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Autore: rora02L    21/10/2016    5 recensioni
Ade pensava che non avrebbe mai incontrato una ragazza capace di risvegliare in lui qualcosa. Era il re degli Inferi, il terzo e più terrificante fratello dei Gods, gli Alpha a capo della comunità.
Ma non aveva messo in conto lei, la dolce e testarda Persefone.
Una rivisitazione in chiave moderna ed omegaverse! della storia d'amore tra Ade e Persefone. Questa è la prima volta in cui scrivo su di loro.
Questa storia partecipa al contest "The unsustainable beauty" indetto da Phae. sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Love in April.

Si sistemò per l’ennesima volta quella cravatta blu troppo stretta. Odiava quei meeting degli Alpha, dove si discuteva su chi si sarebbe accoppiato con chi. Ad Ade non interessavano certe cose, lui aveva i suoi affari in borsa ed i suoi tre cani a casa ad aspettarlo. Ma era suo dovere di Alpha presenziare e scegliere l’Omega che avrebbe corteggiato quella primavera.
Iniziò a giocare nervosamente con la penna, facendola saltellare sul tavolo grigio davanti a lui. Il capo degli Alpha, poi, lo odiava a morte: suo fratello Zeus, il perfettino dalla chioma lucente come quella di un leone. Il buono che era finito a fare il capo degli Alpha, come loro padre prima di lui, e che cambiava ogni tre o cinque mesi l’Omega preferito della stagione.
Ade ed il loro altro fratello, Poseidone, avevano trovato la loro strada da soli: il primo nella borsa ed il secondo in un ospedale per pesci.
Ade sbuffò, attirando l’attenzione del fratello Zeus, che gli chiese: “Ade, se la cosa non ti interessa, quella è la porta. Puoi sempre filartela, come fai ogni anno.”
Ade lo guardò in cagnesco, per quell’anno le cose sarebbero state diverse: aveva ormai deciso. Si sistemò i boccoli corvini con un gesto della mano e guardò gli occhi azzurri del fratello coi suoi blu scuro, ghignando: “Per quest’anno credo che ti farò il dispetto di restare- alzò le gambe, appoggiandole alla scrivania, non curandosi del fatto che le sue scarpe nere stavano finendo in faccia ad Eolo- e magari troverò qualcuna che faccia al caso mio, fratellone.”
A differenza del fratello maggiore Zeus, Ade non aveva mai avuto un Omega al suo fianco, nemmeno per una sveltina. E sicuramente preferiva le donne e basta. Non perché non trovasse belli anche gli uomini, ma le donne… avevano un odore particolare, che lo metteva in uno stato di grazia non da lui.
Solitamente era sempre scontroso ed irritabile, a causa anche del suo lavoro: quella non era una semplice borsa, ma un Inferno fatto di chiamate ed incompetenti che gli mettevano i bastoni tra le ruote. Non aveva avuto tempo né voglia di cercarsi una compagna. Ma quell’anno aveva escogitato un piano, per vendicarsi di quel fratello pallone gonfiato, che mostrava a tutti quanto fosse buono, tradendo ripetutamente la moglie, la Beta Era, una donna splendida quanto vendicativa.
Zeus alzò le spalle, facendo finta di non curarsi di quel ghigno malefico del fratellino, che non prometteva nulla di buono. Andò avanti con le foto degli Omega appena divenuti maggiorenni e quindi adatti all’accoppiamento con gli Alpha.
Ade, da strafottente qual era, fingeva di guardarsi le unghie, corte e curate. Uno dei suoi difetti, oltre alla arroganza e alla rabbia escandescente, era il narcisismo: adorava la sua pelle candida, i boccoli cupi, gli occhi blu oceano ed il suo fisico scolpito da anni di palestra. Era decisamente un bel uomo, molti Omega avrebbero voluto accasarsi con lui. Ma Ade era estremamente esigente e non voleva una sveltina: voleva la donna della sua vita, che avrebbe partorito i suoi perfetti figli e allietato le sue giornate d’inferno. Non era tipo da accontentarsi.
Alzò lo sguardo verso le diapositive, incuriosito dallo stupore generale. Sullo schermo c’era la foto di una ragazza dai lunghi boccoli ramati, la pelle color biscotto, delle deliziose lentiggini sul nasino e degli splendenti occhi verde smeraldo. Zeus riprese a parlare, presentando la giovane: “Lei è Persefone. Ha compiuto due mesi fa 18 anni ed entrerà in Heat nel mese di Aprile. Lavora nel negozio di fiori di famiglia, adora la musica classica e le piante, naturalmente.” Il nome di quella ragazza prese a vorticare nella mente di Ade, che lo ripeteva quasi stesse per sfuggirgli.
Zeus si schiarì la voce, chiaro segno che voleva attirare l’attenzione: “Qualcuno di voi sarebbe interessato ad incontrarla?”
I vari membri della élite degli Alpha si guardarono negli occhi, avevano ben capito che Zeus aveva messo gli occhi su quella dolce rossina e che non voleva intralci. Ade alzò la mano, guardando placidamente il fratello maggiore: “Io sarei interessato, fratellone caro. Non vorrai provarci anche con questo bocciolo di rosa? Sai, a me piace molto.”
Zeus fece finta di nulla e disse, placidamente: “Sai quali sono le regole: se due Alpha si contendono lo stesso Omega…”
Ade lo interruppe, sfidandolo ancora: “Lo so bene, fratellone. Non serve che mi rinfreschi la memoria… direi che prima è il caso di vedere se questo fiorellino ne vale la pena, non pensi?”

΅

Inspirò affondo l’odore di rose e rugiada che quel giorno c’era nel suo roseto, nel retro del negozio di fiori della sua famiglia, lo “Spring Flowers”. Amava stare lì. La faceva sentire viva e le toglieva dalla mente ogni preoccupazione. Soprattutto quella imminente. Aveva sempre saputo di essere una Omega, da quando era nata. L’avevano riconosciuta dalla struttura con cui era fatta: nata per partorire, come sua madre Demetra. Aveva ormai compiuto 18 anni, l’età in cui si inizia a incontrare gli Alpha per mandare avanti le stirpi. Persefone era giovane ed innocente, la madre temeva finisse nelle mani di uno sfruttatore e venisse maltrattata, magari addirittura che partorisse un figlio bastardo.
Era usanza di alcuni Alpha farlo e gli Omega, in quanto subordinati, non potevano opporsi né pretendere che il piccino venisse riconosciuto dall’Alpha, specie se era un Omega.
Persefone sentì il sonaglio a vento della porta del negozio e si diresse verso il cliente, accogliendolo con il suo sorriso più dolce. Il signore era nuovo, non lo aveva mai visto nel negozio e sembrava a disagio: guardava i fiori come se fosse la prima volta in vita sua. Persefone lo accolse esclamando: “Buongiorno, signore, desidera?”
Si bloccò, come impietrita, nel momento esatto in cui l’uomo in giacca e cravatta si voltò, guardandola coi suoi occhi cupi. E lo sentì. Quell’odore. Le ginocchia le sembravano gelatina, le guance erano in fiamme e sentiva un fuoco arderle nel basso ventre. Cerco di ignorare i sintomi, ma era conscia di trovarsi davanti ad un Alpha. Non era la prima volta, ma lo era da che era entrata nella sua stagione degli amori da maggiorenne. Persefone iniziò a balbettare, persa in quell’oceano: “Ha p-per caso b-bisogno d-di qualcosa i-in particolare?”
Gli occhi di quello sconosciuto ardevano, di fiamme blu. Era pericoloso, la giovane lo sentiva nelle vene. Ma era irresistibile. Ade le sorrise sornione, come un predatore. E lei era la preda, la sua dolce Omega dal profumo di fiori, latte e miele: impossibile distogliere lo sguardo dal suo corpo invitante. Le chiese allora, con garbo: “Buongiorno, dovrei comprare un mazzo di fiori per… una persona speciale. Può darmi una mano, signorina…?”
Lei si riscosse, come se si fosse svegliata da un bel sogno o una ipnosi: “Oh, giusto! Piacere, io… sono Persefone Spring, signore. Potrebbe dirmi qual è l’occasione e per chi? C-così le sarei più u-utile…”
La ragazza adorava la voce profonda e suadente del suo nuovo cliente, l’avrebbe ascoltata per sempre. Eppure sentiva ancora che c’era qualcosa di pericoloso e fatale in quell’uomo dall’aria garbata ed elegante. Ade le sorrise, facendo poi il finto pensieroso: “Vediamo… è per un appuntamento. Con una splendida signorina dai capelli ramati e gli occhi di smeraldo. Come…lei. Anzi, a lei che fiori piacciono, signorina Spring?”
Lei arrossì, sorpresa da quelle avance a cui però sentiva di non dover cedere. Così rispose andando direttamente a prendere un mazzo dei suoi fiori preferiti, ideale per l’occasione che il suo cliente aveva esposto.
Tornò nella sala d’aspetto con un mazzo di tulipani rossi, notando che Ade nel mentre aveva iniziato a guardarsi attorno, incuriosito quasi da tutte quelle piante. Ma la sua attenzione venne nuovamente catturata dalla giovane appena la sentì entrare. Non prestò per nulla interesse al mazzo di fiori. Era concentrato totalmente sul corpo ed il viso di Persefone. Le sue forme di donna erano coperte da una maglietta a maniche corte color pesca e dei jeans lunghi fino al ginocchio. Portava delle dolci ballerine nere che mostravano quanto fosse piccolo il suo piedino. Aveva alle orecchie due piccoli orecchini a forma di fiore rosa e non indossava altri gioielli.
Ade notò con piacere che il suo viso era pulito, senza traccia di trucco ad eccezione di un po’ di mascara sulle lunghe ciglia. Le labbra della giovane erano carnose e rosse come i petali di una rosa. Era in tutto perfetta, persino quel rossore che le accendeva le guance, dovuto all’imbarazzo, la rendeva ancora più prelibata agli occhi dell’Alpha, in astinenza ormai. Gli veniva quasi l’acquolina in bocca, per non parlare di quel corpo dal seno formoso, che Persefone nascondeva con garbo, dei fianchi stretti che andavano ad aprirsi in un bel fondoschiena.
Un collo da mordere, che forse sapeva di biscotto al miele e latte, con una nota floreale. Delle mani dolci ed affusolate, dalle corte unghie, che Ade voleva già stringere e legare a sé. Voleva baciare e mangiare tutto di quella preda, iniziando dalle dolci labbra che, ne era sicuro, non erano mai state assaggiate da nessuno.
In quel momento decise che lei era perfetta per il suo scopo. E la avrebbe avuta, suo fratello avrebbe perso questa volta. Persefone aveva notato lo sguardo bramoso di quel uomo tenebroso, dal viso intrigante, la fossetta sul mento e la mascella virile.
Vedeva il corpo scolpito dell’uomo, non eccessivamente muscoloso ma neanche flaccido. Le piaceva il modo elegante con cui vestiva di scuro, ma ancora di più la infiammavano i suoi occhi cupi, il suo profumo intenso, quasi muschiato e la sua voce profonda, da infarto. La faceva sentire… donna. Per la prima volta. E bisognosa di essere posseduta da un vero Alpha. Per la prima volta in vita sua. Persefone si riscosse dai suoi pensieri appena sentì la mano di lui posarsi sulla sua: era fredda come il ghiaccio e pallida come il gesso.
Persefone, per un secondo, desiderò quella mano in ben altri parti del suo corpo. E venne rapita nuovamente dalla sua voce: “Sono incantevoli, signorina Spiring… le piacciono i tulipani? Un scelta elegante, solitamente le donne vogliono le rose. Lei deve essere una ragazza semplice, pura e sincera. Mi sbaglio forse?”
Persefone riuscì appena a borbottare un grazie, incantata dalla eleganza di Ade. Lui le sorrise, pregustando la vittoria, e le disse: “ Questi li prendo io… per il momento. Confido che li accetterà, quando ci rivedremo.”
Ade li prese e si diresse alla cassa, seguito a ruota da Persefone. Pagò il mazzo di tulipani e la salutò con un semplice gesto della mano… ed una occhiata maliziosa.
Appena uscì dalla porta, seguito dal tintinnare del sonaglio, Persefone si concesse un lungo e profondo sospiro. Capì allora che quella attrazione fatale era ciò che gli Omega provano per gli Alpha. Ma si chiedeva cosa quell’uomo misterioso voleva dire e cosa lui provasse per lei. Era spaventata. Ed eccitata. Voleva rivederlo. E voleva scappare, perché ne era terrorizzata. Passarono alcune ore, prima dell’arrivo di un altro cliente.
Persefone capì subito che si trattava di un altro Alpha, riconoscendone l’odore, ma non era quello precedente. Aveva un aroma diverso, di agrumi. Forte e avvolgente, ma non la spaventava come l’odore penetrante di Ade, muschiato e freddo. Salutò il nuovo arrivato, un uomo dalla folta capigliatura bionda e scompigliata, con una barba abbastanza folta sul volto.
L’uomo si presentò subito, stringendole la mano: a differenza dello sconosciuto precedente, era calda e dolce come stretta. Il biondo si presentò: “Salve, signorina Spring, io sono Zeus Gods, penso che lei abbia sentito parlare di me.”
Persefone annuì, chiedendogli cosa ci facesse nel suo umile negozio un uomo del suo rango. Sapeva infatti che Zeus era il maschio Alpha, il capo di tutti gli Alpha, incontrastato e fiero. Se Zeus voleva qualcosa, lo otteneva. Non ammetteva di essere contrastato ed aveva capito che il suo fratellino Ade lo aveva appena sfidato. E sapeva che chi avrebbe conquistato per primo il cuore di quella dolce fanciulla avrebbe vinto la partita.
Lui sapeva giocare a questo gioco da tanto tempo. Ma conosceva bene il suo fratellino: era viziato, impaziente, egoista, narcisista e azzardato. Avrebbe cercato di conquistare Persefone immediatamente, anche per evitare che Zeus se la prendesse per primo.
L’unica cosa che Ade non sapeva era che spesso Zeus, se minacciato, ricorreva a metodi poco ortodossi per piegare al suo volere un Omega e farlo suo. Forse quello sarebbe stato il caso.
Sorrise dolcemente alla ignara fiorista, che intanto gli spiegava tutti i vari tipi di fiori presenti nel negozio.

΅

“Pena! -gridò Ade, entrando nel suo ufficio e sbattendo la porta- Panico!”
Immediatamente i suoi due segretari arrivarono nell’ufficio del capo, esasperati da quei soprannomi che Ade aveva dato loro. Ma lui era il boss, non si discuteva con Ade, se non si voleva finire nell’Oltretomba in tempi prematuri.
Arrivò per primo Pena, che in realtà si chiamava Partick Pain ed era un Omega paffutello, ma astuto e subdolo. Lo seguì a ruota Panico, il cui vero nome era Peter Panic ed era un Omega anche lui, ma slanciato e magro come la fame, stupido e pasticcione.
“Eccoci, capo!” mormorarono entrambi, tremando già davanti ad Ade e sperando che per una volta non chiedesse loro di fare qualcosa di immorale e pericoloso. Ma Ade aveva altri progetti per i suoi due lacchè: “Eccovi qui, finalmente. Come stanno andando le cose giù negli Inferi?”
Era il suo modo simpatico per chiedere come stava procedendo la borsa e se gli affari andavano bene. Rispose Panico prontamente, alzando l’indice della mano destra: “Signore, gli affari vanno a gonfie vele, tutto procede per il meglio.”
Finalmente aveva una buona notizia da dargli e sperava che quindi non avrebbe dato loro alcun compito. Ma si sbagliava. L’Alpha sorrise compiaciuto e rispose: “Ottimo, allora avrete del tempo libero per svolgere un compituccio per me.”
I due si rizzarono come i gatti spaventati, pensando :“Ahia, Ade ha in mente qualcosa!”
L’uomo allora espose ai due il suo piano per conquistare Persefone, la bella Omega che era l’oggetto della contesa tra i due fratelli Gods: “State tranquilli, è una banalità ed è per evitare un male molto peggiore. Vi confiderò un segreto riguardo al mio grande fratello maggiore, quello che sta lassù, in cima al grattacelo Olympus. Beh, mi sono sempre chiesto come facesse a conquistare anche gli Omega più restii e come mai nessuno gli va contro. Ho scoperto una abitudine interessante del magnifico Zeusino che vi sorprenderà, mie cari: Zeus ha il vizio di prendersi ciò che vuole con la violenza.”
Era un modo carino per dire che stuprava gli Omega che non volevano sottomettersi a lui ed accoppiarsi, li prendeva con la forza. Ade sapeva che Zeus avrebbe ricorso a questo stratagemma per piegare a lui Persefone, dato che avevano poco tempo a disposizione e, come in una partita a scacchi, vinceva il più veloce a pensare ed agire.
“Ora, ho un piccolo compitino per voi – disse mellifluo, rivolto ai due- dovrete prendere il nostro dolce bocciolo in fiore e metterlo in una serra in cui sarà molto più al sicuro. Tipo casa mia.”

΅

΅

Era tornata nel roseto per riflettere e cercare di calmarsi. L’indomani sarebbe stato il primo giorno di Aprile, il suo primo giorno di Heat. E si erano presentati al negozio quei due Alpha, i cui scopi erano fin troppo chiari. Persefone aveva cercato allungo di non pensare a quel giorno e a cosa avrebbe fatto. Aveva sentito di molti Omega che erano stati violentati e mal trattati dai loro Alpha e non desiderava finire in quel modo, anche se poco dipendeva da lei: se un Alpha l’avesse voluta, da domani l’avrebbe presa.
Si rannicchio tra l’erba e le rose, inspirando il rassicurante odore e ammirando i colori intensi e vividi delle rose. Posando gli occhi su una rossa, le tornarono in mente le parole del primo Alpha, che le aveva promesso che avrebbe ricevuto i tulipani rossi ad un appuntamento con lui. Forse era un modo di dire, una tecnica strana di corteggiamento o voleva solo prenderla in giro.
Persefone sospirò e si sdraiò nell’erba, stando attenta a non urtare le rose. I suoi capelli vermigli erano sparsi nel verde del prato e si concesse di chiudere gli occhi per un istante.
Si risvegliò, tramortita, ritrovandosi in un ampio letto dalla trapunta nera. Era in una camera da letto scura e cupa, con pochi arredamenti austeri e moderni. Si guardò intorno, cercando ancora di capire se era un sogno o la realtà.
Sentì poi il guaire di alcuni cani ed entrarono nella stanza tre labrador neri scodinzolanti. Si misero ai piedi del letto, desiderosi di ricevere coccole dalla nuova arrivata. Persefone si spaventò inizialmente, ma poi accarezzo il muso di uno dei tre e prese coraggio, scendendo così dal letto matrimoniale. “Ah, ben svegliata, tesoro.”
Riconobbe subito quella voce e sentì gli arti bloccarsi. Ebbe appena il coraggio di voltarsi verso la porta: Ade era appoggiato allo stipite con le braccia incrociate e la guardava compiaciuto. Le si avvicino appena, dicendole: “Non temere, bocciolo di rosa. Io sono il buono, tra i due fratelli. Qui sarai al sicuro.”
Persefone iniziò allora a capire che era stata rapita e portata lì quella notte. Il panico la fece scattare verso Ade: “Che razza di gioco perverso è questo!? Lasciami tornare immediatamente a casa!”
Lui alzò le mani, con finto spavento, e replicò: “Wow, stai calmina dolcezza! Ti ho già detto che devi restare qua, sei al sicuro. O preferisci essere presa con la forza dal mio caro fratellone?”
Persefone capì allora con chi aveva a che fare: Ade, il fratello minore dei Gods. Aveva sentito storie agghiaccianti su di lui e non credeva al fatto che era lui il fratello buono tra i due. Zeus aveva dato agli Omega diritti che prima non avevano, come quello all’istruzione e ad un sistema sanitario gratuito. Ade, invece, era un arrivista senza scrupoli, a cui interessavano solo i soldi.
Sibilò allora in direzione dell’uomo: “Non ho alcuna intenzione di restare qui un minuto di più! E non ti credo, Zeus non farebbe mai una cosa così… orribile.”
Lui la guardò, alzando un sopracciglio: “Ne sei sicura? Mia cara, non conosci affatto mio fratello. Lui è un depravato, vuole solo usare le persone per il suo piacere personale.”
“E tu no?” gli chiese con aria di sfida Persefone, tremando all’idea di cosa le sarebbe potuto capitare nelle grinfie di quell’Alpha spietato.
Ade la prese per le braccia e la gettò sul letto, posizionandosi sopra di lei. I loro occhi ora erano ad un soffio di distanza, così come i loro corpi. Persefone sentì nuovamente quel calore al basso ventre e l’odore di lui la tramortì. Ade si avvicinò al suo orecchio, bisbigliandole in tono caldo: “Se avessi voluto prenderti, lo avrei già fatto- le accarezzò il fianco con la mano destra, immergendo la mano nella carne tenera di lei – ma vedi, mia cara, io non sono così. E poi… tu sarai mia. Mia.”
L’Alpha sentì il forte bisogno di unirsi a quella donna irresistibile per lui, di affondare in quel corpo così tenero e dolce, dimenticandosi di ciò che era per un momento e godendosi un piacere che fino ad allora non si era concesso.
Allungò una mano, prendendo la coscia morbida della ragazza, dalle cui labbra scarlatte uscì un gemito di protesta e paura. Ade si beò di quella carne e stava per muovere la mano verso lidi proibiti, quando si fermò a guardare il volto della giovane.
La vide in lacrime e tremante di paura, i suoi occhi smeraldini lo pregavano di non continuare, di fermarsi. E lui si fermò, non gli era mai capitato prima di provare pietà e compassione per qualcuno.
Si alzò di scatto dal letto, temendo di avere un ripensamento e andò verso la porta, fermandosi solo un attimo per informare la sua ospite che la colazione era pronta in cucina. Persefone lo seguì poco dopo, col cuore che le martellava nel petto per lo spavento, ma anche per l’eccitazione provata: quell’uomo era un mix di sensualità da evitare. Lei non avrebbe retto.
Lo trovò seduto a tavola, che evitava il suo sguardo leggendo il giornale del giorno. Si sedette davanti a lui, dove trovò una tazza di latte e caffè, una brioche alla marmellata di fragole e una spremuta di arancia. Al centro tavola, in un vaso color ambra, c’era il mazzo di tulipani che Ade aveva comprato il giorno precedente.
Persefone non pensava che il suo rapitore avesse preparato la colazione per lei e ne fu sorpresa, dato che credeva che sarebbe stato lui a violentarla.
“Perché sono qui allora?” domandò ad Ade, con tono spaventato ed incerto. Lui ridacchiò e rispose: “Mia cara, mi pare ovvio: per fare colazione con me.”

Passarono alcuni giorni, senza che Ade tentasse nuovamente di mettere le mani sulla sua ospite. Persefone aveva tentato più volte di scappare, ma senza risultati, dato che i tre labrador neri le facevano da guardia costantemente. Aveva imparato i loro nomi e a riconoscerli: Cerbero I, Cerbero II e Cerbero III.
L’Alpha tornava dal lavoro alle 16.30 spaccate e piano piano Persefone aveva imparato i suoi orari e si era abituata ad essi. Mangiavano insieme a colazione e cena, mentre per il pranzo Ade le indicava sempre qualcosa che avrebbe potuto cucinare o riscaldare, dato che lui era a lavoro.
La trattava bene, per essere sua prigioniera, ma Persefone aveva nostalgia di casa e sapeva che la madre era preoccupata per lei. Ne parlò ad Ade, durante una cena a base di pollo alla cacciatora e patate al forno: “Io vorrei tornare a casa. Mia madre sarà in pensiero per me… mi starà sicuramente cercando.”
Ade sospirò e le disse, appoggiando la forchetta al piatto candido: “Bocciolo di rosa, non posso lasciarti andare. Non ancora. Devi aspettare che il mese di Aprile termini, siamo solo al 20… lo sai che corri un grave pericolo. E che io non ti toccherò con un dito… se tu non lo vorrai.”
Persefone arrossì, perché una parte di lei era attratta morbosamente dal bel moro che l’aveva rapita. Giocò nervosamente con la gonna del vestito cremisi che Ade le aveva comprato per le loro cene, dato che non sopportava di vederla in jeans e maglietta. Le donava molto, con uno scollo a V che metteva in risalto le sue forme e quel colore intenso che evidenziava il rossore delle sue labbra piene. Persefone si azzardò a dire: “Allora non capisco. Perché mi hai portata qui? Smettila di dire che sono solo la tua dama di compagnia, che mi hai rapita perché ti annoiavi e volevi fare uno sgarro a tuo fratello. Se tu avessi voluto solo questo… io non sarei ancora…”
Non riusciva a dirlo, la imbarazzava, ma Ade capì benissimo cosa la ragazza intendeva. Sospirò, indeciso sul da farsi: questa volta non aveva modo di fuggire. Ed ormai Persefone lo aveva intuito, dal modo dolce in cui le rimboccava le coperte e si era offerto per cederle il letto e dormire sul divano. Oppure dal modo premuroso con cui le preparava da mangiare, le lasciava riviste ed altro per svagarsi. Ma soprattutto dal fatto che, dopo il primo giorno, non aveva più osato toccarla.
Ade aprì la bocca dalle labbra sottili, dicendo a stento: “Vuoi che ti dica che mi sono innamorato di te?” La rossa sobbalzò, sentire quelle parole dal suo Ade- ormai era diventato suo, come lei era sua- le aveva fatto balzare il cuore. Alzò lo sguardo dal piatto e, con un coraggio che non credeva di avere, disse: “Sì. Se è vero.”
I due si guardarono fisso negli occhi, percependo una atmosfera diversa da quella volta in cui Ade l’aveva gettata sul letto. Era una carica diversa, con una nota più dolce e sentimentale. Non erano più due sconosciuti, praticamente convivevano da tre settimane.
Lui allora sussurrò, sentendo il cuore battergli forte: “Non sono bravo con le parole, tesoro. Dovresti saperlo.”
Lei rispose prontamente, stupendo il moro: “Allora non parlare. Fammelo capire, in modo inequivocabile.”
Ade la fissò per alcuni secondi, cercando di capire se faceva sul serio ed era convinta di ciò che aveva appena detto. Ma non vide traccia di ripensamenti sul volto della bella Persefone, la sua Persefone dai capelli di rame e gli occhi d’erba.
Si alzò, quasi corse verso di lei, le prese il viso con entrambe le mani e la baciò, mettendo la lingua interamente nella dolce bocca di lei. Non si mossero, rimasero così per alcuni istanti, finché Ade non si staccò e le disse sbrigativamente, turbato per non essere stato ricambiato: “Ora sai che cosa provo, no? Vai a cambiarti, è ora di andare a dormire.”
Ma lei si alzò dalla sedia e gli prese una mano, fredda e pallida: “Ancora.”
Il moro rimase sorpreso da tanta audacia ed aveva pensato che, dato che la ragazza non aveva contraccambiato, non le era piaciuto quel bacio violento e a sorpresa. Ma Persefone semplicemente non aveva mai baciato nessuno. E quel tocco tra le loro labbra le aveva fatto sentire che lui era l’uomo giusto, il suo Alpha. E lei era sua. Ade si chinò e la baciò nuovamente, con tenerezza non da lui, finché non sentì che non riusciva più a controllarsi ed il bacio divenne un turbinio appassionato, in cui i due si perdevano. Si staccarono col fiato corto ed il cuore a mille, guardandosi negli occhi.
Ripresero a baciarsi ancora, rifiutando di staccarsi da quelle labbra fatte apposta per loro. Ade abbassò una mano verso il fondoschiena di lei e attese per darle il tempo di scansarlo: Persefone non fece niente.
Finalmente Ade la toccò, godendo della morbidezza di quella giovane carne che tanto aveva desiderato nei suoi sogni, inebriato dall’odore di lei che impregnava la sua casa ormai e che gli impediva di dormire. Ma non gli importava, finché lei era con lui nient’altro gli importava.
Quella notte fecero l’amore, perdendosi l’uno nel corpo dell’altro. Quando ebbero finito, Persefone si accoccolò sul petto di Ade, che prese ad accarezzarle i lunghi boccoli. La ragazza era felice, la sua prima volta era stata con l’uomo che, ne era certa, sarebbe diventato il suo compagno per la vita. Lo amava. “Ade?” disse, guardando il volto di lui.
“Cosa c’è, bocciolo di rosa?” rispose lui, che ancora stentava a credere a ciò che era appena accaduto.
“Mi ami?” chiese lei, titubante e preoccupata che quella domanda rompesse l’incantesimo. Ade la strinse a sé di più, dandole un bacio sulla fronte: “Sì, bocciolo di rosa. Così tanto che… direi di passare al secondo round. Tu che ne dici, tesoruccio?”
Persefone ridacchiò, per poi perdersi in un secondo bacio del suo amato: “Anche io ti amo, Ade.”
L’Alpha sentì un tuffo al cuore sentendo quelle parole, ma non lo diede a vedere… era pur sempre il re degli Inferi, crudele e spietato, mica uno che si scioglie e piange come una ragazzina. Così sorrise intenerito e disse: “Lo so benissimo, piccina mia… sei stata mia dalla prima volta in cui ci siamo visti.”

΅

Quella coppia non piaceva a nessuno, erano troppo diversi e lui l’aveva conquistata rapendola. Tutti erano convinti che l’avesse violentata e avessero così creato il bond, nella violenza. Solo loro due sapevano la verità.
La madre di Persefone impose loro di lasciar venire la figlia nei mesi di primavera ed estate, per aiutarla nella attività di famiglia. Ade, a malincuore, accettò, perché sapeva che era una cosa importante per la sua dolce sposa e quindi si sarebbe sacrificato, anche se i mesi senza di lei lo rendevano più isterico e burbero del normale, a scapito di Pena e Panico. Zeus dovette mangiarsi le mani, era stato fregato dal fratellino e quella partita l’aveva vinta lui.
Ade non aveva mai creduto all’amore, finché non aveva incontrato Persefone. Lei non aveva mai creduto che un uomo dall’apparenza così malvagia potesse essere gentile ed innamorato. Ma era successo. Quando erano insieme, i loro problemi non esistevano.
C’erano solo loro.

“Tu sei mia, Persefone.”

“Tu sei mio, Ade.”

  
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