Due giorni sono una vita.
Imparare ad amare in due giorni è forse ingenuità, mista a presunzione.
Ma si sa: colei che sfiora da un lato l’essere bambina, e dall’altro l’essere adulta, tende ad eccedere in ogni cosa.
E quanta eccitazione risiede nell’osare, nel provare sulla propria pelle la bellezza dell’amore, nel sentire nelle orecchie quel brano dolce, lieve miele che scivola nel timpano, si posa sugli occhi, ricopre la lingua, scorre nelle narici, e ovatta tutto il mondo.
Ti isola da tutto il mondo.
E si può solo ascoltare la voce di lui, solo guardare i suoi occhi profondi e liquidi, solo annusare i suoi capelli scuri, e solamente assaggiare le sue labbra.
E per colei che osa tutto questo, quelle labbra sapranno di musica. Sapranno di vino rosso, di vento sul mare d’estate, e di giovinezza arrischiata.
Ma malgrado ciò, lei avrà saputo amarlo in due giorni, avrà saputo cogliere la sua anima, farla propria, forse mutarla.
Sarà riuscita a diventare donna, e quella musica mai se ne andrà, sarà soltanto il mondo a tornare alla consuetudine. Ma lei, lei che corre rischi, tratterrà quella sua musica. E si amerà per questo.
Lei, avendo osato, avrà capito il mondo.