Ricordi sbiaditi
Ricordi sbiaditi. È questa l’unica cosa che mi rimane di te.
Cammino per strada e passo davanti a un muretto.
Ci rivedo seduti lì, circa due anni fa. Io a gambe incrociate, lo sguardo fisso su di te. Tu che ti sfoghi parlando lentamente, le spalle ricurve. Ma non ricordo cosa mi stessi confidando.
Ricordo quell’abbraccio stretto in stazione, ma non ne ricordo il motivo. Ne ricordo il calore, ma non se fosse autunno o primavera.
Ricordo le tue parole di conforto mentre piangevo, ma non le emozioni che suscitarono in me o la luce che avevi negli occhi.
Ricordo il tuo tono di scherno e la mia espressione di finta offesa. Ricordo le risate tra i banchi dell’università, tra una pagina e l’altra, ma non la battuta o lo scherzo che le suscitarono.
Ricordi sbiaditi è l’unica cosa che sei. Anzi, che siamo.
Ormai non siamo altro che un “ci vediamo” o “ci sentiamo” detto con poca convinzione dopo un incontro casuale, non cercato, non richiesto, non voluto.