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Autore: _AsunaRebi_    16/10/2016    1 recensioni
[Eldarya]
[Eldarya]
Storia ispirata al gioco otome Eldarya, vista dal punto di vista del mio personaggio!
La storia segue quella principale, ma ho modificato le vicende, rendendola particolare e più "mia".
Lasciate un commentino!
Spero vi piaccia❤️
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che stracacchio è appena successo?
Ero rimasta seduta a terra circondata da quei dannati funghetti per qualche minuto.
Non sapevo cosa fare, ne' cosa pensare.
Ero lì, seduta a fissare il vuoto con occhi vitrei.

E mo?

Sentii freddo ai piedi.
Non avevo più gli stivaletti e neppure la busta della spesa che avevo in mano.
Non appena mi ripresi dallo shock iniziale ruotai lo sguardo intorno a me.
La foresta che mi circondava aveva qualche cosa di strano.
Gli alberi avevano tronchi alti, fin troppo alti. E di un verde troppo acceso per essere vegetazione comune.
Anche la disposizione degli alberi era diversa da quella del bosco in cui ero andata dopo aver fatto la spesa.
La flora era molto più fitta di come l'avevo lasciata e quando avevo posato lo sguardo ai piedi dell'albero più vicino a me, avevo scoperto con sgomento misto a sorpresa, che c'erano tre fiori alquanto strani che mi fissavano.
Sì, fissavano. Erano dotati di simpaticissimi occhietti iniettati di sangue che mi avevano piantato addosso come se avessero voluto farmi fuori istantaneamente.
Mi ero stropicciata gli occhi, certa di avere qualcosa che non andasse.
Incuriosita mi alzai ed uscii dal  famoso cerchio di funghetti per poi avvicinarmi ad uno dei suddetti fiori.
Quel coso mi fissava male, ma io, forte della convinzione che tanto era solo un incubo e che mi sarei presto svegliata con i capelli in disordine nel mio comodo letto, avvicinai lentamente un dito al "fiore", il quale, irritato dalla mia impertinenza, aveva spalancato la bocca dotata di due file di denti seghettati intento a mozzarmi un dito per fare merenda.
Fortunatamente fui pronta ad allontanare la mano con uno scatto, ma persi l'equilibrio e caddi all'indietro per lo spavento sbattendo il deretano a terra con poca grazia.
Ancora sconvolta, cresceva in me la convinzione che quello forse non era un sogno.
Ma andiamo! Figuriamoci se esistono fiori carnivori che ti divorano una mano!
Mi ripetevo che non avrei dovuto mangiare la peperonata il giorno prima e neppure la frittura di pesce e no, nemmeno la torta al cioccolato della nonna.
La prossima volta solo insalatina scondita prima di andare a dormire, promesso!

Camminavo guardinga tra gli alti alberi nella speranza di riuscire a trovare un'uscita da quella foresta gigante, guardando in ogni direzione e sperando che non spuntassero fuori altri esseri strani come i fiori di poco prima.
I piedi nudi cominciavano a farmi male.
Ma in teoria, quando si sente dolore in un sogno, non ci si sveglia? 
In teoria si.
E allora perché io non mi sono ancora svegliata?
Mah, sarà che ero andata a letto tardi e avevo il sonno pesante!
Avevo sentito uno scricchiolio dietro di me e mi ero voltata di scatto.
Un cosetto dall'aspetto molto strano mi guardava con gli occhioni spalancati.
Ah ah! Bella questa! E 'sto coso ora che è? 
Avevo provato a muovere un passo indietro, quando quell'esserino iniziò ad emettere dei versetti acuti.
Era un cosetto molto strano: sembrava un mix tra un pinguino, un koala e le zampe posteriori come quelle di una rana. Ah, e aveva una foglia alla fine della coda.
Tutto molto normale.
Lo guardavo con gli occhi fuori dalle orbite, mentre lui sembrava avvicinarsi sempre di più mugugnando ripetutamente agitando la coda/foglia come un cagnolino che scodinzola.
Peccato che non era propriamente un cagnolino.
Non sapendo cosa fare, gli diedi le spalle e iniziai a camminare velocemente, per poi correre sperando di averlo seminato.
Quando mi ero voltata lui era sempre li che mi fissava.
E che diamine.
È da troppo tempo che dura questa pagliacciata, quando suona la sveglia?
Mentre mi ripetevo che di li a poco mi sarei svegliata, non potevo fare a meno di pensare a quanto potessi desiderare in quel momento di sentire il trillo petulante della sveglia che ho odiato profondamente con tutta me stessa per tutta la durata della mia vita scolastica, non ancora del tutto terminata.
Mentre ero persa nei miei pensieri, l'essere dalla dubbia stirpe mi fece scendere dalle nuvole e tornare con i piedi per terra nel modo peggiore che potesse: mi saltò sulla testa e iniziò ad usare il suo piccolo becco appuntito per darmi dei colpi a tal punto dolci e affettuosi che per poco non mi perforarono la scatola cranica.
Dopo essermi dimenata e dopo aver imprecato come se non ci fosse un domani, il coso si decise che forse non era il caso di uccidermi prima del tempo e balzò giù dalla mia testa quasi perforata (ci mancava poco a trasformarmi in uno scolapasta) e iniziò a saltellare qua e là.
Mi stavo massaggiando la testa dolorante, domandandomi PERCHE diamine non mi fossi ancora svegliata da quello che sembrava diventare sempre più un incubo terrificante.
L'esserino aveva iniziato a correre verso destra, tornando indietro e ripercorrendo più volte lo stesso tratto. 
Compresi che voleva indicarmi una direzione ma ero indecisa se fidarmi o no.
Era un coso pinguino/koala/rana, in una foresta abitata da fiori carnivori e facilmente irritabili, aveva rischiato di uccidermi a furia di beccarmi la testa ma chissenefrega! Seguiamolo! Tanto è un sogno, giusto? Cerrrto che lo è! 

Stavamo camminando da un'infinità di tempo e stava cominciando pure a farsi buio, e io stavo iniziando a dubitare seriamente della validità dell'aiuto di quel cosetto, quando notai che a pochi metri da me iniziava un sentiero di terra battuta.
Forse forse non stava andando tutto così male.
"Iminye!" 
Sì, come no. Non sta andando affatto male. Per niente. 
Mi voltai di scatto.
E adesso che succede? Chi mi ha chiamata? 
"Chi sei?" chiesi guardandomi intorno
"Iminye... l'albero alla tua destra... il cristallo"
Una voce di donna, lontana e melodiosa arrivò alle mie orecchie.
Non avevo compreso subito che la suddetta voce proveniva direttamente dalla mia testa.
Telepatia? Sul serio?
Che sogno movimentato! Pensavo.
Figo però! Non avevo mai fatto un sogno cosi intricato!
Mi voltai a destra ed effettivamente dal foro nel tronco del suddetto albero proveniva una fioca luce azzurrina.
Mi ero avvicinata per vedere meglio.
Incuriosita avevo allungato il braccio e avevo afferrato un piccolo pezzo di cristallo blu molto freddo che riluceva luminoso al tramonto.
Una sensazione strana mi aveva pervasa, ma non ci feci molto caso.
La voce non tardò a tornare per darmi nuove indicazioni.
"Ora... vai nella sala del cristallo... fatti guidare dal tuo famiglio..." 
Eh? 
Inarcai un sopracciglio.
Troppe cose in una sola frase.
Famiglio? Che caspita?
Tentai di richiamare la voce più volte, ma invano.
Sospirai sconsolata.
"Sembra proprio che debba dare ascolto alla voce, se voglio che questo sogno finisca al più presto." Avevo pensato ad alta voce.
"Ehm... coso..." balbettai "portami alla Sala del Cristallo, per favore" 
Non appena avevo finito di pronunciare la frase, l'esserino strano si mise a correre lungo il sentiero.
Per non perderlo di vista avevo dovuto iniziare a correre anche io a perdifiato, nonostante le mie imprecazioni e preghiere di rallentare.
Non stavo guardando nemmeno dove mettevo i piedi, e non mi ero accorta nemmeno della sterpaglia spinata ai lati del sentiero.
E infatti, in tempo zero sentii il rumore di uno strappo.
E anche il vestito è andato, complimenti!
Mentre correvo, mi ero voltata un momento indietro e avevo visto il lembo strappato del mio vestito fucsia attaccato ad un cespuglio di quelle che sembravano more parecchio strane, tipo blu.
Sospirai sconsolata sbuffando.
Peccato, quel vestito mi piaceva davvero tanto ed ora è rovinato.
Ma chissenefrega, tanto è un sogno no? 
Al mio risveglio sarà ancora bel bello e intatto nell'armadio.
Mi rincuorai continuando a correre.
Strano, sto perdendo un polmone per la fatica. Di solito nei sogni non si sente la fatica o il dolore.
Ma va là, questo è il sogno più strano che io abbia mai fatto, ma ormai si sa.
Ben presto gli alberi divennero più sporadici, lasciando spazio ad una radura dalla flora immancabilmente stravagante, ma ormai ci ero abituata. 
A destra, potevo scorgere in lontanaza tante casette colorate, dinanzi a me un chiostro stravagante e sulla sinistra una grande costruzione splendente.
Dietro quest'ultima sembrava esserci una cittadina affollata e perfino un mercato.
Che sogno dettagliato!
L'esserino si era fermato per un attimo e io ne approfittai per riprendere fiato.
Ma poi riprese a correre velocemente verso sinistra.
Mi ero alzata di scatto e l'avevo seguito senza guardare dove mettevo i piedi, inciampando su una radice sporgente.
Volai letteralmente in avanti, finendo dritta dritta in una piccola pozzanghera di fango.
Ah, questa poi mi mancava!
Mi ero rialzata a metà tra l'essere divertita e arrabbiata nera, guardando il mio adorato vestito che ormai oltre che strappato era anche lercio di fango.
Benissimo!
Mi misi una mano nei capelli per cercare un po' sicurezza, scoprendo che erano seriamente spettinati e pure pieni di foglie.
Oh, perfetto.
Qualcos'altro?

Il cosetto vivente si era voltato dopo aver sentito il mio tonfo ed era tornato un po' indietro per controllare che io lo seguissi.
Senza dire una parola gli feci cenno che poteva pure continuare, tanto peggio di così non poteva andare.
Finalmente la smise di correre come un maratoneta, e raggiungemmo camminando il grande portone a mosaico della costruzione marmorea e brillante.
Era sera ormai e il sole era calato e io, dal canto mio, non avevo alcuna intenzione di rimanere a dormire insieme ai fiori carnivori.
Dentro era tutto in penombra, ma avevo potuto riconoscere le fattezze della sala in cui ero entrata grazie alla luce soffusa che proveniva da sotto alcune porte chiuse. 
Ero scalza, dunque almeno non c'era pericolo di fare rumore, nonostante la mia conosciutissima goffaggine.
La bestiola mi indicò ancora di seguirlo verso un corridoio buio.
Entrò poi in una porta sulla destra e io lo seguii.
La sala in cui eravamo entrati era enorme, al centro della quale si ergeva un grande cristallo blu, palesemente simile a quello che tenevo in mano, il quale era di dimensioni nettamente inferiori.
"Deve essere un frammento di quel grande cristallo" ho pensato avvicinandomi.
Avvicinai il frammento di cristallo a quello grande, speranzosa di porre fine a quella faccenda fin troppo strana e di svegliarmi nel mio caldo e comodo lettuccio.
In fondo, ma molto in fondo, quasi quasi mi dispiaceva, sapete? 
Era stato un sogno così particolare!
Ah, ma lo porterò sempre nella mia memoria, merita di essere ricordato!

Non feci in tempo ad avvicinarmi ancora di più, che potentissime e fortissime luci si accesero illuminando prepotentemente la stanza.
"CHI HA OSATO ENTRARE NELLA SALA DEL CRISTALLO SENZA IL MIO PERMESSO?!"
Oh, no. Credo proprio che non sia finita qui.
Non avrei di certo potuto immaginare cosa mi sarebbe aspettato di lì in avanti.
  
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