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Autore: EmmaJones    10/10/2016    3 recensioni
Guardando indietro ora,lo scorso Gennaio,ci siamo uniti solo per separarci di nuovo.
Riusciremo mai a tornare insieme?
#Colifer.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Do I wanna know?
If this feeling flows both ways?
Sad to see you go
Was sorta hoping that you’d stay
Baby, we both know
That the nights were mainly made
For saying things that you can’t say tomorrow day [*]
 

 
MAGGIO
-Voglio il test di paternità. Colin aveva frenato bruscamente la macchina, si era ripromesso di non affrontare subito quel discorso, visto il piccolo problema che lei aveva avuto, ma non ci era riuscito. Doveva a tutti i costi far sparire quel dubbio che da quando il dottore aveva specificato i mesi di gravidanza gli stava corrodendo l’anima.
-Come scusa? Jennifer non era sicura di aver sentito bene. O meglio, cercava in tutti i modi di dare un altro tipo di interpretazione a quelle parole.
-Non farmi lo stesso giochetto che hai fatto quando la prima volta ti ho chiesto del bambino. Il ragazzo era serio, troppo serio, e iniziava a preoccupare la donna. Hai capito benissimo cosa ho detto.
-Accosta prima che qualcuno ci venga addosso. Okay che erano le 3 del mattino e in strada non c’era nessuno, ma non era nemmeno il caso di rischiare e stare fermi in mezzo la strada. -E poi spiegami perché vuoi questo test. Perché improvvisamente pensi possa darti una risposta diversa da quella che ti ho dato io mesi fa? Colin rimise in moto la macchina che a causa dell’improvvisa frenata si era spenta e senza dire una parola si accostò nell’area di sosta più vicina.
-Perché sei al quinto mese dannazione! Quinto! All’inizio quando il dottore aveva detto 19 settimane non ci avevo dato il giusto peso, però poi quando ha specificato che sei al quinto mese e che ormai mancava poco è come se mi si fosse accesa una lampadina. Non la stava minimamente guardando, aveva gli occhi fissi davanti a lui, su quel poco che riusciva a vedere nonostante il buio della notte.
-E quindi? Chiese lei tranquilla. Si era già preparata mentalmente dentro di sé questo discorso, se lo aspettava che prima o poi lui avrebbe potuto chiedere una cosa del genere, anche se a dir la verità immaginava potesse farlo all’inizio, appena saputo dell’accaduto e per un attimo ci aveva veramente sperato che lui avesse creduto che non fosse suo figlio dalla prima volta che ne avevano parlato. Purtroppo per lei non era stato così.
-Quindi vuol dire che sei rimasta incinta a gennaio!
-E quindi? Chiese di nuovo lei. Quanto la odiava quando faceva così!
Era gennaio quando abbiamo fatto l’amore quindi mi è concesso pensare che sia mio figlio! Non trattarmi come un idiota.. Dio! Soltanto l’idea che tu possa essere andata a letto con lui a pochi giorni di distanza…. Jennifer non riusciva a capire se quello che leggeva nel tono e nell’atteggiamento del ragazzo fosse più schifo o disperazione e dovette ammettere che le fece abbastanza male essere giudicata in questo modo da lui. Era come se quell’immagine di assoluta perfezione che lui si era creato di lei si stesse sgretolando di fronte ai suoi occhi e lei non poteva, non doveva, fare niente per fermare la situazione.
-Ti sembra così assurdo vero? Che io sia andata a letto con qualcun altro? Sono stata proprio una stronza a non esserti fedele.. Avrei dovuto aspettare giusto? Domandò lei sarcastica, con la stessa indifferenza e tranquillità che l’aveva contraddistinta dall’inizio del discorso. Lui rimase letteralmente senza parole, a bocca aperta. Sapeva che quando lei faceva così era soltanto per autodifesa però comunque sia erano parole che facevano male. -Perché ti sembra così strano? Continuò lei. -Vorresti dirmi che tu quando sei partito per casa tua quattro giorni dopo essere stato con me non ti sei scopato tua moglie? Oppure per me è diverso? Magari pensi che essendo donna dovrei aspettare almeno un mese tra una scopata e l’altra così da essere sicura al 100% di chi sia il padre in caso rimanessi incinta vero? Sai però che hai ragione avrei dovuto pensarci a quest’eventualità… Però anche così sono sicura su chi sia il padre di mio figlio!
-Basta maledizione! Urlò lui battendo forte le mani sul volante, avrebbe tanto voluto strozzarla in quel momento pur di farla stare zitta. Non riusciva a capire da dove facesse fuoriuscire tutta quella cattiveria quando normalmente era la persona più dolce di questo monto. -Non ho ancora sentito una giustificazione valida affinché io possa cambiare idea sul test comunque. Perché però devi trattarmi in questo modo? Perché devi essere così stronza nei miei confronti? Sai che non sono quel genere di persona, che non arriverei mai a pensare ad una cosa del genere… Si voltò finalmente a guardarla per la prima volta da che erano saliti in macchina e Jennifer ebbe voglia di piangere. Si odiava quando lo trattava in questo modo, sapeva benissimo che aveva un animo troppo buono e sensibile per meritarsi parole ed accuse del genere ma era l’unico modo che conosceva per proteggersi. Non poteva permetterselo di crollare un’altra volta di fronte a lui, di aprirsi e fidarsi come aveva fatto 5 mesi prima, aveva un bambino ora a cui doveva pensare e che doveva proteggere a tutti i costi.
-Perché è l’unico modo che ho per difendermi, per allontanarti. Non puoi nemmeno immaginarti quanto sono stata felice quando ho saputo di essere incinta, peccato che sia durato pochissimo. Perché sapevo che prima o poi saremo giunti a questo punto. Io non so come gestire questa situazione.. non è per niente facile per me.. Adesso stava veramente per iniziare a piangere, perché per quanto ci provasse e a volte ci riuscisse anche ad alzare questi muri nei suoi confronti bastava un suo sguardo o una sua parola affinché inevitabilmente cadessero a terra di nuovo.
-E pensi che per me sia facile? Pensi sia facile amare due donne contemporaneamente e sapere di non poter rendere felice nessuna delle due? Come pensi che mi senta io quando torno a casa da mia moglie, dalla donna che ho amato da prima ancora che sapessi cosa volesse dire veramente amare, e che amo ancora, sapendo di non essere più la stessa persona che ha sposato? Sarei un ipocrita a dire che non la amo più. Lei è stata al mio fianco sempre, mi ha sostenuto, appoggiato in qualsiasi cosa, per ogni decisione, è la madre di mio figlio dannazione! Pensi sia facile per me tornare da loro con la consapevolezza di averli traditi, di non aver rispettato quel voto che avevo giurato davanti a Dio di portare avanti fino alla mia morte? Dovrei lasciarla lo so, non me lo merito più il suo amore, ma non ci riesco, sono troppo importanti, mio figlio è troppo importante, per lasciarlo dall’altra parte del mondo e rischiare di non vederlo più.
Jennifer lo sapeva, una parte di lei l’aveva sempre saputo che lui non avrebbe mai lasciato la sua famiglia per lei, per quanto forte poteva essere il suo interesse nei suoi confronti sapeva che lui era un uomo d’onore, aveva fatto una promessa, avrebbe combattuto e l’avrebbe mantenuta fino a quando avrebbe potuto. Tuttavia sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, dette con tanta disperazione e sconforto, le fecero un male tale che lei mai avrebbe pensato di provare. Ogni parola sembrava una lama affilata che le entrava dentro squarciandole la pelle, si osservò le braccia e le mani sicura di vederle sanguinare da un momento all’altro.
-Ma non posso lasciare neanche te. Ci ho provato, credimi, ma non ci riesco. Mi sei entrata dentro nell’interno più profondo, viaggi dentro di me come l’ossigeno nel sangue. Ho detto di amare mia moglie sì, ma è di te che sono innamorato, è a te che penso ininterrottamente durante la giornata, dal primo istante che apro gli occhi la mattina all’ultimo la sera prima di addormentarmi, è te che vorrei avere accanto nel letto, mangiare insieme a te, fare qualsiasi cosa, e l’idea che ci sia qualcuno al tuo fianco al posto mio mi sta uccidendo, ogni giorno di più. Non so veramente come gestire questa situazione, non so cosa fare… >> Colin era talmente tanto stremato da questo sfogo e da tutte le emozioni che stava provando che si appoggiò con la testa al volante, andando quasi ad abbracciarlo con le braccia, cercava di riprendere il controllo di sé in attesa della sua reazione.
-E sapere se aspetto o no tuo figlio potrebbe aiutarti in qualche modo? Chiese infine lei quasi sorridendo, non riusciva a capire nemmeno lei sei glielo aveva chiesto in maniera ironica o se veramente dentro di sé si aspettava una risposta sincera da parte sua.
-Beh di sicuro sarebbe un punto in più a tuo favore. Ci scherzò lui. Non si era ancora mosso da quella posizione ma aveva soltanto girato leggermente la testa per poterla guardare e notò che quella risposta non le piacque per niente.
-Non pensavo fosse competizione a punti. Rispose infatti stizzita lei. -E comunque non voglio che tu stia con me soltanto per mio figlio.
-Jen io non starei mai con te soltanto per il bambino, pensavo di essere stato abbastanza chiaro prima. Possibile che lei non riuscisse a capire quanto fosse importante per lui?
-Tu non starai mai con me, punto. La lacrima a lungo trattenuta riuscì finalmente a scendere dagli occhi della ragazza, per quanto provasse ad essere forte, aver finalmente raggiunto una tale consapevolezza la stava distruggendo, non si era resa conto, fino a questo momento, di quando inconsciamente avesse sperato in una loro unione. -Ma va bene così..  Provò ad essere forte e continuare, riuscì anche a sorridere. -Tu hai la tua famiglia e io mi sto costruendo la mia. Non vorrei mai che mio figlio pensasse di essere nato per sbaglio o di essere colui che ha rovinato una famiglia. Tantomeno io sono disposta ad essere la puttana che ha sedotto il povero marito lontano km dalla moglie e distrutto una bellissima famiglia felice. Adesso era lei ad avere lo sguardo basso, non voleva che lui vedesse che una piccola parte di lei si sentiva veramente in questo modo, una sfasciafamiglie, lei che della famiglia ne aveva fatto il suo valore più importante aveva finito per innamorarsi di un uomo sposato, non voleva raccontargli di quante notti insonni aveva passato a capire se lei in qualche modo avesse sbagliato qualcosa con lui, se l’avesse provocato o addirittura sedotto senza rendersene conto.
-Sai benissimo che non è così.. Era come se la lampadina di Colin si stesse riaccendendo, sta iniziando a capire il motivo principale per cui Jennifer si rifiutava di fare il test e perché reagiva in maniera così aggressiva ogni volta si accennava alla possibilità che fosse lui il padre.
-Ma è esattamente quello che la gente penserebbe se mai si venisse a sapere..
-E’ per questo che ti rifiuti categoricamente all’idea che possa essere io il padre, non perché lo sai per certo? Aspettò un po' prima di fare questa domanda ma alla fine si fece coraggio. Lei non rispose, continuava a tenere lo sguardo basso mentre copiose e silenziose lacrime le scendevano lungo il viso andando a bagnarle la gonna di velluto rosa che indossava. Colin rispettò il suo silenzio, non voleva ma soprattutto non aveva nessun diritto di imporsi e pretendere a tutti i costi una risposta, era stato lui l’artefice di tutti questo casino e sue erano tutte le colpe se adesso si trovavano in quella situazione. Gli si spezzava il cuore però nel vederla in quella situazione quindi la prese in braccio e, facendo molta attenzione, se la sistemo sulle sue gambe mentre lei si lasciò andare ad un pianto liberatorio, il secondo della serata tra le sue braccia. In quel momento decise che non avrebbe più riaperto quel discorso, almeno fino a quando non avesse fatto chiarezza definitiva con sé stesso, decidendo cosa veramente volesse dalla vita. Restarono in quella posizione per un tempo indefinito, lui pensò addirittura che lei si fosse addormentata perché riusciva a sentire il suo respiro finalmente regolare dopo il pianto e, un po' per vedere se stesse effettivamente dormendo ma soprattutto perché non riusciva seriamente a resistere, iniziò a darle dei piccoli bacetti sulla spalla scoperta dalla maglia leggera salendo verso il collo, la sentì immediatamente irrigidirsi non appena le sue labbra entrarono in contatto con la sua pelle, ma era talmente morbida e profumata da non pensarci minimamente a fermarsi.
-Ti prego.. Lo supplicò lei, non voleva dargli la soddisfazione di fargli vedere quanto piacere potesse causarle con degli innocui baci. Si spostò leggermente in modo da poterlo guardare, cercò addirittura di rimproverarlo con lo sguardo.
-Scusami.  Disse allora lui, serio, e lei capì che si riferiva a tutto quanto, gli sorrise e annui facendogli capire che in qualche modo l’aveva perdonato. Fece per alzarsi e rimettersi sul sedile del passeggero quando senti un leggero movimento dentro di sé, istintivamente prese la mano di Colin e se la posizionò sulla pancia dove aveva avvertito il movimento e non dovettero aspettare molto prima che un altro colpetto raggiungesse le loro mani intrecciate, era la prima volta che avvertiva così intensamente il piccolino muoversi. Jennifer si voltò verso di lui con gli occhi lucidi e un sorriso a trentadue denti per essere sicura che anche lui avesse sentito e lo trovò con la stessa espressione di gioia in viso. Colin non poté resistere nemmeno questa volta e come si ritrovò quel sorriso così vicino a lui lo baciò senza ripensamenti. La ragazza inizialmente si irrigidì come per i baci sulla spalla ma poi si lasciò andare conscia ormai del fatto che tra loro due sarebbe andata sempre così, per quanto tentassero con tutte le loro forze di stare lontani sarebbero sempre finiti l’uno tra le braccia dell’altra appena ne avrebbero avuto l’occasione.
-Scusami.. Disse di nuovo lui, lei sorrise e lui se ne innamorò ancora di più.
-Andiamo a casa ora che è tardissimo.
 
 
 
 
 
-Ti va un cornetto? A quest’ora della notte penso che l’unica cosa riusciremo a trovare aperto sia qualche cornetteria.. Colin la vide storcere il naso a questa proposta. Era da un po' che avevano ripreso il tragitto verso casa e ormai mancava veramente poco a destinazione, si erano scambiati si e no due parole dopo quel bacio, ognuno perso nelle riflessioni proprie e solo allora il ragazzo si era ricordato della richiesta di Jen di mangiare qualcosa.
-Niente dolci per il signorino qui dentro… disse lei sorridendo. - ..o signorina..  si corresse poi sempre con quella meravigliosa luce negli occhi, sembrava essere tornata di buon umore e lui non poteva non esserne contento. -Da quando sono rimasta incinta non riesco più a mangiare dolci, anche solo sentirne parlare mi viene la nausea. Anche il ragazzo sorrise, si ricordava benissimo di come erano completamente cambiate le abitudini alimentari di Helen durante la gravidanza, stranamente anche lei aveva completamente abbandonato gli zuccheri per tutti e nove mesi. Forse non era neanche così strano in fin dei conti ma Colin preferì interrompere immediatamente il corso dei suoi pensieri considerando che sapeva benissimo dove sarebbero andati a parare, si era ripromesso che non avrebbe più riaperto quel discorso senza aver prima preso la sua decisione e così avrebbe fatto.
-Comunque non preoccuparti, siamo quasi tornati a casa e ho proprio voglia di un toast al formaggio! continuò lei allegra non sapendo che con tutte quelle parole non faceva che incasinare ancora di più l’uomo che le sedeva affianco.
 
Una volta arrivati a casa lei si sistemò sul divano, obbligata da Colin, mentre lui le preparava il suo panino e ripensava a quante volte si era alzato nel cuore della notte per fare la stessa cosa per sua moglie tanto che ora Helen si lamentava che era colpa sua se il piccolo non mangiava altro se non pane e formaggio. Si sentiva uno schifo a pensare alla sua famiglia mentre era in compagnia di un’altra donna ma nello stesso tempo non riusciva ad immaginare nessun altro posto in cui avrebbe voluto stare in quel momento, non riusciva a spiegarsi come poteva amare due persone con una tale intensità ma di una cosa era sicuro, doveva fare la sua scelta e doveva farla il prima possibile sennò c’era il rischio che le avrebbe perse entrambe. Finito di mangiare Colin volle andare a casa ma lei lo convinse a restare, almeno fino a quando si fosse addormentata, non se la sentiva di rimanere in casa da sola e tanto George sarebbe arrivato la mattina presto, visto che lei lo aveva già chiamato per informarlo dei dolori che aveva avuto e lui le aveva promesso che avrebbe preso il primo volo disponibile. Si ritrovarono allora in camera da letto, se tanto sarebbe rimasto lì soltanto per un’altra ora non avrebbe trascorso neanche un minuto lontano da lei in un’altra stanza, lui si era già sdraiato sul letto con ancora tutti i vestiti addosso, si era tolto soltanto la giacca e le scarpe, mentre lei era andata a cambiarsi nel bagno adiacente la camera.
-Ora capisco la fretta del tuo George.. Disse lui con un tono abbastanza infastidito. Lei era appena entrata in camera e lui non era riuscito a controllarsi. Indossava una sottoveste di seta color pesca con dei leggeri ricami di pizzo sulle spalline e sul decolté, la rotondità della pancia era perfettamente visibile ora come anche il seno più gonfio e pieno rispetto all’ultima volta che aveva avuto la fortuna di vederlo. -Se avessi una donna ad aspettarmi vestita così prenderei anch’io tutti i primi voli possibili..
Jennifer arrossì ed abbassò lo sguardo. -Tu hai una donna che ti aspetta a casa Colin.. Gli ricordò poi a malincuore. Il ragazzo si ricordò troppo tardi della gaffe che aveva appena fatto ma quando stava insieme a lei non riusciva a controllarsi in nessun senso, come se tutti i filtri sparissero ed esistessero soltanto loro due.
-Eppure sono qui con te.. Iniziò a pensare che era stata veramente una pessima idea quella di restare lì per la notte, lei invece ignorò la frase detta dal ragazzo e corse a spegnere la luce per fare in modo che l’oscurità della notte potesse nascondere l’imbarazzo di entrambi, si mise a letto lentamente cercando di non toccarlo ma non appena si fu sistemata senti le mani di lui sul suo corpo trascinarla dolcemente verso di sé fino a che non si ritrovò con la testa poggiata sul suo petto.
-Che senso ha dormire insieme se devi starmi lontana? Chiese lui sorridendo mentre distrattamente le accarezzava la spalla e i capelli. Lei non riusciva a parlare, era troppo concentrata a regolarizzare il battito cardiaco aumentato dall’emozione che stava provando in quel momento. Pensò che non aveva mai veramente realizzato fino a questo momento cosa si prova ad addormentarsi tra le braccia della persona che si ama, non si era mai sentita così serena e sicura, non le sembrava di aver mai sentito suono più dolce dei battiti del suo cuore sotto il suo orecchio, era la cosa più intima che avesse condiviso con lui. Questo la spaventò a morte, sapeva che non doveva abituarsi a quell’abbraccio, a quel suono, a quel profumo, o ne avrebbe avvertito la mancanza per tutte le notti a venire, provò a spostarsi la ma lui la strinse più forte a sé.
-Va tutto bene? Non sei comoda? Si preoccupò lui nel sentirla così rigida. Lei ne approfittò per fuggire dalla sua presa e girarsi sull’altro fianco dandogli le spalle.
 -Si tutto bene, è solo che non riesco a dormire su quel lato. Si giustificò lei senza nemmeno voltarsi a guardarlo, lui non si scoraggiò e non appena lei si fu sistemata si avvicinò fino a far combaciare perfettamente i due corpi come due pezzi di un puzzle.
-Vuoi che ti canto una ninna nanna? Le soffiò lui scherzando sul collo regalandole brividi lungo tutto il corpo che nonostante il buio non passarono all’uomo.
-Buonanotte Colin. Lo zittì lei, arrabbiata con se stessa per come si era capovolta la situazione e per quello che il corpo di lui premuto contro il suo le stava facendo provare, chiuse gli occhi decisa ad immaginare che tutto quello fosse soltanto un sogno, un meraviglioso sogno per essere precisi, convinta dal fatto che prima si fosse addormenta prima Colin se ne sarebbe andato. Tuttavia fu esattamente in quel modo che George li ritrovò il mattino dopo quando rientrò a casa.
[*] Do I wanna know. Arctic Monkeys
  
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