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Autore: WinterHunter001118    18/10/2016    0 recensioni
In un mondo parallelo dopo infinite guerre, l'umanità è ridotta al collasso: uomini, donne e bambini sono morti, vivi o trasformati.
Questa situazione dura da troppo tempo, non molti la accettano, ma sono costretti a vivere la loro vita. Una vita distrutta.
Dopo anni, forse millenni, l'umanità è stata in grado di modificare sé stessa, rendendola invulnerabile con potere sovrannaturali. Questi esseri vengono chiamati prodigi.
Ogni stato ha un proprio squadrone di prodigi. E cosa sarebbe successo se un giornalista americano, figlio bastardo della principessa d'Inghilterra, si fosse innamorato dell'erede al trono di Francia? E se questa non fosse che una ribelle? E se in America il progetto CCM fosse letteralmente al collasso?
La guerra è alle porte.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
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-Harold, va tutto bene. Ora metti giù la pistola. -

Quella fu una delle rare volte in cui Greg Martin ebbe veramente paura. Certo, era un essere umano, provava anche lui della paura, alle volte. Ma mai così tanta da sentire la schiena madida di gelido sudore. Il respiro gli si accelerò, ma si impuntò di non dimostrarsi cotanto debole, altrimenti Harold gli avrebbe sparato. E all'America non avrebbe giovato la sua prematura morte.

- NO. Non va bene niente. Voi operate solo con delle menzogne, più di quante non... -

Greg sprecò dieci miseri secondi per guardarlo. Portava gli occhiali, fu il primo particolare da lui notato, erano grandi e dalla montatura spessa e nera. I riccioli biondi gli incorniciavano un viso sottile, dai tratti quasi elfici, oltre a due incredibili occhi verde smeraldo.

Gli ricordava suo figlio, il piccolo Jared.

- Va tutto bene, Harold. -

Cosa gli stava succedendo? Di solito non avrebbe mai tranquillizzato un ribelle. Ma era così giovane. Avrà avuto, sì e no, diciassette anni. Era quello il piano dei ribelli? Mandare giovani soldati contro di loro? Così non avrebbero reagito? Se era quello il piano, allora, loro sarebbero stati in grado di difendersi.

Curvò lo sguardo, lanciando un'occhiata ad uno degli scienziati. Voleva dire: uccidilo.

Uno degli scienziati, passato alla Storia come "Mani di Ferro", per via della sua protesi metallica alla mano destra, si diresse verso il ragazzo, brandendo un piccolo bisturi. Non fu molo delicato mentre gli trapassava il collo: fiotti di sangue scuro e grumoso presero a schizzare dal foro, via a via sempre più grande. Il sangue correva in rivoli sinistri, correva scavando solchi sul suo perfetto collo pallido. Sputò del sangue, una e due e tre volte. Era una visione patetica. Mani di Ferro, ovviamente, prese la pistola del ragazzo, sparandogli un colpo ai polmoni. Di questo passo sarebbe morto, notò, con crudele freddezza, Greg. Cadendo, i riccioli biondi del ragazzo si tramutarono in rosso scarlatto.

Rimase solo un gelido silenzio.

- I ribelli non sono molto più umani di noi. Era una vittima sacrificale, lui. Non era niente di importante. -

Si pentì immediatamente di quanto detto. Si pulì una mano, sporca del suo sangue, nella propria giacca; se ne andò.

- Trovatemi Il Lupo, ne ho davvero bisogno. - chiese al primo inserviente che gli capitò a tiro.

La fase tre era appena iniziata, e non si sarebbe arrestata con tanta facilità.

ǂǂǂ

I capelli castani le incorniciavano il viso in una dolce morsa, simili a tentacoli di un polipo, la pelle era di una piacevole tonalità bronzea. Portava un comune paio di pantaloni, una felpa di un pallido lilla ed una giacca marrone. Era carina, nella media. Alta, di una magrezza indicibile, la pelle accompagnava di poco le sue ossa fragili e deboli. Un occhio nero era uno dei piccoli segni che dimostravano la sua permanenza in un carcere.

Non che ora se lo ricordasse, ovviamente: era stato sottoposta alla fase 0, la cancellazione temporanea di ogni ricordo.

Quel risveglio fu, con ogni probabilità il peggiore della sua vita. Innanzitutto, le girava la testa. Le parve abbastanza normale, dato che si trovava in un prato. A chiunque sarebbe venuto il mal di testa se avesse ascoltato ancora per un minuto il gracidare delle rane. Avrebbe facilmente ucciso chiunque, se l'avesse svegliata. Ma, si era svegliata da sola, colpa dei suoi sensi.

Chi era lei?

Ariadne. Facile, si ricordava il suo nome, almeno. Il cognome? Per quel momento rimase un mistero. Si alzò in piedi, quasi zoppicando. Si alzò, cadde a carponi. Si odiò per la sua goffaggine.

- Come diavolo sono finita a cadere ogni tre per due? -

Borbottò quando, per l'ennesima volta, cadde. Strinse con forza il terreno, sentendo fili d'erba nelle proprie mani. La situazione era frustrante.

Punto prima, non ricordava il suo nome. Punto secondo, era caduta almeno una dozzina di volte negli ultimi sette minuti. Punto terzo, si sentiva terribilmente debole: sentiva la poca cerne che aveva sulle ossa come un macigno, l'occhio le doleva ed era gonfio, per non parlare del senso di spossatezza. Era stanca, terribilmente stanca.

Si mise a sedere, sotto ad un albero. Aveva una tremenda voglia di ululare, ma non ne aveva la forza. Era calda, probabilmente aveva la febbre. La testa era come un macigno, la sballottava di qua e di là. In quel momento decise di guardare il mondo là fuori, fuori dalla sua testa.

Quella era una piccola radura, molto piccola, circondata da pochi alberi disposti a cerchio. Annusò l'aria, probabilmente si trattava di pini o di abeti. Il fraticello era composto da ciuffi troppo verdi che dolevano alla vista e da fiori di campo, altrettanto profumati. Socchiuse gli occhi, portando le ginocchia al petto.

Che dolore e che fatica.

Sentiva delle voci, ciò le fece scattare lo sguardo verso l'alto, cercando qualcuno. O qualcosa. Ne era abbastanza sicura. Era troppo stanca, così posò la testa sulle ginocchia, beandosi di un leggero riposo. Svenne, stravolta dalla stanchezza.

ǂǂǂ

- Abbiamo una nuova, a quanto mi dite. -

La bionda si passò una mano fra i capelli, lisciandoli e togliendo i piccoli nodi casuali. Aveva i capelli lunghi, quasi fino alla vita. Non aveva l'impellente bisogno di tagliarli, di fatto, non esisteva un parrucchiere nelle vicinanze. Indossava un paio di pantaloni e una maglietta di stoffa leggera. Si tormentava il labbro con ferocia inaudita.

- Perché non hanno suonato le campane del Palazzo di Vetro, allora? -

- Non ne ho la minima idea. -

La voce di quel ragazzo era calda, morbida, delicata e soffusa. Nonostante fosse quasi rauca non appena sussurrò le ultime parole. Il ragazzo aveva corti capelli castani, un accenno di barba e un paio d'occhi sorridenti ed azzurri.

- Comunque ora credo si stia svegliando. - commentò l'altro ragazzo, dai capelli biondi e lo sguardo poco rassicurante.

Si chiamavano Ruby, Hayden e James. Ed erano una certezza, un'unità indissolubile, da quando... da quando Delia era morta.

Delia era la sorella di Ruby, entrambe Prodigi dell'Acqua erano in quel triste luogo da almeno tre anni. E lei era stanca, stanchissima di quella trista landa.

Tre paia di occhi saettarono verso la ragazza dai capelli castani e dall'aspetto scheletrico.

- Ehi, ehi piano moretta, vedi di non farti venire un infarto. Ora non ci serve una morta. -

Hayden, il biondino, alzando gli occhi al cielo. Il suo sorriso era leggermente sformato, colpa di una cicatrice avuta pochi anni prima, lottando contro un Prodigio della Terra. Non era stato esattamente gentile, Ruby ci fece caso e gli lanciò una delle sue occhiatacce assassine.

- Dicevo, non morire proprio ora che stiamo organizzando un rivolta, tesorino. -

Gli occhi di Ruby si fecero incredibilmente glaciali. Sembravano dirgli: io ti spezzo le ossa, sappilo. James, ebbe modo di sorridere: non avrebbe mai informato la nuova arrivata di un colpo così grosso, ma loro erano Ruby e Hayden. Non poteva cambiarli.

La ragazza strizzò gli occhi e serrò i pugni, le faceva male tutto, dalla testa ai piedi.

- Ce-ce la fac-faccio - mormorò, con la gola secca. Aveva un impellente bisogno di acqua, ma era troppo orgogliosa per dirlo. In ogni caso pensò alla parola rivolta, volle delle spiegazioni in merito.

- Certo... -

E Hayden finì la frase sghignazzando.

- Okay, mi fa male la testa. -

- Adesso, quando arriva Tally, vediamo di darti qualcosa. Intanto hai avuto dei ricordi? -

Lei annuì... Mentre era in stato d'incoscienza, nel vortice dei sogni, aveva avuto dei flash fatti di ricordi, piccoli e brevi, ma almeno aveva avuto scorci di questo passato.

- Ti va di raccontarceli? -

Ruby le fece segno di incominciare a raccontare, spronandola con lo sguardo. Hayden, nel frattempo, sghignazzava, un angolo delle labbra piegato in uno spiacevole sorriso. James era in silenzio, come suo solito, gli occhi piegati verso la ragazza, aspettandosi sue risposte.

Ariadne era sopraffatta dai ricordi. Era sopraffatta dal senso di vuoto che emanava il suo cuore, dalla pura che lo ricopriva come un mantello. Il respiro divenne affannato. Ricordava le sbarre, tutto per aver rubato un paio di mele. Ricordò anche l'operazione e il dolore da essa causato. Strinse i pugni, fino a sbiancare.

- Non ce la posso fare... non riesco a dirveli. -

Ruby non sembrò turbata, nemmeno un po': forse era abituata a scenate del genere. O forse no.

Chiuse gli occhi, si sentiva terribilmente in colpa, in colpa verso quei ragazzi. Avrebbe dovuto dire loro tutto, eppure non ci riusciva.

La porta del piccolo locale di spalancò di scatto, mentre una ragazza dai lunghi capelli viola correva versoi tre, senza degnare Ariadne di uno sguardo; probabilmente era Tally. Si vergognò immediatamente delle sue condizioni fisiche.

Pochi secondi dopo la raggiunse un ragazzo, i suoi capelli neri erano in un completo disordine, tanto che Ariadne lo trovò quasi buffo. La ragazza dai capelli viola, afferrò Ruby per un braccio.

- Stanno... stanno facendo una fustigazione. E' uno della tua razza. E' Axel. -

Gli occchi di Ruby si spalancarono immediatamente, chiamò a raccolta i suoi amici, compagni di vita e d'avventura, per lasciare la ragazza da sola.

- Andiamo. -

ǂǂǂ

- Senti, so che sei un mercenario. Non mi importa. Ti affido solo un compito, Lupo. Devi tenere sotto controllo mio figlio. Abbiamo degli infiltrati. Uccidi chiunque tocchi anche solo mio figlio, uccidili, se non fanno parte dell'elenco che presto o tardi ti darò. Proteggilo. -

Greg Martin tirò un sospiro, terribilmente preoccupato per suo figlio. Ma si fidava abbastanza del Lupo, nonostante tutto. Se ne andò, perso nei suoi pensieri, per lasciarlo da solo.

- Signorina, Nachtmüller, mi sono infiltrato. Ucciderò il ragazzo, non se ne preoccupi. Li piegheremo al potere dei Ribelli del Nord. Passo e chiudo. -

   
 
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