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Autore: sarasuskind    16/10/2016    0 recensioni
odio le introduzioni
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono poco più delle sei del mattino, e la luce trapela dai piccoli fori della tapparella: le tende non riescono a impedirla. Quei sottili fili d’oro di luce si stendono paralleli sul suo corpo, e sul suo viso. Lui ancora dorme avvolto nel lenzuolo bianco: ha stretto il lembo di tessuto al petto, dove ha congiunto entrambe le mani, e il suo viso è caduto pesantemente, affondando nella gommapiuma del cuscino, sul lato destro. Inspira profondamente,  le sue labbra sono socchiuse e le palpebre serrate. Più lo guardo, più sento una fitta al cuore, una sensazione che si va a depositare alla bocca dello stomaco, e che riesce a prendermi la testa. Sembra un bambino, immerso nei suoi sogni, ormai lontano da questa dimensione. I suoi capelli sono neri, neri come la pece e disordinati; lo stesso nero profondo è nelle sopracciglia, marcate e già da uomo, ora aggrottate, ora rilassate; allo stesso modo la barba, poco folta, rasa in malo modo. Ma questi sono i soli due elementi che lo rendono meno bambino, perché il suo viso è dolce, le tante lentiggini sulla pelle un po’ scura, o meglio, abbronzata. Il naso all’in su, un nasino invidiabile, e delle orecchie leggermente a sventola. Ma ciò che più cattura l’attenzione di un qualsiasi osservatore, sono gli occhi, ora chiusi e impegnati a indagare il mondo fantastico, ma di un verde così ambiguo: acceso ma ugualmente opaco, occhi liquidi e profondi, riescono a scavare le iridi della persona che sono intenti a studiare, e sono in grado di scrutare il flusso di universi che passa per la mente di quella. Un verde bosco, un colore che contiene in sé mille sfumature diverse, brillante e peculiare. Non giudicano, osservano, capiscono. Sono occhi curiosi, vogliono scoprire, scoprire lei in ogni posto, denudare lei in ogni modo. E credo ci stiano riuscendo.  Le mani un poco tarchiate, le dita non molto affusolate e lunghe, conservano lo stesso incarnato abbronzato del viso. I fili di luce raggiungono il pollice e l’indice. Ha appena sbuffato, e si è girato sul lato sinistro del letto, ora la luce non lo colpisce in alcun modo. Si ritrova nell’ombra e continua a muoversi, credo che tra pochi secondi quegli occhi verdi si apriranno, e verranno inondati dalla luce del sole. Ecco è appena accaduto, la pupilla nera si è rimpicciolita notevolmente, e le iridi color bosco si sono allargate. Mi sta guardando. Mentre pigio queste lettere sulla tastiera, lo guardo sorridere e chiudere gli occhi di tanto in tanto. Ha appena alzato un lembo del lenzuolo, credo voglia che mi fonda tra quei fili d’oro di sole con lui. E non potrebbe esserci cosa più bella. È una notte. Due giorni. Perché due giorni possono essere una vita.
   
 
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