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Autore: Mattalara    21/10/2016    0 recensioni
Raccolta di creepypasta inventate da me, la prima con l'aiuto di un mio zio.
Ci saranno anche alcune storie cross over con altre creepy.
Genere: Comico, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una grande ballerina Melissa.
Fin da piccola aveva dimostrato grande bravura e passione verso quell'arte così espressiva e ammaliante che era la danza.
Spiccava particolarmente in quella classica, fu così che i suoi la iscrissero ad una scuola molto cara, ma anche la migliore.
Come lei.
La migliore del corso e di tutto l'istituto, sembrava quasi un'altra, un tutt'uno con la musica ed il movimento.
Cresceva danzando e nessuno, nemmeno il più critico, riusciva a dire qualcosa sul suo stile.
Fino a quando, ormai cresciuta, non volle partecipare ad un'importante concorso, la vincitrice, sarebbe stata la ballerina principale di un musical, sarebbe stata il Cigno Nero.
Lei bramava quel posto, sentiva nel cuore che era il suo destino, essere la numero uno.
E così passava le giornate esercitandosi, come sempre non sembrava stanca di fare ciò, sembrava che la sua bravura, la sua autostima e la sua gioia crescessero e fossero essenzialmente costituiti da ciò.
Alle selezioni era andata perfettamente in ordine: un tutù rosa con perfetta sincronia di colore insieme alle scarpette e le calze, i capelli neri in una crocchia e gli occhi scuri che le brillavano dall'emozione.
Emozione che spesso spariva all'osservare le sue rivali, sembravano bambole, con quei sorrisi finti di superiorità, quel desiderio di vincere solo per il premio del ruolo, nessuna passione. Solo un esercito di soldatini di piombo che seguiva le istruzioni della mano che li muoveva.
Null'altro che burattini senza vita, con il solo scopo di compiacere il burattinaio, brutti anatroccoli che mai sarebbero divenuti cigni.
Al suo turno diede il meglio di se, mai aveva messo così tanto impegno e concentrazione, quasi rischiasse di divenire lei stessa un burattino o una scimmietta ammaestrata che voleva solo il premio.
Quando finì, attese il risultato, osservando l'ennesima rivale che entrava ed usciva: una donna aggraziata con lunghi capelli castani e occhi che sembravano dorati, il suo sorriso era meno finto, i suoi movimenti più passionali.
Quella non era l'ennesima finta bambola, era come lei, una ragazza in carne ed ossa che danzava per passione, per amore della danza e della musica, qualcuno che era vivo dentro.
Poteva essere pericolosa per la sua vittoria, ma ciò rendeva più interessante la selezione, una vera rivale.
Quando però comunicarono il risultato, la gioia e il divertimento che la competizione avevano acceso in Melissa, furono sostituiti da un'amara tristezza, un senso di vuoto che bruciava e doleva nel petto, faceva tanto, tanto male. Come se non riuscisse più a respirare.
<< La vincitrice è la numero dieci >>
La numero dieci.
L'altra ragazza viva, l'altra unica danzatrice fra le bambole.
Melissa si congratulò, per una volta con un sorriso finto.
Si diresse a casa in lacrime, distrutta, pervarsa da una delusione e da una tristezza che per un attimo le fecero desiderare la morte.
Tutto pur di non sentire quell'orribile dolore nel petto, tutto.
Dei cigni passavano su un prato li accanto, alcuni bianchi e candidi, altri neri e scuri.
I cigni neri, il Cigno Nero.
Lei era il Cigno nero, non quell'oca tinta di un colore che non era suo, come il ruolo.
Tornò a casa di corsa e prese tutto l'occorrente, la recita era ancora lontana, quindi aveva tutto il tempo del mondo.
La sua casa divenne un silenzioso limbo di dolore, morte e follia.
Il suo tutù rosa era tinto di nero e rosso. La vernice gettata confusamente su di esso e il sangue degli stessi cigni neri che l'avevano salutata dal prato.
Mentre lei strappava loro le penne e le attaccava all'abito con cura, fino a creare un elegante e macabro abito di piume nere come la pece, con due ali finte che si aprivano sulla schiena, quasi come un angelo caduto.
Rintracciò nei giorni seguenti le concorrenti e le partecipanti all'opera, erano solo bambole degne a malapena di stare sul suo stesso palco.
Così lei le sistemava, morte, prive di vita, con un trucco da bambole e degli abiti da bambole, in pose finte e senza un errore.
Poi prese finalmente la numero dieci e le mise un abito di piume bianche, come aveva fabbricato il suo, per poterla distruggere alla fine.
Il cigno nero che uccideva il cigno bianco.
Giunse la recita, il palco era perfetto come tutto il resto, gli spettatori erano entusiasti e gli addetti non informati sull'accaduto.
Per loro era solo cambiato il copione, di un regista che giaceva sotto l'impalcatura, circondato da ordigni esplosivi.
Pronti a fare il botto per il gran finale.
Lei ballava con il suo compagno, un bel ragazzo, anche lui vivo.
Lei era nel suo abito da Cigno Neo, con un trucco da bambola però, perché doveva essere esageratamente bella per quel ruolo. Trucco vistoso e quasi pesante, tuttavia che lasciasse vedere che tale bambola aveva un cuore e dei sentimenti, che era viva.
Alla fine del ballo, mentre le miriadi di bambole erano ferme sullo sfondo a muoversi in modo meccanico per dei cavi appesi al soffitto, proprio come quello che erano, dei semplici burattini dai finti movimenti.
Il pubblico applaudiva e sorrideva, sembrava un grande recita a loro.
Alla fine si alzò fino al soffitto la numero dieci, legata con finte ali spalancate ad una croce di legno di mogano.
In lacrime.
Cercava di chiedere aiuto, ma era troppo stanca, esausta e il pubblico ancora sorrideva.
Melissa andò al centro del palco e si inchinò.
<< La danza è tante cose. E' passione, è gioia, è amore e perfino tristezza, rabbia e sofferenza. Morte. Tutti semplici sentimenti e situazioni, che possono generare melodie, le quali possono generare movimenti e coreografie. La danza è vita stessa. Stasera vi ringrazio di essere qui, di essere venuti a questa magnifica opera, per assistere all'ascesa del Cigno Nero e della sua bambola, nella vita e la morte >>
Si inchinò ancora all'applauso, premendo un pulsante sul vestito e lasciandosi con un sorriso in lacrime, investire dall'esplosione e concludendo il suo più grande successo.
Aveva realizzato il suo sogno, tutti parlavano di lei, della sua bravura e della su follia.
Alla fine la danza è vita, ma non balliamo con lei, per lei, siamo bambole che si muovono alle sue note e alle sue coreografie.
Nulla più che bambole che pretendono di sembrare cigni aggraziati, che amano e vivono per ciò che fanno o che semplicemente sono costrette a fare.
Tutti qui ad osservare le macerie, a rabbrividire sapendo che il corpo di Melissa, la Bambola del Cigno Nero, non è stato trovato, è come scomparso e la sagoma di due ali spalancate fra la polvere è perfettamente visibile.
Questo perché la danza è vita, una vita che non può essere spenta.
  
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