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Autore: veronika95    25/10/2016    6 recensioni
SPOILER 12X02
CODA 12X02, DESTIEL HINT, POV MARY
Mary rimane da sola nella sua stanza a leggere il diario di John. Spaesata e con la puara di non riuscire ad entrare nel cuore dei suoi figli, capirà che a volte bisogna lasciare che le cose funzionino e basta.
"lo cerchi disperatamente perché non può essersi perso, non può essere stato cancellato come parte dell’inchiostro di questo diario. Non lo trovi. John era un padre fantastico. Eppure non lo trovi, per quanto tu possa leggere, per quanto le dita afferrino le pagine e le unghie incidano la carta, non lo trovi. Non è possibile, continui a ripetere e leggi, leggi e rileggi, ma di lui non c’è traccia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jo, John Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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MARY, IT WILL WORK!




La verità è che non sai che fare, che ti senti un po’ persa senza di lui, che la tazza si sta raffreddando, ma tu, ancora, non ne hai bevuto nemmeno un sorso. Sei stata scaraventata qui, ma  questo è un mondo che non ti appartiene e la sua mancanza ti riempie il petto, quando passi le dita sulla scrittura stretta ed ordinata del suo diario.

Ti bastano poche pagine per capire che il John intrappolato in quelle righe non è lo stesso John che conoscevi tu. Non è il John che insisteva per preparare assieme il tacchino il giorno del ringraziamento, anche quando lo pregavi di ordinarlo al take away, e ti doveva convincere con un bacio; ti ha sempre convinto con un bacio, su così tante cose che a ricordarle la testa inizia a girarti. Non è nemmeno il John che la domenica ti faceva salire a forza sull’Impala, senza una meta precisa. Solo io te e Baby, diceva. Tu alzavi gli occhi al cielo nascondendo il sorriso dietro la sua spalla, pizzicandogli il fianco, perché, per quanto provavi a resistergli, John era in grado di conquistarti. Sempre. Facevate l’amore sui sedili posteriori, in mezzo a strade che nessuno conosceva.

Ti accorgi, mentre un nodo alla gola si forma lento ed inesorabile, che non è nemmeno il John da cui Dean correva, senza paura di inciampare, perché comunque papà lo avrebbe afferrato, perché papà era lì, emanando sicurezza, perché lo avrebbe preso in braccio ed alzato verso il cielo, e Dean avrebbe sorriso controluce, aprendo le braccia ed urlando di essere Batman. La gola un po’ ti pizzica al ricordo, ma al respiro successivo senti quasi vetri inciderla, appena la tua mente osa pensare quanti momenti di questi avreste potuto vivere ancora. Lo cerchi questo John, il John che faceva ridere Dean, che lo faceva sentire protetto dal resto del mondo; lo cerchi disperatamente perché non può essersi perso, non può essere stato cancellato come parte dell’inchiostro di questo diario. Non lo trovi. John era un padre fantastico. Eppure non lo trovi, per quanto tu possa leggere, per quanto le dita afferrino le pagine e le unghie incidano la carta, non lo trovi. Non è possibile, continui a ripetere e leggi, leggi e rileggi, ma di lui non c’è traccia.

Solo quando noti una lacrima cadere sulla carta ormai vecchia, capisci che quando te ne sei andata, non hai portato via ai tuoi ragazzi solo la possibilità di crescere con una madre, ma soprattutto quella di conoscere il tuo John. Provi a ricacciare indietro le lacrime, sei una roccia Mary, sei più forte di così, ma mentre passi la lingua sulle labbra, raccogliendo le lacrime salate che solcano il tuo viso, sai di essere persa senza di lui.

Ti dici che con lui qui le cose sarebbero state più semplici. C’era questa cosa in John, quando ti guardava di sottecchi con un sorriso abbozzato e, Dio, non potevi resistergli, non potevi fare finta andasse tutto bene, e, ti batte il cuore al ricordo, non era necessario nemmeno parlargli, parlava lui, ti incalzava di domande e per quante volte provassi a respingerlo, lui rimaneva. Alla fine ti sentivi sempre meglio.

John, John dove sei adesso? dove sei ora che ho più bisogno di te? Alzi gli occhi al cielo per farti sentire, non t’importa se è bastato leggere poche pagine del diario per sapere che forse sarebbe meglio guardare nella direzione opposta, in basso, non t’importa, perché tu vuoi che sia lassù, da qualche parte, e lo vuoi qui, dannazione, lo vuoi qui con tutta te stessa. Vuoi che ti prenda la mano, che ti stringa e ti dica che andrà tutto bene, mentre le sue labbra si abbassano a cercare le tue. Vuoi che ti dica che di là ci sono solo Sam e Dean, non devi avere paura Mary, sono loro, sono solo loro, se cerchi affondo riesci ancora a riconoscerli. Ma John non c’è. Non c’è, lassù nel cielo per farsi ascoltare, non c’è qui giù sulla terra, a guardarti e tranquillizzarti. E non c’è nemmeno nelle pagine di questo fottutissimo diario, che quasi vorresti non aver letto, e allora dove sei John? Dove sei?

La verità è che sei terrorizzata, che devi recuperare più di trent’anni di vita, che sono cambiati i tempi, ma soprattutto sono cambiati loro, che sorridono quando non capisci come funziona questo internet. Non che tu ora lo sappia, ovviamente. Ti senti sola Mary, ti senti sola perché Dean è così grande e Sam, Sam è come fosse un altro uomo. Ti senti sola perché questa è la tua famiglia, ma sei così spaventata, oh sì, così spaventata di provare a conoscerli, di sapere cosa sia successo loro. Qual è stata la loro vita mentre tu non c’eri?

Immagini i primi passi incerti di Sam. Il suo andare a tentoni, i piedini instabili, che tastano per la prima volta il terreno, per poi sentirlo scivolare via da lui. Le cadute e le risalite, la sua faccia decisa nel voler proseguire lo stesso. Ma in realtà tutto questo è solo la copia carbone di Dean, la realtà è che non hai visto, e che mai vedrai i primi passi di Sam.

Immagini Dean, con la sua prima ragazza, lo immagini con quel sorriso gentile e spensierato, mentre lo vedi percorrere il viale di casa, con un braccio attorno alle sue spalle. Lo immagini col viso più rosato, le lentiggini che si notano di più, lo immagini rientrare a casa, darti un piccolo cenno del capo e un ok. Allora avresti capito che l’appuntamento era andato bene. Sarebbe bastato uno sguardo tra voi, perché, andiamo, quale ragazzo racconta il primo appuntamento a sua madre, ma soprattutto quale madre fa domande sul primo appuntamento al proprio ragazzo, tu Mary no di certo, tu avresti capito. Dal soggiorno avresti sentito John fare mille domande, con quell’aria da soldato e quel tono autoritario che lo ha sempre contraddistinto e che ti sono sempre piaciuti. Avresti urlato un ‘lascialo in pace’, prima che Dean fosse obbligato a fare rapporto, dandogli il tempo di sgattaiolare in camera sua, segretamente complici.
La realtà ti sbatte contro, quasi togliendoti un ricordo che ormai credevi tuo. la realtà è che non hai mai vissuto tutto questo, la realtà, ti si stringe il petto, è che nemmeno loro l’hanno vissuto.

Sam e Dean. Sono quasi due estranei per te. Sono i tuoi figli, li ami, non lo hai messo in dubbio nemmeno un secondo da quando sei tornata, eppure non li conosci. Non conosci le loro vite, non sai i loro gusti, non hai idea di quali siano le loro abitudini.

Poi, una consapevolezza inizia a prenderti piano, a salire dalle gambe e farti scricchiolare le ginocchia, se sono qui, intrappolati in questo bunker, che chiamano casa, è colpa tua. Solo colpa tua, ed è un fardello pesante che sta volta non puoi condividere con John. Qualcosa che tocca a te portare; hai le spalle larghe Mary, ma non farti carico di tutto da sola.

Sembra che Dean faccia lo stesso. Non puoi dirlo con sicurezza, ma lo deduci dallo sguardo che scivola via non appena incontra il tuo, dalle parole che sembrano sempre uscire pesanti dalla sua gola, da come ancora non siate riusciti ad affrontare il vero problema. Dean, io non so chi sei.

Con Sam sarà più facile, pensi, un barlume di gioia ti tira un po’ gli angoli della bocca obbligandoti a sorridere. Porti lentamente una mano tra i capelli, sempre sorridendo, ripensando all’odore di Sam, stretto tra le tue braccia. Ripensi al bambino che ti hanno portato via, ripensi all’uomo che hai davanti, ai suoi capelli, forse un po’ troppo lunghi, al sorriso timido, alla sua gentilezza, all’imbarazzo nel porgerti la tazza, alla sua ingenuità, al suo sorriso che ti mette subito a tuo agio e, Dio sì, hai già visto quel sorriso, i contorni diversi, ma la sostanza uguale.
Con Sam sarà facile pensi, notando tutte le somiglianze con John. Con Sam sarà facile, con Sam andrà tutto bene, perché, in realtà, assomiglia così tanto al tuo vecchio John che nemmeno ti accorgi delle lacrime che scendono ad inzupparti la camicia.

Lasciale scendere, Mary, non trattenerle anche adesso, non trattenerle ora che pian piano la nebbia che hai in testa si dirada e tutto quel vuoto inizia ad essere riempito. Lascia che ti bagnino, lascia che ti purifichino, lascia che aiutino a farti perdonare te stessa. Piangi quel patto, piangi la tua morte, piangi l’amore della tua vita che ora non c’è più e, soprattutto piangi, perché non sai cosa fare, piangi perché li ami, ma è come se non fossero tuoi.
E piangi per Dean, perché con Dean sarà difficile, Mary. Dean ti somiglia, Dean è contento di averti qui, ma non vuole parlarti, Dean è ancorato al passato proprio come te. Tu non sai che fare per risolvere i tuoi di problemi, figuriamoci i suoi.


Apri la porta della tua camera, la tazza in mano, il the all’interno che riscalderai prima di metterti a dormire. A pochi passi dalla cucina ti fermi. Senti delle voci. Il corpo diventa subito rigido e proteso all’azione, com’è nel tuo istinto. I muscoli non si sciolgono fino a quando non riconosci che una delle due appartiene a Dean.

‘Qui dov’eravate?’

Una risata calma ti arriva alle orecchie, sai che è di Dean anche senza averla mai sentita prima.

‘Oh, qui Sam aveva appena tre mesi. Papà ci aveva portato al parco, ed io mi ero fatto male ad un ginocchio, perché ero inciampato mentre correvo. Sam- questo, questo è divertente, Sam è così vicino alla macchina fotografica perché non riusciva a capire che strano arnese fosse'

‘Questa invece?’

Non riconosci subito la voce dopo quelle brevi parole, ma il tono basso e la vibrazione che quasi lascia nell’aria ti fa intuire che appartenga a Castiel. Castiel, angelo, di cui ancora non sai se fidarti o no, di cui, ammettilo, sei anche un po’ invidiosa perché sembra conoscerli così bene.

‘Qui eravamo tutti assieme. Sam era appena nato. Io e papà siamo andati a prendere lui e mamma all’ospedale. Poi prima di entrare in casa papà ha appoggiato la macchina alla ringhiera della veranda. Ricordo che mamma si lamentava-‘

Un’altra breve risata ed un rumore di stoffe che sfregano tra loro.

‘Mamma era stanca, ma, sai, papà riusciva a convincerla a fare qualsiasi cosa. Mi ha preso in braccio l’attimo prima che l’autoscatto partisse, appena in tempo per far sorridere mamma’

Decidi di proseguire, furtivamente, quasi volessi rubare questo loro momento, quasi volessi osservarli, anche solo per pochi secondi, per capire veramente cosa sta succedendo, per capire chi è questo Castiel, per capire come mai si intende con Dean senza nemmeno bisogno di parole. Ma soprattutto per capire come mai un angelo del signore, sempre ammesso che tale sia, hai ancora le tue riserve, ti fidi di pochi, dovrebbe essere nella cucina di un bunker, a parlare con tuo figlio a chissà quale ora della notte.

Quando ti sporgi appena per vederli, ti accorgi che Dean è seduto sul pavimento, istintivamente fai un passo verso di lui come per dire ‘che fai lì al freddo, mettiti a letto’, perché infondo sei una madre, forse non una mamma ordinaria, ma sicuramente una mamma che ama i suoi figli. Eppure ti fermi, la gamba sospesa a mezz’aria, tirata di fretta indietro prima di rivelare la tua presenza.

Castiel, Cas, il nome completo è decisamente troppo lungo e, ehi, non hai tutta la notte, giusto? Cas è seduto sul pavimento accanto a Dean, la mano sulla sua spalla, le labbra piegate in quello che nel tempo imparerai essere per lui un sorriso. Ti trasmette uno strano senso di calore, vederli, lì, vicini, quasi come se il corpo di Cas rendesse quella posizione confortevole per Dean.

Stanno guardando delle vecchie foto e, lo sapevi Mary, Dean guarda ancora al passato, proprio come te. Dean sorride rilassato, appoggiando le spalle contro il mobile della cucina. Non li togli gli occhi di dosso, hai un figlio bellissimo, questo lo sapevi, ma lì sul pavimento, ti sembra stupendo e cerchi di ubriacarti di quell’immagine, non avendone abbastanza. Castiel lo guarda con riverenza, come fosse la cosa più preziosa del mondo, come gli fosse rimasto solo lui in cui credere. Quasi ti senti colpevole ad assistere, ma, appena le loro nocche si sfiorano, questa sensazione ti scivola via.

Scatta qualcosa in te.

‘Non so- non so cosa devo fare Cas. Non so cosa devo dirle per migliorare le cose’

‘Non affrettare le cose, nella mia esperienza con te e Sam, ho capito che voi umani a volte avete solo bisogno di tempo. Hai bisogno di mettere le foto in un cassetto, Dean e guardare lei, guardare tua madre com’è ora, non come te la ricordi. Non rendere le cose complicate quando non lo sono’

Vedi Dean appoggiarsi contro di lui, dandogli un piccolo colpetto con la spalla.

‘Oh non ci credo che tu sia diventato il mio Dr, Phill personale, Cas’

Mary, in quel momento capisci. Ti riconosci nel modo in cui distoglie lo sguardo, sulle ciglia lunghe che sbattono più velocemente per ricacciare indietro le lacrime, sulla battuta usata come scudo. Ti riconosci in quel sorriso timido, in quella felicità che solo John sapeva darti.

È un piccolo passo. Ne dovrai fare ancora molti, Mary, ma hai capito chi è questo Castiel, hai capito perché Dean lo guarda in quel modo e hai capito il motivo della sua cieca fiducia. Non è il primo dentino, né la prima cotta, né il momento in cui li vedi partire per il college. Non è nessuna delle cose passate, non è nessuna delle cose che non hai potuto vivere o che non sono mai accadute. È qui, è ora ed è così fottutamente vero che senti il corpo rabbrividire di gioia.

Ed impari Mary, impari che forse domani basterà mettersi davanti ad un caffè a raccontarsi le storie come vecchi amici, impari che i tuoi figli non ti fanno più paura, che ancora non li conosci, ma già adesso sai qualcosa in più su di loro rispetto all’inizio di questa assurda follia. Impari il sorriso timido di Sam, diverso da quando era un neonato, impari il modo in cui Dean fa il protettivo, impari che con Cas non deve farlo, impari come si sciolga sotto il suo sguardo. Impari che questa è la tua famiglia, che ci sei dentro, e anche se adesso non sai dov’è il tuo posto, un giorno lo troverai, libero, pronto ad aspettarti. Impari che prima o poi funzionerà, devi solo essere paziente. E, mentre alzi le coperte e finalmente ti metti a letto sfinita, impari che, davvero, gli angeli hanno vegliato su Dean, hanno vegliato sui tuoi figli.

Ma forse questo lo sapevi già.


Dobbiamo solo continuare a lottare, buonanotte John.







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ANGOLINO BUIO DELLA VERGOGNA

 eh niente, guys, che ve devo dì, non avevo sonno ed ero carica di FEEls per la 12x02, quindi ho scritto questa cacatina e GRAZIE di averla letto, se siete arrivati fino a qui; e se state leggendo anche qui vuol dire o che siete mia madre o che mi volete molto bene, in ogni caso ve ne voglio anche io.
Eee sono stata felice di provare il pov di Mary anche se per una cosa così breve, ma è stato un raptus di fiiiilingz, non ho manco riletto e faccio schifo a pubblicare, ma amatemi lo stesso.
Come sempre è gradita ogni critica, consiglio, saluto(???), qualsiasi cosa, scrivete pure una recensione, se ne avete voglia, perchè dai, ci pesa il culo a tutti, e fatemi sapere che ne pensate.

P.S. Ovviamente mi sono accorta che questa fyccina è praticamente un'ode a GION e quindi mi sento di doverla dedicare all'unica fastidiossisima (<3) persona, con cui posso sempre parlare di Gion e Dean senza che mi mandi a raccogliere le ortiche a mani nude tra i prati....per adesso (sì sto parlando con te ;) ) ti vi bi col corazon


SAYONARA, MUCHAS GRAZIAS *esce di scena in groppa ad un asino, facendo svolazzare il suo poncho e perdendo il sombrero nell'aria*
   
 
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