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Autore: MattySan    09/10/2016    2 recensioni
Manchas è stato curato ed è tornato alla sua vita quotidiana.
Ma un incubo che lo perseguita rievocherà le sue paure.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Manchas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Buio.

Buio completo.

Dove mi trovo?
Sembra una struttura fatta tutta di metallo.
Ci sono delle pareti strette e senza apparente via d’uscita.
Mi sento male, sento che sto per vomitare…
Sembra come se mi avessero massacrato di botte, sono indolenzito in tutto il corpo e mi sento estremamente debole.
La testa mi gira ma cerco di orientarmi.
 
Il giaguaro nero tastò ogni singolo centimetro della stanza in cui si trovava.
 
NIENTE.
 
Poi qualcosa lo fece sobbalzare.
Un rumore che stava venendo verso di lui e che aprì quella che sembrava una finestrella dalla quale spuntava una luce accecante, una luce che gli fece fare un passo indietro.
 
C’è qualcuno.
 
Qualcuno lo stava fissando attraverso quella finestrella ma non era solo.
Alcuni bisbigli e altre voci si potevano udire al di là della finestrella, un mix che non si riusciva a comprendere, un mix distorto che stava parlando solo di una cosa: LUI.
Manchas si coprì gli occhi.
 
Fatemi uscire…
 
Aveva quasi sibilato con un fil di voce.
Chiunque lo stava fissando si voltò per guardarlo come attirato dalle sue parole.
“Fatemi uscire!” ripeté ancora con più forza.
Ci fu un altro mix di voci incomprensibili e l’unica cosa che si capiva era ancora il suo nome.
 
Stanno ancora parlando di me.
 
Manchas mise finalmente a fuoco quello che aveva davanti.
Quattro individui con addosso delle divise e dei cappucci bianchi.
Lo guardarono e poi la finestrella di colpo si chiuse.
 
No! NO! NON POTETE LASCIARMI QUI!
 
Come dal nulla si aprì una porta e un fascio di luce immensa investì Manchas, si dovette chinare a terra coprendosi gli occhi ancora una volta.
Udì dei passi.
Si sentì come se qualcuno lo stesse mettendo in piedi e trattenendo.
Aprì gli occhi.
I quattro di prima lo tenevano stretto bene e lo portarono fuori dalla sua “cella”.
Un lungo corridoio bianco si estese di fronte a lui, sembrava si trattasse di un laboratorio.
C’erano delle celle ai lati protette da dei vetri speciali ma sembravano vuote.
 
LIBERATECI!
 
Un grido improvviso che Manchas percepì nella sua testa e un attimo dopo, da quelle celle apparentemente vuote spuntarono degli animali con adesso camicie di forza e sbatterono con tutta la loro disperazione contro il vetro, le loro grida arrivarono fino alla mente di Manchas ed era come se fossero lì accanto a lui.
Manchas fece un salto indietro per lo spavento e le guardie lo tennero più stretto ancora.
Non tutti gli animali indossavano la camicia di forza, alcuni avevano addosso delle divise da pazienti e qualcuno era legato a una catena.
Tutti gli animali erano predatori come lui.
Manchas aveva addosso un vestito da paziente.
Perché?
 
Dove mi stanno portando?
 
Arrivarono in fondo al corridoio ed entrarono in una sorta di laboratorio.
Manchas sgranò gli occhi.
C’erano moltissimi scienziati che stavano sperimentando qualcosa.
 
Ma quelli…
 
C’erano dei collari che turbarono molto la vista di Manchas.
Uno scienziato lo applicò al collo di un leopardo, c’era una spia verde che lampeggiava e quando lo scienziato premette un pulsante su un telecomando, la spia diventò rossa e il collare rilasciò delle forti scariche elettriche sul povero leopardo.
Manchas chiuse gli occhi ma una guardia gli diede un pugno e lo costrinse ad aprirli.
Doveva guardare l’intera scena.
Il leopardo dopo quella scossa era improvvisamente diventato docile e ubbidiente, non si ribellò e non tentò di scappare, si inginocchiò e fece le fusa allo scienziato che gli diede una carezza per premiarlo della riuscita del macabro esperimento.
Il leopardo venne mandato nella sua cella e gli scienziati portarono altri collari, c’era un altro leopardo che pareva essere il fratello del primo in quanto non faceva che gridare il suo nome e cercava di raggiungerlo, tuttavia le guardie lo frustarono e lo tenevano al guinzaglio con una museruola portandolo davanti agli scienziati.
Anche su di lui venne applicato il collare ma stavolta con una potenza maggiorata a causa della forte ribellione dell’animale, le scintille era molto luminose e Manchas non voleva vedere la scena ma non poteva opporre resistenza e infine l’effetto fu identico anche su quel leopardo, diventò improvvisamente docile e venne mandato nella sua cella.
Gli scienziati si volarono verso Manchas.
Le guardie lo tennero stretto.
Uno scienziato prese un collare.
 
Si sta avvicinando.
 
Manchas stava sudando freddo.
Vedeva già le scintille generate dal collare.
“No…” cominciò a sibilare il giaguaro.
Cercò di fare qualche passo indietro.
 
No… NO! NO!!
 
Manchas estrasse gli artigli e li conficcò nella spalla di una della guardie che allentò la presa.
Corse via ma venne afferrato la coda.
Si dimenava, scalciava, gridava.
Le guardie lo tennero saldamente.
“NO! NON VOGLIO!!” gridò mentre lo scienziato apriva il collare per applicarlo al suo collo.
Era davanti a lui.
Manchas gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
 
NO!!!
 
Manchas si svegliò di colpo, era sudato ed estrasse gli artigli guardandosi nervosamente intorno.
Era stato tutto solo un incubo.
Ritrasse gli artigli e si guardò ancora intorno per sicurezza.
Era nella sua camera, in casa sua, era notte fonda e niente era cambiato.
Si mise le mani sulla testa e prese un bel respiro.
La sveglia segnava le 3:20.
“Non è possibile! Perché?” si chiese ripensando anche all’esperienza orribile che aveva vissuto.
Vittima del veleno di Bellwether che lo fece impazzire e venne rinchiuso in una cella ma adesso era guarito grazie all’antidoto, aveva ripreso a lavorare per Mr. Big e si era ripreso la sua vita quotidiana.
Ma quell’incubo lo perseguitava ancora e ancora…
La storia dei collari non lo convinceva molto ma sembra dannatamente reale.
Andò in cucina e prese un bicchiere di acqua fresca ma le immagini di quell’incubo gli passarono ancora in testa velocemente, lasciò cadere il bicchiere sulla zampa e gridò dal dolore.
“Mi sembra come aver sentito quel collare sulla mia pelle” pensò mentre beveva un altro bicchier d’acqua e si rimise a letto cercando di prendere sonno, sperando con tutto il cuore che fosse solo un incubo e non un sogno premonitore.
  
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