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Autore: Dahu    18/10/2016    0 recensioni
Un disertore dell'Astra Militarum arriva nel più malfamato quartiere di Volgarft, su Vostroya.
È in fuga da un'istituzione draconica che consuma gli uomini al suo servizio senza nulla offrire, è in fuga da se stesso, in cerca di una libertà che non potrà mai avere.
Ma non si può fuggire da se stessi, un violento destino è pronto a riprendersi il vecchio soldato, mentre il Lupo trama fra le gelide ombre.
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Viaggiarono per quasi un’ora, durante la quale Domovoj raccontò al guidatore di essere un ex operaio che, alla morte della moglie, aveva deciso di cambiare vita.
-La banda è una famiglia Kevin, tutti si prendono cura di te e tu ti prendi cura di tutti. è un codice d’onore.-
Lo sfregiato annuì, per lui la Marina Imperiale, nelle fila della quale aveva militato fino a pochi mesi prima, era stata la stessa cosa.
In un altro tempo era esistito un Kevin felice ed entusiasta, che cantava con sincera passione l’inno imperiale e salutava militarmente l’effige del Sacro Imperatore dell’Umanità.
In un altro tempo lui era stato uno di quegli uomini che montavano di sentinella ai confini della civiltà, per consentire ad altri di dormire sonni tranquilli.
Ripensò al giorno in cui si era arruolato, aveva sedici anni e non aveva mai lasciato il suo pianeta natale, ogni cosa era nuova, ogni cosa aveva il profumo dell’avventura.
Ma questo accadeva molti anni prima, troppi anni prima.
Col tempo la sua vita si era trasformata in un unico, indistinto, sogno di sangue.
Gli amici che aveva erano quasi tutti morti, e gli altri erano spariti.
La mente gli rimandò un’immagine del passato; un Kevin raggiante, vestito di un’elegante divisa da parata nera, con un basco verde chiaro, come quello della bellissima donna che era in piedi al suo fianco, di fronte all’Ammiraglio.
La voce di Domovoj lo riportò alla squallida realtà di un disertore che, per vivere, era costretto a lavorare per una banda cittadina.
-Come?- Domandò al vostroyano.
Domovoj sorrise. –Conosco quello sguardo, mi gioco una mano che stavi pensando ad una donna.-
Kevin grugnì senza rispondere, cosa che il suo interlocutore archiviò con un’alzata di spalle prima di riprendere a parlare.
-Comunque ti stavo chiedendo di dove sei… Sicuramente non vostroyano, dal colore della pelle e dalla faccia mi ricordi un contrabbandiere thallariano che ho conosciuto anni fa.-
Il guidatore rimase ancora in silenzio, tanto che Domovoj si perse d’animo e prese a guardare fuori del finestrino, ma alla fine parlò.
-Vengo da Jerushem, un mondo minerario del Segmentum Ultima.-
Domovoj annuì piano; lui non aveva idea di dove si trovasse il Segmentum Ultima, ma si sforzò di trovare una domanda intelligente da porre su quel luogo che lo incuriosiva.
-Bel posto?- Chiese infine.
Kevin trattenne a stento una risata, nel rispondere con quel suo tono ironico.
-È un pianeta desertico, ci sono praticamente solo rocce… Quasi tutti vivono nelle miniere perché la superficie è abbastanza inospitale.
D’inverno si può uscire solo di giorno, perché la notte fa così freddo da spaccare il metallo.
D’estate il contrario, di giorno fa così caldo che se esci vieni incenerito in pochi minuti.-
Il vostroyano mugugnò con aria interessata. –Beh, tutto sommato Vostroya non è tanto male.-
Kevin scoppiò a ridere e Domovoj s’unì a lui.
A differenza di tutti gli altri vostroyani che lo sfregiato aveva conosciuto nella sua vita, Domovoj non era diffidente o chiuso nei confronti degli estranei.
Al contrario mostrava un interesse quasi fanciullesco che divertiva molto il cinico Kevin.
Il paesaggio era variato, ormai gli unici edifici che interrompevano il monotono paesaggio innevato erano basse strutture abbandonate, forse ciò che restava di antiche fabbriche.
Proprio nell’approssimarsi all’ennesima di queste strutture, Kevin ebbe un sussulto.
-Dom, fai attenzione, quelli ce l’hanno con noi!-
Il vostroyano gli rivolse uno sguardo interrogativo, perché la strada era deserta, e stava per parlare quando una vecchia automobile malandata uscì dall’edificio, mettendosi di traverso sulla strada.
Il camion non rallentò, mentre dall’auto uscivano quattro uomini, tutti armati di pistole e due di fucile a pompa.
Indossavano giacconi dall’aria malandata, misto di dotazioni militari e vestiti civili, come tutti i membri delle bande cittadine.
Lo sfregiato parlò con voce incerta. –Che faccio Dom? Li investo?-
Il vostroyano scosse la testa. –Non ti preoccupare, tu ci servivi perché un Arbitres non avrebbe mai fatto passare un camion guidato da uno con i tatuaggi dei Lupi di Volgarft… Io servo perché nessuna banda si sognerebbe di intralciare un carico sotto la nostra protezione. Fermati pure.-
Kevin avvertiva una brutta sensazione, il suo sesto senso da soldato che lo avvertiva di non fermarsi, ma non vi era modo di convincere Domovoj delle sue paure.
Il rischio di una guerra fra bande era troppo alto per potersi permettere di provocare quegli uomini.
Il pesante automezzo si arrestò stridendo a pochi metri dai quattro vostroyani e Domovoj aprì lo sportello del passeggero, che sfruttò come riparo per poi puntare con noncuranza la propria arma contro i quattro.
-Cosa volete, uomini delle Terre Basse?-
Domandò in un vostroyano talmente stretto che Kevin dovette dar fondo a tutte le sue conoscenze a riguardo per riuscire ad afferrare il senso della frase.
Uno degli uomini armati di fucile a pompa si fece avanti, fino a trovarsi a due metri dal camion e parlò con una voce gracchiante che tradiva il vizio del fumo.
-Vogliamo il carico!-
Domovoj fece scattare il meccanismo di armamento dell’arma. -Ma voi lo sapete di chi è questo camion?!-
-Si.-
Una detonazione attraversò l’aria, mentre un colpo di fucile a pompa sfondava lo sportello del passeggero, lasciando solo una nube di goccioline rosse la dove pochi secondi prima si trovava Domovoj.
Lo sfregiato agì senza neppure comprendere quanto stava accadendo; si lasciò cadere dal sedile, riparandosi dietro al cruscotto appena in tempo per evitare una salva di colpi che massacrò la cabina del mezzo.
Con gesto automatico aprì lo sportello e si buttò a terra, cadendo pesantemente nella neve.
Avvertì un violento spostamento d’aria poco sopra la sua testa e lo sportello dal quale era appena uscito, centrato da una rosata di pallettoni, si chiuse di schianto.
Lo sfregiato balzò in piedi e vide, a non più di cinque metri da lui, un vostroyano intento a riarmare il fucile a pompa.
Senza riflettere, Kevin scattò verso di lui.
Vide la mano sinistra del nemico riportare in avanti l’astina, mentre la cartuccia appena espulsa roteava ancora in aria.
Il dito destro premette sul grilletto, lentamente per tutta la corsa a vuoto.
Kevin scartò di lato una frazione di secondo prima della detonazione e sentì il gas cocente, espulso dalla canna dell’arma, sfiorargli i vestiti e la pelle.
Ma nessuno dei pallettoni lo colpì.
Il vostroyano sgranò gli occhi per la sorpresa e riportò indietro l’astina, in modo da incamerare un altro colpo.
Ma la mano dello sfregiato si era già richiusa sull’arma.
Con un’abile rotazione, Kevin tolse il fucile al vostroyano e lo usò come leva per bloccarlo al collo, in modo che il corpo del nemico gli facesse da schermo contro agli altri tre avversari.
L’uomo sussultò, colpito da tre colpi di pistola, evidentemente sparati contro allo sfregiato durante il suo fulmineo movimento.
Kevin lasciò cadere il cadavere e, reggendo il fucile a pompa con la sola mano destra, uccise il nemico più vicino, prima di lasciarsi cadere e rotolare al riparo offerto dall’automobile.
Non ricordava se fosse stato sempre così, ma ormai da molti anni aveva l’impressione che, in combattimento, tutti gli altri si muovessero con mezzo secondo di ritardo rispetto a lui; come se si trovassero su di un pianeta dalla gravità eccessiva.
Un paio di colpi di pistola sollevarono sbuffi di neve, seguendolo nel suo percorso, prima che un colpo di fucile a pompa facesse a pezzi finestrini e cofano della vettura.
Ma Kevin, riparato dietro al motore, rimase illeso e balzò in piedi.
Un colpo uccise l’uomo che aveva sparato a Domovoj e lo sfregiato riarmò a tale velocità che l’ultimo vostroyano non fece neppure in tempo a puntare la sua pistola, prima che il grilletto fosse nuovamente premuto, ai suoi danni.
Un sonoro “click” avvisò Kevin che le munizioni erano esaurite.
Il fucile a pompa cadde sul cofano crivellato, mentre lui rotolava di lato, accompagnando il gesto con un’irripetibile bestemmia.
Un colpo di pistola passò a meno di due dita dalla sua testa, mentre lui balzava verso il nemico.
Il vostroyano premette ancora il grilletto.
Kevin si era concentrato sul dito del nemico, individuò il momento in cui la leva di sparo terminava la corsa a vuoto e scartò di lato.
Una pallottola gli passò tanto vicino da forare la sua giacca aperta.
Chiaramente impressionato, l’uomo premette ancora una volta il grilletto, ma il colpo mancò il bersaglio di molto, poiché era stato sparato prevedendo un suo scarto sulla destra, mentre questi si era buttato a sinistra.
Il carrello della pistola rimase impietosamente aperto, indicando l’assenza di munizioni.
Senza neppure pensare al caricatore di riserva che aveva in tasca, il vostroyano rimase fermo com’era, impietrito dalla paura.
Non pensò a ricaricare, non pensò a fuggire.
Lo sfregiato lo travolse in corsa piena, gettandolo a terra.
Il viso dell’uomo era stravolto dal terrore, gli occhi sgranati.
Dovette sforzarsi per riuscire a farfugliare poche parole nel suo dialetto natale.
-T-ttt-tu non sei umano!-
Il volto di Kevin era una maschera di pura ferocia animalesca, i denti snudati come quelli di un animale carnivoro, mentre le sue mani si serravano attorno alla testa del vostroyano.
-Non ho mai detto di esserlo- Ringhiò.
Lo schiocco dell’osso del collo spezzato interruppe l’urlo di terrore della vittima; poi fu solo silenzio sulla neve macchiata di sangue.
   
 
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