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Autore: Veronica1989    16/10/2016    0 recensioni
[Attori vari]
Manhattan è la città più bella che Nina aveva mai visto.
Qui ha trovato la sua mamma dopo l'abbandono, un bel lavoro presso una pasticceria nel cuore della città e il suo amore per Frederick.
Ma tutto sta per cambiare nella sua vita.
L'arrivo di un inspiegabile uomo cambierà la solita routine di Nina stravolgendola e regalandogli emozioni romantiche che Frederick non gli donava; un uomo misterioso inciampa nella sua vita ormai scritta. Sarà proprio lui ad aprirgli gli occhi sulla sua vita priva di sentimento e gli farà provare a Nina cos'è il vero e unico amore che lei sono fin da bambina.
Amici unici e due famiglie alle prese con vita di tutti i giorni.
Vi farranno sentire come parte di loro e decorando ironicamente di essi.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Andrew Garfield, Emma Stone
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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-    CAPITOLO CINQUE    -

Un papà poliziotto ma in pensione
 
<< Buongiorno. >> disse Kelly uscendo dall’ascensore; una ragazza gli corse in contro con un vestito blu scuro e delle ballerine ai piedi.
<< Finalmente sei arrivata. Sta dando di matto. >> disse Amanda.
<< Amanda, tranquilla adesso si calmi. >> disse Kelly camminando senza voltarsi a guardare la faccia bianca e spaventata della giovane donna.
<< Tornate tutti al lavoro. >> emise di buon umore la donna prima di entrare nell’ufficio accanto.
<< Kelly, sono felice di vederti >> esclamò Mario saltando sulla sedia.
<< Caffè e pasticcini. >>
Aaron era appoggiato allo schienale della poltrona e teneva gli occhi chiusi coperti dagli occhiali scuri; si massaggiava le tempie con le dita. La botta presa prima stava già dando segni di un forte mal di testa.
È tutta colpa di quella… gridò furioso nella sua testa; << Alzati, avanti e vieni a mangiare qualcosa. >> ordinò Kelly entrata nell’ufficio di Aaron.
<< Ho mal di testa, dammi un’aspirina. >>
<< Aaron, non ti do un tubo se non ti siedi qui e mangi qualcosa. Sei stato tu a dirmi di prenderti la colazione. >> informò Kelly appoggiando il vassoio e il caffè sul tavolino e mettendo le mani sui fianchi; Aaron abbassò gli occhiali neri e gli lanciò uno sguardo infastidito << Se non fosse per il tuo passato agli ordini di papà ti avrei già licenziato. >> si alzò dalla poltrona per avvicinarsi al divanetto.
<< Ricordati che ti ho quasi cresciuto io Aaron. >> e si sedette accanto lui; l’uomo prese il caffè con il caramello e cominciò a sorseggiarlo buono, pensò mentre lo assaporava, poi indicò il vassoio << E questi cosa sono? >>
<< Assaggiali, sono ottimi. >> disse con tono gratificante.
Aaron la guardava con sguardo dolorante. La testa continuava a pulsare, abbassò gli occhi verso i pasticcini decorati di frutta e crema ma uno era a forma di tazza con una nuvola di panna. Ne prese uno e lo esaminò, non era tanto morbido riusciva benissimo a tenerlo in mano senza sporcarsi le dita, senza l’aiuto di un piattino; gli diede un bel morso. Il biscotto era aromatizzato alla vaniglia e con l’aggiunta di qualcos’altro che non comprendeva.
Chiuse gli occhi e si abbandonò in un caloroso abbraccio di un dolce sapore, la nuvoletta di panna era soffice e si abbinava bene con il biscotto, << Allora ti piace >>domandò Kelly curiosa di sapere se aveva avuto un’ottima idea.
<< Dove li hai presi >> domandò lui.
<< E’ un segreto. >> sorrise e uscì dalla porta; Aaron rimase da solo a fare colazione con i pasticcini di Nina.
 
Alex era appoggiato al bancone della cucina e guardava l’amica assemblare un plumcake con crema diplomatica e pezzetti di fragola; Nina non si accorse neanche dell’amico, alle sue spalle, aveva in mano la spatola da dolci in metallo e stava spargendo la crema sul dolce.
<< Robert lo sa che ti sposi >> domandò Alex.
Nina si spaventò, lanciando la crema in faccia ad Alex, << Tu devi farti controllare. >> disse lui togliendosi con la mano la crema sulla faccia.
<< Quando sei entrato?
<> si giustificò lei, appoggiando la spatola nella ciotola blu e chiudendo il dolce nel frigo << E la risposta è no. Non gli ho detto niente. >>
Alex fece una smorfia preoccupata dicendo << Lo ucciderà lo sai anche tu, per favore cerca di evitargli un infarto. >>, Nina non rispose; Alex scosse la testa e uscì dalla cucina lasciandola da sola davanti al frigo.
 
L’ora di chiusura arrivo, Nina e Alex tirarono giù la saracinesca e scesero gli scalini.
<< Pronto? >> disse Alex rispondendo al telefono.
<< Si, sto arrivando non ti muovere da lì >> finì di parlare al cellulare << Nina, tesoro devo andare. Mi aspetta Michele… be ti racconterò tutto domani. >> era euforico e mandò a Nina una decina di baci; lei prese un taxi per tornare a casa.
Frederick era tornato a casa presto.
Aveva la faccia scura e aveva la necessità di parlare con la fidanzata, al più presto. Le cose tra loro due stavano andando troppo veloci, con passo lento entrò nel suo piccolo studio, all’interno del loro appartamento. Appoggiò la sua valigetta in pelle marrone e una cartellina di un cliente prese in mano l’innaffiatoio e bagnò le piante presenti, intanto allentò la cravatta, ma proprio in quel momento sentì la porta d’ingresso aprirsi, << Amore sono a casa! >>
Nina chiuse a chiave. Lasciò cadere le chiavi sul tavolino della cucina e la borsa per terra ed entrò in salotto; << Frederick, ci sei? >>
<< Sono nello studio. >> rispose lui. Lei sorrise salutandolo << Bentornato a casa. >> lo abbracciò e poi aggiunse con il viso attaccato alla schiena di lui << Com’è andata la giornata? >>
<< Come al solito >> rispose indifferente << Nina, dobbiamo parlare … >> si girò per guardare la fidanzata negli occhi, ma si ritrovò davanti degli occhioni azzurri. Frederick rimase colpito dal suo comportamento, stavano insieme da quattro anni e lui non conosceva questo lato dolce di Nina.
Nina alzò le punte dei piedi e lo baciò.
 
La settimana volò via come un batter d’ali; Nina era in sala a guardare un po’ di tv e Frederick era nel suo studio. Ad un certo punto cominciò a squillare il cellulare di Nina, era appoggiato sul comodino in camera da letto.
<< Nina, il cellulare! >> urlò Frederick dallo studio. Lei si alzò dal divano e corse in camera da letto, prese il cellulare e si buttò sul letto matrimoniale.
<< Pronto! >>
<< Ciao tesoro sono papà. >>
<< Ciao papà come stai? >>
<< Bene tu? >>
<< Benissimo. >> rispose lei contenta di sentirlo << Dimmi come mai mi chiami? Di solito sono io che ti chiamo. >> in quel preciso momento spuntò Frederick sulla soglia della camera da letto e guardava Nina curioso.
<< Tranquilla, sto bene. Ti ho chiamato perché sta’ mattina sono andato a pescare con dei ex-colleghi e ho preso un bel pesce grande e mi chiedevo se volevi venire a festeggiare? >>, << Venire a cena? >>, Frederick scuoteva la testa ma Nina rispose << Va bene, papà. >> riagganciò.
<< Perché gli hai detto di SI! >> chiese lui infastidito
<< Avanti stiamo da lui a cena e torniamo Domenica pomeriggio, sarà divertente! >> esclamò Nina
<< Io non vengo. Tuo padre mi odia >> disse lui entrando in bagno, << Non è vero, che ti odia. È soltanto un po’ protettivo nei miei confronti, tutto qui. >> disse lei.
 
San Francisco di sera era bellissima, piena di luci date dal traffico, dai locali e dalla città stessa; Nina era seduta accanto al finestrino di un tram che sfrecciava giù per la discesa, Frederick era seduto accanto a lei.
<< Che bello. Non vedo l’ora di vedere papà. >> disse lei tutta contenta, Frederick era meno contento. Sapeva benissimo che Robert Power non lo poteva vedere. L’uomo era convinto che lui non era all’altezza della sua bambina, neanche fosse una principessa nel suo regno di dolci.
L’aria della sera era fresca, quando scesero dal tram alla fermata in lombard street.
Con due borsoni in mano, finalmente arrivarono dal padre di Nina; << Da quanto tempo che non vedo questo quartiere. >> esclamò Nina indicando al fidanzato tutti i posti possibili che frequentava da bambina, << Eccoci qui. Arrivati, non è cambiato niente. >>
La casa di suo padre era una villetta a schiera, stile ottocento. Era piccolina ma piena di finestre; i due fidanzati entrarono nel viale << Papà fa ancora giardinaggio. >> disse a Frederick e lui rispose << E’ in pensione. >>, Nina si voltò a guardarlo con espressione speranzosa.
<< Okay, faccio il bravo >> rispose lui con tono stanco.
<< E’ tutto acceso. Stara già cucinando >> disse Nina bussando alla porta.
La porta si spalancò letteralmente e un uomo di mezza età si rivelò sotto la luce, << Nina! La mia bambina. >> l’abbraccio mentre Frederick portava a casa i borsoni.
<< Tesoro, come sono contento che sei riuscita a venire >> esclamò con un sorriso
<< Buonasera signor Power. >> salutò con la mano verso l’uomo, Frederick.
<< Oh… ci sei anche tu. Non serve la mano va bene anche un “ciao” >> ritornò serio lanciando un’occhiataccia al giovane.
<< Papà? >> lo chiamò Nina.
Entrarono tutte e due in casa chiudendo la porta alle loro spalle.
Il salotto del padre della ragazza, non era tanto grande. Aveva una bella finestra imponente, il pavimento era in parquet noce e le pareti erano bianche; Frederick si sedette sul divano bianco spostando qualche cuscino, si sentiva sotto pressione stare in quella casa. Si mise comodo mettendo la gamba sinistra appoggiata al ginocchio destro e si guardava in giro. Non era cambiato niente, Frederick veniva raramente a casa Power ma il mobilio non era cambiato; divano con qualche cuscino davanti a esso un tavolino semplice in legno appoggiato sopra il tavolino: riviste di pesca, il telecomando, una scatola vecchia di latta che usava tenere delle liquerizie. Alle pareti fotografie, le targhe della polizia erano sempre così splendenti sembrava che il padre di Nina le spolverava e le lucidava per avvertire che con lui non si poteva scherzare.
Naturalmente le targhe sono lucidissime, pensò lui guardandole. Si alzò dal sofà, toccò le foglie della pianta nell’angolo e optò di sedersi su una delle due poltrone; la stanza aveva anche il caminetto e accanto a esso una piccola libreria.
Nina e suo padre erano in cucina.
<< Allora cosa mi racconti >> domandò Robert a Nina, la figlia era appoggiata al piccolo tavolo rialzato, che dovrebbe fare da bancone centrale, poi sorrise << La pasticceria va a meraviglia. Io e Alex c’è la caviamo benissimo. >>, l’uomo era intento a tagliare la verdura quando chiese << Perché hai portato il rovina feste >>
<< Papà cosa dici? Per favore fai il bravo. >> rispose lei << Cosa stai cucinando di buono? >>
<< Stasera ti cucino una specialità che mi ha consigliato la mia dottoressa. >> rispose alzando il coltello all’altezza del naso, Nina si avvicinò saltellando verso il padre << Scusa, non ho capito >>.
<< Nina hai capito benissimo. Tuo padre si dà alla pazza gioia. >> rispose Frederick appoggiandosi allo stipite della porta. Robert alzò lo sguardo dalle verdure appoggiò il coltello sul tagliere di legno e guardò il giovane << Già mi do alla pazza gioia. >>; Robert Power era un uomo paziente e un tipo tranquillo, ma quando qualcuno gli parlava in quel modo il suo faccione rotondo cambiava espressione.
Le sottili labbra serrate e gli occhietti scuri e un naso a patata << Sai Frederick io ho avuto un infarto e come devi ben sapere sono seguito dai dottori. >> rispose l’uomo quasi ringhiando, il giovane iniziò a deglutire ripetutamente l’uomo cominciò ad avvicinarsi come una tempesta si avvicina ad una città sulla costa. Nina gli sbarrò la strada << Papà sta bruciando qualcosa? >> gli domandò proteggendo il fidanzato.
I due ragazzi lasciarono la cucina.
Nina iniziò a salire la scala per andare in camera da letto per cambiarsi dai pantaloni neri fioriti e una maglietta color glicine e scarpe da ginnastica, Frederick era dietro di lei saliva lentamente le scale, << Sono stanchissimo. >> disse il giovane. Nina arrivò alla fine della scalinata e osservò dall’alto il fidanzato << Dai, una doccia e poi torni come nuovo. >>, finì gli ultimi scalini e si fermò davanti a lei.
Il suo profumo era così aspro che a Nina pizzicava il naso le mani di lui gli presero le sue e se le portò al petto.
Maledetta camicia, pensò Nina infastidita. Gli occhi di Frederick erano immersi nei suoi. L’atmosfera era molto piacevole Nina deglutì silenziosamente poi fece correre la sua vista verso le labbra dell’uomo.
Oddio, sto sudando, pensava nella sua testa.
Frederick si avvicinò alle sue labbra lucide di rosa e chiuse gli occhi. Anche Nina chiuse gli occhi increspando le labbra ma…
<< Nina cosa stai facendo >> domando lui guardandolo stranamente; Nina si morse il labbro con gli occhi completamente aperti e con il viso rosso lampone.
Stavo solo immaginando.
Bè bella immaginazione. Si disse dentro nella sua testa.
<< Ti senti bene >> domando lui di nuovo.
Nina annuì e lasciò passare Frederick con i due borsoni in mano, cos’è adesso mi immagino le cose?! Ho bisogno di riposo continuò a pensare lei ferma sul piccolo pianerottolo.
 
Nel frattempo davanti al banco della carne di un qualsiasi supermercato. Un giovanotto di bel aspetto aspettava il suo turno; << Salve cosa prende >> domandò il macellaio ben piazzato e con la folta barba.
<< Salve mi servirebbe della carne macinata bella rossa. >> chiese Aaron curiosando davanti alla vetrina
<< Quanta gliene serve? >>
Lui si mise a pensare, non era abituato a fare la spesa, << me ne dia 1kg. No, 2kg lo congelo. Grazie >> e gli sorrise la prossima volta mando Kelly a fare la spesa, penso Aaron con espressione imbarazzata. Era osservato da tutti e soprattutto dalle signore; le donne si erano fermate in parte, dietro di lui e in ogni corsia che Aaron prendeva qualcosa si formavano piccoli gruppetti adoranti.
Prese un mazzo di carote, del sedano, pomodorini provenienti dall’Italia e della cipolla fresca, poi gli serviva la pasta e decise di prendere vari tipi. Pepe, noce moscata e sale. Il carrello era ormai pieno, Aaron prese il cellulare e iniziò a digitare.
<< Vieni qui subito! Ho bisogno di te. >> riagganciò. Dopo mezz’ora si scorgeva un ragazzo correva come un pazzo senza prendere fiato dentro nel supermercato.
<< Finalmente, ma quanto ci hai messo >> domandò Aaron allontanandosi dal carello.
<< Ho fatto il più velocemente possibile, signor Mich >> rispose Mario senza fiato.
<< Avanti tira il carrello devo solo prendere: olio vegetale, il burro, parmigiano e il latte. >> disse l’uomo guardando il segretario, Mario non disse nulla si appoggiò al carrello e iniziò a seguire il capo nelle varie corsie.
Preso tutto quello che gli serviva, arrivarono alla cassa. Aaron pagò tutto e poi diede cinque dollari al ragazzo delle buste, si fermarono alla Audi e Mario iniziò a caricare la macchina, << Questo era l’ultimo sacchetto, signore. >> informò il segretario chiudendo il baule << Bene. >> aggiunse guardando con due occhioni grandi Aaron.
<< Perché mi guardi così >> domandò Aaron
<< Bè… >>
<< Bè cosa? Non ti aspetterai la mancia. >> chiese accentuando la domanda << L’unica cosa che ti dirò è solo “GRAZIE”. Ci vediamo domani >> disse Aaron saltando in macchina e andando via lasciando solo il segretario, con il viso imbronciato.
<< Sempre quando sono a casa di riposo, CAZZO! >> urlò Mario.
 
Aaron, con una maglietta grigia stretta sul torace faceva accentuare la scritta “In Jungle”, jeans skinny e un paio di AllStars militari era irriconoscibile. Era in piedi davanti al fornello e ascoltava musica Jazz; canticchiava allegramente e si muoveva a ritmo con la musica, quando esclamò << Oddio amo questa canzone. >> e si mise a cantare.
Oh, the shark, babe, has such teeth, dear
And it shows them pearly white
Just a jackknife has old Macheath, babe
And he keeps it, ah, out of sight
Ya know when that shark bites with his teeth, babe
Scarlet billows start to spread
Fancy gloves, oh, wears old Macheath, babe
So there's never, never a trace of red
 
Now on the sidewalk, huh, huh, whoo sunny morning, un huh
Lies a body just oozin' life, eek
And someone's sneakin' 'round the corner
Could that someone be Mack the Knife?
 
There's a tugboat, huh, huh, down by the river don'tcha know
Where a cement bag's just a'drooppin' on down
Oh, that cement is just, it's there for the weight, dear
Five'll get ya ten old Macky's back in town
Now d'ja hear 'bout Louie Miller? He disappeared, babe
After drawin' out all his hard-earned cash
And now Macheath spends just like a sailor
Could it be our boy's done somethin' rash?
 
Now Jenny Diver, ho, ho, yeah, Sukey Tawdry
Ooh, Miss Lotte Lenya and old Lucy Brown
Oh, the line forms on the right, babe
Now that Macky's back in town
 
I said Jenny Diver, whoa, Sukey Tawdry
Look out to Miss Lotte Lenya and old Lucy Brown
Yes, that line forms on the right, babe
Now that Macky's back in town....
 
Look out, old Macky's back!!
 
<< Grande Bobby. >> esclamò contento Aaron, finì di preparare quando sentì il campanello.
<< Arrivo! >> urlò lanciando lo strofinaccio sul bancone. Aprì la porta…
<< Ehi Aaron >> salutarono tutti insieme i tre uomini ben vestiti. Aaron sorrise e li invitò ad entrare; ma qualcosa attirò la sua attenzione nella direzione della porta dei suoi vicini.
Non è in casa pensò, intanto gli apparve la scena del barattolo di zucchero.
Occhi azzurri, stupiti, che lo fissavano.
L’odore della sua pelle che sapeva di vaniglia e quelle labbra così dolci.
Aaron scosse la testa e chiuse la porta di casa; << Allora chef cosa ci hai cucinato di buono, stasera >> chiese Daniel.
<< Bolognese >> rispose lui riprendendosi dall’immaginazione del disastro di nome Nina. Scolò la pasta e l’arricchì con un sugo che parlava da solo.
 
In quel momento a San Francisco a casa Power, tre persone avevano già finito di cenare.
Nina si era alzata dalla tavola per sparecchiare i piatti che non servivano più e iniziò a preparare il caffè; << Allora come stanno andando gli affari >> chiese Robert per non rimanere in silenzio.
Mia figlia vuole che vada d’accordo con questo pensò il padre guardando Frederick, davanti a lui.
<< Oh… bene. I clienti non mancano. >> rispose Frederick e lui dovrebbe diventare mio suocero? Pensò Frederick bevendo dal bicchiere del vino rosso.
Nina sorrise sentendoli parlare tranquillamente. Il caffè era dentro nella caffettiera, aveva acceso il fuoco sul fornello e dopo aver sistemato alcune cose in cucina tornò in soggiorno. Si sedette sulla panca in legno scuro e fece un bel respiro profondo.
<< Papà dobbiamo dirti una cosa. >> disse contenta Nina guardando il padre.
<< Dobbiamo? >>
<< Si! >> sorrise lei mostrando tutti i denti, Frederick non diede molta importanza a Nina, rimase zitto e immobile; << Allora parla ti tratta male >> domandò l’uomo alzandosi di scatto dalla sedia con pronti dei pugni serrati Nina scossa la testa.
Questo mi ammazza, Nina fermati. Pensò il ragazzo spaventato dall’improvvisa reazione di Robert, Però per esser in pensione il nonno fa ancora paura.
Frederick mostrò un sorriso preoccupato e spaventato.
<< Ma no, papà. >> rispose lei accarezzandogli il braccio poi continuò dicendo euforica << Ci sposiamo tra due settimane. Sei contento? >>
L’uomo si fermò nei piccoli movimenti e gli occhi fermi verso Frederick; le labbra del padre tremavano, la vista iniziò ad annebbiarsi e sudare. Sentì una strana sensazione al petto una senso penetrante al petto sinistro, << Papà cosa ti prende >> domandò Nina smettendo di sorridere e si alzò dalla panca.
La caffettiera iniziò a brontolare, reclamando attenzione.
Robert si toccò il petto con la mano e sveni per terra.
 
 
 
 
 
  
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