Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Amberly_1    20/10/2016    3 recensioni
Hans è un uomo di ventisette anni, e dopo una tragica perdita decide di entrare a fra parte di un programma di volontariato per tutori di ragazzi senza famiglia, spesso problematici. Anna invece è una ragazzina di sedici anni con lievi disturbi mentali abbandonata dalla sua famiglia e spedita in un orfanotrofio e successivamente in una casa famiglia.
Il caso vuole che Anna viene affidata ad Hans e per entrambi sarà un cambiamento radicale della loro vita. Anna avrà il fratello che non ha mai avuto e che si prenderà cura di lei e Hans avrà una "figlia" che lo aiuterà a superare la sua perdita e a far fronte a i suoi demoni.
Genere: Angst, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Hans, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Parte -2-









Sii ottimista. Oggi è un nuovo giorno. Pensò Hans. Erano le nove del mattino ed era pronto per andare a prendere Anna. La sera precedente aveva stabilito un programma per la giornata: passeggiata, chiacchierata, svago, lezione di vita, terapia d'urto, incoraggiamenti motivanti, cibo e divertimento. 
Decise di non indossare giacca e cravatta ma semplicemente una camicia e un jeans, dopotutto l'abbigliamento era per la maggior parte facoltativo. 
Uscì dalla porta, ma prima di chiuderla gli venne in mente una cosa importantissima da prendere. 
 
 
Soldi. Dove volevo avviarmi senza?
 
 
Parcheggiò l'auto nel parcheggio privato. 
 
 
Quando entrò lo accolse nuovamente Martina.  
"Ciao Hans!" 
 
 
"Ciao Marty, puoi andarmi a chiamare Anna?" Chiese con un sorriso. 
 
 
"Anna è ancora in pigiama, oggi è un po' giù di morale ed è strano perché tende ad essere più allegra che triste." 
 
 
"Guarda Martina io di lei so solo che ha sedici anni, l'anno scorso l'orfanotrofio l'ha mandata qui ed ha una sorella che è diventata stra ricca e che non vuole sapere niente di lei e in più che ha un carattere... al quanto particolare, certo queste sono cose basilari da sapere ma sinceramente vorrei sapere di più." 
 
 
"Beh sai quanto è necessario sapere, quello che so io di lei è irrilevante perché col tempo lo saprai anche tu, abbi pazienza Hans, oggi avrai l'occasione di capirla meglio. E' una cara ragazza che ha le stesse caratteristiche comportamentali ed emotive di un bambino e ha bisogno di comprensione e affetto, per ora solo questo basta sapere." 
 
 
Hans annuì, "hai ragione. Sono troppo impaziente." 
 
 
"Già." Rise Martina andando via. 
 
 
Dopo pochi minuti, aspettando seduto su un divano, Hans vide arrivare una donna di mezza età che aveva un braccio avvolto attorno ad una ragazza che solo dopo seppe distinguere come Anna. 
 
 
"Eccola qui questa bella signorina." Disse allegramente la donna in direzione di Hans. 
 
 
"Ciao Anna!" La salutò il ragazzo allegramente.
 
 
Anna non lo rispose. 
"Dai tesoro, adesso il signor Westergard ti porta a fare una bella passeggiata in paese." Disse ad Anna, si rivolgeva a lei come se stesse parlando con una bambina di sette anni. 
 
 
"Non ho voglia di uscire Millicent." Mormorò sottovoce Anna. 
 
 
"Dai cara, sarà divertente! E poi non voglio vederti sempre qui dentro." Le disse Millicent amorevolmente. 
 
 
Hans decise di intromettersi. "Anna, oggi ti divertirai tantissimo te lo prometto." 
 
 
La signora Millicent gli sorrise. "Oh ti prego portala via." Aggiunse poi una risata quando la spinse delicatamente verso Hans. "Trattamela bene."
 
Anna sospirò frustrata e Hans si sforzò di sorridere. Le fece cenno di seguirlo e lei lo seguì avendo la testa bassa e le mani nella tasca della felpa.
"Allora, prima cosa. Testa alta e mani lungo i fianchi. Anche nel modo di camminare devi stare attenta."
 
Anna lo fissò un po' infastidita ma fece come le era stato detto, a questo Hans sorrise. "Molto bene, seconda cosa: come stai?"
 
Anna ci mise un po' per rispondere. "Bene."
 
"Dalla tua faccia e la tua voce non sembra che stai bene. Dai, dimmi tutto."
 
Anna sbuffò. 
"Vuoi che ti dica tutto?"
 
"Certo."
 
"Bene. Prima cosa..." cominciò Anna, "io non ti sopporto."
 
Hans aveva un'espressione sia divertita che scioccata. "Perché? Non mi conosci nemme_"
 
Anna lo interruppe. "Perché... perché vuoi sempre sapere tutto! Vuoi per forza essere il perfettino 'so tutto io' e poi sei noioso e poi_"
 
"E poi non sai nemmeno tu perché ti sto antipatico." Concluse Hans. "E vuoi sapere perché?"
 
Anna smise di camminare e mise le braccia conserte in segno di sfida, "ti ascolto."
 
Hans sorrise e incrociò le sue mani sfoderando l'atteggiamento del 'so tutto io'. "Qui il problema non sono io, sei tu. Io sto facendo solo il mio lavoro al meglio che posso ma la verità è che tu non vuoi collaborare, tu non vuoi che nessuno ti dica cosa fare o cosa non fare, vuoi solo essere coccolata, viziata e accontentata ma cosa più importante di tutte: tu non vuoi essere aiutata ad uscire dal tuo guscio perché hai paura." Hans smise di parlare per vedere la reazione di Anna. "Dico bene Anna?"
 
Anna rimase in silenzio con la collera sul volto, tirò su col naso e aveva occhi tristi ma sopracciglia arrabbiate. Fu allora che Hans addolcì il tono.
 
"Io sono qui per questo Anna, io voglio aiutarti."
 
Anna lo fissò con occhi lucidi. "Tu non mi vuoi aiutare, nessuno vuole."
 
"Non è vero Anna, io desidero aiutarti. Però tu non devi chiuderti, puoi dirmi tutto quello che vuoi e devi farlo." Si avvicinò a lei, "perché pensi che nessuno vuole aiutarti?"
 
"Perché nessuno mi vuole bene, e quei pochi che me ne vogliono non sanno come fare." Anna cominciò a piangere.
 
Hans prese un respiro profondo. "Anna, spesso attraversiamo dei momenti bruttissimi, capitano cose orribili e in quei momenti non riusciamo a vedere l'affetto che gli altri vogliono darci ma la cosa più brutta è che ci sono cose che, putroppo, non possono essere riparate e noi..." Hans deglutì, "e noi..."
 
"Perché piangi signor Westergard?" Gli chiese Anna preoccupata mentre si asciugava maldestramente le lacrime con la manica della felpa.
 
"Scusami, Anna. Non... non voglio che tu mi veda così." Disse Hans mentre deglutiva cercando di calmare il pianto. Perfetto Hans, assolutamente mitico. Sei un vero uomo! pensò lui con sarcasmo.
 
"Mi dispiace tanto signor Westergard, è colpa mia se stai piangendo!" Ecco che Anna ricominciò a piangere.
 
Hans si riprese immediatamente. Dovremmo fare un coro di pianti. "Anna no, non è colpa tua. Mi era venuta in mente una cosa triste che mi successe tempo fa perciò, tu non centri niente." Hans le mise una mano sulla spalla per calmarla. "Adesso però non piangere, ok? Le signorine carine non devono piangere."
 
Anna annuì e usò il fazzoletto di Hans per asciugarsi gli occhi.
 
"Tornando al discorso di prima_"
 
"No! Non fare più il discorso di prima se poi devi piangere di nuovo."
 
Hans la fissò e rise. "Tranquilla Anna, non piango più te lo prometto; è stato solo un attimo, succede a tutti di piangere. A volte fa bene sai?." Hans proseguì. "Il punto è che tu, non te ne rendi conto, ma hai tantissime persone che ti vogliono bene e che vorrebbero aiutarti ma non possono agire al posto tuo. Noi tutti ci aiutiamo a vicenda, ma siamo noi stessi che dobbiamo superare le difficoltà... da soli."
 
Anna non rispose e abbassò lo sguardo.
 
"Anna. Io ti aiuterò a crescere e a superare le tue difficoltà ma dovrai collaborare e imparare a camminare coi tuoi soli passi." Hans porse una mano per stringerla. "Affare fatto? E' un accordo."
 
Anna accettò e strinse la mano. "D'accordo."
 
"Benissimo. Ora però camminiamo che dobbiamo andare al parco, e questa volta ci divertiremo e non ci annoieremo come ieri." Disse Hans allegramente.
 
"Va bene." Rise Anna.
 
Camminarono per diversi minuti in silenzio ma con un'atmosfera serena e allegra, poi raggiunsero il parco.
Hans che fino a pochi istanti prima camminava davanti ad Anna si girò e cominciò a camminare all'indietro. "Ehi Anna, ti piacciono le sfide?" Chiese lui saltellando.
 
"Adoro le sfide!" Affermò gioiosa la ragazza.
 
"Bene... allora ti sfido a prendermi!" Detto questo Hans cominciò a correre e Anna fece un'acuta risata gioiosa e prese a correre anche lei.
 
***
 
Dopo una lunga e sfrenata corsa per l'intero parco, conclusa con Anna e Hans inciampati l'uno addosso all'altro e la realizzazione che Anna era praticamente un leopardo nel correre, erano seduti sul prato a riprendere fiato.
 
"Lo ammetto, non mi aspettavo che tu corressi come un predatore." Dice Hans sbuffando una risata. 
 
"Certo che lo sono! Ho avuto modo di allenarmi ai tempi dell'orfanotrofio."
 
"Davvero? Come mai?"
 
Anna si nascose tra le sue spalle e fece un sorriso nervoso. "Beh... sai quando era tempo dei vaccini e prelievi io me ne scappavo sempre e i dottori e le suore mi rincorrevano per tutti i corridoi per almeno mezza giornata."
 
Hans scoppiò a ridere. "Dimmi che adesso almeno non fai più così."
 
"Più o meno..."
 
"Sei proprio una furia scatenata."
 
Il sorriso di Anna se ne scese e cominciò a guardare altrove.
Hans si preoccupò. "Ho detto qualcosa che non va?"
 
"Mi manca Kris." Rispose semplicemente la ragazza.
 
"... Kris?"
 
"Kristoff. Era il mio migliore amico, anche lui mi chiamava sempre 'furia scatenata', è stato adottato quando avevo dodici anni, lui ne aveva già quindici, lo prese la signora Bulda B... B... Bj... Bjorg... man. Bulda Bjorgman." Disse Anna con un po' di difficoltà nel pronunciare il nome. "Sai, la signora Bulda è la figlia di Grand Pabbie, Kristoff è fortunato, tutti volevano Grand Pabbie."
 
"Mi dispiace Anna, però aspetta... se non sbaglio... certo! Io la conosco!" Disse Hans alzandosi.
 
"Conosci chi?"
 
"Conosco la signora Bulda, abitano in zona." Sorrise Hans.
 
"Abitano qui?!" 
 
"Si, se vuoi in questi giorni possiamo andarli a trovare così potrai rivedere il tuo amico."
 
"Dici davvero?!" Chiese Anna con due occhi che le brillavano.
 
"Certo!"
 
Anna per poco non piangeva, con un salto abbracciò Hans e lo strinse come un orso di peluche. "Grazie grazie grazie!"
 
"Non c'è di che..." rispose Hans imbarazzatissimo. "O-okay ora potresti... sai non riesco più a respirare."
 
Anna subito si allontanò. "Oh scusa."
 
"Non ti preoccupa_"
 
"E solo che sono troppo felice! Non sei poi così cattivo e antipatico."
 
Hans aveva un'espressione al quanto divertita. "Ma grazie, Anna. Comunque, adesso però calmati eh, siediti e fai un respiro profondo." Vide che Anna fece come le era stato detto. "Brava, adesso, ti va di mangiare qualcosa?"
 
"Si." Sorrise Anna.
 
"Cosa vorresti? Dolce o salato?"
 
"Dolce ovviamente!"
 
"Ovviamente. Ti va il gelato?"
 
"Si! Quello al cioccolato!"
 
"E gelato al cioccolato sia."
 
 
***
 
Mentre Anna mangiava beatamente il suo gelato al cioccolato, Hans non capiva perché il suo gelato all'amarena sapesse più di zuppa inglese, in tutti i modi...
 
"Anna. Tu conosci Martina, vero?"
 
"Certo, Martina e Millicent sono le mie preferite."
 
"Mi fa piacere, perché Martina e il suo fidanzato, Jamie, hanno invitato noi due in pizzeria stasera. A te farebbe piacere?"
 
"Ma... non vi darò fastidio?"
 
"Certo che no, Anna! Tu non dai fastidio a nessuno."
 
Anna ci pensò su. "Non lo so..." Rispose incerta.
 
"Io, personalmente, penso sia un'ottima idea se venissi anche tu, secondo me ti farà bene stare con altre persone e uscire un po'. E poi Martina e Jamie sono molto simpatici, sono convinto che ti troverai benissimo."
 
"Va bene." La ragazza fece un piccolo sorriso.
 
"Magnifico! Adesso invio un messaggio a Martina e le dico che vieni anche tu."
 
"Signor Westergard?"
 
"Okay Anna, chiariamo prima una cosa: il mio nome è Hans, non chiamarmi signor Westergard cara, mi fai sentire più vecchio del solito. Ora dimmi tutto."
 
"Va bene signor Wester_ Hans, volevo ringraziarti per per quello che ti sforzi di fare per me, di solito le persone si scocciano con me." Disse Anna malinconica.
 
"Evidentemente quelle persone non capivano niente. Tu non mi scocci Anna, e quello che faccio lo faccio con immenso piacere perché sei una ragazzina... anzi no, una signorina adorabile."
Quando Anna lo ringraziò arrossendo, Hans rise e finirono finalmente di mangiare i loro gelati. Se Hans non fosse abbastanza giovane chiunque li avrebbe scambiati come padre e figlia.
 
"Quando ero piccola il mio papà mi portava spesso a mangiare al parco, insieme ad Elsa." Sorrise Anna. "Noi di solito prendevamo gli hot dog ma io li davo sempre alle anatre e piccioni." Ridacchiò lei.
 
Ad Hans fece piacere sentire Anna che riusciva a parlare della sua infanzia in modo sereno. "Hai fatto una bella cosa, poveri animali, sicuramente poche persone li facevano mangiare."
 
Anna annuì orgogliosa.
 
"E' un peccato che tra poco l'estate finirà, però mi piace l'inverno."
 
"Anche la neve?"
 
"Soprattutto quella! Amo giocare con la neve."
 
"Allora ti prometto che quando nevicherà ti porterò tutte le mattine qui a giocare con la neve." Le sorrise Hans.
 
"Si! E fare le battaglie con le palle di neve e fare tantissimi pupazzi di neve!" Anna oramai era sudi giri solo a pensarci. "Vorrei anche imparare a pattinare sul ghiaccio!"
 
"Va bene, tranquilla faremo tutte le attività invernali possibili e immaginabili." Rise Hans.
 
"Quindi anche mangiare la cioccolata calda con i marshmallow."
 
"Ovviamente. Come dimenticare la cioccolata calda?" 
 
***
 
Dopo aver pranzato e aver passato quasi tutto il pomeriggio a non far niente, Anna si addormentò come se nulla fosse sotto un albero per più di mezz'ora, fu Hans a doverla svegliare.
"Anna, su svegliati; è tardi."
 
Anna mugugnò qualche lamentela e si girò su un fianco.
 
"Anna?" La voce di Hans si fece un po' più dura. "Svegliati dormigliona sono le 18:30, tra un ora e mezza dobbiamo andare in pizzeria e il tempo che arriviamo e ti prepari il tempo vola."
 
Anna si lamentò ma si alzò comunque, "uffa... io ho sonno!"
 
"E' di notte che si dorme, non nel pomeriggio tardi."
 
"Sei noioso."
 
"No, tu sei noiosa, che dormi."
 
"No, tu lo sei."
 
"Tu lo sei."
 
"No! Tu!"
 
"Sempre tu Anna."
 
"Solo tu Hans."
 
"Sono solo responsabile."
 
"No, sei solo noioso."
 
***
 
18:54
 
Anna e Hans entrano nella casa famiglia.
 
E subito Martina arriva agitata.
"Voi due... quando volevate arrivare?"
 
"Hai ragione scusaci, sai una certa persona ha deciso di fare un sonnellino al momento sbagliato." Dice Hans mentre Anna dà un sorriso colpevole.
 
Martina si fece una risata. "Si Anna è così, è una dormigliona senza speranze." La donna si avvicinò ad Anna. "Vieni qui tesoro, ti devo preparare."
 
Anna andò in panico. "Preparare?"
 
"Si sciocchina, tu ti devi cambiare e io ti devo truccare. Ti aiuto a scegliere i vestiti e a fare i capelli." 
 
"Ma io sto bene così!" Anna se ne scappò da Martina.
 
"No che non stai bene, sembri una capretta. Quando si esce bisogna prepararsi."
Martina cominciò a tirarsi Anna.
 
Hans rise alla scena. "Martina io vado, tu cerca di non torturarla troppo. A più tardi."
 
"A più tardi Hans." Rispose lei sovrappensiero mentre inseguiva Anna.
 
***
 
Mezz'ora dopo Anna era seduta su una sedia nella stanzetta che condivideva con un'altra ragazza. Era già lavata e vestita con un jeans, una maglietta a mezze maniche porpora con dei brillanti e delle ballerine al piede. I capelli invece erano sciolti e bagnati, mentre si guardava nello specchio entrò Martina con fon, spazzola e piastra.
"Cosa vuoi farmi con quelli?" Chiese la ragazza preoccupata.
 
"Non sono strumenti di tortura Anna, con questi ti farò bella."
 
"Non posso semplicemente farmi le mie trecce?"
 
"Ma le trecce le fai sempre tesoro, prova a cambiare, almeno quando esci. Ti farò i boccoli." Le sorrise Martina.
 
"I broccoli?" Rise Anna.
 
"Sciocchina sei. Stai ferma adesso."
 
Dopo un'altra mezz'ora le due ebbero finito, Anna era pronta e Martina quasi. "Per preparare te sto facendo tardi io." Si lamentò scherzosamente Martina. "Però sei venuta bellissima e la cosa mi rende orgogliosa."
 
"Grazie Marty." Sorrise Anna.
 
"Prego, stellina." Le rispose lei. "Muoviamoci, Jamie ci sta aspettando. Non possiamo fare troppo tardi, tu hai un orario da rispettare; la direttrice Grent ha detto che puoi tornare massimo alle dieci, e sono già le otto. Su su, muovi quel culetto e scendi da quella sedia."
 
Uscirono dalla stanza e si avviarono fuori dall'edificio.
"Marty?"
 
"Dimmi tesoro."
 
"Perché Hans sta sempre solo?"
 
"Per un po' si è isolato lui tesoro, non gli piace stare molto con le altre persone. Ti assicuro che è sempre stato così." Ridacchiò Martina. "Ma questo non vuol dire che sia triste, è solo il suo carattere."
 
"Lo so ma... io lo vedo triste comunque, stamattina si è messo a piangere e ho pensato che fosse colpa mia." Disse la ragazzina con uno sguardo dispiaciuto.
 
"Sei molto dolce a preoccuparti per lui Anna, purtroppo ha attraversato un brutto momento, ha perso una persona a lui molto cara."
 
"Davvero? Chi?"
 
Martina prese un respiro profondo e le sorrise. "Sono convinta che te ne parlerà lui un giorno, forse. Adesso non darti pensiero, devi essere gioiosa, magari contagi anche Hans e di questo ne sono già sicura; anche se lui è un po' triste Anna, non vuol dire che non ti voglia bene, anzi, spesso quando facciamo altre cose con persone allegre ci dimentichiamo dei problemi e li affrontiamo in modo più leggero. Tu da parte tua se sei gioiosa farai essere meno triste lui."
 
Anna sorrise. "Allora sarò sempre allegra."
 
"Bravissima Anna."
 
Quando uscirono, si avvicinarono alla macchina di Jamie. "Vuoi che mi siedo dietro con te Anna?"
 
"Si, grazie."
 
"Ma guarda un po' chi c'è..." Disse Martina vedendo Hans seduto avanti con Jamie. "Si è preso il mio posto Anna, e se io volevo sedermi avanti?"
 
Anna rise. "Dobbiamo fargliela pagare?"
 
"Magari non ora." Rise di rimando lei.
 
"Ciao ragazze!" Salutarono entrambi quando Anna e Martina entrarono in macchina.
 
"Ciao amore." Martina salutò Jamie.
 
"Ma quella lì mica è Anna?" Sorrise Hans.
 
"Ehi Anna, è un piacere conoscerti." La salutò Jamie.
 
Anna gli strinse la mano sorridendo.
 
"Jamie, quella lì non è Anna." Disse Hans.
 
"Si lo sono!" 
 
"No, non lo sei. Anna non è così carina."
 
Martina ridacchiò. "L'ho preparata bene, vero?"
 
"Io continuo a pensare che tu non sei Anna. Lei è bruttina." Hans ridacchiò sotto i baffetti aspettandosi una gomitata nello stomaco, quando non udì nessuna risposta cominciò a pensare di averla potuta far dispiacere. "Anna, guarda che stavo solo..."
 
"Io non sono Anna, perché mi parli?"
 
Quando vide Martina sorridere malignamente un po' si sollevò a pensare che la stavano prendendo sullo scherzo, d'altro canto... gli aspettava una qualche vendetta, ne era sicuro.
 
"Okay, come volete voi." Si rassegnò Hans.
 
 
*** 
 
 
Entrarono prima Martina ed Anna in pizzeria e si sedettero sul posto loro prenotato aspettando Jamie e Hans che si stavano occupando del parcheggio. Martina notò che Anna non stava tranquilla e si guardava intorno continuamente.
 
"C'è qualcosa che non va Anna?"
 
"No, niente è solo... non mi piace stare in posti dove ci sono così tante persone." Disse Anna un po' a disagio.
 
"Sta tranquilla, tu sei stata al parco in questi giorni, giusto? Qui è la stessa cosa." 
 
"Non lo so, al parco è diverso."
 
"Capisco. Perché lì stai soltanto tu e Hans, e puoi stare più per conto tuo, inoltre stai all'aria aperta e le persone non stanno lì a fissarti come fanno al ristorante, ti capisco. Ma tu non devi preoccuparti perché adesso stai con noi, vedrai che ti divertirai." Le sorrise incoraggiante.
 
Anna sorrise di rimando. "Hai ragione, sarà divertente."
 
"E poi pensa che mangerai la pizza ora, tu adori la pizza!"
 
"E' vero." Rise Anna. Poi il sorriso vacillò. "Marty, tu pensi che io sia brutta le altre volte?"
 
Martina aveva uno sguardo sconvolto. "Ma certo che no! Non l'ho mai pensato e non è nemmeno vero, tu sei così bella tesoro." Poi realizzò. "Ohhh..." Quando cominciò a ridere, Anna la guardò confusa.
"Ho capito, tu hai detto questo perché quell'idiota di Hans ha detto che sei bruttina."
 
Anna incrociò le braccia nervosa e Martina continuò a ridere. "Oh Anna." Riprese fiato. "Lui non voleva dirti che sei brutta le altre volte, non lo pensa nemmeno! Ti ha detto quella cosa per farti capire che stasera sei molto bella, anche più del solito, ti ha fatto un complimento sciocchina."
 
"Oh. Io stavo per essere arrabbiata con lui..." Disse Anna con quasi un pizzico di delusione. "E' divertente quando mi arrabbio con Hans."
 
"Tranquilla cara, hai tutto il tempo del modo e le occasioni che vuoi per arrabbiarti con lui, fidati." La rispose Martina divertita. "Parli del diavolo..."
 
Anna si girò e vide che Hans e Jamie erano appena entrati e stavano per sedersi accanto a loro.  
 
"Allora... avete pensato a cosa volete mangiare?"
 
***
 
La serata passò molto piacevolmente, dopo un po' Anna cominciò a sentirsi più a suo agio e a divertirsi. 
Jamie volle pagare la cena per tutti nonostante Hans voleva contribuire almeno per Anna, dopodiché decisero di andare alla casa famiglia per accompagnare Anna e Martina dato che si era fatto tardi.
 
"Jamie grazie per la cena." Lo ringraziò nuovamente Hans.
 
"Ma ti pare, è stato un piacere." Rispose Jamie.
 
"Ti sei divertita, Anna?" Le chiese Martina.
 
"Oh tantissimo!"
 
"Ci fa piacere." Sorrise Jamie. 
 
"Okay, adesso però andate che è tardi. La direttrice incolpa noi e Martina se Anna rientra tardi." Dice Hans. "Ci vediamo domani Anna, buonanotte ragazze."
 
"Buonanotte!" Rispondono entrambe, poi Martina dà un bacio a Jamie ed entrano nell'edificio.
 
***
 
"Abiti sempre lì Hans?"
 
"... no, veramente mi sono trasferito. Abito sulla cinquantaquattresima adesso."
 
"Capisco..." 
 
Scese un silenzio imbarazzante e Jamie volle continuare a parlare. 
"Ehm, tutto bene il lavoro? So che quando non sei con i ragazzi lavori alle poste private."
 
"Certo, si tutto bene, lo stipendio è più che sufficente, i colleghi non sono niente male e mi trovo abbastanza bene."
 
"Mi fa piacere, e, per caso hai mai pensato... insomma... a... non so..." 
 
"A parole tue Jamie." Lo incoraggiò Hans divertito.
 
"A riprovare a farti una famiglia." Disse Jamie con delicatezza. "... scusa non volevo_"
 
"No, tranquillo. Comunque no, non credo che ho, neanche lontanamente, intenzione di conoscere nessuno. Una volta basta. Al dire il vero avevo fatto l'idea di adottare un ragazzo, un maggiorenne tipo Anna, ragazzi che non hanno possibilità di essere più adottati perché sono grandi."
 
"E' una bella cosa."
 
"Si. A lei sarebbe piaciuto tanto."
 
"Era... sterile se non sbaglio."
 
"Non sbagli, almeno questo è quello che dissero i dottori. Decise che prima di sposarci lo avrei dovuto sapere."
 
Jamie fece un sorriso triste. "Mi dispiace, Hans."
 
"Anche a me, ma purtroppo queste cose capitano, i miei fratelli lo dicevano che portavo sfortuna." Fece una risata amara.
 
"I tuoi fratelli sono coglioni! Scusa il termine, scartando la pace di qualcuno ovviamente."
 
"Hai ragione. Gira lì, abito lì."
 
Una volta salutato e ringraziato Jamie, arrivò finalmente a casa. Rimase per un po' in piedi a fissare il buio vuoto della sua casa, Hans sapeva benissimo che fissare il vuoto era la prima fase dei momenti più brutti della sua vita degli ultimi due anni: la mancanza.
Sentendosi soffocare da quel nodo in gola accese la luce e si avviò verso il frigo per prendere qualcosa di fortemente alcolico, si gettò sul divano e cominciò a bere nonostante si ripromise di non volerlo fare più.
Stava per battere il suo record, era passato quasi un mese dall'ultima sua 'crisi', ma adesso basta, adesso voleva ricordare, piangere e ubriacarsi.
 
Cinque anni prima, quando lui aveva appena ventidue anni scoprì che alla sua fidanzata di venti fu negato un dono a cui tutte le donne hanno diritto.
 
 
Era di pomeriggio tardi quando il telefono squillò.
 
"Aby! Dimmi cara, com'è andata la visita?"
 
Abigail non rispose subito. "Hans, ciao." Disse infine con la voce debole.
 
"Tesoro c'è qualcosa che non va?" La sentì poi piangere.
"Abigai, devo venire a casa?"
 
"Si ti prego."
 
Non se lo fece ripetere nemmeno due volte, prese il cappotto e scese preoccupatissimo andando a casa della sua fidanzata.
Lo salutò la madre con un sorriso. "Ciao Hans."
 
"Ciao Sandra, Abigail è qui vero?"
 
"Si ma tranquillo, sta bene, non è una cosa gravissima... almeno non grave dal punto di vista fisico. Ma è meglio che ne parliate voi."
 
Hans bussò alla porta della sua cameretta, "Aby? Posso entrare?"
Quando lei non rispose, lui entrò comunque e la vide mentre aveva un cuscino enorme abbracciato al petto e il suo sguardo era perso al soffitto.
Si sedette vicino a lei. "Ehi."
Lei lo abbracciò.
 
"Scusami." Disse lei. 
 
"Perché chiedi scusa?" Chiese Hans ricambiando l'abbraccio. "Tu puoi dirmi tutto, lo sai."
 
Abigail prese un respiro per calmare i singhiozzi.
"Hans."
 
"Si?"
 
"Il dottore... ha detto che io, che io sono sterile. Non posso avere figli."
 
Il cuore di Hans affondò, gli dispiaceva moltissimo ma soffriva più per lei. Sapeva che Abigail ha sempre desiderato avere dei bambini suoi, sin dai suoi quindici anni. E adesso che era una donna matura e affermata e prossima al matrimonio sarà stato un trauma avere una notizia simile.
 
"Abigail..."
 
"Tra qualche anno dovremmo sposarci e io non potrò nemmeno darti dei figli."
 
"Aby ascolta. Non è colpa tua, non hai scelto tu di essere sterile, non scusarti per una cosa simile perché questo per me non cambia nulla. Io ti amo, capito? Ti Amo e attraverseremo insieme questa cosa. Da quando ci siamo fidanzati ti ho promesso che qualsiasi cosa sarebbe successa io ti sarei stato accanto e che ci saremmo fatti forza a vicenda e tu sai bene che io mantengo sempre le promesse." 
Detto questo la strinse forte al petto e le diede un bacio sulla tempia.
 
"Hans, lo sai che anche in questa circostanza mi sento la donna più fortunata del mondo?
 
Dopo aver superato quella brutta notizia Abigail si riprese e il loro rapporto continuava ad essere felice, volarono gli anni come il vento ed entrambi decisero di lavorare per i bambini e i ragazzi degli orfanotrofi e delle case famiglia. Abigail si occupava dei bambini e Hans aveva a che fare con ragazzi e ragazze più grandicelli con casi complicati, era il sogno della loro vita. Amavano il loro lavoro anche se la cosa che Hans amava di più aveva i capelli biondi mossi, gli occhi castani, sorriso splendente e si chiamava Abigail.
 
"Ho pensato che forse possiamo adottare uno dei ragazzi della casa famiglia." Disse Abigail mentre erano abbracciati sotto le stelle nel giardino di casa di lei.
 
Hans sorrise. "E' una splendida idea sai?"
 
"Potremmo averlo come fratello o sorella dato che siamo giovani. Io però preferirei una ragazza, si sa che le femminucce sono più dolci ed educate."
 
"Come mia maestà desidera." Disse Hans sorridendo. 
 
"Tra due settimane ci sposiamo..."
 
"Già."
 
"Non vedo l'ora." Disse Abigail emozionata.
 
"A chi lo dici." 
 
"Sono sicura che il vestito ti piacerà tantissimo!"
 
"Tu mi piaceresti anche vestita di sacco."
 
"Beh allora vedrai il mio vestito sverrai." Rise lei.
 
"Allora avrò un infarto ti vedrò senza_ ahi!"
 
"Idiota!" Face un broncio scherzoso.
 
Lui rise. "Mia cara non puoi biasimarmi."
 
Lei rise e si accucciò di più a lui.
 
 
Hans aveva gli occhi rossi e umidi e la bottiglia di assenzio ormai vuota finì a terra frantumandosi, ora era abbastanza ubriaco da non distinguere il dolore e renderlo illusione.
 
Vergognati.
 
Evidentemente la sua coscienza non veniva sviata dall'alcool e lui non sarebbe mai potuto essere troppo fuori fase per ascoltarla.
 
Lei non avrebbe voluto questo, non avrebbe voluto vederti in questo stato.
 
Pensa ad Anna.
 
Per la miseria, Anna. Domani doveva andarla a prendere presto. Come ho potuto? In che stato mi farò vedere domattina da quella ragazzina?
 
Per sua fortuna il sonno è stato più forte dei suoi pensieri.













Nota d' Autrice:

Scusate l'attesa, ma più la storia andrà avanti più impiegherò tempo. Per fortuna so già più o meno gli avvenimenti che accadranno in seguito.
Cosa ne pensate del rapporto tra Hans ed Anna? Abigail & Hans? Vi piace questa coppia? :D
Esprimete le vostre opinioni come meglio vi vengono :)

Piccolo sondaggio: come volete far morire Abigail? Oddio è già morta XD Però se avete preferenze particolari, perché la sua morte verrà sicuramente accennata, dite pure :D, vi faccio diventare sadici XD

Comunque l'assenzio che beve Hans è una bevanda super alcolica (ho fatto ricerche) e si, lui le compra apposta quando ha le sue crisi di mancanza dalla donna che amava (e che ama ancora)
Ci leggiamo in giro!


 
p.s. Scusate se ogni tanto vicino a delle parole ci sono delle parentesi '()'. Io utilizzo un programma un po' vecchio per scrivere per cui quando voglio mettere in corsivo e in grossetto delle parole aggiungo queste parentesi, purtroppo ogni volta che pubblico qualcosa anche se sto come un falco a individuare '()' c'è sempre qualche parola che mi sfugge.
  
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