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Autore: Aittam    09/10/2016    0 recensioni
quello che non sospettavate su questo Anime è forse il fatto che sia ambientato in un universo in cui gli Yoki, e quindi buona parte del folklore giapponese è una realtà: Lamù è infatti una Oni delle Tempeste, tra le seu amiche si annoverano la donna delle nevi, una dea della fortuna e una rappresentazione dell'ingordigia... passando alla trama: una delle creature più potenti e antiche sembra minacciare l'intero universo, forse con l'aiuto da creature estranee, egli è pronto ad affrontare ogni ostacolo per ottenere il suo scellerato obbiettivo. Nel frattempo strani eventi accadono: un ragazzo giunge nel quartiere di Tomobiki dicendo di provenire dalla realtà primigenia fin che un nuovo scontro culmini tra il signore del vento e il padre dei fulmini.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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La Bestia e il Figlio dei Venti

 
Il vento infuriava più violento che mai mentre la velocissima figura sfrecciava tra le alte chiome di una foresta oscura e misteriosa, dietro di lui la sagoma indistinta di una creatura di proporzioni immani pareva inseguirlo, egli pareva volare trasportato da una corrente impetuosa che gli soffiava sopra, parallelo al suolo, a circa trenta metri d’altezza, l’essere aveva una strana creatura che gli sfrecciava accanto, era troppo veloce per identificarlo: Una scia bianchissima e luminosa, se ne deduceva un corpo snello e rapido, una coda lunga e un complesso testa-collo affusolato.
Anche la figura più grande, ben più scura, era poco distinguibile; vagamente umana, aveva capelli non troppo lunghi e una larga veste, una specie di Kimono* aperto dalle larghe maniche, color blu notte con vaghe striature verdi e azzurre; attorno a lui le chiome degli alberi si piegavano come se qualche essere invisibile li stesse piegando realmente; la luce del sole era abbagliante ma non pareva raggiungere l’inquietante figura che voleva braccarlo, forse un demone, forse un gigante,  forse un mostro o forse un Bijou.
Il ragazzo parve adocchiare qualcosa e si gettò tra le fronde degli alberi per ripararsi da qualcosa, una luce abbagliante, che superava il sole, parve colpire la figura che avanzava la quale indietreggiò per il violento colpo subito… si udì un potente fragore e una serie di alberi cadde al suolo mentre la figura immensa pare implodere su se stessa. La terra tremò. Il volo di numerosi uccelli catturò lo sguardo del ragazzo del vento, avevano enormi ali nere e un becco appuntito come una lancia, gli occhi luccicavano di una malvagità inquietante, avevano ali piccole ma potenti e parevano incredibilmente arrabbiati. Il ragazzo si coprì il capo con il cappuccio. Ora gli si potevano distinguere i tratti: un ragazzo sui sedici-diciassette anni, capelli castani leggermente mossi che incorniciavano il volto e venivano nascosti dal tessuto di cui era composto quello strano Kimono senza Obi*.
Aveva occhi color grigio tempesta racchiusi da un volto sottile e intelligente, gli abiti che portava sotto era un semplice abito composto da pantaloni larghi e neri e una maglia verde scuro. Dai folti capelli inoltre spuntavano due piccole corna appuntite verdastre e la bocca era provvista di due canini anormalmente sporgenti, come quelli di un piccolo gatto o della creatura che lo seguiva, ora accovacciato comodamente nell’incavo del grosso ramo dove il ragazzo si era posato, era delle dimensioni di una grossa donnola… ed era una donnola… o forse no? Forse una martora? O una lontra?... non si sapeva esattamente a cosa assomigliasse quella creatura, una cosa era certa: era un Mustelide* bianchissimo con la pelliccia lucida e liscia, gli occhi erano rossi sangue e parevano trasparire un intelligenza fuori dal comune.
«Era arrabbiato è?» chiese ad un certo punto la creatura.
«Leggermente nervoso direi, dovrebbe calmarsi!» rispose il ragazzo andando vicino alla radice del ramo, laddove questo spuntava dal tronco della grossa pianta.
Si sedete dunque e si mise a giocherellare con le foglie che lo sovrastavano mentre la donnola bianca, con un rapido scatto, andò ad accomodarsi tra i folti capelli del giovane appoggiando il capo accanto al corno di destra.
«Comunque mi stavo chiedendo: secondo te come mai ci ha attaccato? Normalmente i Kemono Buraun* non diventano così aggressivi» constatò il ragazzo guardando dal basso la creatura.
«Boh, dicono che se ne fai arrabbiare uno devi fuggire il prima possibile, ma non lo abbiamo nemmeno provocato, volavamo e poi… puf! È saltato fuori a fauci spalancate pronto ad ucciderci! Ma ti rendi conto? Forse ci vedeva come una minaccia ma sono troppo grossi per temerci, il più del tempo dormono»
Il ragazzo si sporse in avanti. «Cosa sarà stata poi quella luce?»
«Non saprei dirti, forse un lampo a cielo aperto»
«Come no, sono sicuro che qualcosa è stato, forse… no, è impossibile» terminò la frase guardando in basso in modo sconsolato.
«Non è possibile, come potrebbe essere stato uno di loro, loro odiano la tua e la mia razza, siamo nemici fin dai tempi più antichi…»
«Eppure… basta pensarci, nui e loro non abbiamo mai avuto nulla a che fare, non voglio nemmeno sentir pronunciare il loro nome.»
«Raijoni!» si sentì gridare da lontano.
«Mai chi è stato?» chiese il piccolo essere dirizzando il capo e fiutando l’aria.
«Sento odore di Elettricità… sono vicini!»
«Scappiamo, se ci trovano ci daranno in pasto a qualcosa di pericoloso»
«Certo… andiamo!»
Detto ciò il mustelide bianco fece uno scatto e si librò nell’aria seguito dal ragazzo con le corna che lo segui rapidissimo.
Un tuono squarciò l’aria e una folgore saettò nel cielo che si era riempito di nubi… niente vento se non il suo, solo una semplice e distruttiva tempesta di fulmini.
Poi qualcosa accadde: Uno squarcio si spalancò dal nulla e risucchiò i due personaggi al suo interno catapultandoli in una sorta di vortice rosso che li stava portando chissà dove; svennero per l’assenza d’aria ma quando si ridestarono si trovavano lontano, in un luogo sconosciuto: un ripido prato che scendeva a picco affacciandosi ad una valle boscosa, in lontananza, una striscia di mare. Il sole stava sorgendo e il suolo era bagnato di rugiada. Fortunatamente non stavano scivolando… non ancora, infatti il ragazzo fece uno scatto in avanti per tirarsi su m scivolò e iniziò a cadere verso il baratro che si apriva davanti a lui, fortunatamente riuscì a concentrarsi e, appena superò l’orlo del pascolo, si ritrovò a galleggiare cullato da una leggera brezza.
«Ma dove diavolo…»
«Non so dirtelo, non mi sembra di conoscerlo» disse il mustelide che gli svolazzò muovendosi sinuosamente accanto.
«Guarda la, mi sembra di vedere un centro abitato… si, è un paese, andiamo a vedere.»
«Subito capo!» disse il ragazzo muovendosi rapido verso uno dei quartieri di una grande città di un paese che non conoscevano ma che sentivano di dover conoscere, un luogo dove erano nate le loro radici, laddove loro erano nati, in modo più che onirico, un luogo dove ovviamente non erano mai stati ma, nelle menti degli abitanti, i loro antenati esistevano e forse esistono ancora.
Giunti alle prime case, il ragazzo si guardò attorno, vide numerosi umani che giravano per le strade; non era abituato a così tante persone umane accanto a lui, era abituato a vivere lontano da loro evitandoli il più possibile; laddove veniva sapeva che gli umani abitavano in piccoli villaggi sparsi in giro ed era sicuro che la voce che aveva gridato il nome della razza che temeva era umana.
Più si avviava verso il centro del paese più i marciapiedi erano affollate mentre le strade brulicavano sempre di più di quegli strani esseri: bassi e affusolati, una testa piatta con occhi larghi e luccicanti, bocche nere e immobili composte da file di denti che univano le labbra sottili in un unico pezzo, una fila di enormi occhi, uno davanti,  uno dietro e due ad ogni lato. Piedi senza zampe visibili, circolari, ruotavano su se stessi facendo avanzare le creature che sembravano non essere infastidite dai tanti uomini… eppure, dopo una seconda occhiata il ragazzo con le corna comprese che le creature avevano al loro interno degli umani! Forse avevano mangiato quelle persone, li vedveva dietro i loro grandi occhi intenti a reggere con tranquillità qualcosa che la sua vista intravedeva come grossi cerchi, forse i cervelli degli esseri.
All’improvviso un ragazzo si avvicinò a lui, aveva i capelli castani e gli occhi fissi su un gruppo di ragazze, fece uno scatto verso di loro ma l’altro lo bloccò con il braccio.
«Ehi tu, cosa credi di fare eh?»
«Niente, nulla che possa interessarti» farfugliò l’altro con fare imbarazzato.
«Ti ho visto sai, come ti permetti di infastidire quelle ragazze?»
«Guarda ormai è un lavoro per me.»
«E ti pagano?»
«No!»
«E ALLORA SPIEGAMI CHE LAVORO È?»
«Calmo! Non si alteri buon uomo, volevo solo chieder loro l’ora!»
«Ma senti questo, come ti chiami?»
«Ragazzo, sappi che hai davanti a te il grande, il magnifico, l’imparagonabile, il superlativo, il fantastico, l’unico… e soprattutto modesto: Ataru Moroboshi»
«Mai sentito…»
Un uomo ci passò davanti e si fermò.
«Sei straniero è? È impossibile che non conosci Ataru, praticamente tutti lo conoscono e non gode certo di una buona fama…»
«Cosa intendi?»
«Tutti a Tomobiki sanno che Ataru Moroboshi è il più invadente, rompiscatole, odioso, pervertito e infedele donnaiolo che esista.»
«D’accordo, allora io sono Matsu, sono stato allontanato dalla mia patria e mi sono trovato qui a caso con il mio compagno di viaggio Ikiko, il mio Kamaitachi, sono un Fujioni, un Oni del vento.»
Ataru spalancò gli occhi: «Che cosa? Un altro Oni? Ma stiamo già stretti qui, sono già stufo di quella sparafulmini e del piccolo sputafuoco, sono stanco di avere gente soprannaturali che vola e mi obbliga a fare cose che non voglio tipo non perseguitare le ragazze! Mi lasciate in pace!»
«Che cosa? Vuoi dire che ce ne sono altri… hai detto Sparafulmini? Vuoi dire che ospiti un Rijoni?»
«Cosa?»
«Un Oni dei fulmini, i figli di Rijin, il Kami* del tuono, come si chiama questa… persona?»
«Lamù, mia.. ehm… moglie!»
 
*Kimono: abito tradizionale giapponese simile ad una tunica composta da più parti.
*Obi: Cintura a fascia che lega in vita i Kimono sia maschili che femminili
*Mustelide: famiglia di piccoli carnivori come donnole, lontre, martore, tassi e puzzole.
*Kemono Buraun: creatura partorita dalla mia fervida mente, il nome significa “Bestia Bruna”
*Kami: termine giapponese che sta a significare letteralmente “Divinità”
   
 
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