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Autore: Dahu    08/10/2016    0 recensioni
Un disertore dell'Astra Militarum arriva nel più malfamato quartiere di Volgarft, su Vostroya.
È in fuga da un'istituzione draconica che consuma gli uomini al suo servizio senza nulla offrire, è in fuga da se stesso, in cerca di una libertà che non potrà mai avere.
Ma non si può fuggire da se stessi, un violento destino è pronto a riprendersi il vecchio soldato, mentre il Lupo trama fra le gelide ombre.
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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L’aria nel locale era fumosa ed il chiacchiericcio diffuso.
Schivando la calca di avventori che si ammassavano nei pressi dei due tavoli sui quali si svolgevano le pole dance, l’uomo si avvicinò al tavolino che aveva individuato.
Con gesto stanco si liberò del giaccone, che poggiò alla sedia perché si asciugasse, quindi si abbassò il cappuccio rivelando una capigliatura folta e ribelle.
Con gesti lenti l’uomo dal viso sfregiato si sedette ed appoggiò i gomiti sul tavolo, prima di portarsi alla bocca le mani, protette da guanti a mezze dita in lana nera, e soffiarvi sopra per allontanare il gelo della notte vostroyana.
La sua figura era immobile, ma gli occhi non si fermavano un secondo, percorrendo tutti gli avventori, in cerca della persona che voleva incontrare.
Per questo notò subito che la cameriera lo sbirciava di sottecchi.
Era una ragazza sui diciotto anni, con corti capelli biondi a caschetto e forme molto femminili, che la semplice maglietta larga da lei indossata non riusciva a nascondere del tutto.
Non appena la giovane si accorse dello sguardo insistente che le stava dedicando l’uomo, ebbe un sussulto e si affrettò verso il bancone.
Lo sfregiato sorrise dietro lo schermo delle mani che stava ancora scaldando col fiato; sapeva che il suo sguardo aveva il potere di mettere a disagio le persone e la cosa lo divertiva.
Pochi minuti dopo la ragazza si avvicinò al suo tavolo con aria timida, quasi che lui l’avesse sorpresa a rubare la marmellata.
Lui abbassò le mani e le rivolse quello che nelle sue intenzioni doveva essere un sorriso rassicurante.
In realtà il suo volto sfregiato imprimeva una piega sbilenca al sorriso, trasformandolo in un ghigno ironico che tutto poteva essere tranne che rassicurante.
-Vorrei una birra grazie-
Disse nel suo vostroyano malamente accentato, ma con tutte le formule di cortesia di cui era a conoscenza, non molte in realtà.
La cameriera annuì e rimase un momento a studiare l’avventore, dondolandosi sulla punta dei piedi, come se volesse ribattere, ma poi si sentì chiamare e si voltò verso il bancone, svanendo nella calca di avventori.
Lo sfregiato riprese a dardeggiare con lo sguardo.
Molti avventori erano chiaramente membri una gang cittadina che lui, arrivato clandestino allo spazioporto di Volgarft solo quella mattina, non conosceva.
Erano tutti ceffi patibolari, con ogni parte di pelle visibile tatuata e discretamente bene armati.
L’uomo vide parecchie pistole a proiettili solidi e fucili a pompa, oltre ad una profusione di coltelli e catene.
Del resto il fatto che la ronda cittadina fosse assicurata dall’Adeptus Arbitres e non da una comune polizia governativa la diceva lunga sullo stato del quartiere.
Lo sguardo dello sfregiato fu attirato da un uomo che si faceva largo verso di lui.
Indossava un pesante giaccone che nascondeva la sua intera figura, ad eccezione del viso duro, incorniciato da una rada barba grigia.
Doveva avere una sessantina d’anni, portati decisamente male anche a causa delle profonde rughe che lo segnavano, ricordo di una gioventù passata a cuocersi al sole ed agli elementi.
Un tratto particolarmente raro su Vostroya, dove quasi tutti erano operai dalla pelle color latte ed i polmoni avvelenati.
Nonostante l’età, l’uomo appariva davvero imponente, con due spalle da lottatore.
La mano inguantata del nuovo venuto poggiò sul tavolo una bottiglia di vetro e la spinse verso lo sfregiato, che sorrise di rimando.
-Ordinare una birra in un bar vostroyano non è il modo migliore per passare inosservati-
Disse sedendosi di fronte allo sfregiato.
Aveva una voce roca e gorgogliante, che rivelava una qualche malattia dell’apparato respiratorio.
Lo sfregiato prese la birra e ne bevve una lunga sorsata.
-Devo dire che fa anche abbastanza schifo… Ti trovo invecchiato Aleksej-
L’uomo grugnì e bevve una robusta sorsata dal bicchiere che stringeva nella sinistra, quindi si tolse il berretto di lana, rivelando una disordinata capigliatura grigia.
-Tu invece non invecchi di un giorno, Kevin… Dimostri ancora trent’anni al massimo…-
Lo sfregiato annuì senza rispondere, dedicando al vostroyano uno dei suoi inquietanti sorrisi.
-Cosa ti porta in questo buco congelato della galassia?-
Kevin si strinse nelle spalle.
-Lavoro. Mi serve un lavoro-
Aleksej annuì gravemente.
-La Guardia Imperiale butta via i giocattoli rotti eh?-
Lo sfregiato rimase inespressivo alla battuta sarcastica del suo interlocutore.
-E tu invece? Perché hai deciso di tornare a casa? Nostalgia di Vostroya? Almeno potevi scegliere un posto migliore-
Il vostroyano tossicchiò alcune volte, tutta la risata che i suoi polmoni malati potevano concedergli.
-Quando sei un ex ufficiale dei Primigeni, con i polmoni avvelenati da Armagheddon, non è che tu abbia tutte queste possibilità… La pensione ha smesso di arrivare sei anni dopo il congedo… E io dovevo trovare un modo per farle avere una vita decente-
Kevin rivolse al vecchio soldato uno sguardo interrogativo e questi gli indico una direzione con la testa.
-La cameriera?-
Aleksej annuì.
-È mia figlia, non l’avevo mai vista prima dei suoi sei anni, quando sono tornato da Armagheddon… Mia moglie è morta poco dopo-
Kevin bevve un’altra sorsata, storcendo il viso con disappunto per il sapore della bevanda.
-Cosa fai per vivere?-
-Procuro lavoro a gente disperata… Forse ho qualcosa che interessa anche a te; c’è sempre bisogno di gente in gamba per lavori nella periferia. Ma questo non è un bel periodo…
Li vedi quei bestioni tatuati?
Sono i Lupi di Volgarft, una banda numerosa, fanno il bello ed il cattivo tempo nel quartiere e vogliono allargare la loro influenza.
Se vuoi lavorare devi avere il loro permesso e pagare il loro prezzo-
Kevin annuì un paio di volte.
-Almeno è una situazione stabile-
-No, le voci che corrono parlano di un inasprimento dei rapporti tra i Lupi ed il governatore… Se non si arriva ad un accordo ci sarà una guerra…-
Lo sfregiato fece una smorfia.
-Ne ho abbastanza di guerre. Sono stufo di ammazzare la gente-
Aleksej si concesse un sorriso triste, mentre allungava un ritaglio di carta all’interlocutore.
-Ti capisco amico… Per il lavoro ci vediamo a questo indirizzo domani a mezzogiorno, ho un carico di merci contrabbandate da portare fuori città, se ben ricordo tu te la cavi al volante… Ah, cerca di non cacciarti nei guai nel frattempo, profilo basso-
Il viso di Kevin s’illuminò di una luce divertita.
-Lo sai che sono un tipo prudente-
Il vostrojano rise con quella sua voce gorgogliante.
-Grazie all’Imperatore non lo sei… O io sarei a marcire tra i boschi venefici di Armagheddon-
Lo sfregiato alzò la bottiglia a mimare un brindisi.
-Ad Armagheddon allora… Ed alla Guardia Imperiale che ci ha rovinato la vita-
-Possano bruciare nei rispettivi fuochi-
S’unì Aleksej.
I due uomini finirono d’un fiato gli alcolici ed Aleksej s’alzò, lasciando lo sfregiato a contemplare la varia umanità che popolava il locale.
Non aveva un posto dove andare o dove ripararsi dalla neve, quindi avrebbe ordinato un’altra pessima birra.
E poi un’altra.
   
 
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