Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: belle_delamb    20/10/2016    1 recensioni
-Voglio solo che tu sappia che ti ho sempre amato e che ti amerò per sempre- sussurrò lei, stretta tra le braccia di lui, le lacrime che pungevano per uscire –non importa quello che hai fatto, non mi è mai importato, so che è solo colpa delle incomprensioni, so tutto e capisco, solo che non posso permettermi di ignorare questa storia, ne andrebbe del mio onore e non posso proprio permetterlo-
-Ormai quel che è fatto non può essere cambiato- sussurrò lui.
-Purtroppo lo so e voglio che tu sappia che se questa storia si fosse potuta cambiare avrei rinunciato a ciò che più mi è caro al mondo- sospirò –credimi, fa più male a me che a te- e con un movimento rapido lo pugnalò al cuore, vincendo la resistenza dei muscoli del torace, strenua difesa di un corpo che non vuole arrendersi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Margaret aspettava Fred alla finestra, il cuore che le batteva come mai aveva battuto in vita sua. Un misto di paura, nausea e dolore la invadeva. Gli occhi le bruciavano dalle lacrime e sentiva le guancie arderle e la testa dolerle. Doveva allontanarsi da lì il prima possibile, solo così si sarebbe finalmente sentita al sicuro. Ora sobbalzava a ogni rumore e aveva chiesto a due guardie di restare fuori dai suoi appartamenti, guardie che sue padre stimava ma di cui lei in realtà non si fidava. Se suo padre era morto voleva dire che loro non avevano fatto bene il loro lavoro o peggio … che erano complici dell’assassino. Margaret inspirò a fondo e aspettò. Ormai era quasi mezzanotte e Fred sarebbe arrivato a breve. Non doveva ancora aspettare molto. Fuori la serata era tranquilla e la temperatura tiepida. Anche la giornata era trascorsa relativamente tranquilla. Nulla di strano era successo. Sospirando si allontanò dal davanzale e si lasciò cadere sul letto. La notte precedente non aveva chiuso occhio e ora si sentiva stanca. Non aveva avuto modo di discutere con Fred i dettagli della fuga, non era riuscita a stare sola con lui per più di qualche secondo. Aveva passato il pomeriggio a vegliare il padre defunto nel suo letto e aveva lasciato a farlo la governante del palazzo, trovando la scusa che non si sentiva bene. Sapeva bene cosa pensavano di lei i domestici e le guardie. Era una figlia degenere che non aveva mai amato il padre. Non dubitava che alcuni di loro pensassero che lei fosse felice della sua morte. Magari certi pensavano che lei ne fosse addirittura la causa, dopotutto aveva appena litigato con il padre, forse lui si era sentito male proprio per questo. Margaret sapeva quello che si diceva di lei: che era una ragazzina viziata, che viveva sulle spalle del genitore, che non aveva nessun tipo di scrupoli pur di ottenere ciò che voleva. Loro non la conoscevano, non sapevano come si sentiva. Viziata, forse, ma non crudele. La verità era che la fanciulla si era sempre sentita priva di qualcosa. Di cosa? Quello nemmeno lei lo sapeva, dopotutto il padre aveva sempre cercato di darle tutto, aveva fatto il possibile per renderla felice e anche qualcosa di più. Chiuse gli occhi per cercare di calmare il mal di testa. Fu del tutto inutile, il dolore continuava a essere atroce, come se mille aghi le trapassassero il cranio. E proprio in quel momento sentì una voce. Lì per lì pensò che fosse solo frutto della stanchezza oppure della fantasia o ancora del mal di testa.
- Margot … Margot -
Si mise subito a sedere, come se fosse stata galvanizzata. L’amata voce! Balzò giù dal letto così rapidamente che la testa iniziò a girarle e dovette lottare contro le vertigini. Si tenne per un attimo al muro, quindi procedette fino alla finestra. Una figura stava là sotto, una figura scura e per un attimo la ragazza temette che fosse un cavaliere fantasma, venuto a trascinarla con sé nell’abisso per punirla del suo comportamento.
- Margot -
Strizzò gli occhi. Ora la figura si faceva più nitida: era proprio Fred. La gioia di Margaret fu enorme, inesprimibile. – Fred – chiamò e rabbrividì quando la sua voce rimbombò nella notte.
-Parla più piano- disse Fred.
-Scusa-
-Adesso salgo, vengo a prenderti, va bene?-
-Perfetto- e Margaret afferrò quello che aveva deciso di portare con sé, una sacca con qualche vestito e molti gioielli. Detestava separarsi delle sue cose, per cui aveva riempito la sacca di tutto ciò che riuscire a contenere e anche di qualcosa di più. Attese che Fred arrivasse fin in cima e sorrise vedendo quanto fosse agile e veloce, come se l’arrampicata fosse la sua vita, come se non avesse mai fatto altro. Quando arrivò alla finestra saltò dentro con una mossa rapida, felina. Margaret si sentì avvampare quando lui le accarezzò il braccio.
-Ora andiamo-
-Va bene-
-Hai qualcosa da portare?-
-Questo- gli porse il sacco.
Fred lo prese e fece una smorfia. –È pesantissimo! All’interno c’è solo lo stretto necessario?-
-Certo, qualche vestito e qualche gioiello, solo l’indispensabile-
-I gioielli non sono indispensabili, porta solo i più preziosi, nel caso dovessimo venderli-
-Venderli?- per poco la ragazza non si sentì mancare. Quello non era previsto.
-Solo se sarà necessario-
Margaret sospirò stancamente. –Oh, non mi abituerò mai a questa situazione-
-Non sei costretta a fuggire- disse Fred con dolcezza –puoi restare qui e vedere cosa succede-
-E farmi uccidere? Mai e poi mai!-
-Non alzare la voce- la rimproverò lui.
-Scusa, solo che questa situazione … io non so come farò- fredde lacrime iniziarono a scenderle lungo le guancie –io non sono abituata a questo genere di vita … a fuggire … io … non so se ce la farò-
Fred le prese dolcemente le mani tra le sue. –Certo che ce la farai … anzi, ce la faremo insieme-
Margaret si sentì avvampare. Sì, c’era una possibilità.
-Ora però dobbiamo andare-
La ragazza annuì e lasciò che lui l’aiutasse a salire sul davanzale.
-Scenderemo insieme, va bene? Io ti sarò accanto e ti aiuterò a cercare i giusti appoggi-
-Va bene- disse lei, anche se il cuore minacciava di fuggirle dal petto.
-Non sarà difficile-
Margaret annuì. Osservò Fred cercare una fessura nel muro ed, aggrappatosi ad essa, iniziare a scendere.
-Attaccati dove mi sono attaccato io- le disse.
Più facile a dirsi che a farsi. La ragazza strinse i denti e tastò il muro. Con riluttanza infilò una mano dentro una nicchia, quindi si resse a quello e cercò un appiglio per il piede. Il vestito le era d’intralcio. Ispirò a fondo e cercò un altro appiglio per l’altro piede. Per poco non perse l’equilibrio.
- Margot – la chiamò Fred –stai tranquilla e concentrati su quello che stai facendo-
Era concentrata, come mai la era stata in vita sua. Trovò una nicchia in cui infilò il piede e sospirò di sollievo. Dopo qualche istante, a malincuore, lasciò l’appiglio dell’altro piede, piegò il ginocchio dell’altra gamba e cercò una qualche fessura. La trovò quasi subito. Stava diventando brava. Sotto di lei sentì Fred arrivare al suolo con un tonfo. La fanciulla strinse i denti e proseguì con la discesa. Il cuore le batteva forte per il timore di cadere. E poi sentì delle voci, qualcuno che la chiamava. Oh no! Le guardie lasciate davanti alla sua porta chiedevano di lei.
-Lanciati cadere- le urlò Fred.
-Cosa?- era troppo in alto, non poteva lasciarsi cadere.
-Lasciati, ti prendo io-
Lasciarsi? Doveva fidarsi di lui … doveva … ma in fondo come poteva pensare che lui non l’avrebbe presa? Come poteva anche solo concepire una simile idea? E si lasciò andare, cercando di non pensare a ciò che sarebbe successo se lui non l’avesse presa. Chiuse gli occhi e quasi non morì di sollievo quando si sentì atterrare sulle braccia di Fred.
-Presa- disse lui –anche se pesi più del previsto- e la depose con delicatezza a terra.
-Come peso più del previsto?- chiese lei, fingendosi offesa.
Lui ridacchio e le diede un giocoso pizzicotto sul braccio. Margaret per tutta risposta gli diede una spintarella e rise e improvvisamene si accorse che non si credeva più capace di sorridere da quando il padre era morto. Ma Fred era capace di far avvenire l’improbabile. Almeno c’era lui al suo fianco, non avrebbe potuto sopportare di essere sola. Le mancava tanto suo padre. Lei gli voleva molto bene, solo ora se ne accorgeva.
-Vieni- disse prendendola per mano –dobbiamo allontanarci in fretta-
Margaret lo seguì senza indugio. Accanto a palazzo c’era un folto bosco, la ragazza non dubitava che Fred volesse andare lì, in fondo lui nel bosco c’era cresciuto, era lì che lo avevano trovato quasi vent’anni prima, un bambino solo e affamato. Margaret era una bambina magra e curiosa quando lo aveva visto per la prima volta e si era chiesta come un suo simile potesse essere così animalesco, come potesse muoversi in quel modo guardingo e guardarsi in giro in quel modo, come se nulla al mondo gli importasse per davvero perché in fondo lui non apparteneva a quel mondo. Lui veniva dal bosco e lì sarebbe rimasto se non l’avessero portato a palazzo. Margaret ricordava che inizialmente si sentiva un po’ a disagio in sua presenza, come la era sempre stata in presenza di animali grossi e potenzialmente pericolosi. Ma lui non era pericoloso. Non con lei almeno, anzi, era docile in sua presenza, gentile, quasi cavalleresco e lei lo aveva amato per quello. Con lui si era sempre sentita protetta. E in quel preciso momento sentiva che proprio nulla al mondo avrebbe potuto farle del male perché c’era lui al suo fianco.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: belle_delamb