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Autore: Simposio    11/10/2016    1 recensioni
In quel momento capì che dietro House c’era un cuore che pulsava, anzi, che ruggiva. E che in realtà il diagnosta non era solo sguardi sarcastici e frecciatine infantili.
E lo contemplò, perdendosi nella realtà di poter sentire quel ruggito e nella consapevolezza della rarità di quel dono.
[...]
"Non credi nell’amore, raggio di sole?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy, Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Contesto generale/vago
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Credi nell'amore, raggio di sole? 

Capitolo 1 



 

“Ben trovato, caro team.” House entrò insieme al suo sarcasmo gettando lo zaino (compagno di una vita, amico fraterno e fidato) su una delle sedie di metallo dell'ufficio di vetro. “Lo sentite anche voi?” Annusò l'aria contraendo i muscoli facciali in una smorfia di disgusto. I tre giovani, povere vittime della sadica follia del loro capo, alzarono gli sguardi dalle cartelle che stavano studiando, confusi, per posarlo su di lui.

“Oh, dai, su, non lo sentite il puzzo dell’amore?” Il medico sottolineò con disgusto la parola, osservando prima Chase e poi Cameron.

“Qualcuno, forse, vuole allietarci con felici nuove?” Continuò sarcastico, mentre il suo solito sorriso ironico gli inaspriva il volto.

“Come lo hai capito?” Chase si arrese subito, lasciando cadere, con un gesto di stizza, la cartella blu che teneva salda nelle mani.

“Mah, sono un veggente, vedo le cose.” House si leccò le labbra, ricercando il sapore del caffè che aveva da poco finito di sorseggiare.

“Ad esempio –guardò  con la coda dell’occhio il corridoio, grazie alle pareti di vetro, –tra poco la Cuddy entrerà, infuriata, qua dentro.” ed alzò tre dita per contare il tempo.

Tre.

Due (e abbassò il primo dito).

Uno (abbassò anche il secondo).

Zero (e anche l’ultimo andò a fare compagnia agli altri).

La porta si spalancò e Lisa Cuddy, donna in carriera, eccellente medico ed egregio direttore sanitario, entrò decisa.

“House, dobbiamo parlare.” Affermò scontrosa indicando la porta dell’ufficio adiacente.

“Avete visto? Sono un veggente.” House finse di compiacersi.

“Questo non dimostra niente, forse ti sfugge che le pareti di quest’ufficio sono trasparenti? Tutti abbiamo visto arrivare la Cuddy.” Chase controbatté calmo. “Come lo hai capito?”

“Oh, avete scoperto il mio trucchetto, ma sarei pronto a scommettere che la biancheria del capo supremo oggi è blu.”

“Non è vero, adesso in ufficio, muoversi.” Le guance della Cuddy presero una pudica sfumatura rossastra.

“Oh, andiamo a vedere?” Sorrise ancora il medico. “Certo, non qui, cosa pensavi? Ci tengo alla mia privacy.” Lo sguardo azzurro annegò in quello verde della donna.

“House, muovi quel culo, in ufficio!” Urlò quasi lei. Quasi, però: Lisa Cuddy non perdeva mai il controllo.

“Oh,” House strascicò le parole infantilmente, “la mammina è allabliata” strofinandosi gli occhi e fingendo di piangere. “Mammina, ma qui stavamo solo parlando d’ammmmore. Sai, due dei miei sottoposti fanno sesso frequentemente ormai.” House guardò nuovamente il suo team soddisfatto. “No, no,” aggiunse riposando lo sguardo sulla Cuddy e notando la confusione in quello di lei, “non i due omaccioni palestrati.” e di nuovo quel sorriso sarcastico “Ma la crocerossina e il surfista australiano. Presumo che lei abbia ceduto per l’eredità.”

“House.” Cuddy utilizzò un tono di rimprovero.

“Ma come, non credi nell’amore, raggio di sole?” Lo zoppo fece una pausa, soffermandosi sul magnifico aspetto del capo, “Oppure vuoi farmi vedere la tua biancheria per constatare la mia vittoria?” Abbassò la voce di un tono, “Va bene, va bene, sei tu il capo.” Alzò le mani sotto lo sguardo irato della Cuddy. “Ti seguo, mammina.”

E insieme si diressero verso la porta di vetro, aprendola ed entrando nell’ufficio.

House si portò subito sulla difensiva “Qualunque cosa abbia fatto, tutto ma non l’ambulatorio.”

“House,” Lisa si voltò affrontandolo e  incastrando ancora una volta il verde e l’azzurro dei loro sguardi “non sono incinta, e non puoi, per nessuna ragione al mondo, scommettere con l’intero ospedale se il sesso del bambino, pargolo che tra le altre cose neppure esiste, sia maschio o femmina.”

“Ma le tue tette, con mia grande gioia, dicono il contrario.”

“Non avrei nessuna ragione di mentire, idiota.”

“Ti dimentichi, raggio di sole, che tutti mentono.”

La Cuddy, seccata, si spostò verso la scrivania piccola e disordinata afferrando saldamente lo schienale della poltroncina che vi stava davanti e, prendendo un respiro profondo per calmarsi.

“Cessa questo circolo illegale di scommesse, oppure io-”

“Oppure tu, cosa? Non lo farò, quelli sono soldi facili.”

“Vuoi la guerra, House? E guerra sia. C’è un convegno, tra due settimane, a Denver-“

“No, no, no, no. I convegni no. Due mesi di ambulatorio, ma i convegni no. Non puoi farmi questo. Farò ritirare le scommesse. Ma il convegno no.”  House si agitò e ingoiò a fatica.

La Cuddy sapeva che i convegni non erano per nulla posti adatti a Gregory House.

“Ottimo,” Sorrise il capo, voltandosi verso la porta mentre la rabbia iniziava a scemare “allora andrò a cercare qualcun-“, ma si fermò notando entrare due uomini in divisa blu che portavano un grande televisore al plasma. Fece nuovamente un respiro profondo, sentendo l’ira rimontare più funesta di prima. “Sbaglio o quello assomiglia molto al nuovo televisore che ho fatto installare nella sala ricreativa del reparto di pediatria?”

House, accorgendosi della situazione, tornò ad essere allarmato, mentre, freneticamente, fece segno ai tecnici di tornare indietro. “Ma no, figurati, era - ehm -, cioè, magari si sono sbagliati.” Si bagnò le labbra sperando che la scusa tenesse.

“Scusi, non è questo l’ufficio del dottor Gregory House?” Chiese confuso uno dei due omaccioni. “Perché ci è stato richiesto di installare la televisione in quell’ufficio.” Continuò.

Idiota, pensò House che avrebbe anche voluto strozzarlo. Se solo non fosse stato tre volte più grande di lui, s’intende.

“Tra due settimane, aeroporto di Princeton, alle dieci in punto. Altrimenti, giuro, te ne pentirai amaramente. Metti in valigia anche uno smoking, ci sarà una serata di gala per beneficenza.”  La Cuddy si diresse, finalmente, verso la porta, dicendo ai due di riportare indietro il televisore e scusandosi per l’inconveniente. “Ah,” Riprese poi, voltandosi un momento “ovviamente, da domani ti voglio vedere in ambulatorio per iniziare i due mesi che mi hai promesso.” e, sorridendo, se ne andò, mentre House, impietrito dalla triste successione dei fatti, guardava il vuoto sussurrando maledizioni.

                                                                  

                                                                              ooo

 

“Foreman, mi presteresti il tuo portafoglio?”  House alzò lo sguardo compiaciuto dal computer.

“Per fare cosa?”

“Una magia, ovviamente.” Lo sguardo del diagnosta era serio, e lo mantenne fisso in quello del suo dipendente, “Sai, Bibidi bobidi bù.” Mosse freneticamente le braccia.

“No, grazie, passo.” Ribatté l’altro medico.

“Ti dimentichi che io sono il tuo capo, e che potrei licenziarti.”

“Credo che, per una volta, rischierò.”

Prima che House potesse rispondere in qualsiasi modo, la porta si aprì.

Wilson entrò seguito da un ometto basso e tondeggiante, calvo, ma ben vestito, con un ampio sorriso a ornargli il volto.

“Questo signore ti cercava.” Disse James.

“Luigi!” Esclamò House alzandosi e raggiungendo l’uomo.

“Gregory!” rispose l’altro cercando di abbracciarlo. “È passato davvero molto tempo, sapevo che saresti diventato medico.”

“Trovo in forma anche te, grazie di essere venuto con questa tempestività, mi serviva proprio il tuo aiuto.” House si allontanò dalle corti braccia dell’altro.

“House?” Chiese Wilson stupito dall’affetto.

“Oh, che sbadato, Luigi, ti presento Wilson e il mio team. Team e Wilson, vi presento Luigi.”

Chase, Foreman e Cameron salutano educatamente, Wilson era ancora estremamente confuso.

“Luigi, -House sorrise -è qui per aiutarmi: è un sarto, ed è anche un vecchio amico. Abitava nella città dove ho passato la mia fanciullezza, e, quando ancora ero un piccolo adolescente viziato e brufoloso, gli ho salvato la vita- indovinate un po’? Grazie ad una mia brillante diagnosi: saturnismo. Intossicazione acuta.”

“Un genio, un genio, ragazzi miei. Nessuno l’aveva capito.”

“Effettivamente, i medici del luogo non erano molto svegli, no.”

“Ma a cosa ti serve un sarto?” Chiese Cameron incuriosita.

“Beh, ad arredare questo studio, no? Idiota, ovviamente deve modificare un vestito e anche molto velocemente, dato che manca pochissimo al galà di beneficenza cui devo partecipare.”

“In quale casinò si terrà?” Domandò ironico Wilson.

“Jimmy, non ti fidi di me? Va pure a chiederlo alla Cuddy. Denver, tra due settimane, convegno su non-so-bene-cosa e neppure mi interessa, serata di gala.”

“Tu che partecipi ad un convegno? Sarebbe stato più credibile se ci avessi detto che ti saresti sottoposto ad un intervento per cambiare sesso.”  Wilson rise.

House, però, rimase serio.

“Tutti mentono, House.” Affermò, forse un po’ insicuro, ancora Wilson.

“Ma io non mento mai.” E, dicendo questo, House invitò il sarto a entrare nell’ufficio adiacente, seguendolo.

Wilson, intanto, dopo aver lanciato un’occhiata preoccupata ai tre medici seduti intorno al lungo tavolo di vetro, si precipitò fuori diretto verso l’ufficio della Cuddy.



A.A.:

Salve, io sono Simposio e sono qui a scrivere cose estremamente fluffose e romantiche sulla regina delle mie OTP, perché, diciamocelo, la Huddy o si ama o si ama.
Ad ogni modo, è la prima volta che scrivo in questo fandom, e mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni.
La storia è già finita, devo solo dividerla un po' meglio in capitoli, in quanto inizialmente era destinata ad essere una OS ma poi la situazione mi è leggermente sfuggita di mano, ma, non preoccupatevi, non è troppo lunga!
Un abbraccio.

Simposio      

 
     

 

  
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