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Autore: Lulumiao    23/10/2016    1 recensioni
Una raccolta di One shot su Super Mario, di vario genere. Il pairing Peach x Daisy è sempre sottinteso, ma non sempre presente. Buona lettura :) Queste fanfiction non sono state scritte a scopo di lucro e i personaggi e i luoghi descritti nelle storie sono di proprietà di Nintendo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Daisy, Peach, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Non sembra vero ma sono tornata ad aggiornare questa raccolta per dedicare il capitolo a qualcuno che recentemente ha compiuto gli anni :)
Buona lettura!
 
Personaggi: Isabella (OC), Bowser, Kamek, Peach, Daisy, personaggi minori
Generi: Slice of life
Lunghezza: One shot (2054 parole)
Tipo di coppia: Shoujo-ai: Peach x Daisy
Note: nessuna
Avvertimenti: nessuno
Rating verde
 
Buon compleanno!


Erano passati due anni e mezzo da quel giorno in cui Isabella aveva dato consigli d'amore a Bowser sulla spiaggia, ma per lui nulla era cambiato ed era ancora single. La principessa non si era mai affezionata a lui e ad ogni rapimento era più insofferente.
Be', almeno non ha ancora un altro uomo, pensò Isabella, la martelkoopa della guardia reale, intenta ad allacciarsi le scarpe con meno fretta del solito. Era giovedì, il suo giorno libero, ciò voleva dire che poteva prendersela comoda.
Dalla finestra della sua camera situata nel dormitorio delle guardie poteva vedere il paesaggio brullo e desolato della Terra Oscura. Pensò alla sua casa lontana e la nostalgia l'assalì, ma le vacanze erano vicine e presto avrebbe potuto riabbracciare la sua famiglia. 
Quel giorno era il suo compleanno e i suoi genitori e sua sorella, più qualche amico, l'avevano chiamata per farle gli auguri. Era ancora una giovincella, seppur con un anno in più, e questo le dava un po' fastidio, si sentiva vecchia. In realtà era solo una sua impressione ed era ancora bella e gagliarda. Forse avrebbe ricevuto qualche regalo per posta, chissà.
Finì di prepararsi e uscì dal dormitorio. 

Il cortile era un'enorme piazza in cui i soldati potevano allenarsi e ben presto si sarebbe riempita per l'addestramento quotidiano, che però quel giorno non le toccava.
Mentre usciva vide arrivare il postino, che conosceva di vista.
«Buongiorno, signorina! Dove va di bello?» chiese il koopa postino, carico di lettere e pacchi.
«Buongiorno. Vado a fare una passeggiata sulle colline vulcaniche per rilassarmi, oggi è il mio giorno libero» rispose la martelkoopa sorridendo al koopa, sembrava simpatico.
«Prima le consiglio di controllare se c'è posta per lei, basta che mi dica nome e cognome».
E in effetti c'era posta per Isabella. Una busta bianca, con lo stemma della Terra Oscura. Il mittente era la segreteria generale del castello, di cui gli alloggi delle guardie erano una parte, che si occupava di tutte le comunicazioni interne ed esterne. Isabella aprì la busta, ma all'interno non c'era assolutamente nulla.
«Come lo spiega?» chiese lei al postino. 
Lui era stupito. «Strano, di solito la segreteria è precisa. Provi ad andare direttamente negli uffici a chiedere spiegazioni».
Bene, compleanno passato a risolvere questioni burocratiche. No grazie, pensò Isabella, intascando la busta vuota. Decise che ci avrebbe pensato il giorno dopo e si diresse verso le colline.

Ah, finalmente poteva stare un po' in solitudine e godere di quell'aria fumosa tipica dei vulcani che i koopa tanto amavano. Vicino a lei ribolliva la lava come una pentola sul gas. Si sedette su una sporgenza e lasciò vagare lo sguardo all'orizzonte. La sua vista acutissima scorgeva in lontananza il Regno dei Funghi, dove risiedeva la donna amata dal suo re.
Chissà che cosa starà facendo in questo momento la Principessa Peach, così esigente in fatto di uomini tanto da non accettare le avances di Bowser. Probabilmente sta partecipando a qualche incontro importante, i sovrani sono sempre molto impegnati...
 
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«Aaahhh, è molto rilassante, Daisy, continua così» sospirò Peach mentre Daisy le pettinava la lunga chioma bionda. «Adoro farmi accarezzare i capelli». Si abbandonò ancora di più sullo schienale della sedia mentre Daisy seduta dietro di lei si dava da fare a colpi di spazzola.
«Ti vizio troppo, è un'ora e mezza che ti pettino. Un po' va bene, ma poi stanca. Non lo puoi fare da sola?» sbuffò Daisy, dopo l'ennesima spazzolata. Ormai non c'era più ombra di nodi nei capelli della sua ragazza.
«Non è la stessa sensazione, se lo faccio da sola» replicò Peach, assonnata, con le palpebre semichiuse.
Suo malgrado Daisy continuò l'operazione.
«Lo sai che i capelli più li tocchi e più si sporcano?» chiese Daisy cercando di trovare un modo per liberarsi dalla noiosa attività.
«Mh». Peach non sembrava molto cosciente, tale era il relax.
«Quindi forse possiamo interromperci».
«Mh».
«Non mi stai ascoltando, vero?».
«Mh».

Passò un quarto d'ora.
«Se continuo ti addormenti, diamoci un taglio» disse Daisy spazientita.
«Taglio? Che taglio? Pensavo ti piacessero i capelli lunghi» rispose Peach, drizzandosi e voltandosi, svegliatasi dal torpore.
L'espressione di Daisy era davvero scocciata. «Niente, lascia perdere. Mi sta venendo un crampo alla mano».
«...Ma io stavo così bene... Altri cinque minuti, dai» la pregò Peach. «Dai, ti prometto che poi andremo in giardino. Il giardiniere ha portato una nuova specie di orchidee da Fagiolandia».
Daisy era incuriosita, ma allo stesso tempo non ne poteva più di spazzolare. «Tre minuti» fu la sua offerta.
«...Va bene». Peach si risistemò sulla sedia e Daisy riprese a lavorare di spazzola.


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Sì, sicuramente è impegnata, pensò Isabella.
Si concesse un'oretta di riposo sdraiata tra i crateri, ascoltando il rimestarsi del magma circostante. Ogni tanto la coltre di fumo si diradava e un sole accecante la infastidiva attraverso le palpebre chiuse, ma poco dopo veniva di nuovo oscurato. 
Era particolarmente serena perché le chiamate di auguri l'avevano messa di buon umore. Poi ripensò alla busta misteriosa che le era arrivata per posta: chissà che cosa avevano combinato alla segreteria del castello. Magari era un avviso importante, o forse qualcuno si era divertito a farle uno scherzo. Decise che non era il momento di pensarci e si girò su un fianco, sentendo ancora meglio i borbottii del vulcano. Per i koopa e i martelkoopa le eruzioni non erano pericolose, potevano ripararsi nel gusto resistentissimo.

Si appisolò e sognò Bowser, il suo idolo, che le porgeva una torta con le candeline e urlava, tutto contento: «Buon compleanno!».


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«Dov'è? Comincio a pentirmi della mia decisione» ruggì Bowser, battendo l'indice nervosamente sul bracciolo del trono, con la testa appoggiata alla zampa sinistra.
«Sono sicuro che sarà qui a momenti, Sua Altezza. Non può mancare ad un'occasione così importante» sentenziò Kamek, che ostentava calma, ma in realtà sapeva bene che quando il re era nervoso c'era ben poco da stare calmi.
«A meno che non voglia rinunciare. Non ha invitato nessuno, ci siamo solo io e te qui» disse Bowser.
«Non vedo come si possa rinunciare ad un'opportunità così importante. Chiunque vorrebbe essere al suo posto» affermò Kamek.
«In ogni caso se non si presenta entro un quarto d'ora cederò il titolo a qualcun altro. Ormai ho cancellato i miei impegni per questa cerimonia, quindi qualcuno dovrà essere nominato capitano delle guardie, oggi, anche perché con la pensione del precedente ne siamo sprovvisti. Se non sarà lei sarà qualcun altro. Ammetto di essere deluso, però: mi sembrava una tipa in gamba» disse Bowser, maneggiando tra gli artigli una medaglietta d'oro con un nastrino rosso.
«Volete che la mandi a cercare?».
«Non serve. In segreteria sono precisi e mandano sempre gli avvisi in tempo, dovrebbe esserle arrivato almeno una settimana fa. Se non lo ha letto sono problemi suoi» sentenziò Bowser. «Aspettiamo un quarto d'ora».

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«Gertrude, te lo avevo detto di non portare quella peste di tuo nipote in ufficio! Ha scombinato tutte le carte» si lamentò Gisella, la segretaria responsabile.
«È solo un bambino, i bambini devono giocare» disse Gertrude, la segretaria irresponsabile.
Le due goomba condividevano un ufficio pieno di scaffali e cassetti, zeppi di carte. Sulle due scrivanie c'erano computer, stampante, telefono, fax e scartoffie varie, oltre ad un buon numero di penne, matite ed evidenziatori. Gestivano uno degli uffici della segreteria del castello della Terra Oscura.
«I bambini devono giocare al parco, non qui. Aiutami almeno a sistemare» disse Gisella, guardando sotto ad un mobile cercando di capire dove potesse essere finito quell'importante fax ricevuto due settimane prima da un regno vicino.
Gertrude era seduta sulla sua sedia da ufficio e leggeva tranquillamente una rivista di gossip. «Mia sorella mi ha chiesto di tenerle il figlio e io dovevo lavorare, potevo portarlo solo qui» replicò Gertrude distrattamente.
Doveva lavorare, pensò Gisella, ben sapendo che Gertrude era la goomba più svogliata del mondo, oltre che pettegola e stupida, interessata solamente a programmi TV di improbabili fidanzamenti e alle ultime corna delle star. Oltretutto l'aveva anche come amica sui social network e non ne poteva più di tutti quei "buongiornissimooo" e "kaffeee". 
Gisella continuò a cercare i documenti ancora dispersi dopo una settimana che il nipote di Gertrude aveva gettato scompiglio nell'ufficio e decise che era inutile insistere con la collega.
«Quando hai fatto passami la lima per le unghie, credo di averla lasciata in bagno» disse Gertrude, sfogliando la rivista.

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Isabella tornò verso il castello, ristorata dal grigiore dei vulcani. Aveva intenzione di passare il resto della giornata a guardare la televisione, cosa che poteva fare raramente, dati gli impegni. Era quasi arrivata al dormitorio quando un suo amico paratroopa le si avvicinò raggiante. «Congratulazioni, Isabella!».
«Ciao, Gino. Congratulazioni per cosa?» chiese lei confusa.
«Ma per la promozione, per cosa se no? Ora dovrò sottostare a tutti i tuoi ordini, eheheh» rise il soldato Gino, accennando un inchino svolazzante.
«...Non so di cosa tu stia parlando» disse Isabella esitante.
«Come non lo sai? Ho incontrato Marcellino, il cuoco, che mi ha detto che sei stata nominata capitano delle guardie! Sai, i cuochi del castello sanno tutti i pettegolezzi. Lui l'ha scoperto oggi e incontrandomi me lo ha detto. Perché non mi hai fatto sapere nulla? Non è un segreto. Ah, e quando sarà la cerimonia? Sono così felice per te!».
«Credo ci sia un errore, il cuoco si sarà confuso con un'altra» disse Isabella.
«Ma no, parlava proprio di te, ne sono sicuro! Ma come, non sai di essere il nuovo capitano delle guardie?!?».
Isabella non sapeva cosa pensare. «Se fossi stata nominata capo delle guardie mi sarebbe stato comunicato, avrei ricevuto un avvis-» si interruppe e tastò la busta che aveva ricevuto quella mattina. La tirò fuori e controllò che fosse davvero vuota, rigirandola su e giù, a destra e a sinistra.
Poi corse come un razzo verso il castello.

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La porta dell'ufficio si aprì di colpo, lasciando entrare una martelkoopa molto affannata. 
«Desidera?» chiese Gertrude, posando la rivista.
«Mi avete spedito una lettera vuota. Dov'è il contenuto?» chiese Isabella, mostrando la busta. Gertrude e Gisella la osservarono.
«Oh, ecco un altro errore causato da quel pasticcione di tuo nipote! Ha mischiato tutte le carte!» si lamentò Gisella, prendendo la busta. La lesse e sfogliò un pacco di fogli che si trovava sulla scrivania. Ne estrasse uno piegato e lo porse ad Isabella.
«Ecco, ci scusi infinitamente per il disagio. Purtroppo abbiamo avuto dei problemi».
Isabella lesse la lettera dispersa, guardò l'orologio appeso al muro e si fiondò fuori dalla porta e tra i corridoi del castello.

«Ehi Isa, dove corri?» le chiese un altro martelkoopa intento a lucidare i martelli nel corridoio.
Isabella non rispose e continuò a correre, occasionalmente ritirandosi nel guscio e rotolando, costringendo chi passava da quelle parti a scansarsi per non finire investito.

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«Grrr, sono stanco di aspettare!» ruggì Bowser. «Trovami un altro capitano delle guardie, Kam-» fu interrotto dal fragore della porta che si apriva e da una martelkoopa che entrò sfrecciando.
«Eccoti, Mariella. Sei in ritardo» grugnì il re dei koopa, fissando la martelkoopa con aria cupa.
«Si chiama Isabella» gli sussurrò Kamek.
«...Isabella. Stavamo per rimpiazzarti, mi hai fatto perdere parecchio tempo» la rimproverò Bowser, con il fumo che usciva dal naso.
«Sono infinitamente dispiaciuta, Vostra Maestà, ma la segreteria non mi ha recapitato l'avviso in tempo» si scusò la martelkoopa col fiatone, già meditando vendetta contro le due goomba.
«Dunque accetti l'incarico?» chiese Bowser.
«...Certamente» rispose lei, commossa, inchinandosi.
«Bene, possiamo procedere. Diamoci una mossa» disse Bowser prendendo la medaglia ed innalzandola. Kamek gli porse un foglio da leggere: «Dati l'impegno e la fede sempre dimostrati nel servire il Re, la sua famiglia, il castello e la patria, date l'indubbia abilità nell'arte bellica, la tenacia e dati i combattimenti contro il Nemico Mario, affrontati con indomito coraggio e valore, io, Bowser Koopa, Re della Terra Oscura e dei koopa tutti, nomino, dall'alto del mio incommensurabile potere, Isabella Koopafreak, nuovo capitano delle guardie del castello della Terra Oscura, residenza ufficiale del Re, che confida nella completa responsabilità e fedeltà della martelkoopa che si appresta a confermare la sua nuova posizione, i cui incarichi dovranno essere svolti con infinita dedizione».
Dopodiché Bowser appuntò la medaglia al petto duro di Isabella, che non poteva credere ai suoi occhi e alle sue orecchie e che finalmente aveva visto avverato uno dei suoi più grandi sogni.
  
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