Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
Ricorda la storia  |       
Autore: ChiaraBJ    20/10/2016    5 recensioni
Il padre di Ben bussa alla porta di casa di Semir, è preoccupato perché non riesce a contattare il figlio. Entrambi si recano nell’appartamento del giovane poliziotto e lì fanno una agghiacciante scoperta . Ben è scomparso. Rapimento? E se fosse così, per mano di chi? In questa nuova FF Semir dovrà ancora una volta tentare di salvare la vita al suo socio, in una lotta contro il tempo e non solo.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

‘Padri’ a confronto

Quella mattina Semir si svegliò di buon umore. 
Era una stupenda giornata di fine settembre e lui e il suo socio erano in ferie per un’intera settimana. Fischiettando il piccolo ispettore scese le scale, mise la caffettiera sul fuoco, andò in bagno, si lavò, si vestì e appena sentì l’aroma del caffè diffondersi per la casa, ritornò in cucina.
Andrea e le figlie erano in vacanza in una località balneare italiana ospiti in una delle case che la famiglia Jager possedeva, Semir le avrebbe raggiunte di lì a poche ore.
Stava per versarsi il caffè in una tazza quando sentì suonare il campanello di casa.
Subito pensò a Ben, l’unica persona che poteva quel giorno venirlo a trovare, ma poi si ricordò che il ragazzo aveva deciso di trascorrere la settimana con Livyana in campeggio, un vero campeggio, lontano da gente pericolosa e armata.
Mentre si avvicinava alla porta per vedere chi era, pensò a tutti gli scocciatori che poteva trovare sull'uscio: venditori porta a porta di qualche aspirapolvere superaccessoriato di ultima generazione, persone che chiedevano informazioni se era in vendita qualche casa nei dintorni, oppure uomini e donne che annunciavano l’imminente fine del mondo. Con la tipica espressione di chi sta per dire ‘non voglio e non compro nulla, grazie, ma non sono interessato’ Semir aprì la porta restando letteralmente di sale.
Davanti a lui c’era Konrad Jager ed era visibilmente sconvolto.
Il padre di Ben era l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere alla sua porta,  troppi dissapori passati e presenti li dividevano, primo fra tutti il fatto che lui fosse il miglior amico di suo figlio, oltretutto poliziotto.
Semir avrebbe voluto mandarlo via, aggredirlo domandandogli cosa ci facesse davanti a casa sua, ma il piccolo ispettore si impose di seppellire temporaneamente l’ascia di guerra: se Konrad Jager era lì, un motivo c’era e riguardava senz’altro Ben.
Un strana sensazione come di un blocco allo stomaco lo invase.
“Ben sta bene?” chiese preoccupato Semir a Konrad senza nemmeno salutarlo.
“Me lo dica lei” rispose a tono il padre di Ben.
“Io?” chiese serio e alquanto perplesso Semir.
“Sì non sarebbe la prima volta che Ben lascia Livyana qualche giorno a casa nostra a Düsseldorf per qualche vostro…lavoretto sotto copertura” sbottò Konrad Jager.
“Signor Jager” ribatté Semir sempre sulla soglia della porta “Le posso assicurare che Ben non ha in corso nessun incarico sotto copertura, lo saprei”
“Lo saprebbe…ne sarebbe a conoscenza?” ringhiò “Certo, come quella volta che Ben quasi ci rimise la pelle e finì in galera? Lei ce lo mandò!” gli ricordò maligno l’imprenditore puntandogli contro un dito.
Semir ricordava benissimo quell’episodio, era passato un sacco di tempo, e malgrado tutto fosse tornato come prima ancora si sentiva in colpa.
Aveva personalmente ammanettato e picchiato Ben, gli aveva addirittura sparato due volte credendolo una spia al servizio del governo cinese.
“Senta forse è meglio se si accomoda e ne parliamo con calma” propose Semir riacquistando lucidità.

Konrad Jager entrò in casa del piccolo ispettore che fece cenno all’anziano imprenditore di sedersi sul divano.
“Allora ricapitoliamo” cominciò Semir “Ben …” ma fu interrotto da Konrad.
“Mio figlio” e sottolineò con la voce la parola ‘mio’ come per far capire che Ben era suo figlio e di nessun altro checché ne pensasse Semir “Doveva venire questa mattina presto a prendere Livyana per andare in campeggio e non si è presentato. Quando si tratta di lei…Ben avrebbe chiamato anche se avesse tardato un paio di minuti”
Semir a quelle parole prese il cellulare, stava già componendo il numero del suo socio.
“L’ho chiamato in continuazione e il cellulare squilla fino a quando non si attacca la segreteria” lo ragguagliò il vecchio imprenditore.
Semir chiuse la comunicazione, Konrad aveva ragione.
“Sono passato a casa sua prima di venire qui, ho suonato diverse volte e non mi ha risposto…ovviamente non sono passato per il vostro comando…” continuò il padre di Ben.
“Ovviamente, ci mancherebbe” ribatté acido Semir, prendendo le chiavi della BMW e quelle dell’appartamento di Ben “Andiamo a casa sua, sicuramente sarà ancora così addormentato da non sentire nemmeno le cannonate”
“E se non fosse così?” replicò Konrad .
“In quel caso come prima cosa telefonerò al comando, così capirà che tra me e Ben, non ci sono più segreti” concluse Semir.
“Sì come no, come quella volta!” sbottò sarcastico l’imprenditore.
“Soprattutto dopo quella volta” rimbeccò Semir.

Per tutto il tragitto Semir si arrovellò la mente con le più semplici e le più complicate ipotesi.
Scartò subito quella dell’essere sotto copertura senza averlo messo al corrente.
Ogni volta che lo aveva fatto per poco il ragazzo non ci aveva rimesso la pelle.
Continuava a pensare che sia lui che Konrad si stavano allarmando per niente, Ben sicuramente non aver sentito la sveglia, come al solito, visto che l’unica che riusciva ad alzarlo dal letto in orario, Livyana, era da tutt’altra parte.
Forse Ben si era dimenticato di passare a prendere Livyana, magari era in dolce compagnia, ma lui lo avrebbe saputo, quando il suo socio era innamorato si comportava in maniera diversa, insolita e Livyana lo avrebbe percepito subito e glielo avrebbe riferito.
Ben che, alzato dal letto, aveva avuto un capogiro cadendo aveva battuto la testa ed  ora era agonizzante in mezzo alla camera da letto.
Ben rapito da qualche serial killer le cui vittime prescelte sono persone atletiche, giovani ed attraenti.
Ben ucciso per vendetta da qualcuno che aveva messo in prigione.
Ben vittima questa volta veramente e non per coprire la sua scomparsa come in passato gli avevano fatto credere, della cosiddetta ‘sindrome del burnout’ , il ragazzo poteva essere caduto in depressione, nessuno se ne sarebbe accorto e ora in preda ad un fortissimo esaurimento nervoso, era andato completamente in ‘corto circuito’ e aver fatto qualche sciocchezza…fatale.
Ben che era scappato perché…perché boh, ma era scappato chissà dove, anche se pensandoci bene ne dubitava, non avrebbe mai abbandonato Livyana, di questo Semir ne era più che certo.
Ben rapito dagli alieni che ora stavano facendo strani esperimenti su di lui.
Ben che aveva avuto un colpo di sonno tornando da un concerto con la sua band, aveva avuto un incidente ed era finito giù per una scarpata ed ora era moribondo se non morto.

Finalmente davanti a lui apparve il lussuoso palazzo dove viveva il ragazzo.
Semir accostò l’auto vicino al muro di cinta e sia lui che Konrad scesero dal mezzo.
“Come entriamo?” chiese il vecchio.
“Con queste” rispose Semir, quasi compiaciuto, mentre dalla tasca estraeva un mazzo di chiavi.
Konrad divenne per un attimo rosso dalla rabbia.
Lui, in quanto padre, avrebbe dovuto avere le chiavi dell’appartamento del figlio, cosa che invece aveva il suo collega poliziotto.
Semir notò subito l’espressione dell’uomo, ma non voleva essere cattivo e rimarcare cosa era lui per il ragazzo, in fondo Ben voleva bene al padre e non gli sarebbe piaciuto vedere che Semir non lo trattasse con il dovuto rispetto, specie in quella situazione.
“Lei abita a Düsseldorf…se Ben restasse chiuso fuori…insomma io abito più vicino”
“Apprezzo la diplomazia, ispettore, ma sappiamo entrambi…” e volutamente non concluse la frase.
Con il cuore in gola entrambi gli uomini salirono al piano dove era situato l’appartamento di Ben, poi come in apnea Semir aprì la porta d’entrata.

L’abitazione era in ordine, sul tavolo del salotto c’erano le chiavi di casa, quelle della macchina e il cellulare.
“Dove sarà andato, senza questi” chiese Semir più a se stesso che a Konrad che stava dietro di lui.
Il vecchio seguì Semir in camera, il letto era sfatto, la fondina con la pistola d’ordinanza stava sopra il comodino; l’espressione di Semir era più che eloquente: sentiva che a Ben era accaduto qualcosa.

Passarono alcuni secondi quando il cellulare sopra al tavolo suonò.
Semir come un fulmine ritornò in sala e diede una veloce occhiata al display prima di rispondere.
“Dottoressa Kladden” esordì Semir.
“Ispettore Gerkhan???” il tono della voce della giovane psicologa di Livyana era alquanto perplesso.
“Sì sono io “ rispose il piccolo ispettore.
“Cercavo Ben…cioè l’ispettore Jager, doveva passare da me questa mattina presto, dovevo consegnargli dei documenti, prima di partire per le vacanze, ma non si è visto…così ho pensato di telefonargli”
“Dottoressa…ecco…Ben…ha avuto un contrattempo” rispose Semir, poi dopo averla velocemente salutata riagganciò senza tanti convenevoli e rivolgendosi al padre di Ben concluse:
“Chiamo subito la scientifica, Ben non se ne è andato di sua spontanea volontà, Ben è stato rapito”
“Cosa le fa credere che sia stato rapito” chiese spaventato al solo pensiero Konrad.
“Quella” e indicò la porta finestra con evidenti segni di effrazione.
“Potrebbe essersi introdotto un ladro…lui potrebbe essere…con un’amica” ora anche Konrad Jager cominciava a preoccuparsi, cercava altre ipotesi, come se volesse scacciare dalla mente quella che sembrava la più evidente.
“No, si sarebbe portato via le chiavi, il cellulare, avrebbe messo via la pistola, non l’avrebbe mai lasciata così in bella mostra…e guardi…è tutto in ordine, troppo…”
E poi quel brutto presentimento che gli bloccò di nuovo lo stomaco.
“Mi creda…volevano Ben”

Nel medesimo istante in cui Semir era nell’appartamento del suo socio, un ragazzo alto, coi capelli scuri e profondi occhi castani si svegliava in una cella del carcere di massima sicurezza di Colonia.
Il ragazzo cercò di sedersi sulla scomoda brandina, ma aveva male dappertutto, soprattutto le costole che gli dolevano ogni volta che respirava. Aveva un mal di testa allucinante, e anche la vista un po’ offuscata.
“Ma come sono finito qua?” si chiese il ragazzo, stropicciandosi gli occhi e cercando di mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava, ma la domanda che si fece subito dopo e che restò anche questa senza risposta fu più terribile:
“E io chi sono?”

Angolino musicale e N.D.A. Ed eccomi qua con una nuova storiellina…Sentenza di morte o, come ironicamente ho ribattezzato io ‘Lo smemorato di Colonia’, forse la più ‘grimildosa’ FF che abbia mai pubblicato. Ovviamente come sempre, sarete voi lettori e recensori, a stabilire se è così o meno...
Gary Barlow & Robbie Williams ‘Shame’ (Che peccato)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=tv49bC5xGVY
 
Bene, ci sono tre versioni di questa storia. La mia, la tua e la verità. E possiamo attribuirla al caso, alla nostra infanzia o alla nostra giovinezza. Al di là di qualche guadagno sentimentale, volevo che tu sentissi il mio dolore, ma tornava sempre indietro al mittente. Ho letto nella tua mente e ho provato a mettermi in contatto…Che peccato non aver mai ascoltato…Le parole vengono fuori facilmente quando sono sincere…






 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11 / Vai alla pagina dell'autore: ChiaraBJ