fermarsi per un altro lungo bacio che lasciò entrambi senza fiato. Achille cominciò a giocherellare con i bottoni della camicia di Ettore, mentre arretrava verso la camera da letto. Arrivati sulla soglia, cominciò a sbottonarla con una lentezza quasi esasperante.
Ettore lo fissava negli occhi mentre l’altro scopriva il suo torace e gettava la camicia per terra alle sue spalle. Senza attendere oltre, Ettore fece lo stesso con la camicia di Achille, poi avvicinò le labbra al suo collo e lo baciò, proseguendo poi sulla pelle liscia delle spalle.
Achille lo afferrò per le braccia e lo portò nella camera, facendolo distendere sul letto.
Era incredibile, pensò Ettore un attimo prima di dedicarsi completamente all’altro, riuscivano a essere in competizione anche in quell’occasione.









N.d.A:
Credo che sia la cosa più esplicita che abbia mai scritto su questo fandom... Boh comunque io mi sono divertita a farlo e spero che anche a voi sia piaciuta, fatemi sapere!
Grazie a Crateide per il prompt, a voi che avete letto e a Christine e Charlotte per aver organizzato la sfida :)
Che gli dèi siano con voi!
-Magic
   
 
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