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Autore: jimmybloodhand    18/10/2016    0 recensioni
Un uomo su di una collina fa un particolare incontro che cambierà la sua vita per sempre
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi portai la sigaretta alla bocca, estrasse l'accendino, e l'accesi. 
L'inverno era freddo, gelido, penetrava nelle ossa a tal punto da rendere difficile ogni movimento, come se fossi all'interno di un congelatore pronto per essere venduto come affettato freschissimo.
Alzai il colletto del cappotto cercando di coprire quanto possibile collo e viso. Ma il vento rendeva impossibile cercare di scampare da quella gelida morsa letale.
Mi sedetti sulla panchina situata in cima alla collina che avevo percorso.
Essa era posta davanti a un dirupo che dava sulla città vicina, sotto un albero di pere che oramai mostrava soltanto i rami spogli e privi di ogni forma di vita.
Mi sentii come Leopardi in cima all'ermo colle mentre cerca di immaginare cosa ci sia oltre la siepe che gli interrompe la vista dell'orizzonte posto davanti a lui.
Le nuvole erano basse e davanti alla città un'atmosfera di letargo, di dolce dormir. 
Con un rapido movimento del braccio sinistro portai alla mia vista il quadrante dell'orologio per sapere che ore fossero.
Erano circa le sei di sera, ma lo scuro te del cielo e il capolino a Luna su di esso facevano credere che fosse tarda sera.
Un docile quanto gelido vento muoveva delicatamente i fili d'erba posti ai miei piedi, e lambiva i miei zigomi già congelati e doloranti.
Il legno della panchina sotto di me era anch'esso freddo e umido, sembrava aver ripreso vita, tra le travi il vento la faceva parlare come tra i rami e le foglie degli alberi ancora viventi. Sembrava quasi che stesse comunicando con il pero lì vicino; chissà che non stessero parlando sul serio, e chissà cosa si starebbero dicendo in tal caso.
Dai camini delle case davanti ai miei occhi fuoriusciva del fumo, quante famiglie felici si stavano gustando la cena davanti al fuoco; ridendo e scherzando contenti.
Oppure le coppie di amanti che guardano un film davanti al camino, seduti su un morbido e caldo divano, mentre sulle loro gambe è poggiata una calda coperte. Quanto però del film avranno effettivamente guardato? 
E pensare che io la mia famiglia, l'avevo perduta.
Ero stato troppo indaffarato a portare il pane a tavola per riuscire ad accorgermi del suo malessere; fino a che non l'ho perduta, e con lei la nostra più bella creazione.
Forse il suo gesto era stato egoista, per questo per un periodo l'avevo anche odiata.
Che ragione aveva per portarsi via anche nostra figlia? Che colpa ne aveva lei? Magari era per punire me.
Era solo una bambina: la creatura più pura e sincera del creatore; in cui nemmeno ho mai creduto, ora ho un motivo in più per continuare a non farlo.
Una mano mi si posò sulla spalla destra, fredda e leggera. Mi gira di scatto spaventato dalla presenza di qualcuno in quel luogo dimenticato da Dio.
Una giovane donna, dai folti e lucenti capelli biondi, gli occhi colore del mare in dicembre, e ricoperta da una vestaglia bianca, leggera come un soffio di vento primaverile.
Meredith. 
Il mio sguardo fu colpito da una piccola creatività dai capelli castani, tagliati a caschetto. Il viso dolce come una torta alla panna dopo giorni di digiuno, decorato da un sorriso splendente e prezioso come il più puro dei diamanti.
Anche lei vestita di un abitino bianco e puro come l'anima della bambina a cui apparteneva tale sorriso.
Gracel, mia dolce bambina. 
Entrambe si limitarono a sorridermi gentilmente; per poi scomparire in un soffio di vento che le dissolse come leggadra neve, candida e chiara.
Tutto fu chiaro immediatamente: la ragione per cui ero lì mi fu confermata da quella visione.
Mi alzai in piedi e mi avvicinai a quell'albero che, qualche tempo prima, era carico anch'esso di colore e vita. 
Faticosamente mi arrampicai su di esso per raggiungere e sedermi sul primo ramo robusto abbastanza da sorreggermi; volta il mio sguardo nuovamente verso la città attiva e pulsante anche durante il gelido inverno.
Abbassa lo sguardo sul precipizio su cui sporgeva il ramo su cui ero seduto, e, trascinandomi, mi ci avvicinai il più possibile. 
Indossai la collana e feci per scendere, finché la corda raggiunse la sua massima estensione, lasciandomi dondolare nel vuoto, osservando la città che presto lascerò per poter finalmente raggiungere e dare la meritata e giusta attenzione, 
A chi veramente lo meritava.
   
 
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