°In
Trappola°
Atto.7
“
Non
è un posto fantastico? Perché non ti unisci a me
qui?
Starai
bene con tutta questa compagnia…”
<< Non saprei, dovremmo proseguire per
scoprirlo.>>
Ib sapeva che fino ad allora gli indizi per risolvere gli indovinelli
erano sempre stati nascosti in una o due camere, non di più.
Ciò nonostante fu la
prima volta che passava da una stanza a un corridoio dalle molteplici
diramazioni.
Si stava abituando alla presenza del ragazzo, anche se ne scrutava ogni
movimento per conoscerlo meglio. Siccome non si sentiva pronta a
chiacchierare
del più e del meno, nonostante lui avesse attratto la sua
curiosità alla
mostra.
<< Da che parte andiamo?>> chiese per
rendere partecipe l’altro,
intanto che fissava l’intonaco di una prima stanza.
<< Non possiamo sapere quali percorsi scartare a priori,
dovremmo
provarli tutte.>> dichiarò sconfortato Garry e
Ib seguendo la sua logica
ne fu d’accordo. << Ma cosa stiamo cercando
esattamente? >> continuò
a indagare lui per avere almeno l’idea su che oggetto
focalizzare l’attenzione.
<< Dipende. A volte sono porte nascoste, altre sono
passaggi
dietro a dei quadri. All’inizio però erano per la
maggior parte delle chiavi.>>
scavò lei fra i ricordi.
Si era costantemente focalizzata sull’andare avanti, che
aveva quasi
dimenticato di tenere d’occhio il quadro d’insieme
degli eventi.
<< Perciò hanno tutte come collegamento finale
un passaggio o una
porta? Va bene, teniamo gli occhi aperti per qualsiasi oggetto che
possa averci
a che fare.>> assentì speranzoso.
Così incominciarono la loro ricerca dall’accesso a
portata di mano e
Garry avanzò per primo assumendosi il compito di
controllare, ma si bloccò
quasi subito nel trovarsi un muro di fronte e un cartello dalle
infantili
lettere sbiascicate.
<< Che cosa succede?>> lo
incalzò la ragazza sporgendosi oltre
il suo fianco per sbirciarne il contenuto. Non le dispiaceva che il
ragazzo
fosse così premuroso nei suoi confronti, a volte
però, venire a sapere le cose
per ultima le creava non poco fastidio. Aveva sempre preso le decisioni
per sé
stessa e in quel momento invece doveva scendere a compromessi con
un'altra persona.
<< Un altro labirinto…>> disse
la ragazza in preda all’angoscia.
Aveva ancora chiaro in mente l’ultimo in cui era stata e non
le piaceva per
nulla l’idea di un nuovo uomo nero con cui scontrarsi.
Rabbrividì al pensiero.
<< Un altro?>> scappò detto a
Garry. Si era trattenuto da
commenti sulle avventure precedenti, ma questo non riuscì a
trattenerlo.
Ib si irrigidì alla interrogativo, tuttavia, sentendosi in
colpa per le
molte cose taciute (ad esempio il registro), gli spiegò
brevemente l’accaduto.
Come le aveva detto suo nonno una volta, dato che l’essere
umano è un individuo
sociale, deve instaurare un rapporto con le persone e per fare
ciò bisognava
raccontarsi a vicenda le proprie
esperienze, altrimenti la nuova relazione appoggiava su basi sterili e
insidiose come il deserto.
Fortunatamente Garry non espresse un parere, sebbene il suo sguardo
tradisse una lieve preoccupazione che la ragazza non seppe se associare
a una
sincera apprensione nei suoi confronti o alla paura di incontrare
l’uomo
d’ombra. Così quando, attraversando un cunicolo,
stava per interrogarlo, con un
braccio fu trattenuta indietro dal giovane, aderendo alla parete.
<< Che fai?>> lo rimproverò
più per la sorpresa che per il
gesto in sé.
Un conto era abituarsi alla presenza, un altro che ci fosse qualcuno
che,
intervenendo prima di lei, si attribuiva il diritto di un contatto
fisico. Per
tutta risposta lui mise un dio sulle labbra, in un invito al silenzio,
e le
indicò oltre l’angolo. La ragazza gli
scivolò davanti e guardò nella direzione
mostrata. Nel piccolo atrio che si creava all’incrocio di
più vie, c’era una
delle statue di donna decapitata che avanzava a grandi falcate e
imboccava un
passaggio. Non appena l’orlo dell’abito non fu
più visibile, Ib raggiunse
l’atrio per decidere la prossima direzione.
<< Dove vai?!>> cercò di
richiamarla Garry, ma alla fine fu
costretto a inseguirla.
<< Dobbiamo muoverci. Potrebbe aggirarci e arrivare
dall’altro
lato, meglio andarle incontro che trovarcela alle spalle in uno dei
corridoi,
non credi?>>.
<< Hai ragione, ma avvisami la prossima volta o
morirò d’infarto.>>
sdrammatizzò il giovane, ottenendo una riluttante promessa
da parte della
compagna.
Proseguirono a tentoni per le viuzze seguendo l’ispirazione,
ma non trovarono
l’ombra di un possibile indizio, al contrario incontrarono
almeno tre donne di
pietra che fu un’impresa schivare per non essere accerchiati.
Alla fine una
traccia nella stessa identica scrittura che aveva seguito Ib per tutto
il
percorso, li indirizzò verso una porzione di muro che
nascondeva un pannello. I
due ragazzi si guardarono all’unisono incapaci di decidere se
premere il
pulsante di un rosso preoccupante o no. Alla fine lo fecero insieme,
attirandosi addosso le tre figure umanoidi. Corsero a perdifiato,
facendo a zig
zag per passare da un tunnel all’altro e perdendo
completamente l’orientamento.
<< Così non andiamo da nessuna parte! Ci serve
un piano.>>
disse Garry esasperato e a corto d’aria.
<< Usiamo il trucco del labirinto. La conosci la teoria
di tenere
la mano destra sul muro?>>.
<< Sì. Sembra un pessimo piano, ma anche
l’unico che abbiamo.>>
acconsentì.
Ib prese due grossi respiri e riprese la corsa, stavolta con il palmo
destra incollata alla parete. In questo modo rischiarono più
volte di finire
tra le grinfie delle donne, ciò nonostante riuscirono a
riguadagnare il punto di
partenza e chiudere l’uscio.
<< Erano così le prove
precedenti?>> le chiese preoccupato
il ragazzo, ricevendo una poderosa scrollata di capo come negazione
insieme ad
un affannosa e stringata spiegazione.
Dopo aver recuperato il fiato, ripresero il cammino con gli spiriti non
troppo allegri, o per lo meno da parte di Garry. Sembrava
più pensieroso e cupo
di prima, soprattutto dopo la misteriosa apparizione di una porta
parallela a
quella da cui erano usciti. Con questa ebbero maggior fortuna, anche se
il
contenuto li lasciò visibilmente spaesati e senza nuovi
indizi, se non quattro sculture
apparentemente inutili.
Il silenzio aleggiava da un po’ tra loro, così Ib
arrischiò una
domanda.<< Garry, tutto bene?>>
<< Certo… non ti preoccupare.>>
disse troncando ogni
possibilità di continuare e Ib non insistette oltre. Quando
il ragazzo se la
fosse sentita di parlarle, lei avrebbe ascoltato comprensiva.
D'altronde lei poteva
comprendere perfettamente le sue motivazioni, forse più
simili alle sue di
quanto credesse. Nella sala successiva spostarono sgabelli e sedie,
evitando di
guardare i dipinti terrificanti davanti ai quali erano posti, per poter
raggiungere un tavolino centrale che portava un flacone di gocce
mediche. Solo
dopo scoprirono che si trattava di collirio per un occhio congestionato
in un
corridoio pieno zeppo di bulbi oculari. Grazie alla riconoscenza del
nuovo
amico, recuperarono una biglia rossa da un pertugio nel muro che
apparteneva a
un quadro di serpente che risvegliatosi aveva tentato di mordere Garry.
Il
ragazzo era andato a sbattere contro il quadro a fianco per evitarlo,
scaraventandolo a terra in un gran fracasso.
<< Stai bene?>> chiese Ib avvicinandovisi.
<< Sì, sì, tutto
ok.>> rispose lui impacciato e ancora sconvolto,
mentre osservava in cagnesco il dipinto che era tornato nella sua
cornice per
fissarli con la rubina iride ritrovata. Per il tempo in cui i due si
fissavano
malamente, la ragazza raccolse il quadretto da terra per riappenderlo,
quando
vi vide un messaggio inciso sul legno: “ Dietro il grande
albero” recitò ad
alta voce.
<< Tutto questo per farci vedere quella?! Non potevi
dirlo
prima?>> questionò la serpe che
tentò nuovamente di attaccarlo al volto.
Tornarono nuovamente alla sala delle sculture dove l’ultima
era
effettivamente ciò che era stato indicato nella frase. Lo
ispezionarono meglio
stavolta, trovandovi incastrato tra i rami un cerchietto
d’argento che Ib
poteva usare come bracciale e al cui interno erano incisi dei numeri in
successione.
Rimuginando a fondo sulla sua applicazione, alla fine lo associarono
alle mani installate
all’ingresso della sezione. Posizionandolo poi come fede
sull’anulare sinistro
della sposa, la ragazzina ottenne il bouquet di fiori dalla sposa nel
dipinto. Il
profumo floreale impregnò l’aria andando contro le
convenzioni della ragione.
<< A quanto pare adesso sono felici.>>
osservò il ragazzo
analizzando i sorrisi radiosi dei due neo-coniugi che tuttavia
stonavano con
l’opprimente sensazione che avvolgeva i due ragazzi e il
mondo in cui si
trovavano. << Ora?>>
<< Non sap...>> ma le parole di Ib vennero
troncate da un
ghigno inquietante che risuonò per i corridoi.
| I fiori, sono belli. Dammi i fioriiiiiiiiiiii…
dammeliiiii e
potrai passare. Questo è l’accordo.|
Ripeté la voce a ciclo continuo con una
nota sempre più bassa e cupa.
I ragazzi seguirono con circospezione il verso finendo per trovarsi
difronte a un quadro di circa due metri. Si distinguevano a malapena i
tratti
di un volto distorto e colante dalla cui bocca spalancata era riversato
un
liquido nerastro che raggrumava sul pavimento.
| Quelli… sì! Quelli. Dammeli!! Teneri
fiorellini da divorare…
tutti. Divorare. Sminuzzare. Tranciare…|
cantilenava in trance sgranando
gli occhi dalle bianche orbite sciolte.
<< Che schifo. Ib per favore … stai
attenta.>> commentò
Garry a bassa voce, cercando di non fissare troppo a lungo quello
scempio.
La ragazza però reduce da un’esperienza simile, ma
con una mela, si
avvicinò di un passo, facendo tendere il compagno per la
paura di un attacco. Spinse
i fiori verso le labbra maciullate dell’essere, non senza un
pizzico di terrore
quando il quadro si flesse, sporgendosi e tendendo la tela in
un’ellissi tanto
curva da poter spezzare i sostegni. La bocca poi squarciò la
tela mentre rideva
di gusto e strattonava con i denti il fascio d’erbe. Ib, che
teneva con troppa
foga i gambi, rischiò di finire inghiottita insieme alle
corolle e sminuzzata
dai denti aguzzi, se Garry non l’avesse affretta in tempo.
Lui la tirò indietro
tenendola un po’ troppo stretta nel suo abbraccio per tutto
il tempo in cui
osservavano il mostro divorare e schiumare bava nera.
Quando ebbe terminato, si rivolse nuovamente a loro estremamente
soddisfatto dal pasto.
| Ora come promesso … potete passare |
articolò impastando tra
di loro le parole. Poi dove prima c’era un volto deformato,
vi fu solo un
enorme buco tenebroso.
<< Grazie, ma …dovremmo andare. Non sappiamo
per quanto tempo
resterà così.>> dichiarò
Ib sciogliendosi con imbarazzo dalle braccia del
ragazzo.
<< Sei davvero sicura che possiamo passare? Ok, non
dirmelo non
abbiamo scelta.>> si rispose da solo e insieme
scavalcarono la cornice
evitando comunque di calpestare la pozza nera sul pavimento.
Quello che trovarono oltre fu altrettanto, se non più,
preoccupante.
Dopo una piccola anticamera, sbucarono in un corridoio con due file di
teste mozzate
poste alla base di questo, mentre tre grandi dipinti raffiguranti lo
stesso
capo, occupavano tutta la lunghezza del passaggio.
<< O signore!>> esclamarono in coro. La
vista era orribile
ed il senso di nervosismo e disgusto venne incentivato dalle chiazze
scure, più
o meno vistose, che univano il taglio circolare del collo al linoleum.
Di certo
non migliorava la vista il colore esangue di quella che doveva essere
la pelle
degli sconosciuti, e le loro labbra violacee che in alcuni erano
dischiuse al
punto da far intravedere i denti appuntiti.
<< È sangue quello?>> chiese Ib,
presa dal panico suscitato
anche dalle palpebre schiuse degli abitanti del luogo che con i loro
sguardi
persi le fecero rizzare i cappelli sulla nuca.
<< N-non credo, le teste sono tutte uguali. Non
è possibile…sarà
vernice e quelle statue.>> la rassicurò il
ragazzo. Eppure il tono di
voce gli tremava, lasciando intendere che nemmeno lui si fidasse
ciecamente di
quelle deduzioni. Quasi certamente aveva capito che da un posto simile
non ci
si poteva attenere alle normali leggi fisiche e razionali, inoltre
aveva avuto
più di una conferma a questo proposito.
<< Possiamo solo proseguire.>>
mormorò la giovane ad
un tratto visibilmente angosciata,
aggrappandosi alla manica del ragazzo per richiamarlo. Istintivamente
si era
girata verso l’anticamera sperando di rifugiarvisi e come,
sempre era accaduto,
l’uscio era scomparso. Chi sa perché sperava
sempre che le costanti cambiassero
miracolosamente di tanto in tanto.
<< Cosa?!>> Garry, si voltò a
sua volta seguendo lo sguardo
della compagna e venne colpito come uno schiaffo in pieno volto dalla
verità.
<< Dannazione! È a senso unico questo
posto.>> inveì ispezionando
la parete per trovare qualsiasi traccia della via dalla quale erano
venuti, ma
a parte una macchia d’umidità verdastra, non
c’era segno né della cornice né di
quello che vi era prima.
Un rintocco secco e assordante squarciò l’aria,
facendo sobbalzare la
coppia. Dopo un attimo di sorpresa, il ragazzo posando una mano sulla
spalla di
Ib per tenerla vicina come precauzione, nel caso in cui fosse spuntato
qualcosa, la incitò a proseguire. Era scomodo camminare in
quella posizione, ma
per lo meno si sentiva più sicura ad avere il fianco di lui
a coprirla.
Probabilmente se non ci fosse stato, avrebbe corso in volata lo spazio
o non
avrebbe proseguito affatto, condannandosi per sempre.
Scacciò tutti i possibili
pensieri negativi come delle mosche fastidiose e per distrarsi prese a
contare
i passi. Avanzavano a passi svelti e tesi come cavi elettrici, messi in
allerta
dal nuovo e improvviso rintocco. Il ragazzo teneva lo sguardo puntato
verso la
fine del corridoio, lasciando che vagasse sul resto solo se uno degli
oggetti gli
sembrava fuori posto, mentre Ib non riusciva a non osservare le opere
appese
sui muri, abbandonando perciò il suo proposito di mantenere
la mente occupata
nel conteggio. Quando il secondo soggetto roteò gli occhi
per seguirne i passi,
la ragazza riuscì a stento a trattenere il terrore per non
allarmare Garry, prima
di aumentare l’andatura per accorciare i tempi. Giunsero
così a una nuova sala,
oppressi però dallo sconforto, alla vista delle numerose
stanzette cubiche
sparse per lo spazio. Tanto più si addentravano nel cuore
dello strano mondo e
più complicate diventavano le disposizioni delle sale. In
aggiunta alle sensazioni
spiacevoli, c’era qualcosa di strano in quello che vedevano.
Per quanto cercassero
di guardare in lontananza, le immagini sembravano sempre troppo
ingrandite e sfalsate.
La ragazza per chiarire i dubbi avanzò di qualche passo,
finendo dritta contro
una parete trasparente e fredda. Erano rinchiusi in una sorta di casa
degli
specchi, dove le pareti erano fatte di vetro che crudelmente lasciavano
loro
vedere cosa li aspettasse in ogni direzione senza però
poterle raggiungere.
<< Non siamo soli.>> riportò
tetro il ragazzo puntando lo
sguardo verso la parete di fondo alla sua destra. Una fila di dame in
posa
nelle loro lucide cornici, aspettavano con le mani in grembo gli
spettatori che
avrebbero fatto loro compagnia. Entrambi identificarono le stesse
figure capaci
di fuoriuscire dalla tela per inseguire qualsiasi cosa passasse loro
davanti. Ad
aggravare ulteriormente la situazione Ib scorse dal lato opposto i
manichini
senza testa.
<< Meglio passare da un’altra
parte.>> propose il ragazzo
indicando esattamente le sculture che preoccupavano la ragazza.
<< Siamo circondati.>> sentenziò
Ib avvilita. Le sue stesse
parole le stringevano la gola facendole mancare l’aria.
<< Perché?>>
<< Perché anche le statue possono
muoversi…>> gli ricordò
con lo sguardo perso nel vuoto.
Mai come in quel momento si sentiva persa e senza speranze. Era
arrivata la loro fine, lo sapeva, e non potevano scappare questa volta.
La
fortuna girava insieme alla sfortuna, e se prima erano miracolosamente
usciti
indenni, stavolta non c’erano speranze.
<< Ne sei sicura?>> insisté lui.
Ib non rispose. Non aveva nulla di rassicurante da dirgli,
perciò gli
rivolse uno sguardo disperato che parlò da solo.
<< Ce la faremo. Dobbiamo farcela. Coraggio Ib! Prima
proviamo a
raggiungere quella porta>> disse convinto e
indicò l’unico passaggio che
come un’isola spuntava nel mare di vetri.
La ragazza voleva credergli, davvero, ma l’esperienza invece
le diceva
che non avevano scampo. Tra l’altro quando finalmente aveva
trovato compagnia e
poteva sperare di salvarsi, il mondo le crollava addosso e non aveva le
forze
per scansarsi. Era proprio vero che non c’era fortuna che non
si ripagasse con
la stessa moneta, però in negativo. Tuttavia
annuì, ingoiando le sue stesse
paure per seguire l’alta sagoma del ragazzo. Doveva resistere
e sperare che ne
sarebbero usciti, esattamente come aveva fatto da principio, altrimenti
era
spacciata. Anzi erano spacciati. Perché dalle sue scelte
dipendeva anche la
sopravvivenza di Garry. Che persona ignobile sarebbe stata, nel
lasciare morire
una persona che stava facendo di tutto per tirarli fuori da quel guaio?
In più
l’aveva salvata dal manichino e dal quadro senza chiedere
nulla in cambio se
non la sua collaborazione.
Si fece forza. Non era cambiato nulla da quando si era svegliata e
aveva
trovato la rosa e per questo, a maggior ragione, doveva tenere gli
occhi
aperti; non c’erano scappatoie.
Un paio di volte andarono a sbattere con il naso in vicoli cechi,
maledicendo la lucentezza del materiale, ma nessun suono o eco riusciva
ad
attirare l’attenzione delle creature assopite. Garry le
rivolse allora un
sorriso d’incoraggiamento. Arrivando a destinazione
però, ebbero l’ennesima
brutta sorpresa: l’uscio contrassegnato con un cinque grigio,
era bloccato da
una serratura di cui la chiave non era in vista. Il ragazzo non
mollò, li
costrinse a proseguire, usando il trucco della mano destra per
districarsi
dagli innumerevoli ostacoli come aveva visto fare alla compagna. Alla
fine
anche le altre tre aule, intraviste dall’ingresso, si
rivelarono sbarrate: la
numero due aveva un codice con cilindri scorrevoli da inserire,
l’atra, la uno,
esattamente adiacente, chiedeva il numero a due cifre dei quadri
femminili
presenti, mentre la quarta era chiusa dall’interno.
<< Niente da fare, dobbiamo per forza risolvere gli
enigmi per
poter entrare, altrimenti resteremo qui.>>
sbuffò il ragazzo forzando
l’ennesima maniglia.
<< A quanto pare dobbiamo aprirle in ordine
>> rimarcò lei
di rimando osservandosi nervosamente in giro.
<< Già, ma la terza
dov’è? Dall’altro lato?>>
chiese
sporgendosi in direzione della parte inesplorata. Entrambi trattennero
il fiato
vedendo quanti quadri, suddivisi in due file li aspettassero con i
sorrisi
maliziosi e occhi scintillanti.
<< Niente panico, il rumore non le sveglia. Partiamo dal
primo
enigma e poi proseguiamo. Ce la possiamo fare.>> la
rincuorò ancora
vedendo il panico prosciugarle il colorito.
Ib contò le dame nella prima e seconda fila, mentre
l’altro nella terza
e quelle che si erano lasciati indietro, finché lei non lo
chiamò notando una
discordanza nella successione. Avvicinandosi insieme furono sopresi da
un uomo
appeso che li osservava con le orbite vuote dalla sua posizione
innaturale.
<< È il dipinto che stavo guardando alla
mostra!>> esordì
Garry.
<< Come?!>>
<< Sì, ne sono sicuro è proprio
lui. Lo stavo studiando prima che
le luci si spegnessero. Ma … ha qualcosa di diverso, i
numeri prima non
c’erano.>>
<< Che siano i numeri della porta due?>>
ipotizzò la
ragazza.
<< Probabile. Teniamoli a mente.>>
Tornarono sui loro passi e introdussero la soluzione del primo codice.
<< Ammetto che mi aspettavo di
più.>> criticò il ragazzo
girovagando per il piccolo spazio che a parte un vaso benedetto e
poster di
carta non aveva nulla di speciale. << “ Per
favore non toccare le
esposizioni. Se in qualche modo ne danneggiaste alcune, d…..
te il r….. c m….”. Beh, meglio non
farli
arrabbiare. Non credo che il seguito non sia divertente,
l’hanno anche
cancellato.>> lesse ad alta voce per Ib. Tuttavia
l’attenzione della
ragazza era stata catturata a metà del discorso, da un
foglietto svolazzante
che le fluttuò davanti.
“ La galleria
è come un inquietante parco
dei divertimenti pieno di cose strane! È così
divertente giocare qui che la
giornata passa prima che te ne accorga! Non è un posto
fantastico? Perché non ti
unisci a me qui? Starai bene con tutta questa
compagnia…”
“
Di nuovo questa scrittura.” pensò Ib e
sollevò il capo per vedere da
dove fosse caduto. Nel soffitto effettivamente c’era un buco
e poté giurare di
vedervi una figura salutarla per poi scomparire nelle ombre. La ragazza
rimase
paralizzata, come se una forza oscura volesse risucchiarla in quel
baratro, poi
uno schianto la riportò al presente.
<<
Cos’è stato?!>>
scattò Garry per spalancare la porta, lasciando entrare un
ruggito
irato, proveniente dal labirinto di vetri. <<
…Niente di buono. Presto,
risolviamo in fretta gli enigmi. Non mi piace come si stanno mettendo
le cose.>>
Lei, ancora
scossa, si precipitò fuori dalla stanza e accartocciando il
bigliettino, lo infilò malamente nella tasca,
l’avrebbe mostrata in un secondo
momento all’altro. Tuttavia non riusciva a togliersi dalla
testa la subdola
idea che il messaggio fosse rivolto soltanto a lei.
Subito Garry
inserì due volte il codice ritrovato sul vestiario del
condannato, prima che la porta si aprisse, mentre l’urlo
gutturale si
avvicinava sempre più. Temporaneamente al sicuro
questa volta
la stanza gli chiese di sistemare un tavolino nella
posizione giusta che diede come effetto un clack, di serratura aperta,
e un
nuovo fragore. Il ragazzo imprecò tra i denti, socchiudendo
l’uscio nel trovare
fondati i suoi sospetti, oltre ad un’indesiderata testa di
manichino rivolta
verso l’uscio e che prima era assolutamente sicuro non vi
fosse.
<<
Dobbiamo corre vero?>> disse Ib con il sudore freddo che
le scendeva lungo la schiena.
<<
Sì>> ribatté lui lapidario.
<<
Sbrighiamoci. >> lo sollecitò, senza pensare
effettivamente a quello che stava accadendo. Se si fosse soffermata ad
analizzare la situazione avrebbe ceduto alla disperazione.
Dovevano
arrivare alla terza porta, dall’altro capo della sala, ma il
percorso era ostacolato da due donne quadro che irate, sfogavano la
loro
frustrazione sul pavimento. Al tre eruppero dallo sgabuzzino, chiedendo
uno
sforzo enorme alle loro gambe, schivando braccia avide e ghigni
bramosi, e non
si fermarono finché non impattarono contro il nuovo ingresso
sbattendo l’assito
negli stipiti dopo il loro passaggio. Era ancora presto per tirare un
sospiro
di sollievo; li aspettava una nuova prova che aveva come colonna sonora
gli
schianti di nuovi mostri che lasciavano le loro posizioni.
Rimasero
alquanto sbalorditi nel vedere un enorme specchio solitario.
Niente biglietti, manifesti o indizi, niente di niente.
<<
Strano dovrà pur servire a
qualcosa…>> disse la ragazza
avvicinandosi alla superficie riflettente.
<<
Ehi, non essere così avventata e se fosse un trabocchetto?!
Non ti fidare ciecamente.>>
La giovane lo
guardò di sbieco. Se lo specchio si trovava lì un
motivo
doveva esserci, perciò stava a loro trovare quale. Eppure la
loro immagine si
rifletteva placida e senza alterazioni.
<<
Visto… nulla.>> lo punzecchiò lei,
alludendo al fatto
che non fosse comparso nulla. Tuttavia la frecciatina non venne
indirizzata per
cattiveria ma a causa dei nervi logori.
Si voltarono
dubbiosi e pronti a lasciare la camera, invece trovarono
il passo sbarrato da una delle teste di manichino che aveva segnato il
corridoio in precedenza.
<<
Cosa
diav… quando è entrato nella
stanza?>>.
<< Forse se ci specchiamo di nuovo, scomparirà
com’è apparsa.>>
propose Ib, vedendo che la testa non si schiodava dall’arco
d’apertura della
porta.
Rifecero la stessa cosa, solo che questa volta il riflesso
riportò uno sviluppo
inquietante: la testa comparve esattamente alle spalle di Garry per
guardarlo con
uno sguardo glaciale come se fosse un intruso indesiderato.
<< Hm? Ma che cos’è
quella…>> ma non ebbe nemmeno il tempo
di dirlo che cacciò un urlo di terrore notando la testa che
cercavano di
scacciare. Garry cadde per terra, lasciando Ib attonita e raggelata.
<< T-tu! Maledetta!>> scattò il
ragazzo pronto a calciarla
lontana.
<< No! È un’esposizione, non
farlo!>> lo fermò la compagna
strattonandolo per il braccio, ricordando l’avviso dietro la
porta numero uno.
Garry abbandonò la posizione e la guardò mesto.
<< Giusto Ib… è stato immaturo da
parte mia. Scusa… Andiamo.>> si
giustificò, prendendo la via della porta.
La
ragazza non sapeva che fare, voleva confortarlo ma allo stesso tempo
cosa
poteva dire? Era solo una sconosciuta che non lo conosceva per nulla,
che
argomentazioni avrebbe potuto usare? Forse poteva raccontargli che una
cosa
simile era successa più volte anche a lei, e per questo non
c’era nulla di cui
vergognarsi. Eppure più cercava di trovare qualcosa di
sensato da dire, meno le
parole le venivano, aumentando il suo senso
d’inutilità.
Contemporaneamente,
nell’atrio si era scatenato il putiferio. Era un brulicare
unico di mostri in
cerca di persone su cui mettere le grinfie.
Tentarono
di ripararsi nella sala, ma l’uscio venne nuovamente chiuso a
chiave.
<<
Andiamo!>> iniziò a prenderlo a spallate in
ragazzo, senza successo.
<<
Garry!>> urlò Ib spingendo il ragazzo lontano
da un artiglio proteso
nella sua direzione.
<<
Stai bene?!>> la afferrò lui per le spalle ad
esaminare lo squarcio che
le si era aperto sul tessuto della manica.
<<
Via! Via, via, via!!!>> lo incitò lei di
rimando, sospingendolo lontano
dalle nuove figure che li stavano per accerchiare. Intrapresero la fuga
decisi
a raggiungere la meta quattro, ma qualcosa trattenne Ib.
L’aveva distratta un
luccicare argentato a pochi metri da lei e dai suoi inseguitori.
Essendo reduce
delle esperienze precedenti e capendo perciò
l’importanza dell’oggetto, balzò
in quella direzione il più in fretta che poté per
afferrare la chiave. Ma un
secondo di troppo per rallegrarsi della conquista, le costò
caro. Sollevando lo
sguardo, incrociò gli occhi iniettati di sangue della donna
in rosso. Il cuore
perse un battito mentre l’essere digrignava i denti a
chiostra nella sua
direzione, poi qualcosa la afferrò sotto l’ascella
e la ritrasse indietro nell’esatto
istante in cui la mascella schioccava nel chiudersi.
Il
ragazzo la stabilizzo, rimettendola in piedi e, con la mano chiusa come
una
manetta attorno al suo polso, se la trascinò dietro. Garry
usò l’aria per
respirare e concentrarsi sullo sforzo, mentre saettava e schivava gli
oppositori, anche se dentro di se voleva rinfacciare la promessa alla
ragazza e
sfogarsi per il terrore che l’aveva assalito. Se fosse
arrivato anche un solo
istante più tardi, Ib non ci sarebbe più stata.
Pestò i piedi più forte che
poté per imprimere maggior velocità allo scatto,
finché i polmoni non
iniziarono a bruciargli per lo sforzo. Finalmente in
prossimità della menta
spinse la ragazza in contro alla porta intimandole di fare in fretta.
Lei
incespicò con la serratura, ma alla fine la aprì.
Erano
salvi per miracolo.
<<
Non farlo mai più!>> le urlò contro
mentre dava una doppia mandata alla
porta.
<<
Garry…>> sussurrò lei di schiena.
<< Per
poco non ti facevi ammazzare … me
l’avevi promesso!>> continuò
imperterrito lui, quando un primo colpò si
abbatté sulle assi. << Dannazione! Siamo anche
in trappola.>> inveì
squadrando i cardini per vedere se avrebbero retto.