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Autore: Medea Astra    23/10/2016    1 recensioni
Parigi è assediata dai tedeschi. In una tiepida notte di primavera, tra i vicoli della città, un soldato e una prostituta si incontrano.
La storia del primo incontro di due poveri diavoli, la storia di una redenzione e dell'accettazione di un destino incombente.
Nata dalle riflessioni sull'omonima canzone dei Rammstein.
Dedicata ad un'amica speciale.
Genere: Erotico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Oh non rien de rien
Oh non je ne regrette rien
Wenn ich ihre Haut verließ
Der Frühling blutet in Paris
 
 
Ti vedo d’improvviso, cammini spaesato tra i vicoli di Parigi. Hai il viso sporco di polvere e sangue, gli occhi gonfi e le mani che passano frenetiche dal tuo viso alle tasche dei pantaloni.
Cosa cerchi mio bel soldato? Cosa bramano  i tuoi giovani occhi?
Vuoi forse una donna che scaldi quelle tue giovani membra frementi?
 Mi faccio avanti in silenzio, i miei passi svelti mi portano davanti a te ma tu non sembri degnarmi nemmeno di uno sguardo.
Trascorrono diversi minuti nel più completo silenzio finché tu non sollevi il viso incatenando i tuoi occhi ai miei.
Quasi mi fanno paura da tanto sono profondi e tristi.
Senza pensarci un attimo porto una mano al tuo viso e ti accarezzo.
Sorrido nel constatare quanta poca differenza ci sia tra noi.
Se non fossimo qui, se non fossimo in guerra, se solo tutto fosse diverso, potremmo anche sembrare una coppia di giovani innamorati a passeggio.
Invece no.
Noi non siamo innamorati, noi non ci conosciamo nemmeno.
Non so quale sia il tuo nome ma questo non ha importanza mio giovane Soldato.
Nei tuoi occhi color del cielo a primavera rivedo la me bambina e di colpo comprendo che questa sera non siamo altro che due anime dannate alla ricerca di un attimo di pace.
Cerco famelica la tua bocca.
La tua risposta certo non si fa attendere ed in breve mi trovo stretta tra le tue forti braccia.
Hai anche tu bisogno di me, vero Soldato?
Non sai quante braccia mi hanno stretta in questi anni, non sai quante labbra hanno cercato di marchiare una proprietà non loro.
Tu non sai cosa significhi vendere se stessi al miglior offerente, non sai cosa significhi estraniarsi dal proprio corpo solo per arrivare a fine giornata.
Tu non sai nulla di me o forse, più semplicemente, sai già tutto quello che c’è da sapere per due come noi.
Quando mi trovo stesa sotto di te sul materasso della mia camera mi rendo conto che la tua vita non è poi così diversa dalla mia.
Anche tu agisci contro la tua volontà, anche tu sacrifichi qualcosa di tuo in nome della sopravvivenza.
Per un attimo mi chiedo che vita sia questa, che esistenza grama sia la nostra.
Bramoso ti avventi sui miei seni e la tua bocca famelica traccia una scia rossa di passione sulla mia pelle bianca.
Le mie mani corrono a liberarti della camicia consunta.
Sul tuo ampio petto fa capolino una piccola croce d’argento.
Nostro Signore.
Per un attimo mi passano per la mente i pomeriggi passati con la nonna a pregare sui gradini della chiesa, ricordo i giorni felici prima che tutto andasse in malora e mi costringesse a diventare quella che sono oggi.
Ricordo che sognavo un abito bianco e il profumo delle zagare , un uomo sempre pronto a proteggermi e una casa piena delle risate allegre dei bambini.
Signore, perché mi hai fatto questo?
Perché mi hai costretta ad esser quella che sono oggi?
In un impeto di rabbia improvvisa sovverto le nostre posizioni.
Adesso sono io ad aver il comando della situazione e tu mi guardi sorpreso da tanta intraprendenza.
Probabilmente la tua giovane promessa non si è mai spinta a tanto.
Con fare impaziente scendo fino alla chiusura dei tuoi pantaloni e mi avvento contro quello che è l’oggetto del mio desiderio, la fonte del tuo piacere.
Me ne occupo con una passione di cui non mi credevo capace mentre ogni tuo muscolo di tende sotto le mie abili e sapienti cure.
Senza pensarci due volte sollevo la gonna e ti faccio entrare in me.
Un gemito strozzato esce dalle tue labbra non appena il mio caldo abbraccio ti circonda.
Mi muovo come in preda ad un’antica furia finché non sento le tue mani premere sui miei fianchi morbidi, come se tu volessi dettare un ritmo diverso da quello che avevo proposto.
Ti guardo e d’improvviso tutto mi è chiaro.
Ti accarezzo una guancia e ti bacio, piano, dolcemente, mentre anche i nostri movimenti cambiano ritmo procedendo come in una danza.
Mi dedico a te con pazienza, con una dolcezza da tempo dimenticata.
Mi concedo di indugiare sul tuo profilo severo, sui riccioli neri e su quell’accenno di barba che ti colora il viso.
Non avrai più di vent’anni, avrai circa la mia età ed ecco che mi sfiora  il pensiero di poter esser qualcosa più di semplici amanti in una calda notte di primavera.
Ma i tempi purtroppo sono questi e altro non mi è concesso se non l’amarti qui, adesso.
Lascio che le mie mani si aggrappino alle tue forti spalle e mi abbandono con te al piacere.
Rimaniamo così per qualche minuto, uniti come solo due estranei dalle anime dannate possono essere.
Uniti come due diavoli che aspettano la loro punizione.
E d’improvviso mi rendo conto che se anche la mia vita dovesse finir domani, io non rimpiango nulla.
Oh non rien de rien.Oh non je ne regrette rien!
 
 
A Miele, nella speranza che questo sia solo l'inizio di un lungo cammino insieme  
   
 
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