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Autore: Mirajade_    09/10/2016    1 recensioni
[AU / OOC / CROSSOVER]
Siamo nel 1862.
Daisy, giovane ragazza diciassettenne ed ex-principessa del Regno di Sarasaland, decide di fuggire dalla vita agiata da nobile per avventurarsi in una vita fatta di libertà e sopravvivenza.
Decisa a scappare dal suo paese per raggiungere altri mondi e non rivedere mai più l'uomo che ha additato come "traditore", è "costretta" a salpare su una nave pirata dove incontrerà compagni d'avventura dalle mille sfaccettature e con cui creare un legame solido di amicizia, fratellanza ma anche di amore.
Riuscirà a intraprendere un viaggio insieme alla ciurma della Power Up?
Basta leggere per scoprirlo.
***
Pairing: Daisy X Luigi ; Mario x Peach ; Sonic x Amy ; Zelda x Link... e molti altri.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daisy, Luigi, Mario, Peach, Rosalinda
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"If you face the fear that keeps you frozen
Chase the sky into the ocean
That's when something wild calls you home"

-Prendetelo!- urlò  ancora una volte una delle guardie, il tono stanco e ansate dimostrava da quanto stesse correndo intento a inseguire la figura incappucciata incolpata d’aver rubato il portafoglio a un gentil’ uomo che passeggiava nelle strade affollate della cittadina di Sarasaland.
La guardia agitò la scimitarra al cielo, imprecando e rallentando il passo quando il dolore alle gambe divenne insostenibile.
“Che tu sia maledetto!” furono le ultime parole che Daisy sentì prima di svoltare l’angolo della strada e ritrovarsi finalmente al porto, ringraziando qualunque dio per essere arrivata dopo quella corsa sfonda polmoni.
Si tolse il cappuccio liberando la chioma rossastra controllando poi il portafoglio appena rubato e proprio come si sarebbe immaginata non mancavano quattrini e questa volta sapeva che era “la volta giusta” per salpare sulla prima nave e scappare dalla prigione che era stato quel regno.
Addio cene formali, addio vestiti pomposi e corsetti stretti, addio lezioni sul galateo e addio a quel padre che si era mostrato come traditore della sua fiducia.
Respirò a fondo l’aria salmastra carezzandosi la collana regalatole da sua madre il giorno del suo decimo compleanno, un anno prima che la regina di Sarasaland morisse. Quel gesto la tranquillizzava e incupiva: ricordava i giochi con sua madre o la prima volta che le aveva proposto di allenarsi con la spada ma forse quei ricordi che mai avrebbe voluto dimenticare erano quegl’attimi di pace che vedeva come protagoniste una piccola lei in procinto di addormentarsi, la regina Margot e un libro ritrovato nell’enorme libreria della villa.
Cacciò via i pensieri tetri avvistando un uomo che aveva l’aria di essere un vero e proprio marinaio, con una fune legata intorno la spalla, la classica pipa e un berretto scolorito dal sole. Sedeva su una bitta, intento a guardare l’acqua incresparsi e a intrecciare una corda.
-Mi scusi buon uomo- lo chiamò Daisy leggermente imbarazzata per il tono usato: era stata cresciuta in una villa aristocratica dove il modo di porsi con gli altri era importante tanto quanto lo stato nella società e dove “Meno si rivolge la parola a chi non è come noi, meglio è”.
Il marinaio alzò un sopracciglio e lo squadrò stranito –Ditemi pure, demoiselle- sorrise beffardo
Come aveva capito che era stata un’ aristocratica?
-Come avete fatto a…-
-Capelli fin troppo ordinati… e odorate di nobile- rispose velocemente l’uomo – Monsieur Briac a vostro servizio- emise un verso che somigliava a una risata, almeno così parve alla ragazza.
Daisy si schiarì la voce –Sto cercando una nave che mi porti il più presto lontano da qui-
-Scappate da qualcuno, demoiselle?- una nuvoletta di fumò si levò dalla pipa.
-Non penso che v’interessi, monsieur- rispose acida la rossa accorgendosi subito dopo del tono usato col marinaio – Mi scusi, veramente non so cosa mi sia preso- sapeva di essere sempre stata una ragazza dall’atteggiamento “ribelle” e col tempo aveva cercato di mutare quel suo lato immorale non ottenendo mai risultati sufficienti. Non era fatta per essere sistemata e ubbidiente.
Briac rise divertito –Mi piacete, demoiselle, e mi scuso io per essere stato troppo evasivo- si tolse la pipa di bocca, afferrando dal taschino della giacca una bottiglietta di liquore, rum forse –Sfortunatamente per voi, sono ormai poche le navi che ormeggiano in questo piccolo porto-
-Per quale motivo?- chiese la fuggitiva stringendo nella mano destra la collana.
-Non chiedete a me, demoiselle,  non salgo su una nave da anni ormai- le porse la bottiglietta. Daisy rifiutò con un gesto della mano.
-Capisco… la ringrazio comunque, monsieur, buona serata- fece sbrigativa accorgendosi che Briac non le avrebbe dato risposte  utili e che avrebbe fatto meglio a cercare qualcun altro e se non lo avrebbe trovato sarebbe scappata anche su una misera scialuppa.
Si guardò ancora una volta in giro: doveva pur esserci un pescatore o qualcuno che possedeva un imbarcazione, no? Ma solo uomini anziani intenti a intrecciare reti e donne affaccendate a comprare del pesce nella pescheria giravano a quell’ora, aspettando il tramonto per il rientro a casa.
-Pirati- sentì poi in un sussurrò proveniente da dietro le sue spalle, era stato Briac che con l’espressione di chi aveva appena bestemmiato; se ne stava ancora seduto pesantemente sulla bitta –Girano spesso nei dintorni e finiscono quasi sempre per scontrasi e fare del mare il loro campo di battaglia… e non esitano a saccheggiare un umile nave- fissò l’acqua con cipiglio – Solitamente sono loro a ormeggiare… e guai a chi viene trovato nelle vicinanze del porto quando ci sono loro- si alzò lentamente pulendosi i calzoni sgualciti e avviandosi in una delle stradine tra due edifici –Fareste meglio a tornare nella vostra ricca dimora, demoiselle, il mare non è posto per voi- e scomparve nel buio del vicolo mentre il sole si apprestava a tramontare illuminando di fuoco i capelli di un ex-principessa che non sarebbe tornata mai da dove era venuta.
Il chiacchiericcio dei pescatori e della gente di paese si fece più silenzioso. La pescheria che solitamente era sempre piena di vita divenne silenziosa e il brusio che aveva accompagnato la discussione di Daisy e di Briac scomparve del tutto.
Solo una frase era risuonata limpida “I pirati ormeggiano domani!”.
E Daisy sarebbe salita su una nave, ne era certa.
***
Ancora una volta un’altra pattuglia era passata di fronte alla finestra della stanza, affittata quella sera, e ancora una volta aveva sentito quel “Cercate di ritrovarla, se è necessario controllate le case”.
Ce ne ha messo di tempo quel traditore per accorgersi della mia assenza pensò la rossa seduta sul davanzale della finestra, col cappuccio del mantello che le oscurava il volto e una mela offertale dalla proprietaria dell’albergo. Sapeva che prima o poi le guardie avrebbero fatto irruzione ma non aveva intenzione di restare ancora per molto: i pirati avrebbero ormeggiato di li a poco e sarebbe arrivata addirittura alle mani pur di ricevere un “passaggio” per il Mushroom Kingdom o per Lumas, ovunque, l’importante era fuggire al più presto da quella che era stata la sua casa… sarebbe addirittura partita per Hyrule o Mobius, anche se effettivamente ci volevano settimane intere di  viaggio, se non mesi per arrivare a destinazioni così distanti.
Sentì dei forti scossoni provenire dal piano di sotto. Si affacciò dalla finestra e, proprio come aveva previsto, le guardie si apprestavano a ispezionare le case nelle vicinanze.
Doveva andarsene ed essere il più cauta possibile.
Arraffò il marsupio rubato quel giorno infilandogli i pochi oggetti che aveva: monete, qualche gioiello da barattare, un coltellino e il diadema che si era portato per ogni evenienza o per provare che effettivamente lei era una principessa o meglio lo era stata, anche se tenerla nelle tasche delle brache non era stata una buona idea dato che qualcuna delle minuscole pietre preziose si era staccata prendendo posto nelle tasche della ragazza.
Si aggrappò al davanzale e con maestria scese aiutandosi con i mattoni sporgenti dell’edificio ringraziando il cielo per aver ottenuto una stanza al primo piano. Iniziò a correre spedita verso il porto, prendendo per la stradine più strette e buie muovendosi come un ombra inafferrabile schivando qualche uomo ubriaco, accucciato in qualche angolo, a dormire con la propria bottiglia di liquore.
E Daisy si ritrovò a pensare come potesse essere la vita di quella cerchia di persone schiave dell’alcool, per carità non le importava nulla di chi decideva di rovinarsi la vita, ma il solo pensiero che certe azioni talvolta potessero intaccare la vita degl’altri le scaturiva un impeto di rabbia.
Corse più velocemente, con più enfasi, sentendo già l’odore salmastro del mare vicino e la melodia dell’acqua calma scontrarsi sulle rocce; il vicolo iniziava a allargarsi e finalmente poté intravedere la luce della luna che illuminava il piazzale del porto.
Avrebbe avvistato la nave dei pirati, sarebbe salita con disinvoltura sull’imbarcazione e avrebbe chiesto quell’innocuo passaggio: facile e veloce.
E sarebbe stato ancora più facile e veloce se non si fosse scontrata con qualcuno alla fine del vicolo finendo col sedere sulla pietre della terra battuta.
-Fai attenzione dove corri, moccioso- alzò lo sguardo verso il suo interlocutore, non riusciva a distinguerne perfettamente i lineamenti ma capì che si trattava di un uomo anzi un ragazzo (non sembrava così vecchio) alto, dal fisico magro e con una zazzera di capelli corvini.
-Scorbutico idiota- furono le uniche parole che riuscì a sibilare Daisy, pentendosene un attimo dopo: il ragazzo l’aveva afferrato dal bavero del mantello facendo scivolare via il cappuccio e ritrovandosi faccia a faccia con un volto infuriato e un paio d’occhi così chiari da riflettere parzialmente la luce della luna.
-Sei una ragazza- affermò disgustato mollando la presa sul bavero –Abbastanza strano che una ragazza vaghi da sola a notte fonda. Una prostituta forse?- sogghignò il ragazzo, il tono di chi ne aveva viste molte di donne di facili costumi.
Daisy fu tentata di tirargli un ceffone ma si contenne come si confaceva ad una nobile, forse per dimostrargli che era tutt’altro che una prostituta: - Non penso che lo verrei a dire a voi, monsieur, adesso se non vi dispiace vorrei proseguire il mio vagare a notte fonda- provò a scostarlo ma con pessimi risultati. Il ragazzo stava fermo con le braccia conserte bloccandola tra il vicolo e la piazzetta –Spostatevi- sibilò al quinto tentativo.
-Non siete una prostituta- disse semplicemente il ragazzo –Vesti con abiti di un certo prezzo e porti con te una collana che sembra valere molto- ghignò –Siete un nobile, non è così?- la fuggitiva si ritrovò stretta tra il muro del vicolo e il corpo del ragazzo in un batter d’occhio –Cosa potrei farne di te?-
-Allontanatevi- il cuore prese a martellarle nelle orecchie e il coltello dentro il marsupio le sembrava più lontano che mai, aveva paura, molta, nonostante fosse stata abituata a tirare di spada e quindi a lottare non aveva mai avuto possibilità di capire cosa significasse veramente combattere.
-Luigi! Brutto figlio di puttana! Mi devi una gara di bevute!- una voce proveniente dalla piazza rimbombò nel vicolo.
Il ragazzo sbuffò infastidito voltandosi verso la piazza per poi ritornare a guardare la rossa :-Mi dispiace, principessa, non penso che possiamo continuare, a mai più spero- le ammiccò e si unì alla voce, o meglio, al basso ragazzo che urlava a squarcia gola. Un tipo basso, e minuto sicuramente brillo.
Lì vide avviarsi in una taverna rumorosa che costeggiava la piazza; emise un respiro di sollievo cercando la collana per accarezzarla e lasciarsi infondere sicurezza.
Ma la collana non c’era.
Era scomparsa e Daisy conosceva bene il colpevole o almeno lo conosceva sufficientemente da sapere che era un criminale dagl’occhi chiari e i capelli scuri.
***
Non era mai entrata in una taverna e adesso si pentiva di esserci entrata.
Odore di alcool, tabacco e oppio si mescolavano insieme in un mix di sentori capaci di farti venire il capogiro e la classica sensazione di vomito.
Tavoli e sedie ammassati, gente che beveva, cameriere vestite, anzi svestite,  nelle peggiori maniere e boccali di rum o birra che sembravano volare sulle mani delle cameriere e finire sui tavoli in poco tempo.
Il bancone era totalmente occupato da uomini di una certa età, forse quaranta forse meno, che si dilettavano in una gara di bevute accompagnati dalle risate di altri e della barista in abito succinto, e tra di loro nessuna traccia del ladro che Daisy aveva intenzione di menare.
Doveva essere lì: l’aveva visto con i suoi occhi mettere piede in quel buco abbandonato dal mondo e non ne sarebbe uscita se prima non avrebbe riavuto la sua collana, anche a costo di mettersi contro tutti quegli stupidi ubriachi.
Venne spintonata un paio di volte finendo con la faccia su un tavolo occupato  da un paio di uomini intenti a giocare a carte e a fumare le loro pipe con sguardo brillo. Daisy sentì gli insulti e commenti poco casti mentre si alzava togliendosi una carta tra i capelli.
-È lei!- si voltò quanto bastava per riuscire a intravedere le guardie entrare nel locale come formiche nel formicaio e senza accorgersene stava saltando sui tavoli calpestando carte o facendo cadere boccali interi sul pavimento, ritrovandosi ben presto inseguita anche da un paio di uomini ubriachi.
Oh cazzo!  Imprecò mentalmente e saltò sul pavimento facendo capovolgere il tavolo, riuscì ad avvistare dietro il bancone una porta di servizio. Era a pochi metri da lei ma la vicinanza della guardie la faceva sembrare così lontana.
Poi lo vide…
Il ragazzo basso e minuto che l’aveva salvata da quel buzzurro. La leggera sbronza gli era passata e adesso sembrava abbastanza sobrio mentre cercava di intavolare un discorso con la barista dalle trecce rosa, come se dietro alle sue spalle non stesse succedendo un putiferio.
Daisy schivò per un soffio un boccale lanciato in sua direzione, iniziando a strisciare sotto ai tavoli per raggiungere la sua meta che adesso era diventato quel ragazzo dai capelli ricci e dalla magrezza di un fiammifero; cercò di non urlare schifata quando sotto qualche tavolo oltre all’alcool rovesciato aveva trovato quello che sembrava essere intimo femminile.
Devo uscire di qua al più presto.
Nel frattempo le guardie avevano iniziato a spintonare le cameriere ed a ribaltare i tavoli; doveva sbrigarsi.
Quando il bancone era ormai vicino, uscì svelta interrompendo in malo modo quella tecnica di flirt che il ragazzo stava mettendo in atto con la barista –Tu!- lo indicò col dito – Dov’è il tuo amico?!-
Il ragazzo riccioluto la guardò stranito con occhi nere come la pece –Ci sentiamo dopo- ammiccò alla barista prima di rivolgersi completamente alla fuggitiva.
-Non so di chi tu stia parlando- disse.
Le guardie si stavano avvicinando.
Daisy arraffò il bavero della camiciola del ragazzo – Dov’è quel depravato del tuo amico?! Quello con i capelli neri e gli occhi azzurri, dovevate fare una gara di bevute, no?-
-E’ saltata- rispose semplicemente il ragazzo staccandosi le mani della rossa di dosso –E lui andato- terminò –Ma se vuoi potrei soddisfare io i tuoi bisogni- ammiccò con fare seducente e Daisy fu tentata di schiaffarsi una mano in fronte.
-E’ la principessa, prendetela!- no, adesso no anche i clienti infuriati…
-Seguimi- disse prima di ricevere risposta dal ragazzo, scavalcare il bancone e uscire dalla porta di servizio trascinando il riccioluto dalla manica.
-Ehi, calmiamoci!- disse quest’ultimo –Non pensavo volessi arrivare direttamente al sodo, ragazza strana-
-Sono Daisy- si infilò nuovamente il cappuccio coprendo la chiamo rossa  -Ed hai frainteso le mie intenzioni…-
-Toad- continuò il ragazzo –Allora? Qual è il problema?- nel frattempo il fracasso proveniente dalla taverna alle loro spalle non faceva altro che allarmare la rossa.
-Il tuo amico mi ha depredata!- esclamò ricevendo un’occhiata d’incomprensione come risposta –Mi ha rubato una collana- riprovò.
Toad iniziò a camminare diretto verso il porto con le braccia dietro la nuca, un gesto rilassato che Daisy identificò usuale da parte sua –Ah si… Luigi lo fa di tanto in tanto-
-Non m’importa se lo fa di tanto in tanto! Rivoglio la mia collana!- replicò irritata la fuggitiva stringendo i pugni intorno ai fianchi, seguendo il ragazzo in una camminata lenta.
-Sarà sicuramente sulla nave…-
A Daisy venne un groppo in gola, non poteva credere a cosa aveva appena sentito –Come, scusa? Come hai detto?-
-Che sarà sulla nave- ripeté stranito Toad
-Nave?! Ma i marinai non…!- si bloccò, guardò il ragazzo stringendo gli occhi in piccole fessure come a captare qualche aspetto inusuale. L’unica cosa che riuscì a trovare era un tatuaggio che raffigurava una corda intenta a stritolare una sorta di “M” –Sei un pirata!- urlò fin troppo. Prese per le spalle Toad iniziando a scuoterlo incessantemente  -Devi portarmi dal tuo capitano!- sorrise a trentadue denti -E poi da quel ladro di amico che ti ritrovi- aggiunse con punta acida.
-Ok- alzò le mani in segno di resa il ragazzo, trattenendo una risata rivolta a quella ragazza che stava reputando fin troppo strana –Sappi solo che non si entra ed esce dalla Power up illesi-


LITTLE WONDERLAND
Buonsalve ragazzuoli e ragazzuole!
 
Vi presento la mio nuova fanfiction (che spero di riuscire a terminare senza problemi) a tema piratesco dove i nostri amati personaggi si impegneranno a fare il ruolo dei cattivi (ecco il perchè dell'OOC).
Questo era solo un prologo che presentava la nostra amata protanista Daisy, nel prossimo avrete modo di conoscere gli altri membri della ciurma che non faranno parte solo del mondo di Mario Bros ;)
Questo è tutto, adesso mi dileguo, e se volete potete cliccare sul titolo e ascoltare la canzone o meglio "soundtrack" della storia.
Alla prossima :3
 
 
   
 
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