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Autore: Layla    24/10/2016    1 recensioni
Arwen ha qualcuno nel suo passato che non riesce a dimenticare.
Ci ha provato per anni e anni, ma quando LUI torna si trova a fare i conti con i suoi sentimenti e a dover decidere se lui meriti o meno una seconda possibilità.
Perché il passato può ferire, ma anche insegnare qualcosa come perdonare e dare una seconda possibilità.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The one that got away (and came back).

Where there is desire
There is gonna be a flame
Where there is a flame
Someone's bound to get burned
But just because it burns
Doesn't mean you're gonna die
You've gotta get up and try

{"Try" Pink

Il bar è la mia vita.
Non nel senso che ci passo la vita a bere, giocare alle macchinette, chiacchierare, giocare a biliardo, ma che sono una barista. Non è stata esattamente una vocazione, più che altro fare di necessità virtù, finito il liceo la mia famiglia non poteva permettersi di pagarmi l’università e così mi sono trovata un lavoro dicendomi che era solo temporaneo, che quando avrei raggranellato i soldi necessari mi sarei iscritta a Lingue.
Non è mai successo, ben presto questo posto è diventato come una seconda casa e il progetto di viaggiare il mondo è sparito come il rossetto rosso dalle mie labbra, sostituito da un più dark nero.
Ogni giorno vedo delle facce, alcune sono sconosciute, altre le vedo da sempre, la sua manca da tantissimo tempo, così tanto che temo non la rivedrò mai più.
Dentro di me c’è sempre la speranza che il campanellino della porta suoni, che la sua faccia appaia con quel sorriso strafottente che gli appartiene, ma dubito che lui ora sia interessato a un vecchio pub alla periferia di Sheffield.
Io sono Arwen, quella che è rimasta, la goth dagli occhi scuri, i capelli neri e il rossetto nero.
Lui è Matt Nicholls, quello che se ne è andato, occhi castani, capelli castani, tatuaggi e dilatatori nelle orecchie.
Io sono la barista, lui il batterista di una delle band inglesi più conosciute.
Avrei dovuto capire che lui non sarebbe più tornato da me dal 2010, quando la sua band ha iniziato a conoscere il successo. Lui stava spiccando le ali e io ero solo la ragazza del bar, un peso da lasciare andare.
“Arwen, una birra.”
Io alzo lo sguardo sull’uomo che ha parlato, visibilmente alticcio.
“No, George.”
Dico paziente.
“Sei ubriaco e probabilmente sei qui in macchina, non voglio averti sulla coscienza.”
“Dai, è solo una birra!”
“È cosa? La quinta? La sesta?”
“Non era così quando c’era Matt Nicholls qui.”
“Forse è la ragione per cui non viene più.”
Dico a bassa voce mentre pulisco un bicchiere già pulito.
“Ho capito, niente birra.
Ciao, Arwen.”
Se ne va sbattendo la porta e io sospiro, mi porto una mano alla fronte.
Solo a sentire il suo nome mi è venuto un nodo allo stomaco che niente può scogliere e il capo lo nota.
“Vai a farti una pausa sigaretta, Arwen.
Hai la faccia di una che ne ha bisogno.”
“Sicuro, capo?”
Lui mi mostra il bar, non è molto pieno e tutti i clienti sono già serviti, posso assentarmi per un attimo.
“Grazie mille, capo.”
Prendo le mie sigarette e un accendino, esco dalla porta sul retro e me ne accendo una nel vicolo dietro al locale. Il fumo sale a spirali lente e tra di loro mi sembra di scorgere la sua faccia.

 
{“Ehi! Una birra per me e il mio amico!”
Dalla porta sono appena entrati due ragazzi: uno alto e molto magro, pieno di tatuaggi, con i capelli lunghi fino alle spalle e un piercing per ogni lato del labbro; l’altro è più basso, ha i capelli più corti e i dilatatori alle orecchie.
Li riconosco, Oli Sykes e Matt Nicholls.
I due amici inseparabili che al liceo facevano strage di cuori tra le ragazze alternative, ma che non ci hanno mai provato con me, forse perché non sono esattamente una bellezza.
“Uhm, posso vedere le vostre carde di identità?”
Sykes prende una ciocca dei mie capelli fra le sue dita lunghe e mi riserva uno sguardo da cucciolo che immagino sia la sua arma infallibile.
“Dai, baby, non fare così.”
“Sykes, con me non funziona. Non sono una delle puttanelle alternative che ti porti sempre a letto.”
Lui spalanca gli occhi e molla la mia ciocca come se scottasse.
“Tu mi conosci?”
“Sono stata la tua compagna di banco per cinque anni, è bello sapere che ho avuto questa considerazione da parte tua.”
“Oli, questa volta hai sbagliato di brutto!”
Se la ride Matt.
“Zitto, tu! Come mai se mi conosci non mi servi la birra?”
“È la prassi.”
Lui e Matt mi porgono le loro carte di identità e io gliele restituisco.
“Adesso vi porto le birre.”
Ne verso due boccali e glieli porto.
“Tu avevi un nome strano, Armenia?”
“Sì, e Palestina e Kurdistan come secondi nomi.”
Matt ride di nuovo.
“Non hai intenzione di rendermela facile, vero?”
“No.”
Riprendo a trafficare al bancone.
“Arwen, porta queste birre al tavolo 12.”
“Sì, capo.”
Prendo il vassoio e vado a servire i clienti, quando torno loro sono ancora lì.
“E così ti chiami Arwen, eh.
Non ci ero andato lontano con Armenia, a scuola portavi un rossetto rosso.”
“Bravo.”
“Io sono sempre bravo, vuoi provare?”
“Vuoi rimediare a cinque anni di indifferenza con un una scopata?”
“Forse è meglio che io vada a sedermi al tavolo.”
Li lascio andare senza dire una parola, Oli è il solito stronzetto, Matt sembra simpatico invece. Ogni tanto butto delle occhiate al loro tavolo, Oli sta flirtando con una rossa alternativa, Matt invece sta chiacchierando con la mora che la accompagna. Perfetto, per stasera hanno trovato qualcuno che scaldi loro il letto.
Ma poi perché mi brucia?
Che mi importa?
Di Syko nulla, ma di Matt sì.
Non lo direi mai ad alta voce, ma a me non dispiacerebbe scaldargli il letto e la cosa mi dà fastidio, non sono mai stata quel tipo di ragazza. Mi piacciono le storie serie e, se Matt somiglia almeno un po’ a Oliver, lui non ne vorrà.
Finalmente arriva la mia pausa sigaretta ed esco dalla porta sul retro che dà su un vicolo, mi accendo una sigaretta e poco dopo la porta si apre dietro di me. Sorpresa, mi volto per ritrovarmi faccia a faccia con Matt.
“Cosa ci fai qui? Solo il personale può entrare.”
“Mi hanno lasciato passare senza problemi.”
Io sospiro, lui si accende una sigaretta.
“La mora al tavolo non sentirà la tua mancanza?”
“Nah, non credo. La mora era il catenaccio della rossa e Oli ha aperto il lucchetto se hai capito cosa intendo.”
“Perfettamente.”
“Quindi ho deciso di fare compagnia alla ragazza che ha tenuto testa a Oli, non sono molte.”
“Oh, stando cinque anni nel banco accanto al suo si impara come prenderlo… Cioè, come rispondergli a tono e non farsi mettere i piedi in testa, si impara anche a non farsi tentare dal suo sguardo da cucciolo.”
Lui ride.
“Questo è impossibile, di cosa sei fatta?
Di titanio?”
“Sono un cyborg, ma – sh! – non dirlo a nessuno, il governo mi cerca.”
“Un bar nella periferia di Sheffield è un buon posto per nascondersi.”
Scherza lui.
“Così ti chiami Arwen, io sono Matt.”
Mi tende una mano che io stringo.
“Genitori amanti del signore degli anelli?”
Io annuisco buttando fuori una nuvoletta di fumo.
“Esatto. Me lo leggevano come fiaba della buonanotte, il che non era una buona cosa, ogni notte mi addormentavo con l’ansia di sapere cosa sarebbe successo a Frodo, Sam e al resto della compagnia.”
Lui fissa il suo sguardo sulle mie tette.
“Ehi, me le consumi! Non voglio diventare piatta.”
“Non stavo guardando la tue tette, anche se devo ammettere che non sono male e mi chiedo come mai Oli se le sia fatte sfuggire… in ogni caso stavo guardando la tua collana, il ciondolo è uguale a quello di Arwen nel film.”
Io la stringo tra le mani.
“È un regalo di mia madre, mi ha detto di darla al ragazzo che amerò per tutta la vita come ha fatto Arwen con Aragorn nel film.”
“Scommetto che un giorno sarà mia!”
Io gli do uno spintone.
“Non prendermi per il culo!”
“Non lo sto facendo.”
Io lo guardo incredula, ma questo tizio è matto o cosa?
“Arwen, rientra! Ci servi!”
Urla il mio capo.
“Scusa, devo andare.”
Lo mollo con la sigaretta mezza accesa e me ne torno dentro con la strana sensazione di avere i suoi occhi castani puntati sulla mia schiena.}

 
Dieci anni dopo, nello stesso vicolo, mi scappa da ridere.
Alla fine Matt Nicholls ce l’ha fatta davvero ad avere il mio ciondolo e mi sento come se avessi fatto un errore a consegnarglielo, lui non è il ragazzo con cui dividerò la mia vita. Ne sono così convinta che ho comprato un nuovo ciondolo, anche se nulla potrà rimpiazzare quello vecchio, come nulla potrà ridarmi il mio cuore.
Ormai è suo.
La pausa sigaretta è finita e rientro.
Dentro mi attende la solita serata: servire da bere, ascoltare le chiacchiere dei clienti e – quando se ne sono andati – chiudere il locale.
Chiudere il locale significa pulirlo, mettere le sedie sui tavoli e infine abbassare la pesante saracinesca e chiudere il lucchetto che la tiene fissata a terra.
Ho appena finito di farlo e mi guardo attorno, l’aria frizzante di settembre muove le foglie degli alberi nella strada deserta. Rabbrividisco per un attimo, pensando che questa strada periferica non è sicura come sembra.

 
{Anche stasera ho finito il mio turno, mi dico mentre chiudo il lucchetto della serranda.
È novembre e fa freddo, il mio appartamento sembra lontano dieci ore invece che dieci minuti di strada, rabbrividendo mi allontano dal bar.
All’improvviso una mano si appoggia sulla mia bocca e vengo spinta contro un corpo maschile estraneo, che mi punta un coltello a serramanico alla gola.
Io urlo e tremo dalla paura, cosa vogliono da me?
Soldi? Qualcos’altro?
Un secondo uomo mi prende la borsa, arraffa il cellulare e poi apre il portafoglio.
“Solo cinquanta sterline, troia?
Non sono abbastanza per noi, ci prenderemo qualcos’altro.”
Io lo mordo e per lo shock lo stronzo mi molla.
“Aiuto!”
Urlo a pieni polmoni, lui mi dà un ceffone che mi fa cadere a terra.
“È inutile che urli, troia. Nessuno verrà a salvarti, qui vogliono tutti farsi i cazzi loro!”
Lui fa per chinarsi su di me, ma il rumore del suo amico che cade a terra lo fa desistere. Io guardo oltre la sua spalla e vedo un’ombra muoversi verso di lui. L’ombra lo atterra con un pugno, poi entra nel cono di luce del lampione e lo riconosco: Matt Nicholls.
“Tutto bene?”
Mi chiede scrutandomi.
“Quei porci! Ti hanno fatto un occhio nero!”
“Hanno preso il mio cellulare e i soldi.”
Lui fruga nelle tasche di entrambi e se li riprende.
“A parte questo, ti hanno fatto dell’altro?”
“No, ma se non fossi arrivato tu l’avrebbero fatto.
Ho paura ad andare a casa da sola.”
“Ti accompagno io.”
Mi aiuta ad alzarmi e io lo prendo istintivamente per mano, lui non dice nulla comunque e mi accompagna fino a casa mia.
“Non mi piacciono i porci che violentano, scopare deve essere divertente per tutti e due, non solo per il ragazzo.”
Io tremo, non voglio stare da sola questa notte.
“Matt, ti va di salire e tipo dormire da me?
Senza fare niente, lo so che è una scocciatura, ma…”
“Va tutto bene, andiamo.”
Io apro e richiudo il portone e poi saliamo fino al mio appartamento. Lui si guarda attorno, io mi faccio una doccia e poi finiamo per fumare in terrazza chiacchierando di cose stupide per non pensare a quello che è successo.
Alla fine gli indico il mio letto e lui si spoglia con nonchalance, rimanendo solo in boxer prima di mettersi sotto le coperte. Io prendo la sua maglia e la indosso, poi lo seguo e nel suo abbraccio mi sento finalmente al sicuro.
Mi addormento serena come una bambina.}

 

Affretto il passo e mi dirigo a casa mia, le mani strette attorno a un coltello a serramanico, gemello di quello che nel lontano 2009 mi è stato puntato addosso.
Me l’ha regalato Matt una delle ultime volte che ci siamo visti mi ha detto che mi avrebbe protetto nel caso lui non ci fosse stato e in effetti un paio di volte è servito allo scopo.
Arrivo a casa mia, entro nel portone del condominio, me lo chiudo alle spalle e tiro un sospiro di sollievo: anche questa volta sono al sicuro.
Salgo fino al mio appartamento e mi faccio una doccia, poi mi asciugo i capelli ed esco in terrazza. Dall’alto questa strada sembra molto più rassicurante che mentre ci cammini, mi accendo una sigaretta e mi chiedo dove sarà lui e se è felice. Sembra tanto felice accanto a quella Chloe  nelle foto che si vedono in internet, sembra che mi abbia perfettamente dimenticata e la cosa mi fa ancora male anche se ormai sono passati cinque anni dall’ultima volta che l’ho visto. Peccato che sia successo di sfuggita, da lontano, senza nemmeno scambiarci uno sguardo e scrutare negli occhi dell’altro alla ricerca di un passato comune che non si sa come si è perso nelle pieghe della vita.
Faccio scattare il coltello e lama risplende debolmente alla luce della luna, al centro ci sono incise due lettere: un A e una M, le nostre iniziali.
Il coltello può proteggere – mi dico mentre me lo rigiro tra le mani – ma anche fare male e uccidere, questo regalo è una perfetta metafora della nostra storia. Sulla breve distanza mi ha fatto bene, su quella lunga mi ha aperto un buco nel cuore che non riesco a ricucire, nessun filo funziona bene, nessun ago è adatto.
Sangue ne è uscito e continua a uscirne e continuerà a farlo.
Finisco la mia sigaretta, richiudo il coltello e me ne torno in casa dove mi pettino i capelli con cura anche se sono lunghi solo fino alle spalle.
Vado a letto e dormo fino alle sei e mezza come ogni giorno della mia vita. A quell’ora suona sempre la sveglia, io mi faccio una doccia, faccio colazione, mi vesto ed esco.
Lo faccio anche oggi e apro il bar, inizio a servire caffè, cappuccini e colazione all’inglese agli operai che iniziano a lavorare presto e poi più tardi alle mamme che hanno portato i loro pargoli a scuola e vogliono fare un po’di sano gossip.
La solita routine insomma, quella che ti porta a viaggiare con la mente verso altri ricordi, altri momenti della tua vita.

 
{La sveglia suona come sempre alle sei e mezza, io mi sveglio tra le braccia di Matt Nicholls che dorme a bocca aperta da cui esce persino un filo di bava.
Non proprio un tradizionale principe azzurro eppure lui è stato davvero cavalleresco con me ieri sera, mi ha salvato da un tentativo di stupro e non so quanti ragazzi si sarebbero messi in mezzo.
Gli do un lieve bacio sulle tempie che non lo sveglia, come non lo ha svegliato la svegliata, quando si dice avere il sonno pesante!
Mi faccio una doccia e mi cambio, poi preparo del caffè per me e un’abbondante colazione all’inglese per lui: uova, pancetta, muffin e scones e, caffe e succo d’arancia.
Quando sono pronta per uscire vado in camera mia e lo scuoto energicamente, lui apre gli occhi e per qualche secondo mi guarda senza capire, poi un lampo di comprensione attraversa i suoi occhi castani.
“Arwen… Arwen, va tutto bene?”
“Va, Matt. Devo andare al lavoro, non posso restare e mi dispiace, in cucina comunque ti ho lasciato la col…”
Lui non mi fa finire la frase perché mi attira a se e mi bacia, io sono sorpresa, ma poi appoggio le mie mani sulle sue guance e approfondisco il contatto. Quando ci stacchiamo siamo entrambi ansimanti e io sono sicura di essere rossa come un pomodoro.
“Buon lavoro, stella del vespro.”
“Grazie mille, Matt.
Buo-buona mattinata.”
Esco precipitosamente dalla stanza e scendo di corsa le scale, senza riuscire a trattenere un sorriso perché Matt mi ha baciato. Probabilmente avrà baciato mille altre ragazze prima di me, ma al momento la cosa non è affatto importante, un suo bacio è capace di farmi iniziare bene anche una noiosa giornata di lavoro.
Arrivo al bar con un sorriso che mi va da un orecchio all’altro che lascia stupito il mio capo, abituato al mio malumore mattutino.
“Arwen, stai sorridendo la mattina ed è la prima volta che succede da quando lavori qui.”
“È che ieri è successa una cosa brutta che ha portato a una cosa bella.”
“Inizia dalla bella.”
“Matt Nicholls mi ha baciato dopo che ha dormito da me.”
“Non dovresti sprecare il tuo tempo con un tizio del genere se ne porta a letto una diversa ogni fine settimana.”
“E qui arriva la cosa brutta che mi fa dire che questa volta sarà diverso. Ieri sera due uomini hanno tentato di rapinarmi e quando non hanno trovato abbastanza soldi hanno tentato di… violentarmi, ecco e Matt è intervenuto e mi ha salvato.”
Lui corruga la fronte.
“Devo far istallare una telecamera di sicurezza, è inconcepibile che una delle mie dipendenti rischi così tanto solo perché esce la sera dopo una dura giornata di lavoro. Matt Nicholls ha fatto un gesto molto nobile, ma stai comunque attenta a lui.”
“Sì, capo.”
Apriamo il bar e iniziamo la routine della giornata, io continuo a essere di buon umore, nonostante gli avvertimenti sensati del mio datore di lavoro.
Alle dieci di mattina lo scacciapensieri appeso sopra la porta del bar suona e Matt entra, sorride e si siede al bancone.
“Ciao, com’era la colazione?”
“Supera quasi quella di mia madre e mia madre è talmente brava che potrebbe aprire un bar.”
“Dille di non farlo mai, se Janice Nicholls dovesse aprire un bar io dovrei chiudere e adesso sbrigati a ordinare, non è il momento di circuire Arwen.”
“Ok, vorrei una birra e un appuntamento.”
Il mio capo alza gli occhi e se ne va.
“La birra te la porto subito.”
“E per l’appuntamento?”
“Il mercoledì è il mio giorno libero.”
“Allora ti vengo a prendere alle sette, si va a mangiare fuori.”
Io gli servo la birra e sorrido.
Mi fa molto piacere essere stata invitata fuori da lui.}

 
A conti fatti quella mattina avrei fatto meglio a dare retta al mio capo, abbiamo avuto una storia che è durata un anno e – Cristo – sembrava anche andare bene, ma quando i Bring Me The Horizon hanno spiccato il volo, io sono stata lasciata indietro.
Automaticamente la mia mano si stringe attorno alla collana della stella del vespro o meglio alla sua misera copia, avrei dovuto tenermi l’originale e usare il cervello e non il cuore.
Il cuore non mi ha mai dato saggi consigli.

 
{Sono passati sei mesi da quando io e Matt siamo usciti per la prima volta, ormai stiamo insieme, mi ha persino chiesto di essere la sua ragazza.
Mi è fedele e mi ha presentato alla band, ho fatto amicizia con tutti tranne che con Oli che non mi ha perdonato come l’ho trattato la prima volta che ci siamo visti. Sospetto persino che parli male di me a Matt per convincerlo a lasciarmi.
In ogni caso è una notte di febbraio e siamo sdraiati in uno dei parchi della città a guardare le stelle, anche se fa un freddo becco. Lui mi tiene abbracciata, mi accarezza i capelli e ogni tanto mi bacia le tempie e le labbra, io faccio lo stesso e faccio correre le mie dita sul suo cappotto.
“Tra una settimana entriamo in uno stadio di registrazione.”
Mi dice all’improvviso.
“Ma è bellissimo!”
Ci baciamo a lungo.
“Per un po’ci vedremo poco.”
“Capisco. Ti ricordi cosa mi hai detto la prima volta che mi hai visto?”
“Uhm, che avrei avuto il tuo ciondolo?”
“Chiudi gli occhi.”
“A che gioco stia giocando, Arwen?
Guarda che siamo in un luogo pubblico.”
“Nicholls…”
“Ok, li chiudo.”
Lui li chiudo e io mi slaccio abilmente la collana e la faccio scivolare in una delle sue mani, lui apre gli occhi di scatto e la guarda a occhi spalancati. Se la rigira tra le mani, il diamantino manda un debole scintillio illuminato dalla luce della luna.
“Arwen, sei sicura?
Potrebbe non andare bene.”
Io gli faccio chiudere le mani sul ciondolo.
“Nemmeno Arwen e Aragorn avevano molte possibilità di stare insieme, ma ce l’hanno fatta.
Ti prego di accettarlo, così non ti dimenticherai di me.”
“In questo caso la accetto.”
Ci baciamo ancora e questa mi sembra la notte più bella della mia vita.}

 
Lo scacciapensieri sopra la porta del locale suona annunciando l’arrivo di un cliente, quando vedo chi è lascio cadere il bicchiere che sto pulendo. Si spacca in mille pezzi esattamente come la mia anima: da quella porta è appena entrato Matt Nicholls.
Io mi chino e raccolgo i pezzi, evitando non so come di tagliarmi, buttandoli poi nel bidone della spazzatura, non sento rumori, quando hanno tolto l’audio al bar?
Mi alzo di nuovo in piedi e lo fronteggio.
“Cosa vuoi?”
Sputo secca, sena nessuna traccia della cortesia che uso abitualmente con i clienti.
“Una birra e un appuntamento.”
La mia mano scatta da sola e si abbatte sulla sua guancia con il rumore di un tuono.
“Con che coraggio… con che coraggio osi dire di nuovo quelle parole?
Pensi di fregarmi ancora, Matthew Nicholls?”
Il mio capo arriva, allertato dalla mia voce stridula e degna di una sola occhiata il batterista dei Bring Me The Horizon.
“Fila via, Nicholls, e non mostrare più la tua faccia in questo bar o la prossima volta ti butto fuori a calci anche se guadagni più di me e il tuo di dietro vale più di questa baracca.”
“Volevo solo parlare con Arwen.”
“Mi pare ovvio che Arwen non voglia parlare con te.”
“Va bene, me ne vado.”
Lui esce e il mio capo mi passa un braccio attorno alla spalla.
“Va tutto bene, non rientrerà nella tua vita.”
“No, capo. Va tutto tranne che bene, adesso che l’ho visto una parte di me non vuole altro che lui ritorni a essere il mio ragazzo.”
Mi asciugo un paio di lacrime.
“Dopo tutto quello che ti ha fatto?”
“Dopo tutto quello che mi ha fatto.”
Riprendo a lavorare e una mezzoretta dopo mi viene concessa l’agognata pausa sigaretta.
Esco nel solito vicolo e mi accendo una sigaretta.
“Vedo che non sei cambiata.”
Mi dice una voce che conosco fin troppo bene.
“No, non sono cambiata. Lo stronzo che è cambiato sei tu, avevi promesso…”
Mi si incrina la voce.
“Che saresti tornato e invece non l’hai fatto, te ne sei andato senza guardare indietro.
Mi hai lasciata qui in attesa del tuo ritorno con la speranza che moriva giorno dopo giorno, per poi scoprire che avevi una nuova ragazza.
E adesso hai il coraggio di presentarti qui come se nulla fosse successo, ne hai di pelo sullo stomaco, Matt Nicholls.”
“Arwen, tu non sai.”
“Cosa non so?
Che lei è più brava a letto di me? O che è più bella?”
“No, che all’inizio della carriera, a parte Oli, avevamo una clausola: non potevamo avere delle ragazze.
Ecco perché non sono più tornato da te, non potevo, non volevo perdere il mio ruolo di batterista.”
“Carina la tua storia, peccato che non regga. Come mai stai con Chloe Mellors?”
“Al management va bene, è un modella e una blogger, più…”
“Adatta a una rockstar che un umile cameriera?”
Gli batto sarcasticamente le mani.
“Bravo, Nicholls! Ti sei venduto per bene e osi venire ancora qui.
Cosa vuoi da me, se non sono abbastanza per te?”
“Io non amo Chloe! Io non ce la faccio ad andare avanti così, ho fatto passare troppi anni seguendo quello che mi dicevano di fare e non a fare quello che volevo.
Questa non me la sono mai tolta.”
Mi mostra la collana che io gli ho incautamente regalato anni fa, io reagisco come un orchetto, alzo le mani come per proteggermi dalla sua luce.
“Mettila via! Scommetto che te la sei messa oggi per fare colpo su di me.
Ma sai una cosa? La vecchia Arwen che credeva in te è morta e sai un’altra cosa?
L’hai uccisa tu!”
Lui la mette via, io spengo la sigaretta con un gesto rabbioso.
“Io adesso torno a lavorare, non cercarmi più, non farmi più del male, me ne hai già fatto abbastanza.”
“Non era mia intenzione, che tu ci creda o no, e non smetterò di farmi avanti finché non mi avrai ascoltato.”
“E Chloe? Cosa pensi di fare?
Ti scopi me e lei in contemporanea.”
“Domani dà un’occhiata ai siti di gossip.”
Mi dice sibillino prima di andarsene.
Io mi metto le mani davanti agli occhi e piango per cinque minuti buoni, poi mi ricompongo e mi asciugo le lacrime di nuovo. Entro nel locale con la mia migliore faccia da poker per non fare capire quanto sia turbata e riprendo a lavorare.
Perché diavolo il passato non si seppellisce?
Perché diavolo torna a perseguitarmi?
Perché?
Il resto della giornata passa in una nebbia indistinta in cui fanno capolino dei ricordi, indesiderati raggi di sole su un passato che credevo morto e sepolto.
Finito di lavorare non mangio nemmeno e vado direttamente a letto sperando di trovare un po’ di pace nel sonno. Speranza vana visto che il mio inconscio deve trovare molto divertente farmi rivivere i momenti più belli della mia relazione con Matt.
La mattina dopo mi alzo con un mal di testa martellante e mentre aspetto che il caffè venga pronto do un’occhiata ai siti di gossip come mi è stato consigliato – incredibile il potere che abbia ancora su di me – e quasi cado dalla sedia.
“Matt Nicholls e Chloe Mellor si separano dopo una relazione durata quattro anni.
I motivi della rottura sono ancora sconosciuti, gli interessati non hanno rilasciato alcuna dichiarazione lasciando i fan della band di Sheffield increduli.
Nulla dura per sempre, ragazzi.”
Recita il titolo.
Nulla dura per sempre, eh? Nemmeno la fredda pioggia di novembre, lo diceva sempre lui.
Guardo fuori dalla finestra, la pioggia batte inclemente sui vetri e per strada mi sembra di scorgere una figura familiare che scompare rapidamente non appena si accorge di essere stata vista.
Io bevo il caffè, prendo un’aspirina e mi reco al lavoro, la giornata trascorre tranquilla, lui non si fa vedere, deve avere preso sul serio gli avvertimenti del mio capo, un omone largo quando un armadio a quattro ante e con mani che stenderebbero un toro.
Finita la giornata chiudo bottega, pulisco i pavimenti e i tavoli, metto le sedie su questi ultimi e poi abbasso la saracinesca e metto un bel lucchetto.
“Continui a fare il turno di notte?”
Mi dice la voce di Matt, io non mi volto e appoggio le mani alla saracinesca.
“Non sono tutti rockstar come te, qualcuno deve fare anche lavori umili come questo.”
“Ci sono ancora problemi di sicurezza?”
“Non vedo perché dovrebbe interessarti.”
“Ho i miei motivi.”
“Hanno messo delle telecamere da un paio d’anni, la zona è più sicura adesso.”
C’è un attimo di silenzio tra di noi, io dovrei voltarmi e affrontarlo, ma ho paura.
“Hai letto i siti di gossip?”
Annuisco.
“Che ne dici?”
“Che se speri di piangere sulla mia spalla ti conviene andartene, Oli è più adatto all’incarico. Ho letto che non è più il selvaggio di prima da quando sta con Hannah Snowdon.”
“Non va più nemmeno tra di loro.”
“Oh, che brutto periodo per i Bring Me The Horizon! Mi sa che dovrai tirare fuori i tuoi preziosi soldi e andare da un analista o da uno psicologo.”
“Come mai non ti volti?”
“Non voglio vedere la tua faccia.”
“Palle, la verità è che hai paura, Arwen.”
“Pensala come vuoi.”
Replico brusca.
“Vuoi che ti accompagni a casa?”
“No.”
“Andiamo.”
“Mi raccomando continua a tenere così tanto in considerazione la mia opinione.”
Lui ride e si accende una sigaretta, io faccio lo stesso.
Per la strada non dice nulla, non tenta di attaccare bottone o altro, sembra che aspetti che sia io a fare la prima mossa e se è così può aspettare per sempre.
Ogni notte per due settimane mi accompagna a casa, senza provare a conversare o a baciarmi al mio portone e i dubbi iniziano a sorgere. Non si è mai comportato così con una ragazza, che le sue parole siano vere? Che non mi abbia mai dimenticata?
Che mi ami ancora?
Ed è vero che ha continuato a portare la mia collana?
Dopo due settimane ho bisogno di sapere e – sebbene sia l’una passata di notte – chiamo l’unica persona che può chiarire i miei dubbi: Oliver Sykes.
Compongo il suo numero e chiedo “Oliver Sykes?”
Mi risponde una voce femminile.
“No, sono Alissa. Sono la sua nuova ragazza, chi sei tu e cosa vuoi?”
“Di’ a Oli che Armenia lo cerca, lui capirà.”
Lei allontana il telefono immagino molto seccata e poco dopo sento la voce di Syko.
“Arwen, sono quasi le due di notte, cosa diavolo vuoi?”
“Dormivi già? Ma come? Le rockstar non stanno sveglie tutta la notte a fare baldoria?”
Lui sospira.
“Se proprio vuoi saperlo hai interrotto un momento, per così dire, hot con Alissa e c’è qualcosa che è molto duro ed eretto ora.”
“Mettilo in un secchiello del ghiaccio perché ho bisogno di fare una chiacchierata con te su un paio di punti molto importanti.”
“Scommetto che riguardano Matt, non potresti chiedere a lui direttamente?”
“Lui può mentire, tu no. Non in questi frangenti almeno.”
Lui sospira.
“Va bene, va bene.
Inizia pure.”
“Punto primo: è vero che nel vostro contratto iniziale c’era una clausola per cui, tranne te, non potevate avere ragazze?”
“Sì, c’era. I ragazzi sono stati fortunati a non contrarre qualche malattia venerea.”
“Ed è per questo che non è tornato da me?”
“Esattamente, Armenia.”
“Poi… Chloe Mellors. È vero che gli è stata più o meno imposta dal management perché è una specie di blogger e modella?”
“Più o meno. Quando quella particolare clausola del contratto ha smesso di valere lui ha chiesto al management se poteva tornare da te, ma loro non erano del tutto soddisfatti della cosa perché eri una semplice barista, senza offesa.”
“Bastardi.”
Ringhio.
“In quel momento ogni tanto usciva con Chloe ed gli è stato consigliata che lei poteva essere una fidanzata migliore per lui. Alla fine si sono messi insieme fino a due settimane fa.”
“Terzo punto: la collana che gli ho regalato. È vero che l’ha sempre portata?”
“Sì, nella tasca di ogni paio di jeans o pantaloni che gli abbia visto addosso. Non poteva portarla al collo perché non è, come dire, una collana molto maschile. Avrebbe dato adito a delle domande del genere che ragazza potesse avergliela data.”
“Sei sicuro?”
“Te lo giuro su quello che al momento giace moscio in un secchiello pieno di ghiaccio.”
“Ugh! Sykes, sei un selvaggio!”
“Rawrrr!”
“Ultimo e più importante punto: è vero che non ha mai smesso di amarmi?”
“Sì. A ogni sbornia veniva fuori il tuo nome, Armenia.
Davvero noioso, sembrava di assistere alla versione moderna di Romeo e Giulietta e non mi sono mai piaciuti questi melodrammi. Alla fine gli ho detto di tirare fuori le palle, di andare da te e smetterla di piangere come una femminuccia. Se davvero ci teneva a te doveva farsi avanti e, a quanto pare, mi ha dato retta. Ha mollato Chloe ed è corso al tuo bar, ma sembra che il tuo capo l’abbia minacciato di morte se si fosse fatto vedere ancora.”
“L’ha fatto per proteggermi! Hai una vaga idea di quanto abbia sofferto io?
Anni passati senza sapere nulla, senza vederlo, poi spunta Chloe e poi lui che dice di amarmi ancora?
Hai una vaga idea di come stia di merda?”
“Posso immaginare. Adesso mi lasci andare?
Penso di avere sciolto il ghiaccio.”
“Non era moscio?”
“Nah, era solo un modo di dire. Il giuramento era valido, però.”
“Ok, Sykes.
Vai pure, non sia mai che mi metta tra te e la tua nuova ragazza.”
Chiudo la chiamata e mi siedo in terrazza con una sigaretta spenta tra le mani, piccoli ma fitti fiocchi di neve hanno iniziato a cadere.
Matt ha detto il vero, dunque, e la decisione spetta a me. Ho davanti due prospettive: la prima è di continuare una vita solitaria rimpiangendo il passato, la seconda è di rischiare e dare una seconda possibilità alla persona che più mi ha fatto male.
Mi rigiro la sigaretta tra le mani e poi la rimetto nel pacchetto e mi alzo di scatto, non posso continuare a vivere in questo modo!
Ho rimpianto Matt ogni singolo giorno della mia vita e ora che è tornato non posso farmelo scappare!
Fanculo all’orgoglio, fanculo alla mia parte femminista, fanculo a tutto quello che mi impedisce di stare con lui!
Mi rimetto il mio cappotto nero di foggia un po’ gotica e scendo per strada, non ho mai comprato una macchina quindi devo farmi a piedi tutto il tragitto tra casa mia e casa sua ed è una strada lastricata di dubbi e ripensamenti.
E se fosse tutta una messinscena?
E se non mi amasse affatto?
E se non mi avesse mai amata?
E se lo trovassi con una ragazza?
Intanto cammino e la neve diventa sempre più fitta, quando arrivo a casa sua sono a un passo dal congelarmi. Mi attacco al campanello della sua villetta nella zona chic della città e mi stacco non appena la porta si apre. Ne esce lui in mutande e maglietta, la sua bocca si spalanca quando mi vede e mi viene incontro, ma sono io a coprire gli ultimi metri che ci separano abbracciandolo forte e beandomi del suo calore.
Rimaniamo così per un po’, poi lui mi stacca dolcemente da sé.
“Sei gelata, entriamo.”
Io annuisco e accetto la mano che mi porge, all’interno mi tolgo il cappotto e l’ attacca a un gancio dietro la porta, poi lo seguo verso il divano. Lì mi siedo e lui mi lancia una coperta in cui mi avvolgo, lui traffica un po’ attorno al camino e accende il fuoco, poi sparisce in cucina e torna con quella che sembra cioccolata calda.
“Tenti di addolcirmi?”
“Ti scaldarti più che altro, prima sembrava di abbracciare un cadavere.”
Mi porge la tazza piena di liquido caldo e si siede accanto a me, io stendo un braccio e lui si accoccola accanto a me.
“Matt Nicholls che beve cioccolata davanti al fuoco?
Se ti vedessero le tue fans…”
“Mi troverebbero carino e coccoloso, perché io sono carino e coccoloso.”
“Quando non ti fai scattare foto da gangster con in mano una pistola e una stecca di Marlboro.”
“Sei venuta a prendermi in giro e a usufruire della mia cucina?”
Io mi faccio seria.
“No, sono venuta per un altro motivo.
Probabilmente sto per prendere la decisione più sbagliata e folle della mia vita, probabilmente me ne pentirò, ma …”
“Ma?”
“Hai vinto, Matt Nicholls. Voglio darti una seconda possibilità, ma…”
Lui mi guarda incredulo mentre alzo un indice.
“Se mi mollerai di nuovo qui come un sacco di spazzatura verrò a prenderti a calci in culo, dovessi tu trovarti anche a Narnia. Sono stata chiara?”
Lui alza le mani in segno di resa.
“Va bene, va bene.”
Il telefono di Matt suona all’improvviso, lui legge il messaggio e aggrotta le sopracciglia.
“Perché Oli mi ha chiesto se stiamo già scopando?”
Alzo gli occhi al cielo pensando che Oli ha dimostrato la sua leggendaria finezza.
“Prima di venire da te ho chiamato lui per avere conferma se quello che dicevi era vero.”
Sulla sua faccia passa un’ombra.
“Ok, me lo merito.
Che gli dico?”
“Che Armenia dice che puoi sciogliere due secchielli, lui capirà.”
Lui esegue e poi ride.
“Mi ha risposto con un medio e blatera qualcosa su qualcosa che lui ne può scogliere tre. Me la puoi spiegare?”
Io gli racconto e lui scoppia a ridere di nuovo e poi mi abbraccia finendo sopra di me, rischiando di spaccare la tazze di cioccolata e di macchiare un divano che pare costosissimo.
“Sai cosa ho voluto fare per anni e anni?”
“Guidare un muletto?”
“Anche, ma…”
Non faccio in tempo a domandargli cos’altro volesse fare perché lui mi bacia con passione, come se avesse fame di me, e io rispondo con la stessa passione.
“Fare questo su un muletto sarebbe stato il massimo.”
“Con in mano una pistola e una stecca di sigaretta cantando “Enter the ninja” dei Die Antwoord.”
“Donna, tu mi capisci al volo.”
Ridiamo insieme e ci baciamo ancora, poi spostiamo coperte e cuscini davanti al camino e beviamo la cioccolata ormai quasi fredda.
“Sai stavo pensando a quella faccenda dei secchielli, potrei scioglierne cinque.”
“Tze!”
“Vuoi provare?”
Io rido e lo bacio.
"Al mio primo giorno libero, domani devo lavorare.”
Lui ride a sua volta e ci baciamo di nuovo.
Adesso abbiamo una collana gemella che manda scintillii deboli alla luce del camino.
Mi sembra un buon auspicio per il futuro.
Forse sono pazza, ma tutti i migliori lo sono.
E la neve continua a cadere.

Angolo di Layla

Ehi! Spero che questa storia piaccia a qualcuno.

Questa è Arwen.



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