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Autore: la luna nera    14/10/2016    8 recensioni
Rovistare nei vecchi bauli può riservare delle sorprese. Fra biancheria d'altri tempi e gioielli meravigliosi, Maddy e Alyssa trovano un sacchetto contenente due orologi da taschino dall'apparenza innocua. Ma si sa, sono proprio gli oggetti più anonimi a nascondere sorprese e le due ragazze lo scopriranno di persona, trascinando nell'avventura che stanno per vivere anche Jordan che invece ha ben altri grattacapi a cui pensare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Se la mia teoria è esatta dovremmo essere sempre nel passato ma in un’epoca più vicina alla nostra.” Jordan sussurrò queste parole nell’orecchio di Alyssa tenendo gli occhi chiusi non appena ebbe la certezza di posare i piedi per terra.
“Niente alieni in giro?”
“No, non ci sono più quei due suonati.”
“Sicuro?”
“E c’è il faraone figo?”
“No, non c’è neanche lui…. Che poi, come puoi dire ancora che è figo quando sai che pure lui è un alieno e che ha tentato di farci fuori?!”
Fece una breve pausa.
“Comunque….Ti rendi conto di cosa abbiamo scoperto?” Jordan ancora ci pensava. “Quelle strampalate teorie degli antichi astronauti sono vere, ma nessuno dei nostri contemporanei lo sa. Siamo gli unici ad averli visti e….”
“E sono ben felice di essere fuggita! Hai realizzato si o no che quelli volevano incenerici?!”
“Ah, lasciamo stare. Sei ottusa tanto quanto mia sorella!”
Gli rispose con una linguaccia. “Stronzo.”
Poi calarono alcuni secondi di silenzio durante i quali iniziarono ad osservare la campagna circostante.
“Dove siamo finiti?”
“Sicuramente non ci troviamo più in Egitto, non vedo nessuno nei paraggi.”
“Beh, lo credo bene! Cosa vuoi vedere con questa nebbia?”
Si guardarono attorno. “Il problema è che non riesco a capire dove siamo e soprattutto in quale epoca.”
“Che ora segnano le lancette?”
Jordan aprì l’orologio. “Le tre e quaranta.” Osservò di nuovo quel luogo. “Azzarderei che siamo nel Basso Medio Evo.”
Lei si allontanò di qualche passo. “Dagli abiti che indossi sembri proprio un cavaliere di altri tempi.”
“E tu una di quelle damigelle messe in palio nei tornei.” Si lasciò scappare una risata nel vedere Alyssa con indosso quel lungo abito com’era d’uso per le donne prima dell’anno mille. “Sei ridicola.”
“E tu sei di nuovo uno stronzo.”Incrociò le braccia e provò a muovere qualche passo per quel prato sconosciuto e colmo di umidità ma inciampò rovinosamente sulla lunga gonna finendo a  terra.
“Mi correggo, non sei ridicola: sei irrecuperabile.” Continuava a sfotterla mentre le dava una mano a rimettersi in piedi.
Lei non rispose, lo spintonò, raccolse la lunga gonna fra le mani e se ne andò visibilmente scocciata.
“Ehi! Dove vai?” La rincorse. “Aspettami!”
Ma quella non gli diede ascolto continuando a camminare senza una meta ben precisa, guidata solo dall’impulso di allontanarsi da Jordan perché non notasse la sua faccia rigata dalle lacrime. Raggiunse uno specchio d’acqua grazie al quale poté lavarsi il viso tentando di cancellare quella rabbia e tornare lucida.
“Che c’è? Ti sei offesa?” Si sedette accanto a lei.
“Tu prega perché questo peregrinare nella storia abbia fine alla svelta perché non ce la faccio più. Non ti sopporto più!”
“Per una battutina innocente?”
Già, peccato che quella battutina innocente le era stata regalata dal ragazzo che amava da tempo e che in lei non vedeva altro che l’amica pasticciona della sorella. Si alzò e mosse qualche altro passo: fu allora che notò la sagoma di un insediamento umano, forse un castello o un monastero o meglio ancora un borgo fortificato. Poco dopo un timido raggio di sole fece dissolvere la fitta nebbia che avvolgeva quelle campagne e videro così un gruppo di uomini a cavallo uscire dalla porta di quel villaggio, se quello era.
“Vieni.” Jordan la prese per mano e cercarono un sentiero per raggiungere quel lembo di civiltà. “Andiamo laggiù, potremmo capire dove siamo.”
Alyssa si lasciò guidare in silenzio.
 
Giunsero presso quello che riconobbero come un borgo fortificato al centro del quale svettavano maestose le guglie di un castello.
“Sono sicuro di aver già visto quel vessillo in qualche libro.” Jordan aveva notato alcuni stemmi nei vessilli appunto che stavano appesi ovunque. “Se solo ricordassi qualcosa in più potrei capire dove siamo e in quale epoca ci troviamo.”
Notarono poco dopo un gruppo di cavalieri che, in sella ai loro destrieri, si dirigevano verso le lande poco distanti che, a prima vista, sembravano allestite per ospitare una di quelle giostre medievali spesso organizzate nelle rievocazioni storiche. Dietro di essi uscirono altri soldati a piedi, tutti ben bardati, poi a bordo di portantine scorsero alcune figure femminili. Di nuovo quella sorta di processione continuò ed uscì quello che con ogni probabilità era il sovrano di quelle terre: un uomo dallo sguardo fiero e dai lineamenti nobili, con lunghi capelli biondi così come lo erano la barba e i baffi che portava. Sulla testa brillava una corona e indossava abiti preziosissimi, un lungo mantello che andava a coprire gran parte della parte posteriore del cavallo su cui sedeva. Sul petto brillava un medaglione sicuramente d’oro su cui scorse la figura di una spada infilzata in una roccia.
“Quello è il leggendario Re Artù.” Mormorò Jordan.
“Ne sei sicuro?”
“Si. E questo significa che siamo nel mitico regno di Camelot, nell’antica Britannia prima dell’anno mille.” Sentenziò il ragazzo. Aveva sempre ritenuto una semplice leggenda l’esistenza di Artù, ma i fatti cui stava assistendo lo avevano di nuovo smentito esattamente come prima si era ricreduto sull’origine delle piramidi. “Osserva il medaglione che porta al collo: secondo la leggenda lui è salito al trono estraendo la spada dalla roccia in cui era conficcata rivelandosi come predestinato al trono.”
“E quella bella signora dev’essere la regina Ginevra.” Alyssa indicò la bellissima donna sul cavallo bianco che seguiva quello del sovrano.
“Credo di si. Com’è che la conosci?”
“Ho visto il film del suo amore clandestino con Lancillotto.”
Roteò gli occhi. “Per un attimo ho creduto che avessi sfogliato qualche libro di storia.”
Gli rispose con una linguaccia.
“E quella chi è?” L’attenzione di Jordan si era focalizzata su una delle damigelle che accompagnavano la regina. “Donzella interessante. Tu aspettami qui e non muoverti.”
“Dove vai?!” Alyssa si trovò sola fra quelle genti sconosciute, mentre il ragazzo si era intrufolato fra i cavalieri e i cortigiani che accompagnavano il corteo reale.
Jordan si era portato presso gli spalti su cui si stavano accomodando i sovrani, i nobili e la corte per assistere alla giostra cavalleresca che stava per prendere il via. Dodici cavalieri dall’aspetto fiero e coraggioso stavano ai lati del re e della regina, agli occhi di Alyssa apparve subito quello che era Lancillotto: bellissimo davvero, prode ed aitante, molto più dello stesso sovrano, alto e dotato di un corpo statuario ben intuibile nonostante l’armatura. Vegliava sull’amata Ginevra come un’ombra dietro la quale si nascondeva per evitare che il re, a cui era legato da una profondissima amicizia, si accorgesse del sentimento assolutamente proibito che lo legava alla sua regina. Più in disparte la ragazza scorse un uomo anziano dalla lunga barba bianca ed ebbe la sensazione di essere da lui osservata in modo costante. Poi c’erano le damigelle, fra cui quella che aveva folgorato Jordan. Un araldo lesse al popolo l’annuncio con cui si dava il via alla giostra, invitando i cavalieri a scendere nel campo per dare inizio allo spettacolo. Con sua somma sorpresa Alyssa scorse Jordan accodato a coloro che stavano per partecipare al torneo. Aveva scelto il cavaliere che portava i colori della fascinosa damigella e non aveva bisogno di troppa immaginazione per capirne il motivo. Alzò gli occhi al cielo roteandoli vistosamente e tentò di avvicinarsi quanto più possibile al campo del torneo, aveva la vaga sensazione che ben presto Jordan si sarebbe cacciato nei guai.
“Ehi, mi vuoi spiegare cosa ti salta in mente?” Bisbigliò all’orecchio del ragazzo dopo averlo afferrato per un braccio.
“Semplice: voglio conquistare il favore della gentil donzella.”
“Combattendo con i suoi colori? Oh, ma quanto sei audace!” Lo schernì. “Tu non hai la minima idea di come si svolgano queste giostre!”
“Ti ricordo che io conosco la storia molto più di te.”
“E quindi?”
“Stai a vedere, mi batterò con audacia e conquisterò il cuore della bella damigella.” Afferrò lancia e scudo riportandosi presso gli altri cavalieri che non si erano minimamente curati di lui, considerandolo uno di loro sin dal primo istante in cui si era unito al corteo.
Lei si vide quindi costretta a restare con le mani in mano fra la folla festante che iniziava ad incitare i propri beniamini. Sperava ardentemente che quella pazzia non procurasse danni irreparabili, non aveva la minima idea delle conseguenze a cui potevano andare incontro nella situazione assurda che stavano vivendo. Si mise in un angolo in attesa dell’inizio del torneo: i primi cavalieri si accingevano ad infilare il piccolo anello posto in alto con la loro lancia galoppando valorosamente in sella ai loro destrieri pesantemente bardati con fronzoli e pennacchi. Jordan non prese parte a quella prima esibizione, fu relegato a porgere le lance a quelli che invece dovevano partecipare attivamente, non aveva l’aria troppo entusiasta, non desiderava affatto restare in disparte e limitarsi solo a lanciare occhiate piuttosto esplicite alla ragazza, la quale aveva notato il suo comportamento e pareva gradire quelle attenzioni ricambiando con sorrisi luminosi e sfuggenti. Forse fu proprio questo a spingerlo a fare quello che non avrebbe mai dovuto fare: si portò dietro il palco e di proposito rivolse la parola alla ragazza manifestandole apertamente di voler combattere coi suoi colori per lei.
“Milady, posso avere l’alto onore di conoscere il vostro nome?”
Quella si limitò a scostare lievemente la testa guardandolo appena. “Il mio nome, mio prode cavaliere, è Rowanne.”
“Combatterò per voi, Lady Rowanne. Vi dimostrerò il mio coraggio perché voi possiate essere fiero di me.”
Lei, per niente impressionata, riportò l’attenzione su quanto stava accadendo davanti agli spalti, applaudendo per l’ultimo colpo messo a segno nel torneo.
Jordan, ben gonfio di orgoglio, si accinse a tornare con gli altri cavalieri ma la strada gli fu sbarrata da una persona di sua conoscenza.
“Quanto deve andare avanti questa pagliacciata?”
“Sparisci Alyssa.” Tentò di proseguire.
“No! Io non mi muovo di qui. Sai benissimo che è pericoloso mettersi a gareggiare con questi cavalieri addestrati alle giostre. Tu non hai mai fatto niente di simile, rischieresti troppo!”
“Oh, che paura! Sto tremando come un coniglio!” Mimò il verso dell’animale citato. “Cosa vuoi che accada? Ho lancia, scudo e coraggio da vendere! Senza contare il sorriso di Lady Rowanne, il mio portafortuna.”
“Jordan, basta dire stronzate. Dobbiamo trovare tua sorella, l’hai dimenticato?” Gli mostrò l’orologio.
E lui con un gesto improvviso se ne impossessò. “Questo lo prendo io.”
“Imbecille!”
“Ah, zitta tu! Adesso tengo io le redini: ora vado, vinco il torneo e con esso le grazie della meravigliosa Rowanne e poi ripartiamo.” Si allontanò. “Fammi l’ “in bocca al lupo”… anche se non ne avrò bisogno.”
“Imbecille! Ecco il mio in bocca al lupo!”
Possibile che nessuno fosse capace di fermarlo?!
“State tranquilla mia cara. Ognuno ha quel che si merita e noi saremo qui a fare ciò che ci sarà chiesto.”
La ragazza si voltò. “E voi chi siete?”
 
 
 








Buon venerdì!
Ho deciso di aggiornare oggi come segno di gratitudine verso i pochi ma meravigliosi lettori e recensori di questa storia. Il capitolo era pronto e non ho voluto farvi attendere oltre, spero vi sia piaciuto così come continui a piacervi la storia. Perché i guai stanno per iniziare…..
 
Siamo nell’epoca di Re Artù, nel leggendario Regno di Camelot che viene oggi identificato con la località inglese di Glastonbury. Ma in Italia e per la precisione in provincia di Siena esiste qualcosa di molto simile. In località San Galgano, c'è una splendida abbazia senza tetto e una vera spada nella roccia.
 
Vi auguro un buon fine settimana
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
 

 
  
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