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Autore: Erica K Lovett    14/10/2016    0 recensioni
se davvero può sbocciare un fiore in mezzo ad un campo arido perché tenerlo nascosto? Cosa può spingere un uomo a diventare ciò che é realmente ma che teneva sepolto? Forse prendere il volo senza le ali é possibile e il signor Ghillians sta per scoprirlo
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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....e poi il signor Ghillians prese il volo
Il signor Ghillians aveva sempre seguito le regole.
Era sempre andato a lavorare vestito di tutto punto, con giacca e cravatta e aveva sempre svolto con diligenza i compiti che gli venivano assegnati.
Il signor Ghillians aveva anche un nome, ovviamente, ed era Paul, ma se ne vergognava a tal punto che si faceva chiamare persino dalla moglie signor Ghillians.
Paul era sempre stato taciturno, burbero e poco socievole ma sotto quel aspetto spigoloso e mite si celava un uomo diligente, che impiegava passione in ciò che faceva.
Persino da giovane era sempre stato come roccia al sole.
La moglie lo aveva sposato per sbaglio, essendo ubriaca, credendo di essersi maritata con Brad Pitt.
Josephine Ghillians, moglie di Paul, si era rassegnata allegramente al bizzarro equivoco matrimoniale e aveva acconsentito a trascorrere la propria vita accanto al burbero signor Ghillians; del resto, pur essendo cocciuto come una tartaruga incarognita, Paul aiutava sempre la moglie nelle faccende di casa.
Certo, pareva un manichino quando puliva le stoviglie e non era dotato della stessa grazia che possedeva la moglie nello svolgere compiti domestici, ma era di sicuro un bravo marito.
La paffuta signora Ghillians era la tipica contadina allegra, sempre sorridente, che traeva gioia dalle piccole cose della vita, ma pur avendo il carattere spensierato di una bambina aveva sempre desiderato avere un figlio tutto suo.
Purtroppo per cause di forza maggiore, Josephine non aveva potuto generare figli, così per ovviare al problema il signor Ghillians le regalò una adorabile cagnolina pelosa.
La signora Ghillians chiamò la cagnolina Olivette, perché le ricordava una minuscola oliva abbaiante.
Olivette era una cagnolina curiosa e irrequieta e amava mordere le assi di legno...e questo le aveva causato la perdita di due denti, ma la mordacia e la sua vivacità non riuscivano a placare il vuoto di affetto di Josephine, così, questa volta riuscendo nell'intento, il signor Ghillians adottò un bambino africano di nome Mungult.
Josephine Ghillians non era mai stata più felice e arrivò persino a dire che Brad Pitt a confronto con suo marito era una mezza cartuccia. Mungult era un ragazzino furbo, educato e, data la sua esile corporatura, molto agile.
Josephine lo chiamava "Mungult, l'angelo della casa" e ogni giorno pregava il cielo che quel ragazzo rimanesse sempre con lei.
Mungult passava le giornate giocando con Olivette, aiutando mama Jiò, come lui definiva Josephine, e guardando segretamente dalla fessura il signor Ghillians...e dietro quello spiraglio da cui passava una luce soffusa, ogni notte, Paul Ghillians dava vita ad un sogno in miniatura.
Il modellino di una mongolfiera aspettava di essere finito per prendere il volo dalla finestra che si trovava proprio di fronte alla scrivania del signor Ghillians.
Paul aveva sempre sognato volare, sarebbe stato davvero divertente vedere un uomo in giacca e cravatta librarsi nell'aria libero come un fringuello.
Grazie a quel modellino Paul poteva viaggiare indisturbato, nel cielo della sua mente, senza vergognarsi dell'inusuale passatempo, e addormentarsi sereno tornando, la mattina dopo, ad essere lo stesso burbero e taciturno signor Ghillians di sempre.
Ma se davvero può sbocciare un fiore in mezzo ad un campo arido perché tenerlo nascosto?
Una tiepida sera di primavera il signor Ghillians era immerso tra i suoi pensieri, e aveva ultimato il modellino poche ore prima e non rimaneva altro da fare che dargli vita nella sua immaginazione.
La piccola mongolfiera pareva fragile e pronta a spezzarsi al primo soffio.
-Ciao signor Paul, mama Jiò ti aspetta per la cena- la voce di Mungult, limpida e acuta, fece riapprodare il signor Ghillians sulla terra ferma. Paul annuì con un cenno del capo e Mungult corse a piedi nudi dalla signora Ghillians.
-Mungult é proprio un bravo bambino, un vero ometto, oggi mi ha aiutato col bucato e ha messo in ordine tutta la casa- Josephine si sentiva una vera mamma quando elogiava il suo angioletto.
-Ti voglio bene mama Jiò- disse il ragazzo correndo dalla paffuta donna e stringendola.
Il volto del piccolo scomparve in mezzo all'enorme seno di Josephine, ma questo non limitò l'abbraccio.
-Potrebbe un cioccolatino essere più dolce?- chiese la signora Ghillians al marito.
Lui guardò la moglie goffamente stretta al piccolo e accennò un sorriso.
Il signor Ghillians andò a letto, sollevato dalla scena di affetto famigliare.
-Buonanotte signor Ghillians, certamente la mongolfiera prenderà il volo e sarà libera per sempre di volare- il ragazzino sparì nell'oscurità del corridoio.
Quella notte la luna sembrava più vicina ed i suoi raggi argentei illuminavano il modellino come se da un momento all'altro quella pallida lucepotesse dare vita alla mongolfiera.
La mattina seguente il signor Ghillians si recò al lavoro puntualmente come sempre.
Si sedette alla postazione numero 21 come ormai faceva da più di trent'anni e tirò un sospiro di sollievo.
Come ogni mese il datore di lavoro veniva a controllare gli impiegati e le postazioni.
Era un uomo esigente e senza scrupoli e vedeva gli impiegati come numeri, numeri che dovevano produrre altri numeri all'infinito.
La scrivania del signor Ghillians era immacolata, ogni carta era al suo posto, ogni oggetto in ordine. Il collega della scrivania accanto, il nuovo arrivato, era disperato perché il suo primo giorno di lavoro sarebbe stato licenziato a causa della postazione in disordine e il signor Ghillians sapeva bene che non c'era da scherzare con il capo.
Nessuno si mosse per aiutare il giovane, tutti erano fermi e immobili come statue.
Il signor Ghillians li guardò tutti, uno ad uno, seri, impassibili, ad eccezione del nuovo collega.
Ecco cos'era diventato e cosa era sempre stato, una macchina calcolatrice...capì come lo avevano sempre trattato, come un robot privo di vita, come un numero.
Davanti a tutti quei volti finti, a quelle statue umane Paul scoppiò a ridere.
Una risata contenuta, divertita e sincera invase anche l'animo dell'ormai nuovo signor Ghillians.
Il capo, divorato dalla furia per quel comportamento, con un dito indicò la porta senza staccare gli occhi da Paul.
Il signor Ghillians, un uomo di cinquant'anni in giacca e cravatta, non smise di ridere come un bambino.
Il datore di lavoro sempre più irritato diventò paonazzo e incrociò le braccia in segno di sdegno.
Paul agì fulmineamente: tirò un pugno al suo capo.
L'uomo paonazzo venne colpito dritto in un occhio e proprio mentre stava per sferrare un contraccolpo assistette ad una scena che non avrebbe mai più visto.
Paul Ghillians, diligente lavoratore al sesto piano di un grattacielo, prese la rincorsa e si buttò contro il vetro dell'ufficio, frantumandolo.
I colleghi corsero alla vetrata aspettandosi di vedere il corpo del ridente numero 21 sull'asfalto della strada, ma Paul stava volteggiando in aria come un fringuello.
In quello stesso momento il modellino sparì nel limpido cielo primaverile e proprio come la mongolfiera anche il signor Ghillians prese il volo.
   
 
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