The one that got away (and came back).
There is gonna be a flame
Where there is a flame
Someone's bound to get burned
But just because it burns
Doesn't mean you're gonna die
You've gotta get up and try
{"Try" Pink
Il bar è la mia vita.
Non nel senso che ci passo la vita a bere, giocare alle
macchinette, chiacchierare, giocare a biliardo, ma che sono una
barista. Non è
stata esattamente una vocazione, più che altro fare di
necessità virtù, finito
il liceo la mia famiglia non poteva permettersi di pagarmi
l’università e così
mi sono trovata un lavoro dicendomi che era solo temporaneo, che quando
avrei
raggranellato i soldi necessari mi sarei iscritta a Lingue.
Non è mai successo, ben presto questo posto è
diventato
come una seconda casa e il progetto di viaggiare il mondo è
sparito come il
rossetto rosso dalle mie labbra, sostituito da un più dark
nero.
Ogni giorno vedo delle facce, alcune sono sconosciute,
altre le vedo da sempre, la sua manca da tantissimo tempo,
così tanto che temo
non la rivedrò mai più.
Dentro di me c’è sempre la speranza che il
campanellino
della porta suoni, che la sua faccia appaia con quel sorriso
strafottente che
gli appartiene, ma dubito che lui ora sia interessato a un vecchio pub
alla periferia
di Sheffield.
Io sono Arwen, quella che è rimasta, la goth dagli occhi
scuri, i capelli neri e il rossetto nero.
Lui è Matt Nicholls, quello che se ne è andato,
occhi
castani, capelli castani, tatuaggi e dilatatori nelle orecchie.
Io sono la barista, lui il batterista di una delle band
inglesi più conosciute.
Avrei dovuto capire che lui non sarebbe più tornato da me
dal 2010, quando la sua band ha iniziato a conoscere il successo. Lui
stava
spiccando le ali e io ero solo la ragazza del bar, un peso da lasciare
andare.
“Arwen, una birra.”
Io alzo lo sguardo sull’uomo che ha parlato, visibilmente
alticcio.
“No, George.”
Dico paziente.
“Sei ubriaco e probabilmente sei qui in macchina, non
voglio averti sulla coscienza.”
“Dai, è solo una birra!”
“È cosa? La quinta? La sesta?”
“Non era così quando c’era Matt Nicholls
qui.”
“Forse è la ragione per cui non viene
più.”
Dico a bassa voce mentre pulisco un bicchiere già pulito.
“Ho capito, niente birra.
Ciao, Arwen.”
Se ne va sbattendo la porta e io sospiro, mi porto una mano alla fronte.
Solo a sentire il suo nome mi è venuto un nodo allo
stomaco che niente può scogliere e il capo lo nota.
“Vai a farti una pausa sigaretta, Arwen.
Hai la faccia di una che ne ha bisogno.”
“Sicuro, capo?”
Lui mi mostra il bar, non è molto pieno e tutti i clienti
sono già serviti,
posso assentarmi per un attimo.
“Grazie mille, capo.”
Prendo le mie sigarette e un accendino, esco dalla porta sul retro e me
ne accendo
una nel vicolo dietro al locale. Il fumo sale a spirali lente e tra
di loro mi sembra di scorgere la sua faccia.
{“Ehi! Una
birra per me e il mio amico!”
Dalla porta sono appena
entrati due ragazzi: uno alto e molto magro, pieno di
tatuaggi, con i capelli lunghi fino alle spalle e un piercing per ogni
lato del
labbro; l’altro è più basso, ha i
capelli più corti e i dilatatori alle
orecchie.
Li riconosco, Oli Sykes
e Matt Nicholls.
I due amici inseparabili
che al liceo facevano strage di
cuori tra le ragazze alternative, ma che non ci hanno mai provato con
me, forse
perché non sono esattamente una bellezza.
“Uhm, posso
vedere le vostre carde di identità?”
Sykes prende una ciocca
dei mie capelli fra le sue dita lunghe e mi riserva uno
sguardo da cucciolo che immagino sia la sua arma infallibile.
“Dai, baby,
non fare così.”
“Sykes, con me
non funziona. Non sono una delle puttanelle alternative che ti
porti sempre a letto.”
Lui spalanca gli occhi e
molla la mia ciocca come se
scottasse.
“Tu mi
conosci?”
“Sono stata la
tua compagna di banco per cinque anni, è
bello sapere che ho avuto questa considerazione da parte tua.”
“Oli, questa
volta hai sbagliato di brutto!”
Se la ride Matt.
“Zitto, tu!
Come mai se mi conosci non mi servi la
birra?”
“È
la prassi.”
Lui e Matt mi porgono le
loro carte di identità e io
gliele restituisco.
“Adesso vi
porto le birre.”
Ne verso due boccali e
glieli porto.
“Tu avevi un
nome strano, Armenia?”
“Sì,
e Palestina e Kurdistan come secondi nomi.”
Matt ride di nuovo.
“Non hai
intenzione di rendermela facile, vero?”
“No.”
Riprendo a trafficare al
bancone.
“Arwen, porta
queste birre al tavolo 12.”
“Sì,
capo.”
Prendo il vassoio e vado
a servire i clienti, quando torno loro sono ancora lì.
“E
così ti chiami Arwen, eh.
Non ci ero andato
lontano con Armenia, a scuola portavi
un rossetto rosso.”
“Bravo.”
“Io sono
sempre bravo, vuoi provare?”
“Vuoi
rimediare a cinque anni di indifferenza con un una scopata?”
“Forse
è meglio che io vada a sedermi al tavolo.”
Li lascio andare senza
dire una parola, Oli è il solito stronzetto, Matt sembra
simpatico invece. Ogni tanto butto delle occhiate al loro tavolo, Oli
sta
flirtando con una rossa alternativa, Matt invece sta chiacchierando con
la mora
che la accompagna. Perfetto, per stasera hanno trovato qualcuno che
scaldi loro
il letto.
Ma poi perché
mi brucia?
Che mi importa?
Di Syko nulla, ma di
Matt sì.
Non lo direi mai ad alta
voce, ma a me non dispiacerebbe
scaldargli il letto e la cosa mi dà fastidio, non sono mai
stata quel tipo di
ragazza. Mi piacciono le storie serie e, se Matt somiglia almeno un
po’ a Oliver,
lui non ne vorrà.
Finalmente arriva la mia
pausa sigaretta ed esco dalla
porta sul retro che dà su un vicolo, mi accendo una
sigaretta e poco dopo la
porta si apre dietro di me. Sorpresa, mi volto per ritrovarmi faccia a
faccia
con Matt.
“Cosa ci fai
qui? Solo il personale può entrare.”
“Mi hanno
lasciato passare senza problemi.”
Io sospiro, lui si
accende una sigaretta.
“La mora al
tavolo non sentirà la tua mancanza?”
“Nah, non
credo. La mora era il catenaccio della rossa e Oli ha aperto il
lucchetto se hai capito cosa intendo.”
“Perfettamente.”
“Quindi ho
deciso di fare compagnia alla ragazza che ha tenuto testa a Oli, non
sono molte.”
“Oh, stando
cinque anni nel banco accanto al suo si impara come
prenderlo…
Cioè, come rispondergli a tono e non farsi mettere i piedi
in testa, si impara
anche a non farsi tentare dal suo sguardo da cucciolo.”
Lui ride.
“Questo
è impossibile, di cosa sei fatta?
Di titanio?”
“Sono un
cyborg, ma – sh! – non dirlo a nessuno, il governo
mi cerca.”
“Un bar nella
periferia di Sheffield è un buon posto per
nascondersi.”
Scherza lui.
“Così
ti chiami Arwen, io sono Matt.”
Mi tende una mano che io
stringo.
“Genitori
amanti del signore degli anelli?”
Io annuisco buttando
fuori una nuvoletta di fumo.
“Esatto. Me lo
leggevano come fiaba della buonanotte, il
che non era una buona cosa, ogni notte mi addormentavo con
l’ansia di sapere
cosa sarebbe successo a Frodo, Sam e al resto della
compagnia.”
Lui fissa il suo sguardo
sulle mie tette.
“Ehi, me le
consumi! Non voglio diventare piatta.”
“Non stavo
guardando la tue tette, anche se devo ammettere che non sono male e
mi chiedo come mai Oli se le sia fatte sfuggire… in ogni
caso stavo guardando
la tua collana, il ciondolo è uguale a quello di Arwen nel
film.”
Io la stringo tra le
mani.
“È
un regalo di mia madre, mi ha detto di darla al
ragazzo che amerò per tutta la vita come ha fatto Arwen con
Aragorn nel film.”
“Scommetto che
un giorno sarà mia!”
Io gli do uno spintone.
“Non prendermi
per il culo!”
“Non lo sto
facendo.”
Io lo guardo incredula,
ma questo tizio è matto o cosa?
“Arwen,
rientra! Ci servi!”
Urla il mio capo.
“Scusa, devo
andare.”
Lo mollo con la
sigaretta mezza accesa e me ne torno dentro con la strana
sensazione di avere i suoi occhi castani puntati sulla mia schiena.}
Dieci anni dopo, nello stesso vicolo, mi scappa da
ridere.
Alla fine Matt Nicholls ce l’ha fatta davvero ad avere il
mio ciondolo e mi sento come se avessi fatto un errore a
consegnarglielo, lui
non è il ragazzo con cui dividerò la mia vita. Ne
sono così convinta che ho comprato
un nuovo ciondolo, anche se nulla potrà rimpiazzare quello
vecchio, come nulla
potrà ridarmi il mio cuore.
Ormai è suo.
La pausa sigaretta è finita e rientro.
Dentro mi attende la solita serata: servire da bere,
ascoltare le chiacchiere dei clienti e – quando se ne sono
andati – chiudere il
locale.
Chiudere il locale significa pulirlo, mettere le sedie
sui tavoli e infine abbassare la pesante saracinesca e chiudere il
lucchetto
che la tiene fissata a terra.
Ho appena finito di farlo e mi guardo attorno, l’aria
frizzante di settembre muove le foglie degli alberi nella strada
deserta.
Rabbrividisco per un attimo, pensando che questa strada periferica non
è sicura
come sembra.
{Anche stasera ho finito
il mio turno, mi dico mentre
chiudo il lucchetto della serranda.
È novembre e
fa freddo, il mio appartamento sembra
lontano dieci ore invece che dieci minuti di strada, rabbrividendo mi
allontano
dal bar.
All’improvviso
una mano si appoggia sulla mia bocca e
vengo spinta contro un corpo maschile estraneo, che mi punta un
coltello a
serramanico alla gola.
Io urlo e tremo dalla
paura, cosa vogliono da me?
Soldi?
Qualcos’altro?
Un secondo uomo mi
prende la borsa, arraffa il cellulare
e poi apre il portafoglio.
“Solo
cinquanta sterline, troia?
Non sono abbastanza per
noi, ci prenderemo
qualcos’altro.”
Io lo mordo e per lo
shock lo stronzo mi molla.
“Aiuto!”
Urlo a pieni polmoni,
lui mi dà un ceffone che mi fa cadere a terra.
“È
inutile che urli, troia. Nessuno verrà a salvarti, qui
vogliono tutti farsi i cazzi loro!”
Lui fa per chinarsi su
di me, ma il rumore del suo amico
che cade a terra lo fa desistere. Io guardo oltre la sua spalla e vedo
un’ombra
muoversi verso di lui. L’ombra lo atterra con un pugno, poi
entra nel cono di
luce del lampione e lo riconosco: Matt Nicholls.
“Tutto
bene?”
Mi chiede scrutandomi.
“Quei porci!
Ti hanno fatto un occhio nero!”
“Hanno preso
il mio cellulare e i soldi.”
Lui fruga nelle tasche
di entrambi e se li riprende.
“A parte
questo, ti hanno fatto dell’altro?”
“No, ma se non
fossi arrivato tu l’avrebbero fatto.
Ho paura ad andare a
casa da sola.”
“Ti accompagno
io.”
Mi aiuta ad alzarmi e io
lo prendo istintivamente per
mano, lui non dice nulla comunque e mi accompagna fino a casa mia.
“Non mi
piacciono i porci che violentano, scopare deve
essere divertente per tutti e due, non solo per il ragazzo.”
Io tremo, non voglio
stare da sola questa notte.
“Matt, ti va
di salire e tipo dormire da me?
Senza fare niente, lo so
che è una scocciatura, ma…”
“Va tutto
bene, andiamo.”
Io apro e richiudo il
portone e poi saliamo fino al mio appartamento. Lui si
guarda attorno, io mi faccio una doccia e poi finiamo per fumare in
terrazza
chiacchierando di cose stupide per non pensare a quello che
è successo.
Alla fine gli indico il
mio letto e lui si spoglia con
nonchalance, rimanendo solo in boxer prima di mettersi sotto le
coperte. Io
prendo la sua maglia e la indosso, poi lo seguo e nel suo abbraccio mi
sento
finalmente al sicuro.
Mi addormento serena
come una bambina.}
Affretto il passo e mi dirigo a
casa mia, le mani strette
attorno a un coltello a serramanico, gemello di quello che nel lontano
2009 mi
è stato puntato addosso.
Me l’ha regalato Matt una delle ultime volte che ci siamo
visti mi ha detto che mi avrebbe protetto nel caso lui non ci fosse
stato e in
effetti un paio di volte è servito allo scopo.
Arrivo a casa mia, entro nel portone del condominio, me
lo chiudo alle spalle e tiro un sospiro di sollievo: anche questa volta
sono al
sicuro.
Salgo fino al mio appartamento e mi faccio una doccia,
poi mi asciugo i capelli ed esco in terrazza. Dall’alto
questa strada sembra
molto più rassicurante che mentre ci cammini, mi accendo una
sigaretta e mi
chiedo dove sarà lui e se è felice. Sembra tanto
felice accanto a quella Chloe nelle
foto che si vedono in internet, sembra
che mi abbia perfettamente dimenticata e la cosa mi fa ancora male
anche se
ormai sono passati cinque anni dall’ultima volta che
l’ho visto. Peccato che
sia successo di sfuggita, da lontano, senza nemmeno scambiarci uno
sguardo e
scrutare negli occhi dell’altro alla ricerca di un passato
comune che non si sa
come si è perso nelle pieghe della vita.
Faccio scattare il coltello e lama risplende debolmente
alla luce della luna, al centro ci sono incise due lettere: un A e una
M, le nostre
iniziali.
Il coltello può proteggere – mi dico mentre me lo
rigiro
tra le mani – ma anche fare male e uccidere, questo regalo
è una perfetta
metafora della nostra storia. Sulla breve distanza mi ha fatto bene, su
quella
lunga mi ha aperto un buco nel cuore che non riesco a ricucire, nessun
filo
funziona bene, nessun ago è adatto.
Sangue ne è uscito e continua a uscirne e
continuerà a
farlo.
Finisco la mia sigaretta, richiudo il coltello e me ne
torno in casa dove mi pettino i capelli con cura anche se sono lunghi
solo fino
alle spalle.
Vado a letto e dormo fino alle sei e mezza come ogni
giorno della mia vita. A quell’ora suona sempre la sveglia,
io mi faccio una
doccia, faccio colazione, mi vesto ed esco.
Lo faccio anche oggi e apro il bar, inizio a servire
caffè, cappuccini e colazione all’inglese agli
operai che iniziano a lavorare
presto e poi più tardi alle mamme che hanno portato i loro
pargoli a scuola e
vogliono fare un po’di sano gossip.
La solita routine insomma, quella che ti porta a viaggiare
con la mente verso altri ricordi, altri momenti della tua vita.
{La sveglia suona come
sempre alle sei e mezza, io mi
sveglio tra le braccia di Matt Nicholls che dorme a bocca aperta da cui
esce
persino un filo di bava.
Non proprio un
tradizionale principe azzurro eppure lui è
stato davvero cavalleresco con me ieri sera, mi ha salvato da un
tentativo di
stupro e non so quanti ragazzi si sarebbero messi in mezzo.
Gli do un lieve bacio
sulle tempie che non lo sveglia,
come non lo ha svegliato la svegliata, quando si dice avere il sonno
pesante!
Mi faccio una doccia e
mi cambio, poi preparo del caffè
per me e un’abbondante colazione all’inglese per
lui: uova, pancetta, muffin e
scones e, caffe e succo d’arancia.
Quando sono pronta per
uscire vado in camera mia e lo
scuoto energicamente, lui apre gli occhi e per qualche secondo mi
guarda senza
capire, poi un lampo di comprensione attraversa i suoi occhi castani.
“Arwen…
Arwen, va tutto bene?”
“Va, Matt.
Devo andare al lavoro, non posso restare e mi dispiace, in cucina
comunque ti ho lasciato la col…”
Lui non mi fa finire la
frase perché mi attira a se e mi bacia, io sono
sorpresa, ma poi appoggio le mie mani sulle sue guance e approfondisco
il
contatto. Quando ci stacchiamo siamo entrambi ansimanti e io sono
sicura di
essere rossa come un pomodoro.
“Buon lavoro,
stella del vespro.”
“Grazie mille,
Matt.
Buo-buona
mattinata.”
Esco precipitosamente
dalla stanza e scendo di corsa le scale, senza riuscire a
trattenere un sorriso perché Matt mi ha baciato.
Probabilmente avrà baciato
mille altre ragazze prima di me, ma al momento la cosa non è
affatto
importante, un suo bacio è capace di farmi iniziare bene
anche una noiosa
giornata di lavoro.
Arrivo al bar con un
sorriso che mi va da un orecchio
all’altro che lascia stupito il mio capo, abituato al mio
malumore mattutino.
“Arwen, stai
sorridendo la mattina ed è la prima volta
che succede da quando lavori qui.”
“È
che ieri è successa una cosa brutta che ha portato a
una cosa bella.”
“Inizia dalla
bella.”
“Matt Nicholls
mi ha baciato dopo che ha dormito da me.”
“Non dovresti
sprecare il tuo tempo con un tizio del genere se ne porta a letto
una diversa ogni fine settimana.”
“E qui arriva
la cosa brutta che mi fa dire che questa volta sarà diverso.
Ieri
sera due uomini hanno tentato di rapinarmi e quando non hanno trovato
abbastanza soldi hanno tentato di… violentarmi, ecco e Matt
è intervenuto e mi
ha salvato.”
Lui corruga la fronte.
“Devo far
istallare una telecamera di sicurezza, è
inconcepibile che una delle mie dipendenti rischi così tanto
solo perché esce
la sera dopo una dura giornata di lavoro. Matt Nicholls ha fatto un
gesto molto
nobile, ma stai comunque attenta a lui.”
“Sì,
capo.”
Apriamo il bar e
iniziamo la routine della giornata, io continuo a essere di
buon umore, nonostante gli avvertimenti sensati del mio datore di
lavoro.
Alle dieci di mattina lo
scacciapensieri appeso sopra la
porta del bar suona e Matt entra, sorride e si siede al bancone.
“Ciao,
com’era la colazione?”
“Supera quasi
quella di mia madre e mia madre è talmente
brava che potrebbe aprire un bar.”
“Dille di non
farlo mai, se Janice Nicholls dovesse
aprire un bar io dovrei chiudere e adesso sbrigati a ordinare, non
è il momento
di circuire Arwen.”
“Ok, vorrei
una birra e un appuntamento.”
Il mio capo alza gli
occhi e se ne va.
“La birra te
la porto subito.”
“E per
l’appuntamento?”
“Il
mercoledì è il mio giorno libero.”
“Allora ti
vengo a prendere alle sette, si va a mangiare fuori.”
Io gli servo la birra e
sorrido.
Mi fa molto piacere
essere stata invitata fuori da lui.}
A conti fatti quella mattina avrei fatto meglio a dare
retta al mio capo, abbiamo avuto una storia che è durata un
anno e – Cristo –
sembrava anche andare bene, ma quando i Bring Me The Horizon hanno
spiccato il
volo, io sono stata lasciata indietro.
Automaticamente la mia mano si stringe attorno alla
collana della stella del vespro o meglio alla sua misera copia, avrei
dovuto
tenermi l’originale e usare il cervello e non il cuore.
Il cuore non mi ha mai dato saggi consigli.
{Sono passati sei mesi
da quando io e Matt siamo usciti
per la prima volta, ormai stiamo insieme, mi ha persino chiesto di
essere la
sua ragazza.
Mi è fedele e
mi ha presentato alla band, ho fatto
amicizia con tutti tranne che con Oli che non mi ha perdonato come
l’ho
trattato la prima volta che ci siamo visti. Sospetto persino che parli
male di
me a Matt per convincerlo a lasciarmi.
In ogni caso
è una notte di febbraio e siamo sdraiati in
uno dei parchi della città a guardare le stelle, anche se fa
un freddo becco.
Lui mi tiene abbracciata, mi accarezza i capelli e ogni tanto mi bacia
le
tempie e le labbra, io faccio lo stesso e faccio correre le mie dita
sul suo
cappotto.
“Tra una
settimana entriamo in uno stadio di
registrazione.”
Mi dice
all’improvviso.
“Ma
è bellissimo!”
Ci baciamo a lungo.
“Per un
po’ci vedremo poco.”
“Capisco. Ti
ricordi cosa mi hai detto la prima volta che mi hai visto?”
“Uhm, che
avrei avuto il tuo ciondolo?”
“Chiudi gli
occhi.”
“A che gioco
stia giocando, Arwen?
Guarda che siamo in un
luogo pubblico.”
“Nicholls…”
“Ok, li
chiudo.”
Lui li chiudo e io mi
slaccio abilmente la collana e la faccio scivolare in una
delle sue mani, lui apre gli occhi di scatto e la guarda a occhi
spalancati. Se
la rigira tra le mani, il diamantino manda un debole scintillio
illuminato
dalla luce della luna.
“Arwen, sei
sicura?
Potrebbe non andare
bene.”
Io gli faccio chiudere
le mani sul ciondolo.
“Nemmeno Arwen
e Aragorn avevano molte possibilità di
stare insieme, ma ce l’hanno fatta.
Ti prego di accettarlo,
così non ti dimenticherai di me.”
“In questo
caso la accetto.”
Ci baciamo ancora e
questa mi sembra la notte più bella della mia vita.}
Lo scacciapensieri sopra la porta del locale suona
annunciando l’arrivo di un cliente, quando vedo chi
è lascio cadere il
bicchiere che sto pulendo. Si spacca in mille pezzi esattamente come la
mia
anima: da quella porta è appena entrato Matt Nicholls.
Io mi chino e raccolgo i pezzi, evitando non so come di
tagliarmi, buttandoli poi nel bidone della spazzatura, non sento
rumori, quando
hanno tolto l’audio al bar?
Mi alzo di nuovo in piedi e lo fronteggio.
“Cosa vuoi?”
Sputo secca, sena nessuna traccia della cortesia che uso abitualmente
con i
clienti.
“Una birra e un appuntamento.”
La mia mano scatta da sola e si abbatte sulla sua guancia con il rumore
di un
tuono.
“Con che coraggio… con che coraggio osi dire di
nuovo
quelle parole?
Pensi di fregarmi ancora, Matthew Nicholls?”
Il mio capo arriva, allertato dalla mia voce stridula e
degna di una sola occhiata il batterista dei Bring Me The Horizon.
“Fila via, Nicholls, e non mostrare più la tua
faccia in
questo bar o la prossima volta ti butto fuori a calci anche se guadagni
più di
me e il tuo di dietro vale più di questa baracca.”
“Volevo solo parlare con Arwen.”
“Mi pare ovvio che Arwen non voglia parlare con te.”
“Va bene, me ne vado.”
Lui esce e il mio capo mi passa un braccio attorno alla spalla.
“Va tutto bene, non rientrerà nella tua
vita.”
“No, capo. Va tutto tranne che bene, adesso che
l’ho visto una parte di me non
vuole altro che lui ritorni a essere il mio ragazzo.”
Mi asciugo un paio di lacrime.
“Dopo tutto quello che ti ha fatto?”
“Dopo tutto quello che mi ha fatto.”
Riprendo a lavorare e una mezzoretta dopo mi viene
concessa l’agognata pausa sigaretta.
Esco nel solito vicolo e mi accendo una sigaretta.
“Vedo che non sei cambiata.”
Mi dice una voce che conosco fin troppo bene.
“No, non sono cambiata. Lo stronzo che è cambiato
sei tu,
avevi promesso…”
Mi si incrina la voce.
“Che saresti tornato e invece non l’hai fatto, te
ne sei
andato senza guardare indietro.
Mi hai lasciata qui in attesa del tuo ritorno con la
speranza che moriva giorno dopo giorno, per poi scoprire che avevi una
nuova
ragazza.
E adesso hai il coraggio di presentarti qui come se nulla
fosse successo, ne hai di pelo sullo stomaco, Matt Nicholls.”
“Arwen, tu non sai.”
“Cosa non so?
Che lei è più brava a letto di me? O che
è più bella?”
“No, che all’inizio della carriera, a parte Oli,
avevamo una clausola: non
potevamo avere delle ragazze.
Ecco perché non sono più tornato da te, non
potevo, non
volevo perdere il mio ruolo di batterista.”
“Carina la tua storia, peccato che non regga. Come mai
stai con Chloe Mellors?”
“Al management va bene, è un modella e una
blogger, più…”
“Adatta a una rockstar che un umile cameriera?”
Gli batto sarcasticamente le mani.
“Bravo, Nicholls! Ti sei venduto per bene e osi venire
ancora qui.
Cosa vuoi da me, se non sono abbastanza per te?”
“Io non amo Chloe! Io non ce la faccio ad andare avanti
così, ho fatto passare troppi anni seguendo quello che mi
dicevano di fare e
non a fare quello che volevo.
Questa non me la sono mai tolta.”
Mi mostra la collana che io gli ho incautamente regalato anni fa, io
reagisco
come un orchetto, alzo le mani come per proteggermi dalla sua luce.
“Mettila via! Scommetto che te la sei messa oggi per fare
colpo su di me.
Ma sai una cosa? La vecchia Arwen che credeva in te è
morta e sai un’altra cosa?
L’hai uccisa tu!”
Lui la mette via, io spengo la sigaretta con un gesto
rabbioso.
“Io adesso torno a lavorare, non cercarmi più, non
farmi
più del male, me ne hai già fatto
abbastanza.”
“Non era mia intenzione, che tu ci creda o no, e non
smetterò di farmi avanti
finché non mi avrai ascoltato.”
“E Chloe? Cosa pensi di fare?
Ti scopi me e lei in contemporanea.”
“Domani dà un’occhiata ai siti di
gossip.”
Mi dice sibillino prima di andarsene.
Io mi metto le mani davanti agli occhi e piango per
cinque minuti buoni, poi mi ricompongo e mi asciugo le lacrime di
nuovo. Entro
nel locale con la mia migliore faccia da poker per non fare capire
quanto sia
turbata e riprendo a lavorare.
Perché diavolo il passato non si seppellisce?
Perché diavolo torna a perseguitarmi?
Perché?
Il resto della giornata passa in una nebbia indistinta in
cui fanno capolino dei ricordi, indesiderati raggi di sole su un
passato che
credevo morto e sepolto.
Finito di lavorare non mangio nemmeno e vado direttamente
a letto sperando di trovare un po’ di pace nel sonno.
Speranza vana visto che
il mio inconscio deve trovare molto divertente farmi rivivere i momenti
più
belli della mia relazione con Matt.
La mattina dopo mi alzo con un mal di testa martellante e
mentre aspetto che il caffè venga pronto do
un’occhiata ai siti di gossip come
mi è stato consigliato – incredibile il potere che
abbia ancora su di me – e
quasi cado dalla sedia.
“Matt Nicholls
e Chloe Mellor si separano dopo una
relazione durata quattro anni.
I motivi della rottura
sono ancora sconosciuti, gli
interessati non hanno rilasciato alcuna dichiarazione lasciando i fan
della
band di Sheffield increduli.
Nulla dura per sempre,
ragazzi.”
Recita il titolo.
Nulla dura per sempre, eh? Nemmeno la fredda pioggia di
novembre, lo diceva sempre lui.
Guardo fuori dalla finestra, la pioggia batte inclemente
sui vetri e per strada mi sembra di scorgere una figura familiare che
scompare
rapidamente non appena si accorge di essere stata vista.
Io bevo il caffè, prendo un’aspirina e mi reco al
lavoro,
la giornata trascorre tranquilla, lui non si fa vedere, deve avere
preso sul
serio gli avvertimenti del mio capo, un omone largo quando un armadio a
quattro
ante e con mani che stenderebbero un toro.
Finita la giornata chiudo bottega, pulisco i pavimenti e
i tavoli, metto le sedie su questi ultimi e poi abbasso la saracinesca
e metto
un bel lucchetto.
“Continui a fare il turno di notte?”
Mi dice la voce di Matt, io non mi volto e appoggio le mani alla
saracinesca.
“Non sono tutti rockstar come te, qualcuno deve fare
anche lavori umili come questo.”
“Ci sono ancora problemi di sicurezza?”
“Non vedo perché dovrebbe interessarti.”
“Ho i miei motivi.”
“Hanno messo delle telecamere da un paio d’anni, la
zona
è più sicura adesso.”
C’è un attimo di silenzio tra di noi, io dovrei
voltarmi e affrontarlo, ma ho
paura.
“Hai letto i siti di gossip?”
Annuisco.
“Che ne dici?”
“Che se speri di piangere sulla mia spalla ti conviene
andartene, Oli è più
adatto all’incarico. Ho letto che non è
più il selvaggio di prima da quando sta
con Hannah Snowdon.”
“Non va più nemmeno tra di loro.”
“Oh, che brutto periodo per i Bring Me The Horizon! Mi sa che
dovrai tirare
fuori i tuoi preziosi soldi e andare da un analista o da uno
psicologo.”
“Come mai non ti volti?”
“Non voglio vedere la tua faccia.”
“Palle, la verità è che hai paura,
Arwen.”
“Pensala come vuoi.”
Replico brusca.
“Vuoi che ti accompagni a casa?”
“No.”
“Andiamo.”
“Mi raccomando continua a tenere così tanto in
considerazione la mia opinione.”
Lui ride e si accende una sigaretta, io faccio lo stesso.
Per la strada non dice nulla, non tenta di attaccare
bottone o altro, sembra che aspetti che sia io a fare la prima mossa e
se è
così può aspettare per sempre.
Ogni notte per due settimane mi accompagna a casa, senza
provare a conversare o a baciarmi al mio portone e i dubbi iniziano a
sorgere.
Non si è mai comportato così con una ragazza, che
le sue parole siano vere? Che
non mi abbia mai dimenticata?
Che mi ami ancora?
Ed è vero che ha continuato a portare la mia collana?
Dopo due settimane ho bisogno di sapere e – sebbene sia
l’una passata di notte – chiamo l’unica
persona che può chiarire i miei dubbi:
Oliver Sykes.
Compongo il suo numero e chiedo “Oliver Sykes?”
Mi risponde una voce femminile.
“No, sono Alissa. Sono la sua nuova ragazza, chi sei tu
e cosa vuoi?”
“Di’ a Oli che Armenia lo cerca, lui
capirà.”
Lei allontana il telefono immagino molto seccata e poco dopo sento la
voce di
Syko.
“Arwen, sono quasi le due di notte, cosa diavolo
vuoi?”
“Dormivi già? Ma come? Le rockstar non stanno
sveglie tutta la notte a fare
baldoria?”
Lui sospira.
“Se proprio vuoi saperlo hai interrotto un momento, per
così dire, hot con Alissa e c’è
qualcosa che è molto duro ed eretto ora.”
“Mettilo in un secchiello del ghiaccio perché ho
bisogno
di fare una chiacchierata con te su un paio di punti molto
importanti.”
“Scommetto che riguardano Matt, non potresti chiedere a lui
direttamente?”
“Lui può mentire, tu no. Non in questi frangenti
almeno.”
Lui sospira.
“Va bene, va bene.
Inizia pure.”
“Punto primo: è vero che nel vostro contratto
iniziale
c’era una clausola per cui, tranne te, non potevate avere
ragazze?”
“Sì, c’era. I ragazzi sono stati
fortunati a non contrarre qualche malattia
venerea.”
“Ed è per questo che non è tornato da
me?”
“Esattamente, Armenia.”
“Poi… Chloe Mellors. È vero che gli
è stata più o meno imposta dal management
perché è una specie di blogger e
modella?”
“Più o meno. Quando quella particolare clausola
del contratto ha smesso di
valere lui ha chiesto al management se poteva tornare da te, ma loro
non erano
del tutto soddisfatti della cosa perché eri una semplice
barista, senza
offesa.”
“Bastardi.”
Ringhio.
“In quel momento ogni tanto usciva con Chloe ed gli
è
stato consigliata che lei poteva essere una fidanzata migliore per lui.
Alla
fine si sono messi insieme fino a due settimane fa.”
“Terzo punto: la collana che gli ho regalato. È
vero che
l’ha sempre portata?”
“Sì, nella tasca di ogni paio di jeans o pantaloni
che gli abbia visto addosso.
Non poteva portarla al collo perché non è, come
dire, una collana molto
maschile. Avrebbe dato adito a delle domande del genere che ragazza
potesse
avergliela data.”
“Sei sicuro?”
“Te lo giuro su quello che al momento giace moscio in un
secchiello pieno di
ghiaccio.”
“Ugh! Sykes, sei un selvaggio!”
“Rawrrr!”
“Ultimo e più importante punto: è vero
che non ha mai
smesso di amarmi?”
“Sì. A ogni sbornia veniva fuori il tuo nome,
Armenia.
Davvero noioso, sembrava di assistere alla versione
moderna di Romeo e Giulietta e non mi sono mai piaciuti questi
melodrammi. Alla
fine gli ho detto di tirare fuori le palle, di andare da te e smetterla
di
piangere come una femminuccia. Se davvero ci teneva a te doveva farsi
avanti e,
a quanto pare, mi ha dato retta. Ha mollato Chloe ed è corso
al tuo bar, ma
sembra che il tuo capo l’abbia minacciato di morte se si
fosse fatto vedere
ancora.”
“L’ha fatto per proteggermi! Hai una vaga idea di
quanto
abbia sofferto io?
Anni passati senza sapere nulla, senza vederlo, poi
spunta Chloe e poi lui che dice di amarmi ancora?
Hai una vaga idea di come stia di merda?”
“Posso immaginare. Adesso mi lasci andare?
Penso di avere sciolto il ghiaccio.”
“Non era moscio?”
“Nah, era solo un modo di dire. Il giuramento era valido,
però.”
“Ok, Sykes.
Vai pure, non sia mai che mi metta tra te e la tua nuova
ragazza.”
Chiudo la chiamata e mi siedo in terrazza con una
sigaretta spenta tra le mani, piccoli ma fitti fiocchi di neve hanno
iniziato a
cadere.
Matt ha detto il vero, dunque, e la decisione spetta a
me. Ho davanti due prospettive: la prima è di continuare una
vita solitaria
rimpiangendo il passato, la seconda è di rischiare e dare
una seconda
possibilità alla persona che più mi ha fatto male.
Mi rigiro la sigaretta tra le mani e poi la rimetto nel
pacchetto e mi alzo di scatto, non posso continuare a vivere in questo
modo!
Ho rimpianto Matt ogni singolo giorno della mia vita e
ora che è tornato non posso farmelo scappare!
Fanculo all’orgoglio, fanculo alla mia parte femminista,
fanculo a tutto quello che mi impedisce di stare con lui!
Mi rimetto il mio cappotto nero di foggia un po’ gotica e
scendo per strada, non ho mai comprato una macchina quindi devo farmi a
piedi
tutto il tragitto tra casa mia e casa sua ed è una strada
lastricata di dubbi e
ripensamenti.
E se fosse tutta una messinscena?
E se non mi amasse affatto?
E se non mi avesse mai amata?
E se lo trovassi con una ragazza?
Intanto cammino e la neve diventa sempre più fitta, quando
arrivo a casa sua sono a un passo dal congelarmi. Mi attacco al
campanello
della sua villetta nella zona chic della città e mi stacco
non appena la porta
si apre. Ne esce lui in mutande e maglietta, la sua bocca si spalanca
quando mi
vede e mi viene incontro, ma sono io a coprire gli ultimi metri che ci
separano
abbracciandolo forte e beandomi del suo calore.
Rimaniamo così per un po’, poi lui mi stacca
dolcemente
da sé.
“Sei gelata, entriamo.”
Io annuisco e accetto la mano che mi porge, all’interno mi
tolgo il cappotto e
l’ attacca a un gancio dietro la porta, poi lo seguo verso il
divano. Lì mi
siedo e lui mi lancia una coperta in cui mi avvolgo, lui traffica un
po’
attorno al camino e accende il fuoco, poi sparisce in cucina e torna
con quella
che sembra cioccolata calda.
“Tenti di addolcirmi?”
“Ti scaldarti più che altro, prima sembrava di
abbracciare un cadavere.”
Mi porge la tazza piena di liquido caldo e si siede accanto a me, io
stendo un
braccio e lui si accoccola accanto a me.
“Matt Nicholls che beve cioccolata davanti al fuoco?
Se ti vedessero le tue fans…”
“Mi troverebbero carino e coccoloso, perché io
sono carino e coccoloso.”
“Quando non ti fai scattare foto da gangster con in mano una
pistola e una
stecca di Marlboro.”
“Sei venuta a prendermi in giro e a usufruire della mia
cucina?”
Io mi faccio seria.
“No, sono venuta per un altro motivo.
Probabilmente sto per prendere la decisione più sbagliata
e folle della mia vita, probabilmente me ne pentirò, ma
…”
“Ma?”
“Hai vinto, Matt Nicholls. Voglio darti una seconda
possibilità, ma…”
Lui mi guarda incredulo mentre alzo un indice.
“Se mi mollerai di nuovo qui come un sacco di spazzatura
verrò a prenderti a calci in culo, dovessi tu trovarti anche
a Narnia. Sono
stata chiara?”
Lui alza le mani in segno di resa.
“Va bene, va bene.”
Il telefono di Matt suona all’improvviso, lui legge il
messaggio e aggrotta le
sopracciglia.
“Perché Oli mi ha chiesto se stiamo già
scopando?”
Alzo gli occhi al cielo pensando che Oli ha dimostrato la sua
leggendaria finezza.
“Prima di venire da te ho chiamato lui per avere conferma
se quello che dicevi era vero.”
Sulla sua faccia passa un’ombra.
“Ok, me lo merito.
Che gli dico?”
“Che Armenia dice che puoi sciogliere due secchielli, lui
capirà.”
Lui esegue e poi ride.
“Mi ha risposto con un medio e blatera qualcosa su
qualcosa che lui ne può scogliere tre. Me la puoi
spiegare?”
Io gli racconto e lui scoppia a ridere di nuovo e poi mi
abbraccia finendo sopra di me, rischiando di spaccare la tazze di
cioccolata e
di macchiare un divano che pare costosissimo.
“Sai cosa ho voluto fare per anni e anni?”
“Guidare un muletto?”
“Anche, ma…”
Non faccio in tempo a domandargli cos’altro volesse fare
perché lui mi bacia
con passione, come se avesse fame di me, e io rispondo con la stessa
passione.
“Fare questo su un muletto sarebbe stato il
massimo.”
“Con in mano una pistola e una stecca di sigaretta
cantando “Enter the ninja” dei Die
Antwoord.”
“Donna, tu mi capisci al volo.”
Ridiamo insieme e ci baciamo ancora, poi spostiamo coperte e cuscini
davanti al
camino e beviamo la cioccolata ormai quasi fredda.
“Sai stavo pensando a quella faccenda dei secchielli,
potrei scioglierne cinque.”
“Tze!”
“Vuoi provare?”
Io rido e lo bacio.
"Al mio primo giorno libero, domani devo lavorare.”
Lui ride a sua volta e ci baciamo di nuovo.
Adesso abbiamo una collana gemella che manda scintillii
deboli alla luce del camino.
Mi sembra un buon auspicio per il futuro.
Forse sono pazza, ma tutti i migliori lo sono.
E la neve continua a cadere.
Angolo di Layla
Ehi! Spero che questa storia piaccia a qualcuno.
Questa è Arwen.