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Autore: LadyMintLeaf    08/10/2016    1 recensioni
"Lei era bella e gentile a tal punto che nessun'altro fuorché un folle avrebbe potuto desiderare di farle del male.
Ma Loki le aveva fatto del male, molto male; troppo forse, ed in un istante ad esso tornarono in mente un antico poema runico norvegese che aveva letto una volta in un libro proveniente da Midgard.
"Þurs vældr kvinna kvillu, kátr værðr fár af illu", diceva e tradotto, significava "Il gigante causa dolore alle donne, pochi uomini gioiscono della sfortuna.".
E forse lui non era figlio di uno di quei giganti che tanto facevano tremare la gente al solo sentirli nominare?
Ma no.
Lui non voleva essere considerato un mostro..... Non voleva fare del male a nessuna donna.
Eppure a Sigyn aveva già fatto del male."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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2

 FALSE KING
 
La trasformazione avvenne lentamente, coperta e occultata alla potente vista del guardiano di Asgard grazie ad un incantesimo che rendeva colui che lo creava  invisibile per alcuni istanti.
Una sorta di ologramma aveva preso il suo posto sul trono d’oro; un fantasma semievanescente che sarebbe scomparso non appena qualcuno avesse osato sfiorarlo, ma che per il momento, sarebbe bastato allo scopo per cui era stato creato, ossia come uno specchio per le allodole fatto apposta per ingannare la prodigiosa vista di Heimdall che avrebbe scorto Odino tuttora seduto sul suo trono, anche se in realtà il Re di Asgard non era più a comando della città eterna già da parecchio tempo.
Il vero Odino non governava più il suo popolo da un mese e solo in pochi fino ad allora si erano accorti della differenza fra l’effettivo governatore della città eterna all’impostore che adesso aveva preso il suo posto.
Un lieve sorriso astuto stirò gli angoli della bocca dell’uomo che fino ad allora si era fatto passare per Odino e un altro pezzo della maschera magica che esso si era costruito addosso si spezzò e si dissolse, rivelando le labbra sottili che vi stavano al di sotto.
La placca d’oro che copriva l’occhio menomato del Padre degli Dei si ridusse in cenere, mentre al suo posto appariva un occhio totalmente sano, verde come il suo gemello di sinistra.
La barba svanì dal mento, che si fece più sottile e totalmente glabro; i capelli bianchi si scurirono su di una fronte ampia e levigata, mentre il naso si faceva più adunco, il volto assumeva tratti spigolosi e le ossa degli zigomi si facevano più pronunciate.
Così come stava accadendo al volto, anche il resto del corpo subì un totale mutamento.
Le membra del Padre degli Dei si affievolirono, mentre la sua statura aumentava, definendosi in contorni più longilinei.
Le sue movenze si fecero più sinuose, sciolte, il passo si allungò leggermente e divenne simile a quello di un felino intento a cacciare.
Anche le mani si assottigliarono fino a quando l’intera figura del Padre degli Dei non venne totalmente sconvolta e al suo posto apparve un uomo totalmente diverso.
Adesso nella sala del trono, non visto perché sempre protetto dalla magia, c’era un bugiardo e un traditore; non più Odino ma Loki; il fratello adottivo di Thor, che avrebbe dovuto essere morto, ma che invece viveva ancora a dispetto delle più rosee aspettative di tutti quegli stolti Asgardiani, convinti di essere protetti dal loro benevolo re, quando invece erano sudditi dell’uomo che detestavano già da tanto tempo, colui che in molti ormai conoscevano come il Dio degli Inganni.
Continuando a camminare per la sala del trono con passo nervoso, rapido, Loki lasciò che il sorriso svanisse rapidamente dalle sue labbra.
Aveva messo tutto il suo impegno in quella messinscena.
Per mantenere costantemente le sembianze di Odino aveva dovuto impiegare quasi tutte le proprie energie.
Persino le sue risorse magiche non erano illimitate come esso avrebbe desiderato credere e far credere agli altri.
Non avrebbe mai voluto ammetterlo, ma restare sul trono di Asgard sotto le false sembianze del Padre degli Dei lo aveva stremato.
Mentre sfilava lentamente dinnanzi ad una delle colonne d’oro lavorato, Loki riuscì a scorgere su quella superficie irregolare i tratti scavati del proprio volto e si accorse con una punta di collera, che seppur esso desiderasse negarlo, stava pagando ad un caro prezzo tutte le magie degli ultimi tempi.
Il suo viso era ancor più cinereo del solito, la fronte e le labbra tese nello sforzo che anche in quel momento stava compiendo per mantenersi invisibile.
Storcendo ancor più le labbra, totalmente insoddisfatto dall’immagine che la superficie dorata gli restituiva, Loki si affrettò ad allontanarsi da essa, continuando a riflettere.
Notte e giorno per un mese intero aveva mantenuto alte le sue difese, in modo che anche mentre dormiva il guardiano del Bifrost avesse visto Odino e non lui assopito nel grande letto del Re.
Aveva dovuto dormire solamente a metà, con una parte del cervello ancora vigile e sveglia e non era impresa facile.
Aveva fatto tutto questo per mantenere il suo controllo su Asgard, per essere Re prima di Thor; per adempire a tutte le menzogne che il Padre degli Dei per primo gli aveva raccontato.
Aveva creduto che tutto stesse funzionando alla perfezione, ma forse….. Forse aveva solo ingannato se stesso.
Perché lui aveva tutto ma non aveva niente.
Possedeva il potere sull’intera Città Eterna, ma non era mai stato veramente lui a governare.
Non era a Loki che i sudditi si rivolgevano quando parlavano.
Non era Loki che temevano coloro che infrangevano la legge.
Era diventato Re ma non lo era mai veramente stato, perché tutti lo vedevano con le sembianze di Odino.
Quella che aveva attuato era una menzogna nella menzogna.
Perché esso non aveva raccontato bugie solo al popolo asgardiano ma anche e forse soprattutto a sé stesso.
Aveva sempre mentito a sé stesso quando diceva di essere lui il Re.
E come se ciò non bastasse, esso aveva abusato delle proprie forze ed ora le sue difese magiche stavano lentamente affievolendosi e crollando, permettendo a tratti a chi lo conosceva di scorgere sotto alla maschera del Padre degli Dei il volto pallido del Dio della menzogna.
La stanchezza a volte poteva essere la nemica più insidiosa per uno come Loki che basava quasi tutta la sua vita su inganni e magie; su trucchi ben riusciti che costavano comunque ogni volta al suo corpo un piccolo prezzo da pagare.
La magia non era semplice da utilizzare e, come Loki sapeva bene, ad ogni incantesimo un brandello della sua forza diminuiva.
Ultimamente aveva dovuto mettere a dura prova la sua resistenza fisica e spirituale, mantenendo la propria mente concentrata su vari fronti, conservando il suo reale aspetto celato sotto a quello di Odino e nel frattempo tenere segregato il vero Re di Asgard lontano da occhi troppo curiosi.
Perché, si, era così, Odino non era morto, ma solamente imprigionato.
Nonostante tutto il tempo che aveva avuto a sua disposizione, Loki non era ancora riuscito a togliere di mezzo il Padre degli Dei.
Questo non perché tenesse a lui, ma perché Odino era forte, resistente come la roccia stessa malgrado tutti gli anni che pesavano sulle sue spalle.
Quasi immortale esattamente come credevano i Midgardiani.
Loki le aveva escogitate quasi tutte per avvilire e far soffrire Odino; si era divertito a stuzzicarlo, punendolo per quello che gli aveva fatto.
Lo aveva tenuto in vita anche intenzionalmente, ma forse ora era giunto il momento di portare a termine quella messinscena.
Soprattutto ora che anche quello sciocco di Thor pareva si stesse accorgendo della sua menzogna.
Il Dio del Tuono non era mai stato un tipo che lui avrebbe considerato intelligente.
Tuttavia esso sapeva che anche gli stolti potevano rivelarsi una minaccia.
Soprattutto quel genere di stolti che agivano in nome di una giusta causa.
Coloro che si definivano i buoni.
Stringendo in pugno il bastone d’oro di Odino con tanta forza da farsi sbiancare le nocche, Loki indurì la mascella, cercando di dominare la propria collera e domandandosi una volta ancora perché i suoi piani non andavano mai a buon fine.
Perché, nonostante tutto, lui dovesse sempre trovarsi dinnanzi a mille ostacoli da superare.
Scuotendo il capo, smise improvvisamente di pensare e decise di agire.
Sapeva con estrema certezza che ormai non aveva più tempo a sua disposizione per gingillarsi tranquillamente sul trono di Asgard.
Era giunto per lui il momento di porre fine a quella messinscena teatralmente costruita.
Era giunto il momento di recarsi dal vero Padre degli Dei, questa volta non per tormentarlo ma per toglierlo definitivamente di mezzo.
Una volta che lui fosse morto, il rischio che Heimdall, Thor o qualcun altro potessero riuscire a scoprire il suo inganno sarebbe notevolmente diminuito e lui avrebbe potuto continuare a governare su Asgard come legittimo e incontrastato Re, o magari, nelle migliori delle ipotesi, avrebbe persino assumendo le sue reali sembianze, sconvolgendo la vita di tutti quegli zotici villani, rivelando loro che da allora in avanti, Loki avrebbe avuto il controllo sull’intero pianeta.
Concedendosi un nuovo affilato sorriso di pregustato trionfo, il Dio degli Inganni chiuse gli occhi per un istante, prima di incamminarsi a passo svelto verso la grande porta che dava sui corridoi della fortezza.
Aveva un compito da svolgere e desiderava metterlo in atto il prima possibile.
 
 
Parecchi metri sotto la superficie, dove nemmeno un lieve barlume di sole riusciva a penetrare; nelle profondità dei sotterranei della fortezza reale ad Asgard, un vecchio individuo dal corpo esile ed emaciato languiva avvolto dalla quasi totale oscurità.
Lo sconosciuto, tenuto prigioniero in una delle celle riservate ai nemici e ai traditori, se ne stava immobile in apparente attesa.
Indossava indumenti poveri e dai colori spenti, troppo ampi per la sua esile figura.
I capelli bianchi sulla sommità del suo capo erano sottili e radi; il volto scuro segnato da miriadi di rughe che glie lo deturpavano, insieme alla profonda cicatrice rossa che gli tagliava la palpebra destra partendo dalla fronte, fino a scendere sul mento.
Era stato condotto lì sotto in catene; le stesse che adesso gli legavano i polsi alla parete fredda e scabra; condannato alla prigionia dal re; o da colui che si fingeva tale.
Perché quel vecchio sapeva ogni cosa.
Sapeva che non era il vero Odino a regnare su Asgad in quel buio periodo, bensì un impostore.
Lo sapeva bene, perché lui non era né un ladro, né un vecchio stanco e debole, ma il vero Padre degli Dei, tenuto vincolato a quella miserevole forma dalla magia del Dio degli Inganni. 
Costretto in ginocchio perché le catene alle quali era stato legato erano troppo corte per consentirgli di mettersi seduto, colui che avrebbe dovuto occupare il trono della Città Eterna teneva la testa reclinata in avanti e pareva addormentato.
Pareva addormentato ma non lo era.
Rifletteva; come sempre.
D’altronde li sotto non aveva null’altro da fare.
Rifletteva e cercava di trovare un modo per riuscire a liberarsi da quella trappola ordita a sue spese da Loki.
Non aveva perso la nozione del tempo nonostante fosse rinchiuso lì da un mese intero, ormai, e sapeva benissimo che in quel momento il sole doveva essere da poco sorto sopra la grande città sospesa nel cielo.
Privato della sua dignità e del suo grado di regnante grazie ad un subdolo incantesimo del Dio degli Inganni, che aveva tramutato il volto del Padre degli Dei in quello di un totale sconosciuto, Odino non aveva mai ricevuto alcun tipo di visite da quando era stato rinchiuso nelle segrete, in una delle celle più buie e lontane dalla luce.
L’unica compagnia di cui Odino aveva potuto godere durante quel periodo di solitudine, erano i suoi due inseparabili corvi; le sue vedette personali che gli avevano giurato fedeltà eterna e che, anche in quel momento, parevano riuscire a vedere oltre quella maschera fatta di inganno che Loki gli aveva costruito addosso.
Loro vedevano il vero Odino e per questo, da quando era stato recluso in quelle celle oscure, non si erano mai allontanati da lui un solo attimo.
I due corvi, erano coloro che in tutta Asgard non avevano mai perso di vista la verità.
Erano coloro che avevano capito ogni cosa sin dal principio.
Sospirando lentamente il Padre degli Dei sollevò un poco il capo canuto, fissando l’oscurità che lo attorniava con l’unico occhio buono.
Sino ad allora aveva sopportato con onore quella prigionia insensata, non cedendo mai alle minacce e alle crudeli punizioni a cui quel figlio adottivo che adesso lui riusciva solo a disprezzare, lo aveva sottoposto.
Seppur esso si sentisse ormai stanco ed il proprio limite di sopportazione stesse giungendo ad un punto critico, Odino non avrebbe ceduto proprio ora.
Lui vedeva ancora della speranza dinnanzi a sé.
La speranza che il suo reale figlio Thor, Heimdall, Sif o chiunque altro si accorgesse del mutamento subito nel carattere del falso re che ora regnava incontrastato su Asgard.
Asgard….. Odino non osava nemmeno provare ad immaginare dove il dominio folle e contorto di Loki avrebbero potuto condurre il suo regno un tempo perfetto.
Scuotendo il capo, il Padre degli Dei iniziò cautamente a contorcere i sottili polsi dentro alle pesanti cinghie di metallo che lo imprigionavano, tentando invano di liberarsi dalla loro salda presa.
Sapeva già che ogni suo sforzo era inutile, e anche se si sarebbe tolto quelle catene di dosso, sarebbe comunque dovuto restare segregato lì sotto, prigioniero di quella barriera magica e nebulosa che circondava la sua cella.
Tuttavia non poteva continuare a restarsene inerte, senza nemmeno fare un piccolo tentativo per ribellarsi all’ossessivo dominio di Loki sulla sua città.
Stava ancora contorcendosi nelle strette ferree del metallo che gli imprigionava le mani, quando un fruscio lieve in fondo al corridoio della cella lo fece sobbalzare.
Immediatamente esso s’immobilizzò, trattenendo quasi il fiato, mentre i corvi che lo attorniavano, iniziavano a gracchiare e ad agitarsi, facendo frullare le ali nello spazio ristretto della stanza.
La figura alta di Loki emerse lentamente dal buio e, come faceva quasi ogni volta, apparve dinnanzi a Odino quando esso meno se lo sarebbe aspettato.
<< Stai pensando ad un modo per fuggire, Odino? >>, sibilò la voce fredda e familiare del giovane Dio dai capelli neri: << I tuoi corvi non ti hanno fornito nessun consiglio? >>.
Sogghignò leggermente, mentre con passo misurato si avvicinava alla cella dove stava rinchiuso colui che un tempo aveva chiamato Padre.
L’altro non rispose, così Loki proseguì: << Peccato. Non sono poi dei così ottimi consiglieri, allora, non è vero? >>.
Tacque un istante, sostando dinnanzi alla barriera magica che brillava leggermente di luce dorata che componeva il perimetro della cella e poggiando il bastone del Re al suolo, lo tenne ben in vista, in modo che il Padre degli Dei potesse scorgerlo al meglio.
<< O forse anche loro sanno che per te è impossibile fuggire e si sono rassegnati? >> tornò a domandare aggrottando la fronte con aria dubbiosa.
<< Dovresti farlo anche tu, >> suggerì poi: << perché dovresti sapere che tutti i tuoi sforzi sono vani e sciocchi. >>.
Sospirò e scosse il capo, portandosi una mano alla fronte con un gesto teatrale, fingendosi desolato: << Perché continui a ribellarti all’evidenza, io non capisco. Davvero…. Non capisco. Potresti limitarti ad inchinarti  a me, invece continui a ribellarti. Oh, Padre degli Dei, come sei caduto in basso. >>.
Odino non replicò ancora per un istante, ma si concesse un altro attimo per riflettere.
Loki era sceso spesso sino alle prigioni per andare a fargli visita.
In quelle occasioni non aveva mai perso tempo e lo aveva sempre e solo deriso e umiliato, facendogli notare in continuazione quanto lui; il potente Padre degli Dei, fosse ridotto all’impotenza senza il suo bastone dorato; senza il suo trono su cui sedere e regnare.
Questa volta non pareva diversa da tutte le altre, tuttavia Il Padre degli Dei ebbe l’impressione di intuire maggior nervosismo nel principe usurpatore.
Qualcosa era cambiato in superficie, lo sentiva, e quel qualcosa poteva rivelarsi assai importante per il suo ritorno al mondo della luce.
<< Che cosa vuoi, Loki? >>, domandò alla fine Odino con una voce che non era la sua: << Sei qui solo per schernirmi, come fai sempre? Questi giochetti non ti hanno ancora stancato? >>.
<< Oh, non mi stancherei mai di vederti imprigionato e tu lo sai bene. >> replicò Loki, senza nascondere minimamente la soddisfazione che esso provava nel vedere il Padre degli Dei in suo totale potere.
<< Ma purtroppo il tempo sta per finire. >> soggiunse dopo un attimo.
<< Si. Il tempo sta per finire, Loki, ma per te. >> ribatté prontamente Odino, sollevando il mento verso l’alto e fissando colui che un tempo aveva persino osato chiamare figlio.
Uno dei corvi, gli balzò sulla spalla destra, come a confermare la sua concordia nei confronti del Re di Asgard.
<< Sul serio lo pensi? >> Loki parve stupefatto da quell’affermazione.
<> continuò a domandare, socchiudendo gli occhi verdi che nella semioscurità parevano mandare bagliori diabolici: << Sei imprigionato e trattato come un fuorilegge da più di trenta giorni ormai. Quanto credi di poter resistere ancora? >>.
<< Il problema non è quanto posso resistere io, Loki, ma quanto puoi resistere tu. >> rispose il vecchio scheletrico che non aveva nulla di Odino tranne forse il suo unico occhio buono, rimasto invariabilmente di quel colore tanto azzurro da sembrare quello di un cielo limpido e senza nubi.
Lo stesso colore azzurro degli occhi di Thor.
Loki distolse per un attimo lo sguardo, suo malgrado irritato dalla luce che scorgeva nell’occhio del Padre degli Dei.
<< Sei stremato, lo vedo anche da qui, anche con questa flebile luce. >> proseguì il Padre degli Dei, o quello in cui era stato tramutato grazie alla magia, accorgendosi a mano a mano che parlava che Loki si faceva più nervoso e leggermente meno sicuro di sé stesso.
Odino aveva immediatamente notato lo sfinimento sul volto del Dio degli Inganni e voleva sfruttare questa sua nuova debolezza per cercare di ottenere da lui maggiori informazioni riguardo ciò che aveva intenzione di fare con lui: << Non riuscirai a mantenere tutta questa magia attiva ancora per molto, a meno che tu non voglia segnare in questo modo la tua stessa fine. >>.
Per un istante attorno alla cella cadde il silenzio, mentre il vecchio scheletrico ed emaciato ed il Dio degli Inganni si fissavano a vicenda.
Fu Loki infine a parlare per primo, borbottando a denti stretti, reprimendo a stento un improvviso moto di collera, forse perché aveva compreso che nonostante tutto il tempo nel quale era rimasto maltrattato e segregato nella cella, Odino non aveva ancora perso la fiducia in sé stesso e negli altri.
<< Tu credi di conoscermi abbastanza da poter valutare i miei limiti, Padre degli Dei? >>.
Tacque, aspettando una risposta che non giunse mai, così proseguì ribattendo da solo alla propria domanda: << No. Tu non sai per quanto ancora io posso continuare a tenerti imprigionato qui, sotto le mentite spoglie di un povero vecchio ladro. Tu non sai quanta forza posseggo ancora. >>.
Odino restò ad osservare Loki ancora per un attimo, notando il pulsare di una vena sulla tempia dell’uomo dai capelli corvini, il leggero tremito della sua mano sottile stretta quasi come una morsa sul bastone d’oro. Era nervoso, irritato.
<< Non lo so, questo è vero >> confermò alla fine il Padre degli Dei: << Ma vedo che si sta estinguendo molto rapidamente. Tu racconti a tutti bugie, ma io posso leggere la verità dietro alla menzogna. >>.
<< Davvero? Ti reputi così esperto? >> indagò immediatamente Loki, quasi con furia: << Se fosse così, non sarei riuscito ad imprigionarti, non ti pare? >>. Sogghignò, probabilmente sicuro d’aver fatto breccia in un punto dolente dell’altro.
Questo non si scompose, tuttavia, muovendosi leggermente sulle ginocchia nel tentativo di lenire il dolore alle braccia anchilosate a alle gambe, esclamò: << Loki, ti giuro che quando riuscirò a liberarmi e a spezzare quest’incantesimo che mi fa apparire agli altri per un uomo diverso da quello che sono, avrai ciò che ti meritavi fin dall’inizio. >>.
<< Quale gentilezza da parte tua. >> lo canzonò l’altro, rilassandosi un poco e allentando la presa sullo scettro dorato: <>.
<< No. >> Odino scosse il lentamente e solennemente il capo, pronunciando quelle parole come una sorta di promessa impossibile da infrangere: << Ma farò ciò che non sono riuscito a fare quando ancora eri in fasce. >>.
<< Dovrai essere leggermente più esaustivo di così. >>.
<< Ti condannerò a morte certa, Loki. >> sbottò Odino. E mentre pronunciava quelle parole, i due corvi al suo seguito iniziarono a lanciare i loro versi gracchianti contro l’uomo alto immobile dinnanzi alla cella.
Gli occhi del principe dardeggiarono per un istante, ed esso strinse la mandibola con odio, quindi sibilò: << Oh, davvero? E di grazia, com’è che pensi di fare, Padre degli Dei, visto che sarò io ad ucciderti per primo? >>.
E senza lasciare il tempo al Padre degli Dei di capire ciò che esso aveva intenzione di fare, disattivò in fretta la magia che teneva sigillata la cella dove Odino era rinchiuso, un attimo prima di balzargli letteralmente addosso con la lancia dorata diretta al suo cuore. 
  
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