Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: DonnieTZ    24/10/2016    3 recensioni
[SOSPESA]
Esiste un sottile velo fra ciò che è materiale e ciò che non lo è, fra la natura e le idee, eppure nessuno dei due mondi potrebbe esistere senza l'altro.
Il velo si è assottigliato tanto da spingere Lootah (mai chiamarlo "sciamano") a ricostruire un'antica tradizione: una cerchia di cinque esseri in grado di mantenere l'equilibrio. Se in passato le cerchie erano molte, la sua missione si rivela invece difficile: fra negromanti rinchiuse in manicomio, vampiri ormai estinti, fate impossibili da reclutare e mutaforma ingestibili, niente sembra andare come aveva previsto.
Soprattutto quando un'energia negativa minaccia di mandare in fumo tutti i suoi piani.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


«Questo sarebbe un posto tranquillo per parlare?»
L'uomo – Lootah, come si è presentato alla porta di Angelica solo dieci minuti prima – scruta la tavola calda con aria sospetta mentre parla.
«Sicuro per me. Non parlo con i clienti a casa. Diventate...» Angelica cerca una parola, facendo un gesto eloquente con la mano, «instabili» conclude.
Sente l'uomo sospirare pesantemente, ma lo ignora mentre si siede ad un tavolino, ordinando una bistecca e aspettando che lui la imiti dopo aver studiato il menù.
«E poi sono stata piantata solo un'ora fa, ho bisogno di proteine e zuccheri e qualsiasi altra cosa.»
Dovrebbe sentirsi peggio: abbandonata, rifiutata, negata per l'ennesima volta, ma si sta abituando alle persone che spariscono. Nella sua vita, sono loro i veri fantasmi, le presenze incostanti e impalpabili. I fantasmi – quelli veri – hanno una concretezza che la spaventa.
«Per tornare al motivo della mia visita-»
«Non rimborso. Come ho detto ieri sera, non sempre c'è qualcuno ad aspettare. È meglio così, fidati. Vuol dire che se ne stanno in un posto migliore.»
La frase d'obbligo, la bugia impossibile da negare, l'inutile rassicurazione che i clienti vogliono sentirsi dire perché è ciò in cui già credono, una speranza a cui aggrapparsi. In fondo a loro non frega nulla – di questo Angelica è sicura –, ma la morte dei loro cari gli ricorda la vicinanza della loro, l'impossibilità di sfuggire alla fine definitiva.
«Non esiste un posto migliore.»
Angelica smette di far vagare le pupille sulla sala, sulla quotidianità dei presenti, e li fissa in quelli scuri del suo interlocutore, sorpresa.
«Quanta fede, buon per te» gli dice, sarcastica, iniziando a giocherellare con le bottiglie delle salse, allineandole e raggruppandole.
«Credere e sapere sono due cose molto diverse, Angelica. Posso chiamarti Angelica?»
C'è un vago tono accondiscendente nella parlata sicura di Lootah, che lascia su Angelica l'impressione di apparire davvero molto stupida o che l'uomo sia convinto in qualche modo di sapere tutto su tutto. Cosa che lo renderebbe decisamente più stupido di lei.
«Come ti pare» risponde, inacidita.
«Angelica, quello che hai fatto stanotte è stato rischioso. Approssimativo
«Eh tu sei un grande esperto, è così?» Angelica continua a credere sia tutto una specie di scherzo, un modo per portarla allo scoperto e farle ammettere di essere un falso.
Non è sicura di sapere dove l'uomo voglia andare a parare, ma è decisa ad ignorare il ricordo delle sue mani sulla sua gola e il sollievo dell'incoscienza che subito le ha seguite, per questo alza gli occhi dalle sue dita alle sue iridi scure. Lo scambio di sguardi viene interrotto dall'arrivo della cameriera, che poggia le loro ordinazioni sul tavolo con fare distratto, prima di lasciarli nuovamente soli.
«Tu ci credi davvero» constata Angelica, dopo qualche istante, vagamente perplessa.
«Non dovrei?»
«Senti, ci sono due tipi di persona: quelli che ci credono perché sono folli o disperati, e le persone normali.»
«Forse perché non hai ancora incontrato persone che sanno
Lootah mangia tranquillamente, dopo quelle parole. Ad Angelica, invece, prude la pelle per qualche strano motivo e vorrebbe semplicemente alzarsi e andarsene senza voltarsi indietro. Quell'uomo puzza di morte – vecchi libri e fiori appassiti – anche se non è il suo odore. Più un residuo, come un'impronta appena percettibile.
«Mi sto complimentando con me stessa per non averti fatto entrare, sai?»
«Non puoi essere una negromante e una scettica allo stesso tempo.»
Quel termine risveglia vecchi ricordi. Memorie di sua nonna, di questioni che Angelica non vuole affrontare.
«E chi lo dice?» sibila.
«La logica» è la risposta di Lootah.
Angelica decide che è arrivato il momento di sapere, senza girare attorno alla questione per altri lunghi minuti. Mastica, ingoia e realizza che quell'uomo non è possibile negarlo, non è una di quelle verità che si possono ignorare e attribuire alla follia. Angelica non può trattarlo come tratta il fatto di essere una negromante.
«Si può sapere che vuoi da me?»
«Non hai notato nulla di strano, negli ultimi anni? Più spiriti, più-»
«Punto primo: non chiamarli spiriti. Queste cazzate da film dell'orrore mi irritano» lo interrompe Angelica, puntando la forchetta nella sua direzione.
«Come preferisci chiamarli?» domanda Lootah, quieto, come se avesse a che fare con una bambina.
«Non li chiamo e basta» spiega Angelica, risoluta, riprendendo a mangiare.
L'uomo le appare esausto ed esasperato, ma non è un suo problema. Lui l'ha cercata, lui è seduto a quel tavolo a parlarle di spiriti.
«Molto bene. Hai notato cambiamenti degni di nota, negli ultimi anni?»
«Che le persone stanno iniziando a preoccuparsi di quello che mangiano con una certa paranoia?» scherza Angelica.
«No, parlo degli spiriti
Lootah sembra raggiungere finalmente l'orlo della rabbia, quando parla. Angelica realizza quanto l'uomo si prenda sul serio, come un soldato in una specie di guerra santa.
«Va bene, datti una calmata. Diciamo che mi sembra di essere diventata più brava, d'accordo?» si rassegna a dire Angelica.
«Non è così.»
«Ah, grazie.»
«Il velo si sta assottigliando.»
Angelica lascia andare una risata breve e secca, incredula.
«Dimmi che è uno scherzo. Dimmi che non hai appena detto questa frase.»
Angelica scivola lentamente verso la serietà, specchiandosi nell'espressione imperturbabile di Lootah.
«Tu sei serio. Si tratta di un sito internet, è così? Qualche manifesto sull'arrivo dell'apocalisse? Una setta?» Angelica tira ad indovinare con parole fra il divertito e l'irritato
«Non siamo una setta. Siamo un antico gruppo di persone che-»
«È evidente che prendi molto sul serio la tua missione e sono contenta per te, ok? Sul serio, è bello avere uno scopo nella vita, ma non sono proprio tipo da sette, quindi...» lo interrompe, lasciando sfumare l'ultima parola come se la conclusione fosse ovvia.
Vuole chiudere la questione. In realtà vorrebbe tapparsi le orecchie ed essere infantile, ma sta tentando di comportarsi da adulta solo per dimostrare qualcosa all'uomo, anche se non sa bene cosa o perché.
«Posso affrontare il tuo demone una volta per tutte.»
A quelle parole Angelica non può che abbandonare le posate nel piatto, per specchiarsi negli occhi di Lootah, astiosa. Demone. Odia sentire quella parola, odia conoscerne gli angoli bui e i risvolti pratici. Odia l'uomo che ha davanti, le sue sicurezze, quell'odore di morte che le chiude improvvisamente lo stomaco.
«Poniamo che creda tu stia dicendo la verità, che tu sappia tutto di questa roba e conosca un modo. Come faresti? Perfavore, demone, potresti cortesemente levarti dalle palle? Ci ho provato, fidati, non funziona» ribatte, sarcastica, imponendo alle sue gambe di non fuggire.
«Andrei oltre il velo.»
«Oltre il velo? E come, ammazzandoti?» chiede Angelica, sempre meno incline a credere a Lootah, eppure sempre più incuriosita dalla sicurezza con cui l'uomo si traveste e si presenta.
Oltre il velo.
Cazzate, cazzate, cazzate.
«È quello che faccio, il mio compito: viaggio oltre il velo.»
«Quindi siete un antico gruppo di persone che passeggia nell'aldilà per divertimento?» chiede Angelica, cercando di fare il punto di quell'assurda conversazione.
«No, è solo compito mio. Conoscerai gli altri e potranno raccontarti cosa fanno, se vorrai. Il mio compito è monitorare il velo dall'altra parte e l'attività delle energie che spingono per entrare nel nostro mondo.»
«Non voglio immaginare il tuo biglietto da visita» dice Angelica, con meno convinzione di quanta vorrebbe, abbassando gli occhi sul piatto. «Ti occupi dei demoni?» chiede poi, cercando di nascondere l'indecisione.
«Se vogliamo dar loro questo nome, sì.»
Angelica si perde nei suoi pensieri per qualche istante. Se fosse possibile? Se potesse vivere la sua vita senza il costante controllo su se stessa dettato dalla paura che Lui le suscita?
Gioca con la lingua contro l'anello argentato incastonati nella carne, alla ricerca di uno strano sollievo da quell'indecisione.
No.
Ha promesso a sua nonna che non avrebbe più ceduto a nessuna tentazione, a nessuna proposta, a nessun accordo.
«Senti, è tutto molto bello e sono contenta che tu abbia degli amici con cui giocare, ma ho deciso di aver avuto una dose sufficiente di follia nella mia vita. Se non ti dispiace, vorrei davvero fare finta che tutta questa storia degli spiriti e dei demoni sia una mia personale allucinazione.»
Angelica si alza, frugando nella borsa alla ricerca del portafoglio. Lootah la ferma alzando un palmo nell'aria, lentamente, e lei rimette via i soldi, serrando la mascella.
Sì, può offrire lui, decisamente, visto che l'ha ascoltato per più tempo di quanto si sarebbe meritato. Così Angelica fa per andarsene, sentendo lo sguardo di Lootah bruciargli addosso.
«Siamo passati tutti da qui: nessuno ci ha mai creduto, nessuno ci ha mai presi sul serio, nessuno è mai voluto restare» Lootah la ferma con quelle parole decise e terribilmente vere. «Se avessimo più tempo ti assicuro che la conoscenza della cerchia sarebbe graduale e riusciresti ad abituarti all'idea come tutti noi. Ma non c'è tempo, Angelica. Quindi hai fino a domani sera. Poi partiremo e te ne resterai con il tuo demone per il resto della vita.»
Quando Angelica si gira, Lootah è ancora seduto nella sua posizione rigida, ma la sta guardando con una freddezza che non c'era prima. Lo scruta, cercando di leggere altro oltre a quella cortina di atteggiamento militare e saggezza, ma non vede nulla, non sente nulla. Lo guarda tirare fuori un pezzo di carta e una penna, per scrivere qualcosa con mano ferma.
Quando le porge la nota, Angelica vorrebbe davvero non prenderla, ma la sua mano decide per lei e si stringe sul pezzo di carta.
 
Per il resto del tempo, non fa altro che pensare ad ogni singola parola di Lootah. Lo fa tornando a casa, chiudendosi la porta alle spalle, riempiendo lo scatolone con i pochi oggetti che Gaia le ha lasciato in casa e che non vuole più vedere.
Ripercorre ogni frase mentre pulisce casa, mentre guarda un film, mentre cena, mentre si prepara per andare a letto, mentre entra sotto le lenzuola e serra gli occhi in un gesto meccanico.
Liberarsi di Lui.
Per sempre.
Per davvero.
Improvvisamente, mentre sta scivolando nel sonno, la consapevolezza le striscia dentro, crescendo e mettendo radici. Non ha scelta, non ne ha avuta da quando Lootah le ha fatto quella proposta. Deve provare, è inevitabile. È stato stupido credere di resistere a quella tentazione, come alla tentazione di molti, molti anni prima.
Oh, Angelica, cosa faresti senza di me?
La voce la insegue nell'oscurità in cui è sprofondata. Sembra avere il potere di tenerla giù, a fondo, nel sonno denso e soffocante.
Se ascolterai lo sciamano ti ritroverai sola. E tu hai paura di restare sola, Angelica. Io sono tutto ciò che ti resta quando le persone della tua vita spariscono nel nulla. Sono la tua famiglia.
Angelica cerca di risalire, di svegliarsi, di impedirgli di parlare. Ma quando dorme è Lui a decidere.
Stai stringendo un altro patto con il diavolo. Cosa direbbe tua nonna? Povera, piccola Angelica, una delusione anche per i morti.
Non le resta che raccogliere le forze in quell'oscurità, accumulandole come gelida neve fra le braccia, reagendo a quell'attacco intimo e terribile.
Vaffanculo.
Lui, a quella parola di sfida, si limita a ridere di gusto.



 

Ciao!
Lo so, lo so, è passato un sacco di tempo ed è tutta colpa mia e mia soltanto.
Spero di tornare a pubblicare con regolarità (solitamente ce la faccio, ma quest'estate è stata un incubo che ha finito per protrarsi... T__T).
Che dire? Spero che questo capitoletto vi piaccia, grazie per i passati commenti perché mi hanno fatto davvero piacere e grazie per essere arrivati fino a qui!
A presto!!
DonnieTZ
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: DonnieTZ