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Autore: joellen    18/10/2016    0 recensioni
Cento anni orsono, la Terra è stata colpita da eventi misteriosi e devastanti che hanno decimato la sua popolazione tanto da risultare un pianeta deserto a chi lo vede attraverso i telescopi di altri mondi. E che la sta usando come discarica per liberarsi dell'immondizia metallurgica da cui è afflitto... O per cercare e procurarsi minerali preziosi per la propria sopravvivenza.....Ma non tutto è come sembra...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL GRANDE FRATELLO....NON GUARDA

 

 

Volo di ricognizione

 

"Tom, dove stai andando? - domandò Edwards, preoccupato, notando che il collega aveva spinto il velivolo a velocità piuttosto elevata - Dove intendi andare?".

Qualche ora dopo lo indovinò. Da lontano, in mezzo alla vegetazione, faceva capolino una costruzione dalla struttura inconfondibile, che ne rivelava la natura e la funzione: la cupola di un osservatorio astronomico, stranamente chiusa.

"Il telescopio di Monte Palomar è stato ritirato" borbottò Hardings abbassando la quota di volo dell'aereo e puntando più a sud.

Dopo circa un'ora furono sopra al grande telescopio, incassato nel verde, di Arecibo Ed anch'esso era circondato da detriti di ogni genere.

Edwards vide Hardings girarsi verso di lui e fissarlo, stralunato.

I più grandi telescopi del mondo, quelli che, per capirsi, erano in grado di sondare l'universo fino agli angoli più remoti, erano stati bloccati e messi fuori uso, il che spiegava il non aver intercettato gli invasori impedendo che questi depositassero la loro spazzatura sul suolo terrestre.

Perché?

E da chi?

 

 

 

Terra, Area 51

 

Sicuri ormai che i prigionieri non sarebbero scappati in alcun modo e da nessuna parte, Forrest e soci avevano deciso di lasciarli liberi mantenendo comunque una stretta sorveglianza.

Uno degli scaricatori di immondizia manifestò educatamente la necessità di andare al bagno. Cinque uomini della sorveglianza gli puntarono le loro armi contro e, senza abbassarle, lo scortarono fino alle toilettes. L'uomo aveva finito col non farci più molto caso ed accettava di spostarsi ovunque all'interno di quello strano posto, costantemente accompagnato dalle bocche di quei "cannoni" sempre carichi, pronti a far fuoco ad ogni sua mossa interpretata come errata.

Atteggiamento differente e più infastidito, quello mostrato invece dagli esponenti della "malavita spaziale", più insofferenti a quel tipo di costrizione. Ma tant'era. Il capo di quel luogo aveva deciso così e non sembrava esibire intenzioni di cambiamento di idee. Avevano dovuto accontentarsi di non essere più legati alle sedie e considerare quella concessione come una generosa prova di fiducia che non doveva assolutamente essere delusa, pena: il tornare ad essere legati per l'eternità.

Gli uomini partiti per la ricognizione aerea non erano ancora rientrati alla base e ciò stava lievitando un certo nervosismo all'interno degli ambienti.

Con le armi sempre puntate addosso, i prigionieri seguirono il capo e compagni recarsi in fondo all'ampia sala, entrare, smanettare con i macchinari e parlottare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A bordo dell'aereo

 

La radio di bordo emise un fischio lacerante che per poco non mise fuori uso i timpani di Hardings ed Edwards, poi gracchiò e spernacchiò poco finemente, per introdurre, alla fine dei vari rumori, una voce anch'essa non molto limpida, ma familiare.

"Si può sapere dove accidenti siete? - sbraitò la voce - Avevo detto un volo di ricognizione non uno turistico! Siete andati alle Hawaii a fare surf?".

"Capo, - replicò Hardings, eccitato - Non sa cosa abbiamo scoperto!".

"No, - protestò vispamente Forrest - e mi auguro per voi che sia interessante, altrimenti non rispondo delle conseguenze. Quando vi decidete a tornare?".

"Stiamo tornando, capo. - lo assicurò Hardings - Fra non molto arriviamo".

 

 

Poche ore dopo, Hardings ed Edwards fecero il loro ingresso nell'ampia stanza accolti dal loro capo, fra il contento di rivederli o lo stizzito di rivederli così tardi. Tuttavia, in seguito all'avere ascoltato il rapporto abbastanza dettagliato dei due piloti, gli animi di Forrest e degli altri uomini della base si calmarono ma furono anche pervasi da una spiacevole sensazione di inquietudine e a farne le spese furono, ancora una volta, i prigionieri che si videro puntare le armi dai sorveglianti, col tiro alzato e più minaccioso di prima.

"Ne sapete niente?" squillò Forrest, torvo.

I cinque prigionieri si passarono in rassegna, stupiti e in imbarazzo.

"No" rispose uno degli scaricatori.

"Capo, - lo interpellò un altro uomo della base, un tipo giovanile, alto, magro biondo ed occhialuto, esprimendosi in un tono di voce professionale, da esperto di cospirazioni - è evidente che qualcuno ha creato questa situazione per esercitare un comando occulto".

"Un comando occulto?" ripeté Forrest, poco persuaso.

"Si. - ribadì l'occhialuto - Da qualche parte dev'essere nata un'organizzazione oligarchica, formata da un esiguo gruppo di persone le quali hanno fatto in modo che i sopravvissuti agli eventi di un secolo fa si siano divisi in comunità separate, indipendenti, specie di città-stato di stampo greco, indifferenti all'esistenza degli altri. Dividi et impera, usava dire l'antico popolo romano".

"Perché? - chiese e si chiese Forrest, accigliato - E chi può esser stato a volere questo?".

"Non saprei" rispose l'occhialuto, esibendo la sua cultura, ma anche la sua sincera perplessità.

"Un popolo alieno?" azzardò un altro esponente dello staff della base.

Forrest si grattò prima la testa poi, il mento.

"Beh, - fece, assumendo un atteggiamento più deciso - dobbiamo scoprirlo - e rivolgendosi, cupo ai prigionieri - Voi ci aiuterete, vero?". L'ulteriore innalzamento del tiro delle armi in mano ai sorveglianti, non lasciò molte chances ai cinque prigionieri i quali non avrebbero saputo da che parte cominciare, ma accettarono l'incarico senza recriminare troppo.

 

   
 
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