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Autore: Deliquium    16/10/2016    4 recensioni
«Ti sei lavato le mani?»
Andrea si irrigidisce. Stringe i denti. Serra le palpebre. Trattiene il respiro.
«Sto parlando con te, signorino.»
Prega, implora.
Per favore, per favore…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mother

Mother

«Ti sei lavato le mani?»
Andrea si irrigidisce. Stringe i denti. Serra le palpebre. Trattiene il respiro.
«Sto parlando con te, signorino.»
Prega, implora.
Per favore, per favore…
Ma lo sa che è inutile. Andrea ha imparato troppo presto che le preghiere sono biglie di vetro lanciate contro un muro.
Si volta.
Sua madre è in piedi, davanti alla porta della cucina. Indossa un grembiule bianco, su un abito rosso.
Tende la mano. Lo fissa. Attende.
«Le ho lavate, mamma.» sussurra.
Lo sguardo spinto a terra.
«Andrea.» lo chiama lei, scandendo le lettere una a una e invitandolo con un movimento della mano.
Un invito che è una condanna e Andrea lo sa. Lo sa che non ha scampo.
«E tu,» Andrea rabbrividisce. La stretta di sua madre è dolorosa, mentre gli torce la mano. «E tu, questo lo chiami “lavarsi le mani”? Guarda qui!»
Andrea ha chiuso gli occhi.
La voce di sua madre, le grida dei bambini in strada, il rumore delle auto, il fischio della pentola a pressione … ogni suono si mescola, si annulla, diventa rumore, fastidio. Un po’ come quando alla tv vengono fuori quei pallini bianchi e neri e c’è solo quel frrrrrrrrrrr che non finisce mai.
Andrea sbarra gli occhi. Sua madre lo sta strattonando. È arrabbiata. Perché è così arrabbiata?
«Non farmelo ripetere, Andrea!»
Abbassa la testa. Guarda la mano che lei sta spingendo contro il suo volto.
Guarda: le dita, i polpastrelli.
Guarda e … il suo cuore sussulta.
«Giuro, io me le sono lavate le mani! Le ho lavate tre volte! Lo giuro, mamma!»
Lei lo ignora. Cammina. Lo trascina su per le scale.
«Quante volte ti ho detto che ti devi lavare! Quante volte ti ho detto che la sporcizia porta i germi e i germi portano le malattie! Guarda qui! Guarda qui!»
Andrea non ha la forza di distogliere lo sguardo. Una sottile striscia nera sotto l’unghia del mignolo sinistro.
Come ha fatto a non vederla?
Sua madre ha gli occhi sbarrati, la fronte è imperlata di sudore.
«Chi l’avrebbe mai detto,» lo trascina, lo spinge in ginocchio «che potessi partorire un bambino così sporco, così lercio.» Gli sbottona il polsino, arrotola la manica. «Sempre a rotolarsi nel fango, sempre a sporcarsi.» Apre il rubinetto. Il getto è gelido. Andrea tenta di sottrarvisi. «Vuoi stare fermo!» Lo immobilizza lei. «Tu credi di poter fare quello che vuoi, signorino?!» Le setole gli graffiano la pelle. «Te l’ho detto! Te l’ho ripetuto un miliardo di volte. Devi lavarti le mani! Devi essere pulito!» Andrea inghiotte le lacrime: «Mamma, per favore. Mamma, mi fai male!» Per tutta risposta sua madre serra di più il suo polso, strofina con più forza. «Lo vedi! Lo vedi che cosa hai fatto! È lo sporco. L’hai lasciato lì e lui adesso ha preso possesso di te. Lo hai visto?»
Andrea chiude gli occhi, appoggia la fronte al bordo del lavandino. Le dita gli bruciano. Il dolore gli toglie il respiro.

Non ha mangiato.
Le dita gli pulsano.
Sua madre gli ha ripulito le ferite, accusandolo. «E’ tutta colpa tua. Se tu ti fossi lavato come si deve, lo sporco sarebbe venuto via facilmente. Invece no, mi hai obbligata a usare la forza.»
Andrea soffoca un singhiozzo nel cuscino.
La sua stanza odora di alcol e disinfettante. Le pareti, il pavimento, i mobili, le tende.
Stringe la federa. Apre la bocca. Un urlo silenzioso che fa più rumore dello strepito dei diavoli all’inferno. Che a nove anni certe cose non si dovrebbero fare. Si dovrebbe dormire, magari si dovrebbe avere paura del buio. Che l’oscurità è la regina degli incubi dell’infanzia, quelli che si ricordano distogliendo lo sguardo e offrendo un sorriso sghembo e impacciato.
E alla fine il sonno arriva.
Per sfinimento.

I know your trembling hand, your guilty prize
Your sleeping limbs, your foreign hymns
Your midnight cries

Nick Cave & The Bad Seed, Lament

Questa è opera di fantasia. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

   
 
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