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Autore: Monyca Desgranges    08/10/2016    1 recensioni
Questa storia partecipe al contest A Box Ful of Prompts del gruppo fb EFP Famiglia, recensioni, consigli e discussioni.
Prompt: Such a lonely day/and it's mine/
the most loneliest day of my life/
such a lonely day/should be banned/it's a day that I can't stand (Lonely Day - System of a Down).
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Subutai Khan

Fandom: in linea di massima originale, ma adattabile a fandom.

Coppie: no.

Avvertimenti: songfic, altri a discrezione di chi scrive.

Rating: libero.

Prompt: Such a lonely day/and it's mine/
the most loneliest day of my life/
such a lonely day/should be banned/it's a day that I can't stand (Lonely Day - System of a Down).

Parole: 1.434



~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~


Un giorno così solitario
Ed è mio
Il giorno più solitario di tutta la mia vita.


Quel pezzo suonava ininterrottamente da almeno tre quarti d’ora.
La luce penetrava debole tra le tende spesse di velluto semichiuse, riflettendo i vetri delle bottiglie tutte sparse attorno a lei e, come specchi, creavano giochi di luce sul muro.
La stanza era piuttosto buia nonostante fossero appena le 16,20 del primo pomeriggio.
Liz era seduta ai piedi del divano e guardava attentamente attraverso il bicchiere il suo riflesso ingrandirle gli occhi e deformarle la faccia; lo trovava divertente, pensava che fosse buffo.
Era sveglia da mezzogiorno eppure aveva ancora tutti i capelli rossi scompigliati dal sonno, legati in una semplice coda.
Non si ricordava di aver pranzato; forse aveva mangiato delle caramelle o della cioccolata o forse il suo stomaco era vuoto proprio come si sentiva lei in quel momento.
“Cioccolata…” biascicò continuando a roteare il bicchiere a pochi millimetri dal suo occhio “Dolci… dolce…” continuò, senza che quelle parole avessero un senso reale.

Un giorno così solitario
Dovrebbe essere bandito.


SI era svegliata la prima volta alle 7,30 perché credeva di avere un appuntamento e aveva tutte le buone intenzioni di prepararsi per bene truccandosi e mettere una gonna.
Dopo qualche minuto per rendersi conto che il tipo le aveva dato buca perché aveva ceduto ad un attacco di bipolarismo si era buttata nuovamente nel letto, in lacrime, finché non si era risvegliata nuovamente verso l’ora di pranzo.
Probabilmente aveva mangiato tanta cioccolata perché sentiva il bisogno di affetto e la fondente le piaceva da impazzire, pur essendo amara.
“Un fantastico connubio…” farfugliò.
Il liquido giallognolo all’interno del bicchiere scintillava come oro colpito dai riflessi del sole.
Prima di riaddormentarsi aveva mangiato una barretta di fondente, intera, poi aveva fumato cinque sigarette, mettendosi a letto dalla parte opposta rispetto a come faceva solitamente.
Ecco perché, credeva, che quella giornata fosse cominciata storta a tutti gli effetti.
Non aveva altri piani per la giornata e continuava a starsene seduta a contare le bottiglie vuote: Bourbon, Jack Daniel’s  Ballantines, ma il suo preferito era il Southern Comfort perché  Janis Joplin lo prediligeva.
Era proprio quello che aveva nel bicchiere da dieci minuti e lo beveva con gusto finché non aveva iniziato a delirare col suo riflesso e la deformazione.

E’ un giorno che non riesco a sopportare.

Aveva cominciato a bere per questo motivo, dopo l’ora di pranzo: cercava di dimenticare il senso di peso allo stomaco che gli aveva provocato quel ragazzo.
L’aveva mollata così, senza troppi giri di parole appellandola per nome via messaggio e congedandosi con una sciocca scusa circa il fatto di non sentirsela di vedersi. Perché vuoi il cambio di stagione, l’umore ballerino, i pensieri alle 3 di notte, all’ultimo momento si era tirato indietro ed il suo telefono aveva trillato mentre era indaffarata a farsi il primo caffè della giornata.
Caffè che si era inesorabilmente bruciato, ma lo ha mandato giù ugualmente smorzando quel sapore orrendo con del latte.
Poi aveva buttato il cellulare all’aria in preda ad un attacco di ira e aveva cominciato a piangere furiosamente, ed era stato in quel momento che aveva trovato conforto nel dolce amaro sapore del cacao.
In quel momento avrebbe persino pensato a puntarsi una pistola alle tempie.

Il giorno più solitario della mia vita.

“Il giorno più solitario della mia vita” ripeteva a voce bassa mentre si era finalmente decisa a bere le ultime gocce del Southern.
Buttò l’ennesimo bicchiere di vetro contro il muro, gettandoselo alle spalle, che si frantumò in mille pezzetti; fino ad ora, altri quattro avevano fatto la stessa fine. Ma che le importava, la donna delle pulizie sarebbe venuta intorno alle 18 e avrebbe rimesso a posto tutto lei.
Ciò che non si poteva mettere a posto erano il suo cervello ormai annebbiato dai fiumi dei liquori e il suo cuore rotto a pezzetti.

E se vai via
Voglio venire con te
E se muori
Voglio morire con te
Prendere la tua mano e andare via


Sì, non poteva farne a meno. Si era offerta di portarlo in giro nei posti più belli per farlo rilassare, si era proposta di coccolarlo fino a farlo sentire bene, voleva farlo ridere e carezzargli i capelli ricci, avrebbero pranzato insieme e parlato tanto. Avrebbero anche condiviso il dolore e l’apatia che li aveva presi entrambi, ed era per questo che lui aveva rifiutato alla fine, ma lo avrebbe preso per mano e questo sarebbe bastato ad entrambi. Invece lei, nonostante condividesse le sue stesse orrende emozioni che l’avevano colta alla sprovvista, riponeva in quell’incontro tante speranze che erano state tradite.
In qualche modo lo amava.
Era certa che con lui avrebbe condiviso tutto, gioie o dolori che fossero.
Spesso si immaginava loro due da bambini tenersi per mano sulle altalene.

E se muori
Voglio morire con te
Prendere la tua mano e andare via


Quel verso le ricordava il ritornello di una canzone che amavano entrambi, seppur tragico, e si chiedeva se i System lo avessero bellamente copiato dall’altro gruppo.
Non capiva nemmeno perché avesse messo quel disco, perché a lei i System stavano sulla punta, ma forse c’era tutta una ragione altamente filosofica e inconscia della scelta del brano; lo conosceva da anni quel pezzo e non lo aveva mai sopportato fino a quel giorno, che intanto continuava a ripetersi.

Un giorno tanto solitario
Non dovrebbe esistere


Con molta lentezza e non poca fatica si alzò piano, poggiandosi al muro, per raggiungere il bagno dato che si era appena accorta di essere rimasta in pigiama per tutto il tempo.
Una doccia, vapore caldo, getto tiepido e sapone profumato e poi sarebbe tornata a splendere anche lei.
Avvolta nell’accappatoio decise di spendere un paio di minuti nel mettersi la sua crema preferita al narciso.
Si lavò i denti, usò il colluttorio e spruzzò uno spray al mentolo affinché quell’alito pregno di superalcolici si smorzasse un po’.
Barcollava un po’ mentre pensava alla giornata persa, ormai, dato che l’orologio segnava le 17,30. A quell’ora lui e Andréas erano comodamente seduti al tavolino di un bar a sorseggiare un caffè, nella sua testa che, seppur poco lucida, continuava a generare questi pensieri malinconici.
Sentiva le lacrime farle nuovamente capolino dagli occhi. Ma, no; si era appena imbellettata e non voleva rovinare il suo viso.
Davanti allo specchio prese i suoi capelli ramati e cominciò ad intrecciarli per bene, mentre guardava fisso il suo riflesso, in particolare quegli occhi chiari e luminosi quanto spenti e piuttosto vuoti.
Non aveva espressione, in quel momento.

Un giorno così solitario
Ed è mio.


Pensava al da farsi, mentre nel frattempo aveva terminato la lunga treccia che le arrivava sotto i seni, annodata con un semplice elastico con su una violetta.
Ferma davanti al suo riflesso tentò di sorridere, senza risultati.
Scelse così di indossare una maschera, come suo solito.
Una maglia di lino blu navy a maniche lunghe, una sciarpa ed il pendente che le aveva regalato lui.
La gonna la indossò ugualmente.
Non perché avesse un incontro importante, ma voleva semplicemente farsi bella per sé stessa, per sentirsi meglio.
Detestava essere in casa mentre l’inserviente metteva mano alle sue cose; la infastidiva non poco, così aveva già deciso di farsi una lunga passeggiata e di rincasare poco prima che lei andasse via per salutarla. Marcia dentro sì, ma pur sempre gentile e cortese agli occhi degli altri.
Lo considerava uno dei suoi più grandi difetti.

E’ un giorno che non riesco a sopportare.

Il piano successivo era quello di cenare e uscire nuovamente per bere, ancora.
Aveva in mente un paio di long drink che voleva assaggiare giusto per darsi un’aria radical chic nei bar eleganti della zona, e forse qualche pestato che la sua bocca non aveva ancora provato.

E’ un giorno a cui sono contento di essere sopravvissuto.

Pianificandosi la giornata, era consapevole che il tempo sarebbe passato più in fretta del previsto e, fortunatamente, quella giornata orrenda sarebbe presto giunta al termine, tra qualche ora.
Tolse il disco dalla radio e la spense.
Messe le scarpe e indossato il cappotto si chiuse la porta alle spalle, lasciando il tugurio che aveva creato qualche ora prima.
Ridere, alcohol, divertirsi, compagnie, locali, di nuovo alcohol.
Il valium faceva più effetto con questo mix e lei, quel giorno, ne aveva decisamente bisogno per dormire serena.
Si lasciò tutta quella giornata alle spalle, scrollando la testa, e inspirò la fresca brezza di metà novembre, mentre il cielo cominciava ad imbrunire.

E’ un giorno a cui sono contento di essere sopravvissuto.
   
 
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