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Autore: MattySan    20/10/2016    0 recensioni
Leodore è appena uscito dal carcere dopo l'arresto di Bellwether ma i guai per lui non sono finiti.
L'organizzazione segreta di Bellwether gli dà la caccia e si ritroverà immischiato in loschi affari.
Indagherà sul caso per riuscire a sistemare la questione e ritornare sindaco, tuttavia non sarà solo e dovrà addentrarsi nel profondo di Zootropolis per risolvere il caso.
Una Zootropolis che mostrerà i suoi lati oscuri.
Genere: Malinconico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Mr. Big, Sindaco Lionheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leo prese finalmente in mano la situazione.
Basta con i giochi e con gli inganni.
Era stato nell’appartamento di Tiger, lui gli aveva mostrato in che situazione vivessero gli operai che lavoravano in quei quartieri, gli spiegò anche che è da molto tempo che conosceva Bellwether in quanto lei gli aveva chiesto informazioni su quei quartieri, indicazioni e molto altro ancora per poter presumibilmente costruire una base nascosta da qualche parte, gestire qualche affare, dei traffici e anche qualche scagnozzo in più da assoldare.
Leo aveva finalmente ricavato delle informazioni importantissime, ringraziò infinitamente Tiger e gli offrì anche abbastanza soldi per potersi svagare un po’ senza pensare sempre al lavoro, gli diede anche il suo numero e corse via da quel posto.
Mentre Tiger lo osservava andare via, una scintilla di calore si era accesa nei suoi occhi.
“Quel leone è stato salvato dall’amore” commentò sottovoce il gatto.
Leo guidò fino all’ospedale per vedere ancora Gazelle, nel frattempo lei si era già ristabilita in poche ore, aveva una forza interiore da ammirare nonostante tutto ciò che avesse passato e quando arrivò in camera sua, c’erano un sacco di regali dai fan che gli erano stati portati durante la giornata.
Il regalo più bello per lei però fu rivedere Leodore.
“Come stai?” gli chiese sedendosi accanto al letto.
“Abbastanza bene, i medici sono sbalorditi che abbia così tanta forza interiore”.
“Io non ho mai dubitato”.
Gazelle prese le zampe del leone con dolcezza.
“C’è una cosa che non ti ho detto”.
“E io ne ho un’altra ancora più bella per te”.
“Cioè?”.
“I bastardi che hanno causato il tuo coma sono stati puniti, adesso ho anche delle prove definitive per arrivare all’organizzazione di Bellwether e vedrai che chiuderò questa storia molto presto”.
Gazelle non seppe resistere e abbracciò forte il leone.
Nessuno si era mai spinto fino a questo punto solo per lei.
Lo guardò negli occhi.
“E quello che ti volevo dire io è che oggi c’è stato il consiglio come già sai, prima Bogo era qui e mi ha rivelato che forse ce l’hai fatta! Passa da lui domattina, mi ha detto che pure lui ha votato te”.
Leo era colmo di gioia e non sapeva più cosa dire.
Ringraziò in silenzio dal più profondo del cuore quel rude e scontroso bufalo, quel testardo e orgoglioso bufalo ma che in realtà aveva un cuore d’oro e dei sentimenti profondi, lui gli voleva un gran bene e glielo ha sempre voluto.
Salutò la ragazza e corse fuori dalla stanza con la gioia nel cuore, lei stava per fermarlo ma non lo fece, aveva ancora qualcosa da dirli ma preferì aspettare per il momento.
 
La mattina dopo
 
Le ore non erano mai passate così in fretta per Leo.
Si diresse di mattina molto presto alla centrale, Nick e Judy avevano iniziato il loro turno in anticipo e lo videro arrivare con uno sguardo totalmente diverso da quello che aveva di solito, decisero di seguirlo fino all’ufficio di Bogo.
“Leo! Arrivi giusto in tempo! Proprio poche ore fa ho ricevuto una lettera dal sindacato” disse il bufalo e si alzò dalla sedia.
Andò davanti al leone.
Gli strinse la zampa.
“Congratulazioni! Bentornato Sindaco! Ce l’hai fatta!”.
Leo non disse niente.
Prese la faccia di Bogo.
Davanti allo stupore generale di Nick e Judy, Leo baciò Bogo.
“Grazie!” gli disse con gioia.
Il bufalo rimase senza dire una parola per 5 secondi, gli occhi sgranati, la bocca allargata e un rossore violento sul viso.
“MA COSA DIAMINE STAI FACENDO!?” gridò Bogo ma il leone era già corso via, si stava dirigendo verso il municipio.
Finalmente era fatta.
Poté rientrare nel suo vecchio ufficio, era esattamente com’era stato lasciato, veniva anche pulito giornalmente e non c’era nemmeno una traccia di polvere.
Si mise a sedere alla sua scrivania e si rilassò.
Dietro di lui vi era un’enorme vetrata dalla quale si poteva vedere lo spettacolo mozzafiato dell’intera Zootropolis, lui si fermò ad osservala per qualche istante e ne fu rapito.
Ma ora non c’era un minuto da perdere.
Accese il suo computer e in un lampo fece una velocissima ricerca, aprì degli schedari e controllò tutti i vicoli, strade e locali di quei quartieri in modo che niente gli potesse sfuggire, inoltre visionò anche un completo elenco di nomi dei residenti, frequentatori locali di quei locali e aprì anche qualche schedario della polizia.
Ebbe poi come un colpo di genio e telefonò subito a Bogo per convocarlo quel pomeriggio stesso nel suo ufficio.
Come previsto, il bufalo si presentò puntualmente e i due iniziarono discutere sulla questione.
“Credo di aver capito dove si nasconde”.
“Hai fatto una rapida ricerca?”.
“Esatto e ho controllato diversi posti interessanti e non, se quello che penso è giusto, quella puttana sta trafficando armi proprio sotto i nostri occhi e noi nemmeno ce ne accorgiamo”.
“Come fai ad esserne sicuro?”.
“Perché ho la testimonianza di un gentile testimone, un certo Tiger Randazzo che mi ha raccontato tutto e penso proprio di aver capito, adesso però devi portarmi subito nel carcere di massima sicurezza nel quale hanno rinchiuso Bellwether”.
Bogo era stranito da questa richiesta ma accontentò subito il leone.
I due arrivarono e percorsero lunghi corridoio disseminati di celle, tutti i carcerati che li vedevano urlavano insulti, minacce e imprecazioni ma nulla distrasse loro da quello che stavano facendo.
La cella della pecorella si trovava in fondo a un corridoio e Leo ebbe un orribile presentimento.
Le guardie aprirono la cella.
In un angolo vi era una pecorella con le mani sulla testa e non voleva alzare lo sguardo.
Leo la vide e gli ribollì il sangue di rabbia.
“LO SAPEVO!” gridò mentre correva verso la pecorella, Bogo e le guardie stavano per fermarlo ma lui l’afferrò e quest’ultima lo guardò con uno sguardo inquietante.
Tutti si immobilizzarono e rimasero senza parole.
“Questa non è Bellwether! CI HA GIOCATI PER TUTTO IL TEMPO!” ruggì il leone.
La pecorella iniziò a ridere istericamente e il leone la gettò sul letto, le guardie provvidero subito a immobilizzarla.
“Non ci sto capendo più niente!” disse Bogo.
“Quella è Annie ed è la sorella gemella di Bellwether!”.
“COSA!?”.
“L’ho scoperto controllando i fascicoli al computer, Bellwether aveva questa sorella gemella ma con dei disturbi mentali e proprio per questo la teneva nascosta da tutti! TUTTI! Venne comunque schedata per piccoli crimini che vennero coperti dalla sorella”.
“E questo a cosa si collega?”.
“Tiger mi disse che Bellwether gli parlò nei giorni prima che scoppiasse l’epidemia dei predatori, tuttavia non era lei! In quei giorni lei era sempre con me in ufficio ed era la sorella ad agire per Bellwether passandoli tutte le informazioni, questo è provato anche dal fatto che Tiger mi ha confessato di essere inquietato dal carattere e dai modi di fare disturbanti di Annie e ha commentato che non ci stava con la testa!”.
Bogo era sbalordito.
A volte la spiegazione era più facile di quanto sembrava.
Stavolta Bellwether gli aveva davvero giocati.
Ma non sarebbe durato ancora molto.
“Andiamo! A questo punto penso di sapere dove si nasconde!”.
“Come pensi di saperlo?”.
“Sarà anche tanto furba ma è anche molto ingenua e distratta, mi ha spesso parlato di un progetto che voleva fare ma che io non ho mai approvato anche perché non mi voleva rivelare mai nemmeno un minimo dettaglio, si trattava di una fortezza sotterranea dove custodire le ricchezze della città ma la cosa mi pareva fin troppo strana”.
“Non starai mica parlando dei vecchi magazzini sotterranei che stanno proprio sotto le strade del centro della città?”.
Leo annuì.
Bogo sgranò gli occhi.
“Brutta figlia di…” stava ringhiando Bogo.
“Là sotto ci scommetto quello che vuoi che ci stanno i suoi laboratori ed è lì il covo dell’organizzazione! Andiamo!” gridò Leo e i due corsero fuori dall’edificio.
  
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