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Autore: elfanika2    19/10/2016    1 recensioni
"È passato davvero molto tempo da quando ho sconfitto il faraone a duello. Sembra quasi una vita fa il periodo in cui nel puzzle del millennio abitava uno spirito che condivideva il mio corpo." i pensieri e le speranze di Yugi quando ormai è certo di non poter più rivedere il faraone che ha lasciato andare anni ed anni prima.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È passato davvero molto tempo da quando ho sconfitto il faraone a duello. Sembra quasi una vita fa il periodo in cui nel puzzle del millennio abitava uno spirito che condivideva il mio corpo. Eppure persino ora, anche se non posso dirlo a nessuno, anche se i miei amici hanno dimenticato che sono stato diverso da come sono ora, io sento un grande vuoto nel cuore. La sensazione vive dentro di me e ormai è così radicata e me ne accorgo così poco che a volte penso di averlo superato. Succede raramente, quando è una notte limpida e io non riesco a prendere sonno, quando rimango sveglio a pensare alla prossima, grande battaglia che mi aspetta, mentre rifletto sulla strategia da utilizzare contro il mio degno e quasi imbattibile avversario. In quei momenti di veglia, in cui il vento mi passa tra i capelli e tutto il resto del mondo dorme avvolto da un dolce manto, io mi sento la persona più sola dell'universo. So che è una sciocchezza, so che i miei amici sono nell'altra stanza e i loro spiriti sono sempre con me, ovunque io vada e il loro affetto mi sostiene. Quello di cui sento la mancanza però, è totalmente diverso in questo caso. Sento il dolore e la perdita di metà della mia anima che è sparita per sempre dalla mia vita, senza guardarsi indietro nel cammino verso il mondo degli spiriti. Per mesi dopo aver liberato il faraone mi sono tormentato con inutili domande, cercando di capire perché l'ho sconfitto e non ho perso, anche se il suo posto non era più accanto a me. Lo sapevo, come so anche ora che quel che ho fatto è giusto e che il destino mi ha guidato verso quel momento. Eppure anche stanotte, mentre salgo lentamente i gradini che mi portano sul ponte della nave, mentre rivolgo lo sguardo in alto verso il cielo e vedo splendere luminosa la luna, io sento l'oscurità avvolgermi, un'ombra nera, un presagio nefasto di un destino che mi è avverso e ricordo di un tempo che non può più tornare. Quel che ho perso non può essere definito come un semplice amante, un amico, un fratello.

È stato peggiore della perdita di chiunque io ami. Avrei preferito perdere un braccio o una gamba, l'orgoglio o la determinazione piuttosto che rinunciare allo spirito del puzzle. Ricordo ancora come tendevo a chiamarlo, prima che scoprissi la sua vera identità e il pensiero mi strappa un sorriso triste. Altro me. Ora più di prima sono consapevole di quanto sia vero. È stato per moltissimo tempo il mio rifugio sicuro, la mia roccia, la mia forza quando io non ne avevo ed ero perso. È stato l'altra faccia della medaglia eppure sempre legato a me da una connessione che non potrò mai spiegare nemmeno a chi è stato con me durante tutto quel viaggio. Spesso non riesco a spiegare nemmeno a me stesso perché da quando se n'è andato c'è un enorme voragine che si è aperta nel mio cuore e spesso quando nessuno guarda devo trattenermi per non caderci dentro. Nel mio oggetto del millennio ci sono ancora due stanze, ma una porta l'ho sigillata e spostata, così che io non ci passi mai davanti. A volte ci entro solo per tenere in ordine e per non dimenticare mai che quel che ricordo è vero e non solo il frutto della mia immaginazione. Ora è solo una stanza buia e fredda, che mi ricorda l'immensità delle piramidi e la sabbia infinita del deserto. Nella mia parte invece ho aperto una stanza che definisco pericolosa, più di quella dei ricordi. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di usarla, perché è difficile eliminare il pensiero dalla mia mente. C'è un enorme burrone e io rimango sul bordo del precipizio e guardo verso il basso, sapendo bene che non c'è una fine. Se mai ci cadessi dentro so che non ne uscirei, il mio spirito rimarrebbe intrappolato all'interno del puzzle e sarei condannato alla stessa sorte del faraone. Rimarrei bloccato e probabilmente, visto che non mi sento più parte di alcun disegno divino, stavolta per sempre. Stanotte tutto è diverso però. La sento come la mia ora più nera. Sono seduto sul ponte e ascolto le onde infrangersi sulla chiglia della nave e il vento soffiare, quando un altro rumore si aggiunge agli altri. Forse non è un rumore, definire la sensazione è difficile, ma è come se percepissi il rumore dei passi senza dover usare i miei sensi. Di solito questo genere di sensazioni accompagnavano lo scambio tra la mia anima e quella del faraone, ma non può essere. Percepisco i passi avvicinarsi lenti e regolari e poi un calore accanto a me. Ancora non oso guardare alla mia destra per vedere cosa c'è, quindi lascio che questo tepore invada la mia anima. Rivolgo lo sguardo, dopo diversi minuti di incertezza, verso la fonte di questo calore e sento il respiro morirmi in gola e tutto il resto fermarsi per un istante. Il faraone. È lì seduto accanto a me, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fossero passate solo poche ore dal momento in cui ci siamo visti l'ultima volta. Vorrei parlare, ma la mia gola è secca e non riesco a formulare una frase di senso compiuto che esprima le mie emozioni. Poi lo sento, un formicolio, un pizzicare che mi è mancato da morire. La presenza di quell'anima che sa colmare il vuoto lasciato e sanare ferite, far chiudere le voragini. Per diversi minuti ancora non parliamo, poi ricordo cosa vuol dire dividere i pensieri con un altro senza l'ausilio delle parole e so che la mia voce non mi sosterrebbe mai in un compito così gravoso, ma la mia anima può sopportarlo per un po' e lascio che sia questa a parlare:

“ Faraone”
“Yugi” la sua voce è più limpida di quanto la ricordassi, ma mantiene quella forza, quella dolcezza, quel tono profondo che ho sentito per così tante volte in passato . Qualcosa vibra nel mio petto, così simile alla speranza e alla felicità che non oso pensarci, non immagino nemmeno come sia abbandonarsi ad essa e lasciare che questa farfalla, fragile, frulli le ali per prendere poi il volo.

“ Come puoi essere qui?”
“ Sono stato chiamato.”
“ Chi è stato a disturbarti dal tuo riposo?”
“ Tu” la vergogna per averlo richiamato da un luogo di pace mi pervade, ma vedo sul suo viso, così simile al mio, quel sorriso furbo che aveva sempre quando aveva un asso nella manica, ma l'avversario credeva di aver già svelato ogni sua mossa,  mi dice che si sta solo prendendo gioco di me.

“ Sembra che tu non sia felice di vedermi”
“ Pensavo solo che è bizzarro che succeda proprio ora, quando penso di aver chiamato diverse volte in passato, per questioni ben più gravi.”
Ora è lui a sembrare imbarazzato, si stringe quasi impercettibilmente il mantello sulle spalle e risponde meno beffardo di prima: “ Non potevo venire. Non posso uscire tutte le volte che voglio”
“ Sei venuto per dirmi qualcosa e andartene no? Per favore, fallo in fretta” non voglio far suonare questa frase come se io sia dispiaciuto di vederlo, perché in realtà ne gioisco, ma non voglio nemmeno che la percepisca come una supplica, per cui la frase esce piatta, quasi senza sentimento. Non sapevo che si potessero modulare le emozioni così fino ad ora.

In qualche modo sembra capire il mio intento, forse lui non ha dimenticato cosa vuol dire essere un tutt'uno con qualcuno.

“ Ho visto il baratro in cui sei quasi caduto più di una volta. Sei così stanco di lottare?”
“ Sono stanco di cercare qualcosa che avevo già e ho perso”
“ E cosa sarebbe?” il suo sguardo è curioso ora, come quando mi studiava per capire le mie intenzioni.

“ Qualcosa che mi completa” la risposta lo spiazza, vedo una grande sorpresa ma in fondo al suo sguardo c'è un fondo di colpevole consapevolezza. Sa in fondo al cuore che parlo di lui e di questo semplice gesto, parlare con lui, che per tanti anni mi è stato negato.

“ Cosa daresti per riavere ciò che ti è stato tolto?” lo ringrazio con il cuore per non aver detto rinunciato, perché sarebbe stato davvero un colpo basso.

“ Non c'è niente che posso sacrificare di importante abbastanza da poter pagare questo ritorno. E non voglio che nessuno rinunci a niente per me, se mai si potesse fare una cosa simile” sto cercando di dirgli che se potessi riaverlo con me, non dovrebbe farlo se dove si trova ora è felice e libero.
“ Non c'è un costo. Accetteresti di dividere ancora un corpo, una mente, dividere i tuoi pensieri ancora una volta e non poterli tenere privati?”
“ Con gioia, se fosse possibile”

Lo vedo sorridere, come ha fatto raramente, sinceramente e con affetto profondo e infinito. “ Sono tornato perché il tempo di pace per me è finito e perché nuovi pericoli si stagliano all'orizzonte, ma più di tutto, mi mancava la compagnia di un amico”. Mi appoggia una mano sulla spalla e sento quel calore così familiare che scaccia il gelo che sento nell'anima e poi il puzzle del millennio si illumina e percepisco lo spirito del faraone tornare accanto al mio, la sua porta riposizionarsi difronte alla mia e il calore della sua anima scaldarmi, senza pretese. Tengo gli occhi chiusi mentre le lacrime di gioia scorrono e lo ringrazio più e più volte. La speranza e la felicità ora possono spiccare il volo senza che io debba più temere. Apro gli occhi e guardo verso il cielo che ora mi sembra luminoso più del sole con tutte quelle stelle che lo attraversano. Solo ora rivedo finalmente tutte le bellezze che il mondo mi offre. Questi anni sono stati un ombra nera sul mio cammino, un periodo oscuro. È risaputo però, che dopo l'ora più oscura sorge sempre l'alba.

   
 
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