Serie TV > Law & Order
Ricorda la storia  |      
Autore: HP_Profiler M 7    14/10/2016    1 recensioni
One Shot sull'episodio 16x07.
Una giovane criminologa, divenuta per tutta la squadra ormai di casa e benvoluta da tutti perché spesso le vengono richieste consulenze sui casi, entra in una stanza con il detective Dominick Carrisi e il pedofilo catturato per far rilasciare a quest'ultimo le impronte digitali.
A separarli dal resto della squadra il vetro a specchio.
Ma lei non ha idea di quello che sta per accadere.
Della reazione del Detective Carrisi, sempre tranquillo e moderato, all'ennesima lamentela del pedofilo. Non ha idea delle verità che si ritroverà a scoprire in quella sala.
Non ha idea di una parte di sé.
E di una parte del Detective Carrisi.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

<< Mi sta facendo male! Sono un dentista, le mie mani mi servono! >> disse quel bastardo, cercando bruscamente di sottrarre, sempre e comunque così pieno di sé, la mano dalla salda presa di Dominick.
<< Cosa fa più male? Questo o quello che hai fatto alla ragazzina?! >> 
E mentre glielo diceva, gli torse le dita, con uno sguardo gelido, che mai gli avevo visto.
<< Dominick. >>
Questo caso lo aveva provato oltremodo, gli altri mi raccontavano che tutti i casi di questo tipo lo turbavano, ma questo lo aveva proprio sconvolto.
L'uomo torse convulsamente la spalla, gemendo.
Dominick era molto più forte anche di quel che sembrava.
<< Dominick, fermati! >>
Era strano vederlo in quelle condizioni: normalmente era sempre così moderato, controllato, gentile.
E stava cominciando a diventare sempre più viola dalla rabbia in viso.
Non osavo immaginare cosa gli avrebbe fatto se solo avesse potuto.
<< Dominick, basta! >>
Ma sembrava non sentirmi.
Continuava a torcergli lentamente la mano.
<< Dominick, fermo! >>
Il viso dell'uomo era paonazzo per il dolore. Dominick non si arrestava, senza dire una parola. Quella determinazione, così violenta mi spaventó. Gli afferrai il braccio, il muscolo contratto sotto la camicia.
<< Ti prego, fermati. >>
Al tremore della mia voce piegó il labbro inferiore in una smorfia di sofferenza. Ma non si fermó.
I suoi occhi luccicavano, il suo viso sempre piú rosso.
L'uomo era completamente piegato sulla scrivania ora.
Lo sguardo del detective sempre più febbrile.
A quel punto gli piantai con decisione una manata contro il petto, mentre con l'altra mano lo staccavo dal polso del pedofilo.
<< Basta! >>
Afferrai l'uomo per la camicia e lo spinsi fuori dalla saletta, sbattendo la porta.
<< Occupatevene voi! >>

Lui, sempre cosí raziocinante, era esploso così?

Rientrai nella stanza. Il detective con la schiena al muro, le mani a nascondergli il viso, tra i capelli grigi. Si intravedevano le guance, rosse, e nonostante cercasse di nasconderlo, un singhiozzo gli scosse il petto, facendolo sussultare. 

Qualcosa si contorceva nel mio stomaco.
Allungai le dita verso la parte del braccio scoperta dalla camicia, cercando di penetrare quella strana, invisibile barriera di disperazione che si era creata, ma non appena lo sfiorai, velocemente allontanó le mani dal viso.
<< Quella bambina! >> urló con gli occhi al cielo. 
<< Era solo una bambina! Una bambina innocente, indifesa! E lui ne ha approfittato! >>
Il nodo allo stomaco si stringeva sempre di piú.
<< Calmati! >>
<< Come possono esistere persone così? Ne abbiamo catturato uno... Ma tutti gli altri? Come posso fermarli tutti? Come posso lasciare che la passino liscia! >>
E continuò ad urlare, urlare ed urlare.
Da psicologa, avrei dovuto gridare più forte di lui, rimproverarlo, per riuscire a calmarlo. 

<< Dom! >>

Ma con lui non ci riuscivo. Con lui non non riuscivo ad essere fredda e razionale. 

<< Dominick! >>

Infine capii.
Capii che quella bambina non era l'unica persona che aveva subito tali orrori per la quale piangeva.
Avrei voluto non capirlo.
Avrei voluto che non fosse mai successo.
Avrei voluto un pugno da mozzare il fiato ma non quella consapevolezza.

Vedevo solo quelle braccia che si stringevano attorno alla sua nuca, le palpebre che si strizzavano, lasciando scendere lacrime a fiotti sulle sue guance arrossate.
Non riuscivo quasi più a parlare per la stretta alla gola che sentivo.

<< Dom... >>

Continuava a gridare, imperterrito.
Come poteva pensare di essere la causa di tutti i mali del mondo, lui, con la sensibilitá che si ritrovava, solo perché non poteva fermarli tutti?
Come aveva la forza di fare quel lavoro, di tirare avanti, di essere la persona che era, dopo tutto quello che aveva subito?

<< Dominick.... Fermati.... >>

La mia voce si spezzó.

Se avessi dovuto continuare a osservare tutta quella sofferenza, lo sguardo di chi non regge più, di chi si sente impotente, di chi si vergogna cosí tanto di sé.
Penso che sarei svenuta per i dolori, per il malessere. Aveva ceduto, alla fine. Nonostante la maschera che si era creato, nonostante il fatto che fosse riuscito a rialzarsi, alla fine aveva ceduto.

Corsi di fronte a lui, che continuava a sfuggirmi.

<< Dominick! >>
Lui alzó gli occhi al cielo, e quando stava per ricominciare a parlare velocemente presi le sue guance tra le mie dita e lo tirai giú, delicatamente ma con decisione, verso di me, e arrestai il suo dolore con le mie labbra. Appoggiai le mie sulle sue, lo baciai senza mai staccarmi, il suo viso era bollente, il respiro affannoso, avvertii le sue lacrime sulle mie guance. 
Era assolutamente inerme, non rispondeva al bacio, le sue braccia erano distanti, ma non si sottraeva.
Voleva essere cullato dal mio amore, non voleva e non aveva la forza di reagire. Indifeso.
Dopo un po', come se solo allora si fosse rendendo conto pienamente di ciò che stava accadendo, mi accarezzó le guance teneramente. Asciugó con i pollici le lacrime che mi avevano bagnato il viso e rispose dolcemente al bacio.
Con una mano prese ad accarezzarmi i capelli mentre con l'altra, posizionandola sulla mia schiena, mi attiró a sé.
Percepii il vigore del suo petto e delle sue braccia, dentro le quali, data la differenza di dimensioni, praticamente scomparivo. Il suo respiro si regolarizzava a poco a poco.
Continuó quel bacio come fosse la sua unica speranza di salvezza, l'unica cosa su cui poteva contare, l'unica cosa che poteva fare per sottrarsi alla morte, allo spegnimento del suo cuore, con un disperato coinvolgimento.
E lui, a sua volta, era la mia salvezza.
La salvezza da tutto lo squallore e la malvagitá del mondo, lui, che in mezzo a tutte le fredde menti calcolatrici riusciva ancora ad essere una persona dolce e sensibile, con i suoi momenti di "debolezza", che aveva l'intelligenza di rendersi conto che in quei momenti l'unico appiglio é l'amore.
E questo ce lo comunicammo nel calore di quel bacio.

Mi strinse di piú a sé, mai avuta dichiarazione d'amore più bella in vita mia.

Ci staccammo solo quando non potemmo più respirare. I nasi incollati, gli occhi negli occhi.
Non aveva più tutta quella sofferenza nello sguardo. 
Gli sorrisi. E lui ricambió. 
Lo abbracciai, accarezzandogli la nuca, permettendogli di affondare la testa nella mia spalla. Mi cinse la vita con le braccia e poi prese ad accarezzarmi la schiena. Sentivo il suo respiro caldo sul collo, la sua pelle morbida contro la mia.
Chiusi gli occhi con la testa accoccolata lateralmente sul suo collo. Avrei sostato in quell'abbraccio tutta la vita, se solo avessi potuto.
Dopo una quantità imprecisata di tempo, prese il mio viso con una delicatezza di cui mai avrei creduto capace un corpo cosí forte e mi bació con dolcezza, facendo scivolare le sue labbra sulle mie.
Perché il mondo non poteva fermarsi in quel momento?
Poi, tenendogli il viso, presi a baciarlo sulle guance, vicino alla bocca, sul naso e sulle palpebre.
Si prese le coccole chiudendo gli occhi, faceva quasi le fusa, facendo scivolare nuovamente le braccia sulla mia schiena.

Non ho idea di quanto restammo nella saletta, solo che ad un certo punto ci ricordammo che i colleghi erano fuori dal vetro, specchio per chi era all'interno, trasparente per chi era all'esterno.
Avevamo dato spettacolo.
Diamine!
Come l'avrebbero presa i superiori?
Poche cose nella mia vita furono così difficili come sciogliersi da quell'abbraccio. Anche per lui, che non mi lasció la mano.
Un ultimo bacio e, facendo a gara a chi fosse più imbarazzato, uscimmo fuori.

Casualmente, all'improvviso tutti gli agenti fuori distolsero all'unisono lo sguardo dal vetro, chi grattandosi la testa, chi guardando il soffitto...
Ma infine gli sguardi si incrociarono e scoppiammo tutti a ridere.
Un'agente mi prese in giro:               << Nuove rivoluzionarie tecniche della psicologia? >>
Non potei fare a meno di arrossire, ma risi comunque.
Guardai Dominick, che aveva assunto una delicata tonalitá di glicine. Mi stringeva la mano, col sorriso imbarazzato del più timido dei bambini.
E non potei fare a meno che schioccargli un piccolo bacio sulla guancia. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Law & Order / Vai alla pagina dell'autore: HP_Profiler M 7