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Autore: Antonio Militari    21/10/2016    0 recensioni
«I miei informatori non mentono mai»
«Nutre fiducia, nella sua rete» lo stuzzicò Frank, per divertirsi.
«Non conosco il significato di questa parola!» Fece stizzito l'altro.

Una giovane donna viene assassinata a sangue freddo, e nel caso sembra implicata la nobiltà. Il giovane Granduca di Verdebosco accompagnerà nuovamente il Tenente Frank nel cercare di fare luce su un mistero mistero sempre più strano.
P.s.: I fatti sono ambientati dopo quelli narrati nella One-shot Duke Master, ed è quindi presente un piccolo spoiler...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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ATTENZIONE: La storia si pone dopo gli eventi narrati in Duke Master e ne contiene un piccolo spoiler.
I
«Ma è impazzito o cosa? Se mette la regina in quella posizione la perderà... E dire che stava giocando così bene...»
«Guardi attentamente la scacchiera, tenente, prima di criticare il mio gioco»
«Vedo... E concludo che posso mangiarla in ben tre modi differenti»
«Giusto, ma due di essi portano allo scacco matto, uno invece mi lascia in una situazione di grosso vantaggio materiale, e se dovesse scegliere di ignorare la presa» Il ragazzino sollevò appena gli occhi dal grosso libro che stava leggendo «Sarebbe scacco matto comunque»
«Ma come, se io mangio col cavallo...»
«Avanzo con la torre»
«Si ovviamente, ma... Oh...» un'improvvisa illuminazione colpì l'uomo seduto di fronte alla scacchiera. Sollevò il bicchiere ancora pieno di alcool e puntò un dito contro il giovane seduto parecchio più in là su una poltrona, a leggere «Comunque non si può giocare contro di lei... non guarda neanche la scacchiera!»
«Inutile. Distrae soltanto la mia mente dal movimento dei pezzi»
«Distrae la sua mente?»
L'altro sospirò, sollevando nuovamente gli occhi dal libro: «quando gioco cerco di prevedere le mosse in anticipo, ma il vedere i pezzi al loro posto mi confonde... Se nella mia mente li sposto, perché loro restano fermi?»
«Sono oggetti inanimati...» Cercò di spiegare il detective...
«Appunto» Rispose tornando a leggere «Non mi interessano»
«Comunque... Che cosa sta leggendo?»
«Etica Nicomachea, di Aristotele»
«Lei che legge di etica?»
«Farò finta di non aver sentito...»
«Ma lei è un bambino, dovrebbe leggere cose da bambini...»
«Quelle scemenze mi annoiano»
«Scemenze? Mi vuol dire che lei non ha mai letto, che so... Cappuccetto rosso?»
«Mai»
L'uomo si alzò dalla scacchiera, si mosse con pochi passi rapidi e strappò il libro di mano al ragazzo «Ehi!»
«Ah, no, non prima che mi abbia ascoltato con attenzione» Esclamò Il tenente alzando il tomo sopra la propria testa, per evitare le mani tese del bambino, che cercava di riprenderlo.
«Tenente Frank! Non è divertente!»
«C'era una volta una dolce bambina, che viveva con la madre al limitar del bosco»
«La smetta, e mi restituisca il libro!»
«Un giorno la madre le disse: vai dalla nonna, e portale questo paniere pieno di cose buone da mangiare, ma attenta a non lasciare il sentiero, attraversando il bosco! La bambina prese la mantellina rossa che amava, e che le dava il soprannome di cappuccetto rosso, e uscì»
«Al diavolo!» Esclamò il ragazzino, ripiombando sulla poltrona, cercando di assumere un aria contrariata.
«ma, per raccogliere dei fiori, si allontanò dal sentiero, addentrandosi nei boschi. Qui incontrò il lupo, che la vide camminare sola soletta, così le si avvicinò e le chiese: 'Ciao bella bambina, dove vai così di fretta?' 'Dalla nonna, caro lupo, perché è malata'»
«Si risparmi le vocine da idiota, per lo meno!» Cercò di fare lo scontroso, ma ormai si vedeva che era interessato alla storia.
«Tenente! Abbiamo ricevuto la lettera!»

«Esattamente come diceva lei» Camminavano per le strade sporche uno a fianco all'altro. Erano una strana coppia: un uomo grosso vestito elegante ed un bambino piccolo con mantello e bastone nobiliare.
«I miei informatori non mentono mai»
«Nutre fiducia, nella sua rete» lo stuzzicò Frank, per divertirsi.
«Non conosco il significato di questa parola!» Fece stizzito l'altro.
Si ritrovarono sulla scena del delitto senza neanche accorgersene: Quella grossa strada era stata chiusa al traffico, ma ora era gremita di persone, con i camici della scientifica, più che altro.
«Scientifici. Disapprovo totalmente questa nuova forma di indagine» sputò tra i denti Il Duca, senza curarsi del fatto che i dottori presenti potevano benissimo sentirlo.
«Deve ammettere che ci aiutano tanto, nello scovare i criminali»
«Questo perché voi della polizia siete, senza offesa, ignoranti. Informazioni! Ѐ con questo che si risolvono le indagini»
«E sono informazioni, quelle che noi ricaviamo» a parlare era un giovane poliziotto con il camice, che si era alzato a quelle parole, sovrastandolo di non poco in altezza «Ora del decesso, causa della morte, possiamo perfino stabilire quante persone erano presenti sul luogo del delitto»
«A bene!» Esclamò fintamente contento il ragazzo, togliendosi il mantello e consegnandolo insieme al bastone al maggiordomo «Allora ditemi: quante persone erano presenti qui? A che ora? e come è morta la vittima?»
«Ecco... In questo caso il luogo del delitto è una strada, quindi...»
«Tredici»
«Come scusi?»
«Tredici persone: escluso il mio testimone, ovviamente. Alle dieci e dieci di questa mattina con tre colpi di arma da fuoco. La vostra scientifica... non mi serve» Le ultime parole le pronunciò allontanandosi, verso il cadavere, ancora steso sulla strada.
Gli stivaletti del ragazzo si fermarono solo quando lambirono il sangue della ragazza, riversa con il viso verso il cielo e gli occhi spalancati. Si spostò fino a quando non ebbe quegli occhi puntati contro, come se gli trapassassero l'anima. Rimase a guardarla per un attimo trattenendo le lacrime, che non voleva far vedere in pubblico, quindi fece qualche passo indietro, per raggiungere il punto dove l'uomo aveva sparato. Chiuse gli occhi.

Aveva poco su cui lavorare: solo la testimonianza di un informatore, tese il braccio davanti a se e, tenendo gli occhi chiusi, fece finta di sparare.
L'ho colpita, ma rimango a guardarla per qualche momento, poi mi rimetto la pistola in tasca, senza distogliere lo sguardo, solo dopo mi giro e me ne vado, tranquillamente. Ho il sangue freddo tipico di chi ha già ucciso. Sono un professionista.
Si girò e iniziò a camminare, lasciando una serie di orme rosse alle proprie spalle.
Cammino con tranquillità, mentre tutti scappano... Quindi non devo andare lontano...
I poliziotti della scientifica si spostavano davanti a lui per evitare di essere travolti, ma lui non si fece fermare dalle loro male parole.
Lo so che arriveranno i poliziotti, è già successo tante volte, eppure non corro, ma raggiungo l'angolo e...

«Che cosa diavolo pensi di fare!» Fu strattonato e costretto a riaprire gli occhi, con sua enorme sorpresa, l'uomo che lo aveva afferrato perla spalla era il tipo della scientifica con cui aveva discusso prima. Rimase per un attimo perplesso «Non puoi andartene in giro così!»
Il tenente Frank li raggiunse in fretta, proprio mentre il ragazzino, ripresosi, si scrollava di dosso la mano dell'agente «Mi tolga le mani di dosso, razza di insolente! Sono il Gran Duca di Verdebosco e lei non ha nessun diritto di toccarmi!»
«Io sono un pubblico ufficiale e lei sta contaminando tutta la scena con il sangue della vittima!»
Si guardò gli stivaletti sporchi e represse vistosamente un conato di vomito «Comunque non le serviva più» Rispose freddo, nascondendo la voce tremante.
«Non ha capito, lei sporca il territorio che dobbiamo analizzare»
«Le vostre analisi sono poco più che giochetti divertenti per chi ne ha tempo... Io cerco un assassino»
«Qualche problema?» chiese il tenente, vistosamente in imbarazzo.
«Perché questo bambino è qui?»
«Gran Duca! Se non le spiace» urlò con rabbia, rimettendosi il mantello che gli veniva passato dal maggiordomo.
«Il Gran Duca ci aiuta nelle indagini particolarmente delicate come questa, ispettore»
«Ispettore» Il ragazzino si sistemò i capelli sul capo, cercando di riprendere la calma «Entro domani avrò ricavato abbastanza informazioni su di lei da poterla cacciare dal corpo dell'arma»
L'ispettore sorrise scuotendo la testa «Mi stai forse minacciando, ragazzino?»
«Milord.» Sussurrò a denti stretti «Per le leggi vigenti in questo stato lei si deve rivolgere a me chiamandomi milord»
L'altro alzò le mani, fingendosi spaventato «Mi scusi... Milord».

«La prego di scusarlo, l'ispettore è nuovo, e non conosce il suo ruolo nell'ultimo caso e...»
«Come si chiama?»
Il tenente Frank si fermò, mentre l'altro continuava a camminare a lunghe falcate «Non avrete intenzione di farlo cacciare realmente»
«Il nome, Frank!»
Il tenente riprese a camminare «Vi prego: ragionate! Se lo fate veramente, farete la figura del bambino»
Una risata sadica uscì dalla bocca del ragazzo «Non siete voi che continuate a ricordarmi in continuazione che io SONO un bambino?» raggiunsero la carrozza continuando a discutere, ma nel momento di salire il Duca si fermò sul gradino.
Una carrozza! Cammino lentamente perché dispongo di una carrozza!
 
Angolo dell'autore: Buongiorno a tutti! Spero che questa storia vi risulti interessante. I capitoli sono tutti pronti, quindi usciranno regolarmente, tranne che nel week-end, quindi il prossimo lo caricherò lunedì. L'ultimo capitolo, però, non è ancora scritto, questo perché voglio prima sentire i vostri pareri: chi è il colpevole? Qual'è il movente? Come ha fatto? Se riceverò una risposta migliore del mio piano originale, l'ultimo capitolo verrà cambiato, ovviamente citando l'autore dell'idea. Grazie mille a tutti!
   
 
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