Fanfic su attori > Altri attori/telefilm
Segui la storia  |       
Autore: Ale_R    21/10/2016    0 recensioni
[Evan Peters]
Quel giorno a Torino mi sarei aspettato una delle solite giornate noiose di università, ma certo non mi sarei aspettato di incontrare il mio idolo in giro per la città... eppure a volte succedono strane cose, impossibili da spiegare.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6
 
10 Giugno.
 
Avevo passato il giorno precedente ad ammirare quella maglietta quasi non potendo credere alla fortuna che avevo avuto nel riceverla; avrei voluto indossarla subito, ma dopo una leggera pioggia era giunto un caldo afoso che mi convinse che sarebbe stato più opportuno mettermi addosso qualcosa di meno disturbante.
Non era l'unica cosa alla quale non riuscivo a credere, forse dovevo esserne abituato, ma la presenza di Evan Peters nella mia vita aveva un non so che di cosi sorprendente che faticavo a crederci. Avevo deciso comunque di abituarmi a quella realtà cosi scomoda, ovvero io davanti ad una star, e trattarlo come uno dei tanti...
“Desidero solo vivere questo con lui al mille per mille...”
Pensavo ciò mentre camminavo sul marciapiede del binario 20 di Torino Porta Nuova, mi aspettava e appena mi vide con la mano mi salutò allegramente... che poi come poteva essere così allegro? Erano appena le 10.
 
 
Avevo passato gran parte della sera precedente a messaggiare sia con Evan, per decidere l'orario e creare una scaletta di ciò che ci aspettava, ma non trascurai nemmeno gli amici: raccontai a costoro e ad Ambra quella giornata e non mi stupii di percepire della gelosia.
Le foto del pomeriggio con lui e altre fatte alla maglietta erano state subito caricate su Facebook ed Instagram e mi sorpresi di trovare quella stessa foto (il nostro selfie) su quest'ultimo social network con una scritta in inglese:
 
“Un fan fortunato assieme al nostro caro Evan Peters nella città di Torino... l'attore si trova in Italia, come potete notare dagli scatti che ha caricato sulla sua pagina Twitter.”
 
Sotto si potevano vedere un sacco di commenti di persone gelose di me o che semplicemente ponevano cuoricini senza nessuna frase significativa... poi, verso la fine di quei miseri otto commenti (in quattro minuti) ecco qualcosa di strano:
 
“Mi pare ben di un fan eh... ho visto anche le altre foto e qui qualcosa puzza...”
 
Per curiosità entrai sulla pagina Twitter dove Evan aveva caricato le foto sperando che il fatto di non avere un profilo su quel social network non fosse un problema... a quanto pare non lo era: vi erano diversi suoi selfie e altre foto in cui c'ero io visto da lontano con dietro vari luoghi di interesse della città.
“Non mi ero accorto che aveva fatto queste foto.”
Persi alcuni secondi a leggere qualche commento anche lì, ma non c'era nulla che attirasse la mia attenzione.
Tornai al commento e iniziai a riflettere se la gente pensasse che fossimo molto amici, parenti o addirittura, e questo un po’ mi spaventava, una coppia gay.
“Pensieri inutili suvvia…”
Chiusi il tutto e mi concentrai sul giorno successivo; non sapevo con esattezza cosa gli avrei fatto vedere, ma qualcosa mi sarebbe venuto in mente e poi l'importante era che noi stessimo assieme.
Sapevo che stavo trascurando la mia ragazza, ma speravo che avrebbe capito: stavo vivendo un mio piccolo sogno e non capitava tutti i giorni ciò che stava capitando a me; inoltre da lì a poco sarebbe arrivato il week end e l'avrei vista e mi sarei fatto perdonare.
Andai a letto con questo pensiero e mi addormentai molto dolcemente...
 
 
Alzai lo sguardo e il suo sorriso mi contagiò: nella mano un milkshake, probabilmente alla fragola, aveva un non so cosa di terribilmente tenero e allo stesso tempo preoccupante.
  • Vedo che stai facendo una tradizionale colazione all'italiana...- dissi divertito indicando il bicchiere che aveva in mano.
  • Oh no, ho appena iniziato; ti aspettavo per andare in un bar e prendere cappuccino e brioche. -
  • Ma io... in realtà...- non amavo spendere soldi e nemmeno potevo permettermelo: ero una persona molto spendacciona quando avevo qualche banconota, ma se rimanevo con pochi fondi li difendevo fino alla fame.
  • Muoviti dai! -
Mi disse ridendo. Mi aspettavo che mi prendesse per mano e iniziasse a correre come negli anime giapponesi, ma fortunatamente non lo fece e ripensando a quella immagine capii subito che avrei dovuto guardare meno televisione e che necessitavo di uno psicologo. Probabilmente più la seconda.
Uscimmo subito dalla stazione – decisi di ignorare i bar super costosi all'interno – e mi diressi sotto i portici di via Roma; mi soffermai nel spiegargli che il nome “via Roma” era stato voluto da Mussolini per la via centrale delle principali città italiane.
  • … tutte le strade portano a Roma- dissi ridendo.
  • In che senso? -
  • Lascia stare. -
E lo fece.
La colazione fu breve e veloce, sia perchè erano le dieci passate, sia perchè mangio poco la mattina e sia perchè invece lui mangiava ad una velocità sorprendente.
Pagò lui. Provai ad arrabbiarmi, ma mi zittì con un sorriso e si allontanò.
  • Devi smetterla di pagarmi ogni cosa- gli dissi con fare affannato dopo averlo raggiunto con una camminata veloce.
  • Tu sei mio ospite Ale. -
  • No. A dire il vero sei tu che sei ospite qui… in Italia… e a Torino! La MIA città. -
  • Non pensavo fosse tua. -
  • Ah ah... non fai ridere. Smettila solo dai. -
  • Sei uno studente. Io lavoro. E probabilmente guadagno in un mese quello che tu non guadagnerai in tutta una vita, ed è un vero peccato perchè sei una persona in gamba. Quindi, finchè esci con me, fatti viziare. -
Non ribattei. Non accettavo quel discorso, ma sapevo che era vero.
  • E poi Ale, non dimentichiamo che sei la mia guida turistica personale, quindi è giusto che ti pago per il tuo lavoro...-
  • … quindi sono una escort? -
  • In un certo senso sì dai. - e rise divertito, - Seriamente dai, ti pago le cose perchè sei un mio amico e... -
  • … quindi compri la mia amicizia? –
Si fermò sotto un portico e mi sembrò offeso.
  • Non compro la tua amicizia anche perchè io penso che tu sei qui non perchè vuoi che ti pago un caffè, cappuccino o succo di frutta, ma perchè sei un mio amico e ci tieni a stare in mia compagnia. -
Mi fermai anch’io senza dire una parola… lo sguardo preoccupato.
Se ne accorse.
  • Tutto bene? -
  • Certo... certo. - dissi con un filo di voce e ricominciammo a camminare.
Non potevo dirgli quello che pensavo, non era pronto a conoscere quella parte di me; la parte ansiosa, paranoica, in molti casi appiccicosa e asfissiante, ma come poteva dire cose del tipo “sei un mio amico”, “ci tieni a stare in mia compagnia” se ci conoscevamo da quanto? Nemmeno una settimana. Che valore dava alla parola “amicizia”.
Decisi di non pensarci e di godermi la giornata: erano pensieri di nessuna utilità.
Lo portai in una delle mie fumetterie preferite e mentre lui girovagava intorno ai manga mi soffermai a fissare gli spillati della DC Comics.
  • Sono più un tipo da Marvel sai? -
  • E questo lo dice Evan Peters o Quicksilver ?-
  • Giusta osservazione Ale. -
Era strano, ma mi dava un certo brivido ogni volta che diceva “Ale”; mi sembrava quasi come un abbraccio fraterno.
  • No io sono fan della DC e adoro...-
  • Batman giusto? -
  • No... Lanterna Verde ahaha. -
  • Non è molto famoso sai? Non come Batman almeno...-
  • Nemmeno Quicksilver lo è... -
  • Beh si... effettivamente. Quindi cosa vuoi che ti compro? -
Lo disse ridendo e non capii se era serio o stesse scherzando, ma lo ignorai (sebbene avrei voluto possedere gran parte del materiale che mi circondava... che bello deve essere poter essere ricchi?).
  • Andiamo va...-
Uscimmo da lì e guardai l'ora...
  • Si è quasi fatto mezzogiorno... dove vorresti mangiare? -
  • Oh non lo so... come dicevi tu prima “questa è la MIA città” quindi dimmi tu.-
Lo osservai in silenzio, forse per qualche secondo in più visto il suo sguardo turbato, ma non riuscivo a capire se come persona mi piacesse o meno.
  • Salterei il Mc Donald's te che ne dici? E oltretutto ancora aspetti che ti porto sul Po'... ho una idea. -
Arrivammo in Piazza Castello: gruppi di ragazzini stavano intasando ogni metro cubo del luogo e i pochi spazi liberi erano pieni di skater e di venditori ambulanti. Questa era la Torino che proprio non mi piaceva, ma in fondo non potevo farci nulla.
Mi avviai verso la via che ci avrebbe condotto al Po' ma mi resi conto di non essere più seguito: voltando lo sguardo notai Evan intento a farsi fotografare con alcune ragazzine dalle acconciature decisamente bizzarre, lo salutarono ed una di loro, con dei lunghi capelli rosa, si sporse e gli dette anche un bacio sulla guancia (e la cosa mi infastidì non poco). Mi avvicinai, ma davanti a me passarono alcuni metallari che si misero in posa: guardando da dove erano arrivati notai che si era formata una piccola fila di fan desiderosi di fare una foto con il proprio idolo.
Alzando lo sguardo notai che mi fissava con aria colpevole e potei leggere sulle labbra la parola “sorry”.
Più gente se ne andava e più gente arrivava, ma ne approfittai per rispondere a qualche messaggio sul cellulare e dopo cinque minuti per andare in giro su Facebook
Dopo circa un quarto d'ora era di nuovo mio.
  • Ahahah voi italiani siete proprio delle persone divertenti. -
Detestavo tutto quella gioia… detestavo essermi alzato così presto la mattina… e detestavo quella ragazza dai capelli rosa, ma non lo detti a notare e sorrisi debolmente.
Ripensai alla ragazza: cosa mi aveva infastidito così tanto? Non era amore quello che provavo per Evan, ma paura che lui potesse un giorno frequentare qualcun altro a Torino e preferire questa persona a me. Ero geloso di ciò che era mio.
  • E quindi dove andiamo a mangiare? -
Non risposi, ma presi una via parallela al traffico di Torino e iniziai ad avvicinarmi al Po. Non parlammo per qualche minuto, ma non mi sembrò dispiaciuto e se questo inizialmente ferì i miei sentimenti – e il mio egocentrismo – alla fine mi godetti anche io quel silenzio improvvisato.
Sapevo benissimo quale fosse la mia direzione e lui invece rimase attimi interi a fissare e fare foto alla Mole Antonelliana, oramai a pochi passi da noi.
  • Cosa mi sai dire? -
  • Sulla Mole? -
  • Ah si chiama Mole? Interessante-
  • Beh si trova sui due centesimi.- risposi ridendo e iniziando a chiedermi se forse non mi sbagliavo e fosse invece sul centesimo.
Gli detti una spiegazione abbastanza veloce – avevo frequentato all'università un corso di storia dell’arte contemporanea – e poi mi avvicinai alla mia meta.
  • Questo invece è Palazzo Nuovo; io vengo qui a lezione. -
Era un luogo trasandato frutto di lavori continui e ancora non finiti, ma era la mia università ed io l'amavo così com'era.
  • Mangeremo qui? -
  • Pensi solo a mangiare? -
  • Beh sì. Ho fame! -
Mi sembrava di essere entrato in uno di quei manga in cui il protagonista aveva come unico pensiero il cibo invece di salvare il mondo – e in realtà anche il dormire non era posto su un piano secondario – e subito, come in un film, vidi davanti ai miei occhi Gokù, Luffy....
  • No, non mangeremo qua; pensavo di portarti a pescare sul Po...-
  • Ma non ho portato la canna da pesca con me! -
La sua ingenuità era così carina che decisi di non essere ironico: non si può pescare nel Po!
  • E allora ci inventeremo qualcos'altro mi sa. -
Entrammo in un locale thailandese – o almeno penso – e prendevo delle porzioni di noodles al curry e poi ci avviammo verso il fiume e ci sedemmo li a mangiare.
  • Beh dai, questo fiume non è male... per essere in città. -
Guardai il liquame scorrere e pensai all'acqua limpida dei ruscelli di casa mia... non era la stessa cosa!
  • C'è di meglio fidati. Ma come posto non mi dispiace sai? È un luogo caratteristico e romantico. -
  • Romantico eh Ale? -
Mi guardò sorridendo: aveva degli spaghetti infilati tra le labbra che gocciolavano nella scatola di cartone. Sorrisi.
  • Sono fidanzato lo sai...-
  • Ah già vero...-
Lo sguardo era triste e percepii rammarico e rabbia nella sua voce.
  • Vuoi parlarne? Intendo... di Emma. -
  • Ah lo sai? -
  • Lo sanno tutti. Le notizie girano veloci. -
  • Capisco. -
Rimase a fissare il fiume ed io non parlai più. Non volevo insistere, ma sapevo che aveva un gran voglia di sfogarsi, ma magari ancora non si sentiva pronto.
Posò la scatola con il cibo sul marciapiede mentre andava a buttare una lattina vuota; io d’altra parte mi sentii fortemente in imbarazzo, ma cercai di riprendere il controllo e con occhio guardingo non lo perdevo di vista, ma non sembrava volesse fare pazzie.
Tornò e raccolse un sasso in silenzio.
  • Io l’amo ancora sai? – e lanciò la pietra in lontananza.
Fece un lungo arco e poi cadde a diversi metri da dove ci trovavamo.
  • La amo da pazzi, eppure siamo finiti così come ora siamo. -
Si sedette e non sembrò voler continuare il discorso. Da parte mia non avrei chiesto nulla.
Continuammo a mangiare in silenzio guardando le anatre che starnazzavano attorno a degli studenti che ogni tanto lanciavano pezzi dei loro panini in acqua.
Ad un tratto vedemmo alcune di esse alzarsi in volo mentre su una canoa alcuni ragazzi vogavano al suono di un quarantenne urlante. Il pensiero mi fece sorridere.
  • Eppure ci siamo lasciati. –
Aveva ripreso a parlare, ma subito si zittì.
  • Vuoi spiegarmi il motivo? –
  • Beh cosa posso dire? Siamo stati entrambi molto impegnati in quest’ultimo anno e così abbiamo iniziato ad allontanarci sempre di più il che all’inizio fu un bene perché capimmo quanto ci amassimo, ma dopo un po’ è diventato troppo… estenuante. I giornali dicono che ci siamo lasciati il che è vero anche se tutto è iniziato da una pausa… ma da quello che so lei si è già dimenticata di me. -
  • Wow amico… mi dispiace. –
  • No… non dispiacerti. Forse semplicemente non doveva andare così. In realtà in questi anni ci siamo lasciati e ripresi un’infinità di volte... anche se non sempre le informazioni sono trapelate. È così difficile a volte avere una vita privata! Ti invidio proprio. –
  • Tu invidi me? –
  • No aspe… fammi finire! È la prima volta che mi apro e…-
Fu in quel momento… su quel muretto, con le gambe dondolanti a poca distanza dall’acqua… mentre mangiavamo noodles… che io ed Evan diventammo veramente amici.
Per l’ora seguente mi raccontò per filo e per segno gli ultimi anni con Emma: di come si fossero amati fino a consumarsi, dei primi litigi dati da gelosie inutili o infondate e di molte altre cose.
Per l’ora seguente perse il suo sorriso e il suo perenne buon umore, ma soprattutto svanì quella lontananza sociale che rendeva lui famoso e me un semplice studente con un futuro incerto.
Per l’ora seguente si spogliò e rimase un semplice ragazzo poco più grande di me che desiderava semplicemente parlare di quella delusione amorosa.
E mentre era lì a insultarla ed elogiarla capii quanto in fondo fossimo simili e capii che non avevo nulla da temere, che non sarebbe scappato e che forse, ma ancora non ne ero sicuro, ci stavamo davvero legando l’uno all’altro.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/telefilm / Vai alla pagina dell'autore: Ale_R