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Autore: Kaleido_illusion    25/10/2016    1 recensioni
Chi non conosce l'indie horror di Ib?
Ma tu lettore, se sei tra quelli che non lo conoscono o volgiono saperne di più, ti invito a leggere delle avventure di Ib, un adolescente, e Garry che per errore o un desiderio espresso e non mantenuto, entrano in un mondo artificiale fatto di pittura e tristezza, popolato da esseri che non dovrebbero esistere, ma che hanno trovato la vita grazie ad un eccellente pittore visionario, Weiss Guertena.
Immergetevi insieme ai protagonisti nell'arte!
Buon proseguimento ...
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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°In Trappola°

 

Atto.7

 “ Non è un posto fantastico? Perché non ti unisci a me qui?

Starai bene con tutta questa compagnia…

 

 

 

 

 
<< Gli sposi non mi sembravano molto contenti.>> commentò Garry mentre passavano oltre ed imboccavano il corridoio che divideva i consorti.<< A che cosa servono? >> chiese poi ragionando ad alta voce.
<< Non saprei, dovremmo proseguire per scoprirlo.>>
Ib sapeva che fino ad allora gli indizi per risolvere gli indovinelli erano sempre stati nascosti in una o due camere, non di più. Ciò nonostante fu la prima volta che passava da una stanza a un corridoio dalle molteplici diramazioni. Si stava abituando alla presenza del ragazzo, anche se ne scrutava ogni movimento per conoscerlo meglio. Siccome non si sentiva pronta a chiacchierare del più e del meno, nonostante lui avesse attratto la sua curiosità alla mostra.
<< Da che parte andiamo?>> chiese per rendere partecipe l’altro, intanto che fissava l’intonaco di una prima stanza.
<< Non possiamo sapere quali percorsi scartare a priori, dovremmo provarli tutte.>> dichiarò sconfortato Garry e Ib seguendo la sua logica ne fu d’accordo. << Ma cosa stiamo cercando esattamente? >> continuò a indagare lui per avere almeno l’idea su che oggetto focalizzare l’attenzione.
<< Dipende. A volte sono porte nascoste, altre sono passaggi dietro a dei quadri. All’inizio però erano per la maggior parte delle chiavi.>> scavò lei fra i ricordi.
Si era costantemente focalizzata sull’andare avanti, che aveva quasi dimenticato di tenere d’occhio il quadro d’insieme degli eventi.
<< Perciò hanno tutte come collegamento finale un passaggio o una porta? Va bene, teniamo gli occhi aperti per qualsiasi oggetto che possa averci a che fare.>> assentì speranzoso.
Così incominciarono la loro ricerca dall’accesso a portata di mano e Garry avanzò per primo assumendosi il compito di controllare, ma si bloccò quasi subito nel trovarsi un muro di fronte e un cartello dalle infantili lettere sbiascicate.
<< Che cosa succede?>> lo incalzò la ragazza sporgendosi oltre il suo fianco per sbirciarne il contenuto. Non le dispiaceva che il ragazzo fosse così premuroso nei suoi confronti, a volte però, venire a sapere le cose per ultima le creava non poco fastidio. Aveva sempre preso le decisioni per sé stessa e in quel momento invece doveva scendere a compromessi con un'altra persona.
<< Un altro labirinto…>> disse la ragazza in preda all’angoscia. Aveva ancora chiaro in mente l’ultimo in cui era stata e non le piaceva per nulla l’idea di un nuovo uomo nero con cui scontrarsi. Rabbrividì al pensiero.
<< Un altro?>> scappò detto a Garry. Si era trattenuto da commenti sulle avventure precedenti, ma questo non riuscì a trattenerlo.
Ib si irrigidì alla interrogativo, tuttavia, sentendosi in colpa per le molte cose taciute (ad esempio il registro), gli spiegò brevemente l’accaduto. Come le aveva detto suo nonno una volta, dato che l’essere umano è un individuo sociale, deve instaurare un rapporto con le persone e per fare ciò  bisognava raccontarsi a vicenda le proprie esperienze, altrimenti la nuova relazione appoggiava su basi sterili e insidiose come il deserto.
Fortunatamente Garry non espresse un parere, sebbene il suo sguardo tradisse una lieve preoccupazione che la ragazza non seppe se associare a una sincera apprensione nei suoi confronti o alla paura di incontrare l’uomo d’ombra. Così quando, attraversando un cunicolo, stava per interrogarlo, con un braccio fu trattenuta indietro dal giovane, aderendo alla parete.
<< Che fai?>> lo rimproverò più per la sorpresa che per il gesto in sé.
Un conto era abituarsi alla presenza, un altro che ci fosse qualcuno che, intervenendo prima di lei, si attribuiva il diritto di un contatto fisico. Per tutta risposta lui mise un dio sulle labbra, in un invito al silenzio, e le indicò oltre l’angolo. La ragazza gli scivolò davanti e guardò nella direzione mostrata. Nel piccolo atrio che si creava all’incrocio di più vie, c’era una delle statue di donna decapitata che avanzava a grandi falcate e imboccava un passaggio. Non appena l’orlo dell’abito non fu più visibile, Ib raggiunse l’atrio per decidere la prossima direzione.
<< Dove vai?!>> cercò di richiamarla Garry, ma alla fine fu costretto a inseguirla.
<< Dobbiamo muoverci. Potrebbe aggirarci e arrivare dall’altro lato, meglio andarle incontro che trovarcela alle spalle in uno dei corridoi, non credi?>>.
<< Hai ragione, ma avvisami la prossima volta o morirò d’infarto.>> sdrammatizzò il giovane, ottenendo una riluttante promessa da parte della compagna.
Proseguirono a tentoni per le viuzze seguendo l’ispirazione, ma non trovarono l’ombra di un possibile indizio, al contrario incontrarono almeno tre donne di pietra che fu un’impresa schivare per non essere accerchiati. Alla fine una traccia nella stessa identica scrittura che aveva seguito Ib per tutto il percorso, li indirizzò verso una porzione di muro che nascondeva un pannello. I due ragazzi si guardarono all’unisono incapaci di decidere se premere il pulsante di un rosso preoccupante o no. Alla fine lo fecero insieme, attirandosi addosso le tre figure umanoidi. Corsero a perdifiato, facendo a zig zag per passare da un tunnel all’altro e perdendo completamente l’orientamento.
<< Così non andiamo da nessuna parte! Ci serve un piano.>> disse Garry esasperato e a corto d’aria. 
<< Usiamo il trucco del labirinto. La conosci la teoria di tenere la mano destra sul muro?>>.
<< Sì. Sembra un pessimo piano, ma anche l’unico che abbiamo.>> acconsentì.
Ib prese due grossi respiri e riprese la corsa, stavolta con il palmo destra incollata alla parete. In questo modo rischiarono più volte di finire tra le grinfie delle donne, ciò nonostante riuscirono a riguadagnare il punto di partenza e chiudere l’uscio.
<< Erano così le prove precedenti?>> le chiese preoccupato il ragazzo, ricevendo una poderosa scrollata di capo come negazione insieme ad un affannosa e stringata spiegazione.
Dopo aver recuperato il fiato, ripresero il cammino con gli spiriti non troppo allegri, o per lo meno da parte di Garry. Sembrava più pensieroso e cupo di prima, soprattutto dopo la misteriosa apparizione di una porta parallela a quella da cui erano usciti. Con questa ebbero maggior fortuna, anche se il contenuto li lasciò visibilmente spaesati e senza nuovi indizi, se non quattro sculture apparentemente inutili.
Il silenzio aleggiava da un po’ tra loro, così Ib arrischiò una domanda.<< Garry, tutto bene?>>
<< Certo… non ti preoccupare.>> disse troncando ogni possibilità di continuare e Ib non insistette oltre. Quando il ragazzo se la fosse sentita di parlarle, lei avrebbe ascoltato comprensiva. D'altronde lei poteva comprendere perfettamente le sue motivazioni, forse più simili alle sue di quanto credesse. Nella sala successiva spostarono sgabelli e sedie, evitando di guardare i dipinti terrificanti davanti ai quali erano posti, per poter raggiungere un tavolino centrale che portava un flacone di gocce mediche. Solo dopo scoprirono che si trattava di collirio per un occhio congestionato in un corridoio pieno zeppo di bulbi oculari. Grazie alla riconoscenza del nuovo amico, recuperarono una biglia rossa da un pertugio nel muro che apparteneva a un quadro di serpente che risvegliatosi aveva tentato di mordere Garry. Il ragazzo era andato a sbattere contro il quadro a fianco per evitarlo, scaraventandolo a terra in un gran fracasso.
<< Stai bene?>> chiese Ib avvicinandovisi. 
<< Sì, sì, tutto ok.>> rispose lui impacciato e ancora sconvolto, mentre osservava in cagnesco il dipinto che era tornato nella sua cornice per fissarli con la rubina iride ritrovata. Per il tempo in cui i due si fissavano malamente, la ragazza raccolse il quadretto da terra per riappenderlo, quando vi vide un messaggio inciso sul legno: “ Dietro il grande albero” recitò ad alta voce.
<< Tutto questo per farci vedere quella?! Non potevi dirlo prima?>> questionò la serpe che tentò nuovamente di attaccarlo al volto.
Tornarono nuovamente alla sala delle sculture dove l’ultima era effettivamente ciò che era stato indicato nella frase. Lo ispezionarono meglio stavolta, trovandovi incastrato tra i rami un cerchietto d’argento che Ib poteva usare come bracciale e al cui interno erano incisi dei numeri in successione. Rimuginando a fondo sulla sua applicazione, alla fine lo associarono alle mani installate all’ingresso della sezione. Posizionandolo poi come fede sull’anulare sinistro della sposa, la ragazzina ottenne il bouquet di fiori dalla sposa nel dipinto. Il profumo floreale impregnò l’aria andando contro le convenzioni della ragione.
<< A quanto pare adesso sono felici.>> osservò il ragazzo analizzando i sorrisi radiosi dei due neo-coniugi che tuttavia stonavano con l’opprimente sensazione che avvolgeva i due ragazzi e il mondo in cui si trovavano. << Ora?>>
<< Non sap...>> ma le parole di Ib vennero troncate da un ghigno inquietante che risuonò per i corridoi.
| I fiori, sono belli. Dammi i fioriiiiiiiiiiii… dammeliiiii e potrai passare. Questo è l’accordo.| Ripeté la voce a ciclo continuo con una nota sempre più bassa e cupa.
I ragazzi seguirono con circospezione il verso finendo per trovarsi difronte a un quadro di circa due metri. Si distinguevano a malapena i tratti di un volto distorto e colante dalla cui bocca spalancata era riversato un liquido nerastro che raggrumava sul pavimento.
| Quelli… sì! Quelli. Dammeli!! Teneri fiorellini da divorare… tutti. Divorare. Sminuzzare. Tranciare…| cantilenava in trance sgranando gli occhi dalle bianche orbite sciolte.
<< Che schifo. Ib per favore … stai attenta.>> commentò Garry a bassa voce, cercando di non fissare troppo a lungo quello scempio.
La ragazza però reduce da un’esperienza simile, ma con una mela, si avvicinò di un passo, facendo tendere il compagno per la paura di un attacco. Spinse i fiori verso le labbra maciullate dell’essere, non senza un pizzico di terrore quando il quadro si flesse, sporgendosi e tendendo la tela in un’ellissi tanto curva da poter spezzare i sostegni. La bocca poi squarciò la tela mentre rideva di gusto e strattonava con i denti il fascio d’erbe. Ib, che teneva con troppa foga i gambi, rischiò di finire inghiottita insieme alle corolle e sminuzzata dai denti aguzzi, se Garry non l’avesse affretta in tempo. Lui la tirò indietro tenendola un po’ troppo stretta nel suo abbraccio per tutto il tempo in cui osservavano il mostro divorare e schiumare bava nera.
Quando ebbe terminato, si rivolse nuovamente a loro estremamente soddisfatto dal pasto.
| Ora come promesso … potete passare | articolò impastando tra di loro le parole. Poi dove prima c’era un volto deformato, vi fu solo un enorme buco tenebroso.
<< Grazie, ma …dovremmo andare. Non sappiamo per quanto tempo resterà così.>> dichiarò Ib sciogliendosi con imbarazzo dalle braccia del ragazzo.
<< Sei davvero sicura che possiamo passare? Ok, non dirmelo non abbiamo scelta.>> si rispose da solo e insieme scavalcarono la cornice evitando comunque di calpestare la pozza nera sul pavimento.
Quello che trovarono oltre fu altrettanto, se non più, preoccupante. Dopo una piccola anticamera, sbucarono in un corridoio con due file di teste mozzate poste alla base di questo, mentre tre grandi dipinti raffiguranti lo stesso capo, occupavano tutta la lunghezza del passaggio.
<< O signore!>> esclamarono in coro. La vista era orribile ed il senso di nervosismo e disgusto venne incentivato dalle chiazze scure, più o meno vistose, che univano il taglio circolare del collo al linoleum. Di certo non migliorava la vista il colore esangue di quella che doveva essere la pelle degli sconosciuti, e le loro labbra violacee che in alcuni erano dischiuse al punto da far intravedere i denti appuntiti.
<< È sangue quello?>> chiese Ib, presa dal panico suscitato anche dalle palpebre schiuse degli abitanti del luogo che con i loro sguardi persi le fecero rizzare i cappelli sulla nuca.
<< N-non credo, le teste sono tutte uguali. Non è possibile…sarà vernice e quelle statue.>> la rassicurò il ragazzo. Eppure il tono di voce gli tremava, lasciando intendere che nemmeno lui si fidasse ciecamente di quelle deduzioni. Quasi certamente aveva capito che da un posto simile non ci si poteva attenere alle normali leggi fisiche e razionali, inoltre aveva avuto più di una conferma a questo proposito.
<< Possiamo solo proseguire.>> mormorò la giovane  ad un tratto visibilmente angosciata, aggrappandosi alla manica del ragazzo per richiamarlo. Istintivamente si era girata verso l’anticamera sperando di rifugiarvisi e come, sempre era accaduto, l’uscio era scomparso. Chi sa perché sperava sempre che le costanti cambiassero miracolosamente di tanto in tanto.
<< Cosa?!>> Garry, si voltò a sua volta seguendo lo sguardo della compagna e venne colpito come uno schiaffo in pieno volto dalla verità. << Dannazione! È a senso unico questo posto.>> inveì ispezionando la parete per trovare qualsiasi traccia della via dalla quale erano venuti, ma a parte una macchia d’umidità verdastra, non c’era segno né della cornice né di quello che vi era prima.
Un rintocco secco e assordante squarciò l’aria, facendo sobbalzare la coppia. Dopo un attimo di sorpresa, il ragazzo posando una mano sulla spalla di Ib per tenerla vicina come precauzione, nel caso in cui fosse spuntato qualcosa, la incitò a proseguire. Era scomodo camminare in quella posizione, ma per lo meno si sentiva più sicura ad avere il fianco di lui a coprirla. Probabilmente se non ci fosse stato, avrebbe corso in volata lo spazio o non avrebbe proseguito affatto, condannandosi per sempre. Scacciò tutti i possibili pensieri negativi come delle mosche fastidiose e per distrarsi prese a contare i passi. Avanzavano a passi svelti e tesi come cavi elettrici, messi in allerta dal nuovo e improvviso rintocco. Il ragazzo teneva lo sguardo puntato verso la fine del corridoio, lasciando che vagasse sul resto solo se uno degli oggetti gli sembrava fuori posto, mentre Ib non riusciva a non osservare le opere appese sui muri, abbandonando perciò il suo proposito di mantenere la mente occupata nel conteggio. Quando il secondo soggetto roteò gli occhi per seguirne i passi, la ragazza riuscì a stento a trattenere il terrore per non allarmare Garry, prima di aumentare l’andatura per accorciare i tempi. Giunsero così a una nuova sala, oppressi però dallo sconforto, alla vista delle numerose stanzette cubiche sparse per lo spazio. Tanto più si addentravano nel cuore dello strano mondo e più complicate diventavano le disposizioni delle sale. In aggiunta alle sensazioni spiacevoli, c’era qualcosa di strano in quello che vedevano. Per quanto cercassero di guardare in lontananza, le immagini sembravano sempre troppo ingrandite e sfalsate. La ragazza per chiarire i dubbi avanzò di qualche passo, finendo dritta contro una parete trasparente e fredda. Erano rinchiusi in una sorta di casa degli specchi, dove le pareti erano fatte di vetro che crudelmente lasciavano loro vedere cosa li aspettasse in ogni direzione senza però poterle raggiungere.
<< Non siamo soli.>> riportò tetro il ragazzo puntando lo sguardo verso la parete di fondo alla sua destra. Una fila di dame in posa nelle loro lucide cornici, aspettavano con le mani in grembo gli spettatori che avrebbero fatto loro compagnia. Entrambi identificarono le stesse figure capaci di fuoriuscire dalla tela per inseguire qualsiasi cosa passasse loro davanti. Ad aggravare ulteriormente la situazione Ib scorse dal lato opposto i manichini senza testa.
<< Meglio passare da un’altra parte.>> propose il ragazzo indicando esattamente le sculture che preoccupavano la ragazza.
<< Siamo circondati.>> sentenziò Ib avvilita. Le sue stesse parole le stringevano la gola facendole mancare l’aria.
<< Perché?>>
<< Perché anche le statue possono muoversi…>> gli ricordò con lo sguardo perso nel vuoto.
Mai come in quel momento si sentiva persa e senza speranze. Era arrivata la loro fine, lo sapeva, e non potevano scappare questa volta. La fortuna girava insieme alla sfortuna, e se prima erano miracolosamente usciti indenni, stavolta non c’erano speranze.
<< Ne sei sicura?>> insisté lui.
Ib non rispose. Non aveva nulla di rassicurante da dirgli, perciò gli rivolse uno sguardo disperato che parlò da solo.
<< Ce la faremo. Dobbiamo farcela. Coraggio Ib! Prima proviamo a raggiungere quella porta>> disse convinto e indicò l’unico passaggio che come un’isola spuntava nel mare di vetri.
La ragazza voleva credergli, davvero, ma l’esperienza invece le diceva che non avevano scampo. Tra l’altro quando finalmente aveva trovato compagnia e poteva sperare di salvarsi, il mondo le crollava addosso e non aveva le forze per scansarsi. Era proprio vero che non c’era fortuna che non si ripagasse con la stessa moneta, però in negativo. Tuttavia annuì, ingoiando le sue stesse paure per seguire l’alta sagoma del ragazzo. Doveva resistere e sperare che ne sarebbero usciti, esattamente come aveva fatto da principio, altrimenti era spacciata. Anzi erano spacciati. Perché dalle sue scelte dipendeva anche la sopravvivenza di Garry. Che persona ignobile sarebbe stata, nel lasciare morire una persona che stava facendo di tutto per tirarli fuori da quel guaio? In più l’aveva salvata dal manichino e dal quadro senza chiedere nulla in cambio se non la sua collaborazione.
Si fece forza. Non era cambiato nulla da quando si era svegliata e aveva trovato la rosa e per questo, a maggior ragione, doveva tenere gli occhi aperti; non c’erano scappatoie.
Un paio di volte andarono a sbattere con il naso in vicoli cechi, maledicendo la lucentezza del materiale, ma nessun suono o eco riusciva ad attirare l’attenzione delle creature assopite. Garry le rivolse allora un sorriso d’incoraggiamento. Arrivando a destinazione però, ebbero l’ennesima brutta sorpresa: l’uscio contrassegnato con un cinque grigio, era bloccato da una serratura di cui la chiave non era in vista. Il ragazzo non mollò, li costrinse a proseguire, usando il trucco della mano destra per districarsi dagli innumerevoli ostacoli come aveva visto fare alla compagna. Alla fine anche le altre tre aule, intraviste dall’ingresso, si rivelarono sbarrate: la numero due aveva un codice con cilindri scorrevoli da inserire, l’atra, la uno, esattamente adiacente, chiedeva il numero a due cifre dei quadri femminili presenti, mentre la quarta era chiusa dall’interno.
<< Niente da fare, dobbiamo per forza risolvere gli enigmi per poter entrare, altrimenti resteremo qui.>> sbuffò il ragazzo forzando l’ennesima maniglia.
<< A quanto pare dobbiamo aprirle in ordine >> rimarcò lei di rimando osservandosi nervosamente in giro.
<< Già, ma la terza dov’è? Dall’altro lato?>> chiese sporgendosi in direzione della parte inesplorata. Entrambi trattennero il fiato vedendo quanti quadri, suddivisi in due file li aspettassero con i sorrisi maliziosi e occhi scintillanti.
<< Niente panico, il rumore non le sveglia. Partiamo dal primo enigma e poi proseguiamo. Ce la possiamo fare.>> la rincuorò ancora vedendo il panico prosciugarle il colorito.
Ib contò le dame nella prima e seconda fila, mentre l’altro nella terza e quelle che si erano lasciati indietro, finché lei non lo chiamò notando una discordanza nella successione. Avvicinandosi insieme furono sopresi da un uomo appeso che li osservava con le orbite vuote dalla sua posizione innaturale.
<< È il dipinto che stavo guardando alla mostra!>> esordì Garry.
<< Come?!>>
<< Sì, ne sono sicuro è proprio lui. Lo stavo studiando prima che le luci si spegnessero. Ma … ha qualcosa di diverso, i numeri prima non c’erano.>>
<< Che siano i numeri della porta due?>> ipotizzò la ragazza.
<< Probabile. Teniamoli a mente.>>   
Tornarono sui loro passi e introdussero la soluzione del primo codice.
<< Ammetto che mi aspettavo di più.>> criticò il ragazzo girovagando per il piccolo spazio che a parte un vaso benedetto e poster di carta non aveva nulla di speciale. << “ Per favore non toccare le esposizioni. Se in qualche modo ne danneggiaste alcune, d….. te il r….. c m….”. Beh, meglio non farli arrabbiare. Non credo che il seguito non sia divertente, l’hanno anche cancellato.>> lesse ad alta voce per Ib. Tuttavia l’attenzione della ragazza era stata catturata a metà del discorso, da un foglietto svolazzante che le fluttuò davanti.
 

 “ La galleria è come un inquietante parco dei divertimenti pieno di cose strane! È così divertente giocare qui che la giornata passa prima che te ne accorga! Non è un posto fantastico? Perché non ti unisci a me qui? Starai bene con tutta questa compagnia…”

 
“ Di nuovo questa scrittura.” pensò Ib e sollevò il capo per vedere da dove fosse caduto. Nel soffitto effettivamente c’era un buco e poté giurare di vedervi una figura salutarla per poi scomparire nelle ombre. La ragazza rimase paralizzata, come se una forza oscura volesse risucchiarla in quel baratro, poi uno schianto la riportò al presente.
<< Cos’è stato?!>>  scattò Garry per spalancare la porta, lasciando entrare un ruggito irato, proveniente dal labirinto di vetri. << …Niente di buono. Presto, risolviamo in fretta gli enigmi. Non mi piace come si stanno mettendo le cose.>>
Lei, ancora scossa, si precipitò fuori dalla stanza e accartocciando il bigliettino, lo infilò malamente nella tasca, l’avrebbe mostrata in un secondo momento all’altro. Tuttavia non riusciva a togliersi dalla testa la subdola idea che il messaggio fosse rivolto soltanto a lei.
Subito Garry inserì due volte il codice ritrovato sul vestiario del condannato, prima che la porta si aprisse, mentre l’urlo gutturale si avvicinava sempre più. Temporaneamente al sicuro
questa volta la stanza gli chiese di sistemare un tavolino nella posizione giusta che diede come effetto un clack, di serratura aperta, e un nuovo fragore. Il ragazzo imprecò tra i denti, socchiudendo l’uscio nel trovare fondati i suoi sospetti, oltre ad un’indesiderata testa di manichino rivolta verso l’uscio e che prima era assolutamente sicuro non vi fosse.
<< Dobbiamo corre vero?>> disse Ib con il sudore freddo che le scendeva lungo la schiena.
<< Sì>> ribatté lui lapidario.
<< Sbrighiamoci. >> lo sollecitò, senza pensare effettivamente a quello che stava accadendo. Se si fosse soffermata ad analizzare la situazione avrebbe ceduto alla disperazione.
Dovevano arrivare alla terza porta, dall’altro capo della sala, ma il percorso era ostacolato da due donne quadro che irate, sfogavano la loro frustrazione sul pavimento. Al tre eruppero dallo sgabuzzino, chiedendo uno sforzo enorme alle loro gambe, schivando braccia avide e ghigni bramosi, e non si fermarono finché non impattarono contro il nuovo ingresso sbattendo l’assito negli stipiti dopo il loro passaggio. Era ancora presto per tirare un sospiro di sollievo; li aspettava una nuova prova che aveva come colonna sonora gli schianti di nuovi mostri che lasciavano le loro posizioni.
Rimasero alquanto sbalorditi nel vedere un enorme specchio solitario. Niente biglietti, manifesti o indizi, niente di niente.
<< Strano dovrà pur servire a qualcosa…>> disse la ragazza avvicinandosi alla superficie riflettente.
<< Ehi, non essere così avventata e se fosse un trabocchetto?! Non ti fidare ciecamente.>>
La giovane lo guardò di sbieco. Se lo specchio si trovava lì un motivo doveva esserci, perciò stava a loro trovare quale. Eppure la loro immagine si rifletteva placida e senza alterazioni.
<< Visto… nulla.>> lo punzecchiò lei, alludendo al fatto che non fosse comparso nulla. Tuttavia la frecciatina non venne indirizzata per cattiveria ma a causa dei nervi logori.
Si voltarono dubbiosi e pronti a lasciare la camera, invece trovarono il passo sbarrato da una delle teste di manichino che aveva segnato il corridoio in precedenza.
<<
Cosa diav… quando è entrato nella stanza?>>.
<< Forse se ci specchiamo di nuovo, scomparirà com’è apparsa.>> propose Ib, vedendo che la testa non si schiodava dall’arco d’apertura della porta.
Rifecero la stessa cosa, solo che questa volta il riflesso riportò uno sviluppo inquietante: la testa comparve esattamente alle spalle di Garry per guardarlo con uno sguardo glaciale come se fosse un intruso indesiderato.
<< Hm? Ma che cos’è quella…>> ma non ebbe nemmeno il tempo di dirlo che cacciò un urlo di terrore notando la testa che cercavano di scacciare. Garry cadde per terra, lasciando Ib attonita e raggelata.
<< T-tu! Maledetta!>> scattò il ragazzo pronto a calciarla lontana.
<< No! È un’esposizione, non farlo!>> lo fermò la compagna strattonandolo per il braccio, ricordando l’avviso dietro la porta numero uno.
Garry abbandonò la posizione e la guardò mesto. << Giusto Ib… è stato immaturo da parte mia. Scusa… Andiamo.>> si giustificò, prendendo la via della porta.
La ragazza non sapeva che fare, voleva confortarlo ma allo stesso tempo cosa poteva dire? Era solo una sconosciuta che non lo conosceva per nulla, che argomentazioni avrebbe potuto usare? Forse poteva raccontargli che una cosa simile era successa più volte anche a lei, e per questo non c’era nulla di cui vergognarsi. Eppure più cercava di trovare qualcosa di sensato da dire, meno le parole le venivano, aumentando il suo senso d’inutilità.
Contemporaneamente, nell’atrio si era scatenato il putiferio. Era un brulicare unico di mostri in cerca di persone su cui mettere le grinfie.
Tentarono di ripararsi nella sala, ma l’uscio venne nuovamente chiuso a chiave.
<< Andiamo!>> iniziò a prenderlo a spallate in ragazzo, senza successo.
<< Garry!>> urlò Ib spingendo il ragazzo lontano da un artiglio proteso nella sua direzione.
<< Stai bene?!>> la afferrò lui per le spalle ad esaminare lo squarcio che le si era aperto sul tessuto della manica.
<< Via! Via, via, via!!!>> lo incitò lei di rimando, sospingendolo lontano dalle nuove figure che li stavano per accerchiare. Intrapresero la fuga decisi a raggiungere la meta quattro, ma qualcosa trattenne Ib. L’aveva distratta un luccicare argentato a pochi metri da lei e dai suoi inseguitori. Essendo reduce delle esperienze precedenti e capendo perciò l’importanza dell’oggetto, balzò in quella direzione il più in fretta che poté per afferrare la chiave. Ma un secondo di troppo per rallegrarsi della conquista, le costò caro. Sollevando lo sguardo, incrociò gli occhi iniettati di sangue della donna in rosso. Il cuore perse un battito mentre l’essere digrignava i denti a chiostra nella sua direzione, poi qualcosa la afferrò sotto l’ascella e la ritrasse indietro nell’esatto istante in cui la mascella schioccava nel chiudersi.
Il ragazzo la stabilizzo, rimettendola in piedi e, con la mano chiusa come una manetta attorno al suo polso, se la trascinò dietro. Garry usò l’aria per respirare e concentrarsi sullo sforzo, mentre saettava e schivava gli oppositori, anche se dentro di se voleva rinfacciare la promessa alla ragazza e sfogarsi per il terrore che l’aveva assalito. Se fosse arrivato anche un solo istante più tardi, Ib non ci sarebbe più stata. Pestò i piedi più forte che poté per imprimere maggior velocità allo scatto, finché i polmoni non iniziarono a bruciargli per lo sforzo. Finalmente in prossimità della menta spinse la ragazza in contro alla porta intimandole di fare in fretta. Lei incespicò con la serratura, ma alla fine la aprì.
Erano salvi per miracolo.
<< Non farlo mai più!>> le urlò contro mentre dava una doppia mandata alla porta.
<< Garry…>> sussurrò lei di schiena.
 
<< Per poco non ti facevi ammazzare … me l’avevi promesso!>> continuò imperterrito lui, quando un primo colpò si abbatté sulle assi. << Dannazione! Siamo anche in trappola.>> inveì squadrando i cardini per vedere se avrebbero retto.

   
 
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