Capitolo sedici
Charlie era furiosa: per prima cosa, Crystal non l'aveva portata da suo padre, ma in un luogo che, seppur meraviglioso, era sperduto chissà dove. In più, la ragazza aveva passato gli ultimi due giorni stesa su un lettino, più addormentata che sveglia, perchè gli abitanti dell'allegra cittadina del nulla la stava aiutando a far accettare al proprio corpo la mutazione genetica. Quando finalmente la mattina del terzo giorno le fu permesso di alzarsi, Charlie si infuriò di nuovo perchè sua madre non si vedeva da nessuna parte, e che lei sapesse solo Crystal sapeva dove si trovava Tony.
- La vedrai molto presto - le promise il ragazzo che le era stato assegnato.
- Ma davvero? - disse sarcastica Charlie, girandosi a guardarlo: era alto, con i capelli neri e la pelle abbronzata. - Si degnerà addirittura di dirmi dove sono? E perchè non sono da mio padre? - chiese, arrabbiata. Era al limite.
- Non hai bisogno di lei per questo - affermò il ragazzo, poi le indicò la porta - Vieni qui fuori, ti spiegherò tutto - . Charlie lo seguì all'aperto, il vento fresco la fece rinascere. Si sentì subito meglio.
- Allora? Dove sono? Perchè mi avete portata qui e non da mio padre? - chiese subito la ragazza.
- Questo luogo si chiama " Aldilà"... è il posto più sicuro per noi, per te.. qui impariamo a controllarci - spiegò il ragazzo, e il suo tono pacato rassicurò un po' Charlie.
- Quindi mia madre mi ha portata qui così posso imparare a controllarmi? - incrociò le braccia al petto la ragazza, faticando ad immaginare Crystal fare qualcosa di così gentile e utile.
- Esatto - affermò il ragazzo.
- Senti - disse Charlie - ho un mucchio di tempo per imparare a controllarmi, ma mio padre ha bisogno di me adesso -. Il ragazzo annuì.
- E ti porteremo da lui... ma è essenziale che prima impari a controllare i tuoi nuovi poteri, a conviverci, a controllarli.. o saranno loro a controllare te, e non serve che ti dica che catastrofe sarebbe - le fece notare, e Charlie lo odiò per quanta ragione aveva. Sbuffò e si sedette per terra a braccia incrociate.
- Ok, cominciamo - affermò. Il ragazzo rimase un attimo spaesato.
- Va.. va bene - si riprese. - Comunque io sono Jack - si presentò.
- Charlie - ricambiò la ragazza alzandosi. Jack sorrise.
- Lo so... tua madre ci ha parlato molto di te - affermò. Fu il turno di Charlie ad essere spaesata.
- Davvero? - chiese.
- Si, ti vuole molto bene - rispose il ragazzo. Charlie sospirò, poi scosse la testa e decise di non pensare a Crystal.
Passarono tutto il pomeriggio insieme, con Jack che invitava Charlie a chiudere gli occhi e trovare il suo potere dentro di lei. La sera, finalmente, la ragazza aveva capito come teletrasportarsi a comando. Beh, più o meno... Una volta era finita sul tetto della casa di fronte a loro, quando avrebbe dovuto spostarsi solo di qualche metro, ma questi erano dettagli!
A fine giornata, Charlie era sfinita e aveva un mal di testa martellante, ma era piena di soddisfazione. Per non parlare del fatto che era ben determinata a imparare in fretta ad usare i suoi poteri per andare a salvare suo padre! Stava facedo tutto questo per lui, ne sentiva la mancanza ogni giorno di più, ma sapere di star facendo qualcosa che le avrebbe permesso di aiutarlo la faceva sentire molto meglio.