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Autore: Magicae_YinYang    11/10/2016    0 recensioni
Ormai l'odio tra coloro che praticano la magia nera e la magia bianca è un'antica legge non scritta nel mondo di Yoso. Riusciranno Shiva, Ruben e Flaminia, apprendisti maghi delle due forze rivali, a mantenere la loro amicizia di infanzia?
Nuovi arrivi e gelosie, misteriose sparizioni, compagni non del tutto umani, nemici spietati e molto altro vi aspettano nel primo capitolo di questa saga!
Genere: Fantasy, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ingresso che portava alla sala delle cerimonie era affollato quel giorno: Shiva cercava di farsi largo tra quella marea infinita di ragazzini desiderosi come lei di iniziare a studiare la magia, tenendo stretti i lembi della troppo lunga tunica rossa che rappresentava l’uniforme ufficiale degli studenti novizi. Tentava di proseguire, sgomitando impaziente alla ricerca di un buon posto a sedere, magari vicino ai suoi amici d’infanzia che, come lei, presenziavano alla cerimonia di benvenuto quella mattina.
Un omone alto e grosso con un enorme neo sulla fronte, sorrise mostrando il suo unico dente giallastro, indicandole le poche sedie vuote rimaste. Prese posto a sedere sul lato sinistro della sala, destinato a coloro che desideravano apprendere le raffinate e oscure arti della magia nera. Shiva, impacciata e curiosa, continuava girarsi e rigirarsi sulla seggiola, cercando con lo sguardo i suoi due amici: Ruben e Flaminia.
Eccoli! Pensò Shiva, scorgendo l’inconfondibile bionda e riccioluta chioma dell’amica. Flaminia, come al solito, perdeva il suo tempo cercando rumorosamente e insistentemente di attirare le attenzioni di Ruben, per la quale aveva una cotta che non si vergognava affatto di mostrare in pubblico: non era cambiata affatto in questi quattordici anni.
Mentre impaziente aspettava l’arrivo di colui che avrebbe aperto la cerimonia, la sua mente fece un salto nel tempo al giorno in cui i tre si erano ritrovati a parlare insieme per la prima volta. Quando erano bambine, Flaminia andava a trovarla spesso e insieme andavano in piazza a osservare una maga che prevedeva il futuro. Ma quando questo non accadeva, passava le sue giornate a sgolarsi per avere una conversazione con Ruben, il suo vicino di balcone. Un pomeriggio, sua madre la interruppe durante un intenso ragionamento tra bambini, comunicandole l’arrivo di Flaminia, fu allora che i due si incontrarono per la prima volta e da quel giorno la sua amica decise che non avrebbe più staccato gli occhi di dosso a quel bambino con i capelli castano chiaro.
«Ciao giovanotti!» una voce stridula che pareva quella di un gatto a cui avevano appena schiacciato la coda, echeggiò in tutta la sala distogliendo Shiva dalle sue memorie. Anche se non capiva la provenienza di quella voce, Shiva si sentì tanto contenta da non riuscire a star ferma sulla sedia. Un anziano e arzillo signore, saltò fuori da un grande vaso di fiori posto in un angolo in fondo alla stanza. Agitando allegramente il suo bastone come una majorette, senza neanche raggiungere il metro d’altezza, a piccoli e veloci passi percorse la stanza, facendo ondeggiare il fiorellino rosa che gli era rimasto sulla testa. Giunto sul palco, molti dei ragazzini seduti, dovettero alzarsi in piedi per riuscire a vederlo mentre iniziava il suo discorso di benvenuto:
«Benvenuti a Magicae figlioli! Oggi per voi inizierà una nuova vita» disse, continuando a far roteare il suo bastone che aveva iniziato a diffondere bolle di sapone in tutta la sala. «Io sono molto vecchio… ricordo che quando ho iniziato a studiare magia, il sistema di insegnamento non era così avanzato come oggi. Come molti di voi sapranno, a ognuno di voi verrà assegnato un insegnante e tre compagni, con cui comincerete una convivenza in una delle sedi addette. Alcuni di voi, avranno degli insegnanti che li porteranno a girare per tutta Yoso!»
A quelle parole, gli occhi di Shiva si illuminarono, per poi spegnersi non appena si rese conto di quanto sarebbe stata difficile la sua vita d’ora in avanti lontana dai suoi amici che, differentemente da lei, avevano deciso di studiare la magia bianca. Come ben sapeva, stregoni oscuri e maghi bianchi erano destinati a odiarsi per sempre a causa dell’antica rivalità e differenza di pensiero che da tempi immemori regnavano tra di loro.
«Siccome la vostra mente giovane arde dal desiderio di apprendere, non indugiamo oltre e formiamo quella che d’ora in poi sarà la vostra famiglia. Adesso figlioli, con estremo garbo, formate una fila indiana e pescate un bigliettino per sapere chi sarà il vostro mentore».
Con una grazia di un branco di bufali impauriti, centinaia di ragazzini si alzarono tutti insieme dirigendosi rumorosamente verso l’uscita, bloccando nuovamente il passaggio. Mentre Shiva attendeva lo sfollarsi della sala, i suoi occhi incontrarono quelli di Flaminia e Ruben che le sorrisero e agitarono la mano nella sua direzione. Improvvisamente, l’arcata della porta si allargò a dismisura e tutti quanti potettero attraversarla, mentre, dal fondo della stanza, si udiva la risata gioiosa del vecchietto.
Una signorina vestita da strega, si trovava nell’atrio con un enorme calderone davanti, da cui non usciva fumo. Rispettando pazientemente la fila, finalmente arrivò anche il turno di Shiva. Sbirciò nel calderone e rimase sorpresa alla vista di un gran numero di arachidi. Su invito della signorina, infilò incerta la mano nel paiolo, e, senza troppe pretese, prese la prima arachide che le capitò a tiro. Non sapendo cosa farne, si guardò intorno e vide tanti ragazzini mangiarne tranquillamente il frutto e allontanarsi, così, decise di imitarli. Al gusto, sembrava proprio una arachide come tante altre, ma, tutto d’un tratto, senza sapere come, un numero le venne in mente: il numero sette. «Che numero hai preso cara?» una donna robusta vestita d’azzurro, le indicò di dirigersi verso la sala sette, dove la attendeva il suo nuovo e unico insegnante.
Mentre Shiva percorreva il corridoio, con la coda dell’occhio vide Flaminia seguire Ruben dalla parte opposta alla sua. Le sale erano ordinate numericamente, quindi arrivò a destinazione abbastanza velocemente. Una grande porta in legno massiccio la divideva da ciò che, da adesso in poi, sarebbe stata la sua nuova vita. Fece un bel respiro profondo, afferrò tremante la maniglia della porta, e lentamente la aprì. 
   
 
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