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Autore: bik90    24/10/2016    1 recensioni
Natsuki guardò attraverso le sbarre del cancello lo stuolo di bambini che uscivano da scuola. appoggiò la fronte contro la fredda superficie del ferro battuto e sorrise non appena vide una bambina dai lunghi capelli neri camminare insieme agli altri. La vide voltarsi verso di lei e fissarla con aria vagamente incerta. Non poteva sbagliarsi, era davvero lei. Sua figlia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva avuto una lunga riunione con il personale dell’ospedale più prestigioso, il quale non si era scomposto minimamente quando aveva fatto notare loro che fosse domenica. Così, volente o nolente, si era dovuto alzare presto e lasciare suo figlio al servizio baby-sitter che metteva a disposizione l’albergo nel quale alloggiava. Lo avevano riempito di domande ed era arrivato a bere due bottigliette d’acqua nell’arco di qualche ora pre quanto aveva parlato. Non poteva, però, dar loro torto. Le tecniche innovative e le protesi che aveva messo a punto per gli invalidi erano più che all’avanguardia. E, cosa più spettacolare, funzionavano perfettamente. Il rigetto di una delle sue protesi era tendente a zero, da quando aveva iniziato a trapiantarle aveva assisitito solo a un unico caso di rigetto. Mentre torava da suo figlio, il suo cellulare squillò. Prima di rispondere, si fermò a pensare al piacevole incontro che aveva fatto al ristorante di Mai e, purtroppo, suo marito Tate. La ragazza, fin dall’adolescenza, era sempre stata il suo sogno proibito, l’unica che l’aveva respinto quando tutte cadevano ai suoi piedi. Per scegliere chi poi? Una mezza cartuccia come Tate Yunichi. Il ricordo di quella sconfitta amorosa ancora adesso, a distanza di parecchi anni, gli bruciava addosso come una cicatrice.
<< Ciao Shiori >> fece attivando la conversazione.
Dall’altra parte del telefono, sua moglie era appena uscita dalla doccia e desiderava parlare col figlio.
<< Reito >> salutò << Com’è andata la riunione? >>.
<< Bene, mi sono sembrati interessati all’affare che ho proposto >>.
<< Ottimo, ne sono felice >> fece Shiori che era la figlia del proprietario della multinazionale che realizzava le protesi ideate dal marito << Hideki? Gradirei parlargli >>.
<< Ma certo, te lo passo subito >> rispose Reito chiamando il figlio << Buona giornata, Shiori. Ci vediamo al mio rientro >>.
<< Mamma! >> esclamò il bambino appena l’uomo gli ebbe passato l’apparecchio.
<< Ciao Hide-chan, come stai? Ti piace Tokyo? >>.
<< Papà mi ha portato a vedere tantissime cose! E c’è una ruota panoramica gigantesca! Dovevi venire anche tu, mamma! >>.
Reito ascoltò appena la telefonata che stava intercorrendo tra Shiori e il figlio. Aveva conosciuto sua moglie quando frequentava l’univeristà di medicina attraverso amici in comune e subito c’era stata una certa intesa tra loro. Shiori, come lui, proveniva da una buona e agiata famiglia, che le permetteva di condurre una vita facoltosa nonostante fosse ancora una studentessa. Entrambi avevano ricevuto lo stesso tipo di educazione che li portava a esternare poco i loro sentimenti e a poter essere considerati da occhi esterni freddi e scostanti ma a loro stava bene così. Reito aveva visto in Shiori e nella sua famiglia la possibilità di veder realizzate senza alcuno sforzo le sue protesi e la donna aveva visto nel futuro marito la possibilità di un forte guadagno. Si erano, per così dire, trovati sulla stessa lunghezza d’onda e si erano sposati all’età di ventisei anni. Hideki era nato esattamente un anno dopo. Il rapporto che aveva con sua moglie era pacato, gentile, mai una volta avevano avuto una discussione, mai si erano ritrovati ad alzare la voce per far valere le proprie ragioni. Il loro era sicuramente amore, ma un tipo di amore che permetteva ogni tanto delle scappatelle all’uomo senza che la moglie si preoccupasse. Un tipo di vita che mai avrebbe condotto se fosse vissuto accanto a Mai. Shiori era una donna bellissima, oggettivamente più bella di Mai, ma la ragazza che aveva frequentato al liceo anni prima lo aveva sempre lasciato con un interrogativo su cosa sarebbe potuto andare tra loro. Averla rivista, dopo tanto tempo, gli aveva fatto provare delle piacevoli sensazioni che credeva aver ormai sopito.
<< Hide-chan, ti va uscire? Dopo andiamo a cena in quel ristorante che ti è piaciuto tanto >>.
<< Sì! >>.
 
Quella sera c’erano pochissime persone al ristorante di Mai che, con sollievo, decise di mandare Tate a casa dopo aver preso la bambina dai nonni. Da quando c’era stata quella lite mattutina, suo marito non aveva proferito parola se non verso la figlia o i clienti del pranzo. Akira e Takumi avevano compreso al volo che la coppia aveva litigato e nessuno dei due aveva chiesto spiegazioni. La donna sapeva che suo marito lo avrebbe fatto solo lontano da orecchie indiscrete. Per questo si era allontanata dalla cucina con la scusa di controllare i clienti. Quasi le era mancato il fiato nel vedere entrare nel ristorante Natsuki col bambino. Takumi le aveva detto che la mora aveva avuto un altro bambino ma non immaginava che la somiglianza fosse tale. Lei era l’unica che non aveva mai visto molta similitudine tra Saori e la madre mentre adesso col figlio le pareva palese. Impossibile sbagliarsi. Le due donne si erano guardate prima di scoppiare in esclamazioni di sorpresa.
<< Akira, ti trovo benissimo. Il matrimonio ti ha fatto bene >>.
<< Anche tu, Natsuki >>.
<< Mai-san! >> urlò Shinobu correndo verso la cucina << Mai-san, siamo arrivati! >>.
<< Sono contenta di averti vista >> continuò la più grande dopo aver sorriso di fronte alle urla di gioia del figlio.
In quel momento arrivò Mai mentre si asciugava le mani al grembiule che indossava. Corse verso Natsuki e la abbracciò.
<< Non sparire più in quel modo >> le sussurrò.
<< Sono andata da Shizuru stamattina >> le confidò l’amica.
<< Siediti, vi preparo qualcosa e poi mi racconterai tutto >>.
L’altra donna annuì e si sedette col figlio in un tavolo appartato della sala attendola. Aveva immediatamente notato l’assenza di Tate e si dispiacque per i problemi che stava causando a Mai. Da quando era tornata, il suo matrimonio sta lentamente subendo un colpo dietro l’altro.
<< Non ho tanta fame, mamma >> disse Shinobu iniziando a giocherellare col tovagliolo << Mi fa male la testa >>.
La madre gli accarezzò il viso con fare apprensivo.
<< Devi mangiare qualcosa, Shin-chan >> rispose << Poi andremo dritti a letto >>.
Il bambino annuì senza dire altro.
Aspettarono pochi minuti prima che Mai portasse loro due razioni abbondanti di ramen. Dato che non c’erano altri clienti in quel momento, la donna le approfittò per sedersi insieme all’amica.
<< Raccontami tutto >> disse << Come ti senti? >>.
<< Sentivo di possedere abbastanza coraggio per affrontarla >> rispose Natsuki girando le bacchette nella ciotola << Sentivo di poterle dire tutto ma quando l’ho vista, quando ho sentito tutta la calma che trasudava, non ce l’ho fatta. Ha parlato solo lei >>.
<< Avresti dovuto prenderti maggior tempo per riflettere dopo quello che è accaduto ieri >> fece Mai << Lo so che Tate ti ha ferita ma…non avresti dovuto andare via stamattina >>.
<< Tate mi odia e forse fa bene >>.
Mai le prese una mano e gliela strinse.
<< Io no. Sei la mia migliore amica e ti starei accanto sempre >>.
<< Lo so, non ho mai smesso di pensarvi in questi anni. Sai chi ho incontrato ieri notte? >> disse cambiando argomento << Nao! >>.
<< Nao? >> ripeté Mai.
<< Proprio lei! Ha aperto un night club qui a Tokyo >> affermò la mora mostrandole il bigliettino spiegazzato.
<< Non mi dire! >>.
Si ritrovarono a ridere nonostante la situazione di fronte a quelle chiacchiere innocenti. Per qualche minuto, tutti i loro problemi furono messi da parte e loro si ritrovarono a essere le solite amiche che erano un tempo. Poi il campanello situato sulla porta suonò, segnò che qualcuno era appena entrato. Mai e Natsuki voltarono la testa nella stessa direzione. Reito e suo figlio Hideki erano sulla soglia aspettando che qualcuno li accogliesse.
<< Reito? >> esclamò Natsuki col suo solito poco garbo << Che diavolo ci fa… >>.
<< Buonasera Mai-san >> salutò con cordialità l’uomo << Oh, ci sei anche tu Natsuki-san. Che piacevole sorpresa >>.
Mai era scattata in piedi come era solita fare quando arrivava un cliente ma nei suoi occhi si leggeva un leggero imbarazzo. A Natsuki non sfuggì, a distanza di anni Reito esercitava lo stesso fascino sull’amica di un tempo.
<< Tate-san è di là? >> chiese Reito dopo essersi seduto ad un tavolo libero con aria fintamente innocente.
<< No, lui è a casa con la bambina >>.
<< Che peccato, avrei voluto salutarlo >>.
Come no, pensò Natsuki che dal suo tavolo poteva ascoltarlo e vederlo senza problemi.
Mai prese le ordinazioni di Reito e suo figlio prima di andare in cucina. Sola con Shinobu, la mora finì di mangiare e implorò il bambino di fare lo stesso. Shinobu aveva mangiato molto poco e, nonostante non si lamentasse, si vedeva che non stava bene. Natsuki si alzò in piedi per andare a pagare e in quel momento l’amica rientrò in sala. Servì il loro ex compagno di liceo e fece per allontanarsi, ma la mano di Reito la trattenne.
<< Mai-san, posso chiederti un favore? >>.
La donna annuì pensando che si trattasse di un nuovo ordine.
<< Prenderesti un caffè con un me uno di questi giorni? >>.
La domanda fece avvampare Mai che indietreggiò di un passo a disagio.
<< Veramente lavoro tutto il giorno…e poi c’è Miyuki… >>.
<< Sono convinto che questo ristorante avrà un giorno di chiusura >>.
<< Sì, il giovedì… >>.
<> affermò l’uomo con un sorriso << Prenderesti un caffè con me giovedì? Puoi dire a Tate-san che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Voglio solo ricordare i vecchi tempi >>.
La trentunenne esitò un solo istante prima di accettare.
<< Ne sono lieto >> disse Reito iniziando a mangiare.
Mai si recò in cucina seguita da una Natsuki poco calma. Se la sua vita stava andando in malora, non significava che lo stesso doveva accadere all’amica.
<< Come ti è venuto in mente di dire di sì? >> esordì non appena le porte si chiusero alle loro spalle.
<< Natsuki, è solo un caffè. Hai sentito anche tu >>.
<< Di cosa parlate? >> s’inserì Takumi dopo aver salutato Natsuki e il bambino.
<< Reito Kanzaki le ha chiesto un appuntamento >> fece la mora.
<< Cosa? >> esclamò sconvolto il fratello << E tu? >>.
<< Lei ha accettato >> rispose Natsuki come se Mai fosse diventata improvvisamente trasparente << Cosa ti è saltato in mente? >> aggiunse rivolgendosi alla diretta interessata.
<< E’ solo un caffè, calmatevi >> rispose l’altra.
<< No che non è solo un caffè >>.
Takumi annuì enfatizzando le parole della donna.
Mai sospirò stancamente. Aveva accettato per poter godere anche solo per poche ore di quella tranquillità che ormai a casa sua era veuta a mancare. Era così sbagliato volersi distrarre con un vecchio amico?
<< Non succederà niente, io sono sposata. E Reito anche >>.
Natsuki inarcò un sopracciglio.
<< Te l’ha detto lui? >>.
Mai stava per ribattere ma l’attenzione di tutti fu rivolta a Shinobu che era scoppiato a piangere senza un apparente motivo. La madre prontamente lo prese in braccio cullandolo ma il bambino non smetteva. Alla fine e col cuore pieno d’ansia, salutò tutti per tornare in albergo.
 
Aveva appena messo Shinobu a letto quando chiamò Shinichi per sapere come comportarsi. Quando aveva fatto dimettere il bambino dall’ospedale, il medico le aveva assicurato che i farmaci che stava prendendo sarebbero serviti a tenere momentaneamente a bada la malattia. A quanto pareva, però, non stava funzionando. Suo figlio si era calmato ma il dolore alla testa doveva essere stato lancinante vista la sua reazione e lei si era sentita totalmente impotente. Lei, che lo aveva partorito e visto crescere giorno dopo giorno, non riusciva a vederlo soffrire così tanto.
<< Shinichi! >> esclamò non appena sentì l’altro attivare la conversazione << Shinobu è stato malissimo stasera! Ha vomitato e piangeva…e diceva gli faceva male la testa! >>.
Si era aspettata qualunque frase dal medico tranne quella che gli disse.
<< Stai peggiorando, Natsuki. I farmaci stanno iniziando a non fare più effetto >>.
La sua calma, l’aveva gelata.
<< Prescrivimene altri, aiutalo! >>.
<< Ho fatto quello che potevo, non sono Dio! Non posso guarirlo semplicemente toccandolo, non hai idea di quanto lo vorrei! >>.
<< Tu mi hai detto che avrei avuto un po’ di tempo per poterlo portare a Tokyo! Dov’è questo tempo? >>.
<< L’hai avuto! Quanto tempo è che sei lì? Quanti giorni in cui non hai fatto niente per lui? >> disse Shinichi che era stato preso dall’ansia per la situazione di Shinobu.
<< Non permetterti d’insinuare ch’io non abbia fatto niente! L’ho portato a Tokyo contro il parere di tutti perché qui ha l’unica possibilità di guarire >>.
Natsuki stava per piangere per la rabbia che la frase del medico le aveva provocato. Odiava sentirsi in quel modo.
<< E io ti ho appoggiata. Sono stato l’unico a farlo. Ma tuo figlio non ha dei banali mal di testa! Shinobu ha la… >>.
<< So perfettamente cos’ha mio figlio! >> urlò Natsuki sperando che il bambino non si svegliasse sentendola urlare dall’altra stanza << Ho bisogno di…mi serve qualche altro giorno >>.
<< Non ne hai! Non c’è più tempo. Posso prescrivergli dei farmaci per alleviare il dolore quando tornerà a farsi sentire ma devi riportarlo qui. Portalo a Kyoto, io mi occuperò di lui >>.
<< Non lo riporterò a Kyoto per vederlo morire! >>.
Con quell’ultima frase, Natsuki chiuse la conversazione.
 
La telefonata di Shizuru il giorno seguente la sbalordì non poco. Le chiedeva se volesse prendere Saori a scuola poiché aveva una riunione dell’ultimo minuto. Natsuki, anche se non disse esplicitamente, intuì che l’altra donna preferisse lei alla segretaria. Il che non era poi così sbagliato. Per questo, dover rifiutare perché Shinobu non stava ancora bene, le aveva provocato un senso di nausea che stentava a svanire. Le parole di Shinichi della sera precedente le bruciavano ancora nelle orecchie nonostante continuasse a ripetersi che non erano vere. Non era stata con le mani in mano, stava agendo e non era facile. Era sparita per cinque anni e ora sta rientrando nelle vite di coloro che aveva amato. Non aveva mai pensato di entrarci di prepotenza e quindi aveva bisogno di tempo. Tempo che, a quanto pareva, Shinobu non aveva.
<< Mi dispiace Shizuru >> disse guardando fuori dalla finestra della sua camera d’albergo.
<< Spero che non sia nulla di grave >>.
Come vorrei che avessi ragione, pensò la mora.
<< No, Shinobu non sta bene e non posso allontanarmi >> rispose invece.
<< Ti serve qualcosa? >> chiese premurosamente Shizuru la cui priorità era sempre stata l’altra donna.
Natsuki sorrise appena mentre scostava dal viso una ciocca di capelli ribelli.
<< Grazie Shizuru ma stiamo bene, davvero >>.
Le sue parole suonarono false perfino alle sue orecchie. Si salutarono con brevi frasi di circostanza e Natsuki riagganciò. Posò il cellulare sul comodino e si distese sul letto dove Shinobu stava ancora dormendo. Lo abbracciò trovandolo più pallido del solito e pensò ai nuovi farmaci che avrebbe dovuto comprare per il bambino. Shinichi le aveva fornito una breve lista di cosa acquistare e lei aveva delegato un ragazzo che lavorava in albergo di svolgerle quella piccola mansione. Tutte quelle spese stavano prosciugando il suo conto in banca e tra poco non avrebbe avuto più niente da cui attingere. Quella costatazione le fece provare una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco che, però, non provò a scacciare. Prese il bigliettino di Nao e lo fissò a lungo. Doveva ricominciare a lavorare seriamente e non come aveva fatto a Kyoto. Se le fosse capitato qualcosa, suo figlio non avrebbe avuto niente con cui vivere. Quel pensiero le fece accapponare la pelle e per questo si mise il biglietto in tasca dove era sicura di non perderlo. Qualunque cosa in quel momento doveva aspettare che Sinobu migliorasse.
Anche Mai le aveva telefonato quella mattina per conoscere le condizioni del bambino e anche a lei aveva dovuto mentire spudoratamente. Le dispiaceva, ma ancora non poteva essere totalmente sincera.
Ho bisogno di più tempo, ti prego, si ritrovò a pregare in silenzio, Per favore, per favore, per favore.
 
Shinobu pareva dormire più tranquillamente dopo aver preso la giusta quantità delle medicine prescritte da Shinichi e anche Natsuki era riuscita a riposare qualche ora accanto al bambino. Quando bussarono alla porta, si alzò non sapendo chi fosse e pensò che avrebbe dovuto lasciare sulla maniglia il cartellino “Non disturbare”. Aprì la porta pensando che fosse la signora delle pulizie e stava per mandarla via, quando di bloccò. Sulla soglia era apparsa Shizuru.
<< Shizuru! >> esclamò Natsuki sorpresa << Cosa ci fai qui? >>.
<< Sono passata per sapere come stesse Shin-chan >> rispose la sua ex compagna << E ti ho portato qualcosa da mangiare >> aggiunse sollevando una busta di carta.
Natsuki la guardò senza riuscire a comprendere come facesse la più grande a comportarsi in quel modo. Era tornata dopo cinque anni senza darle una spiegazione, le aveva tenuto nascosta l’esistenza di un altro bambino, si comportava come una sciocca, eppure lei era lì che le porgeva il pranzo.
<< Ho pensato che non potessi allontanarti e allora sono venuta io >> continuò porgendole la busta.
Sei davvero eccezionale, Shizuru, pensò Natsuki afferrandola.
<< Grazie >> rispose la più giovane delle due << Chi ti ha detto…? E poi non avevi una riunione? >>.
<< Mai, ho parlato con lei prima di riuscire a liberarmi così da andare a prendere anche Saori a scuola più tardi >>.
<< Allora…beh, pranziamo insieme? >> chiese Natsuki che in qualche modo voleva sdebitarsi per le attenzioni dell’altra. Aprì la busta per vedere cosa contenesse << Shinobu dorme ora >>.
Per una frazione di secondo Shizuru pensò di rifiutare e andare via, dopotutto il suo obiettivo era stato semplicemente portare il pranzo all’ex compagna come gesto di pace, ma qualcosa la spinse a trattenersi. Era il fascino inconsapevole che esercitava Natsuki su di lei. Sorrise e accettò.
La trentunenne tirò fuori la mano dalla tasca per prendere un paio di tramezzini e porgerne uno all’altra, ma, nel farlo, fece cadere a terra il bigliettino del night di Nao. Shizuru lo raccolse leggendolo e scoppiò a ridere.
<< Nao Yuuki ha un night club? >> domandò divertita.
<< Già >> rispose Natsuki << Mi ha chiesto di lavorare per lei >>.
La più grande la guardò con aria sorpresa.
<< Oddio, non in quel senso! >> esclamò diventando rossa << Shizuru, come fotografa! Vuole ch’io le faccia una buona pubblicità >>.
<< Hai sempre avuto l’abilità di essere fraintesa >> fece Shizuru mentre ognu muscolo che prima si era contratto ora tornava a rilassarsi.
<< Non è assolutamente vero! Sei tu che hai la pessima abitudine di vedere qualcosa anche lì dove non c’è! Lavorare in night club, ma dai! Mi ci vedi? >>.
E Shizuru si ritrovò a ridere pensando che davvero non sarebbe potuto essere un lavoro per lei che era così timida da arrossire per ogni minimo complimento.
<< Dovresti farlo >> disse poi << Sei una brava fotografa e hai tutta la tua attrezzatura. Perché no? >>.
Vide Natsuki farsi seria e voltarsi verso la porta chiusa della sua stanza.
<< Posso badare io a Shinobu >> affermò la maggiore ancor prima di aver dato un senso a quella frase << Se sta bene e per te non ci sono problemi >>.
<< Shizuru, non posso chiederti una cosa del genere >>.
<< Non me lo stai chiedendo >> precisò la trentatreenne << Mi sto offrendo io. Può venire con me a prendere Saori e poi li porto entrambi a casa. Quando hai finito, passa da me >>.
Natsuki non seppe cosa dire. Shizuru era sempre così perfetta, così gentile, così organizzata. Tutto il contrario di lei e della vita che aveva condotto quando se n’era andata. La stessa che aveva fatto condurre a suo figlio.
<< Vai >> le disse semplicemente.
 
 
 
 
  
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