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Autore: Ladyhawke83    25/10/2016    9 recensioni
Crown of the regrets
Sequel di "Apple of the regrets"
Avvertimento: Spoiler su possibile finale de "La promessa del mago"
What If?
Storia scritta su prompt "perdersi e ritrovarsi"
Su EFP fandoms...
One shot parole: 1441
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Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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Crown of the regrets
Sequel di "Apple of the regrets"

Avvertimento: Spoiler su possibile finale de "La promessa del mago"
What If?
Storia scritta su prompt "perdersi e ritrovarsi" sulla pagina EFP Fandoms.

One shot parole: 1471


"Padre? State ancora pensando a lei non è vero?" La voce di Airis giunse alle orecchie fini di Callisto come una dolce melodia, forse l'unica cura per quella dolorosa malinconia.
"Vi rintanate sempre qui quando i vostri pensieri cupi superano di gran lunga quelli belli". La fanciulla dai lunghi capelli bianco celesti, come quelli del padre, gli si avvicinò posando una mano delicata sulla spalla del genitore, costringendolo suo malgrado, a voltarsi verso la figlia appena ventenne.
"Non conosco altri luoghi oltre questo, che mi diano un qualche sollievo e lo sai..." Le rispose Callisto sorridendole, solo alla giovane figlia mezzelfa ormai erano destinati quei rari sorrisi, così come i pochi gesti d'affetto che si concedeva di mostrare.
"Certo che lo so, è da quando mi avete insegnato a stare sulle mie gambe che venite qui a isolarvi nella vostra sofferenza, ma non ce la faccio più a vedervi così, questo amore è malato e vi sta consumando, dovreste smettere!". Airis parlò al padre con la preoccupazione tipica dei giovani, unita però, ad una certa dose di spavalderia.
"Oh mio dolce fiore, sei giovane e non sai quanto in basso possa portare, e quanto male possa fare, un amore come quello che mi ha legato a tua madre. Non è una cosa che posso semplicemente smettere di provare" Callisto parlò stancamente, con il cuore ancora sanguinante, e la corona aurea sul suo capo quel giorno sembrava un ancor più pesante fardello.
"Ma voi siete il re, padre! Non potete semplicemente rintanarvi qui, fuggire dalla realtà, mentre là fuori la mia gente continua a morire, tanti innocenti muoiono per mano del -sospiro nero-!" Airis senza volerlo si era infervorata e le guance le si erano colorate di un lieve rossore, mentre sul viso faceva capolino la stessa espressione contrariata che Callisto aveva visto infinite volte sul volto della madre Isabeau.
"Lo so, lo so, ti prego lasciami ancora un istante. Sai saresti un'ottima regina se solo tu lo desiderassi" Lo stregone era sincero, in verità avrebbe dato qualsiasi cosa per poter rinunciare al proprio titolo, per abdicare in favore di quella figlia così forte, coraggiosa e giudiziosa. Ma Airis era ancora troppo giovane e vulnerabile e, in quanto druida per metà, esposta al pericolo del -sospiro nero-. Callisto non avrebbe mai rischiato di perdere la sua unica figlia solo per paura di prendere delle decisioni.
"Ma voi siete un ottimo re, padre, e io vi voglio bene, lo sapete questo? Vorrei solo vedervi stare meglio" Airis abbracciò lo stregone e lui ricambiò la stretta con un sospiro liberatorio. Sua figlia era l'unica a cui ancora concedeva di avvicinarsi tanto da toccarlo, ed era così dolce ed ingenua, da fargli quasi tenerezza. Se solo la dolce mezzelfa avesse saputo la verità non avrebbe mai spinto il padre a fronteggiare il -sospiro nero-, ma era giunto il momento. Callisto non poteva più tirarsi indietro, lo stregone sapeva che quella notte qualcosa sarebbe cambiato, forse per sempre.
"Anche io ti amo figlia mia, adesso vai, dì agli altri di tenersi pronti, potrebbero attaccarci da un momento all'altro... Ti raggiungerò più tardi".
Callisto si congedò da Airis accarezzandole quel suo splendido viso cesellato e fine, sorridendo un'ultima volta a quei suoi bellissimi occhi smeraldo così diversi dai suoi, bruni e baciati dal riflesso del fuoco; il re elfo era certo che quella notte si sarebbe compiuto il suo destino, aveva un appuntamento con il fato che era stato rimandato ormai da troppi anni.
Con un abile balzo dispiegò le possenti ali nere e si diresse in volo verso la foresta dov'è era certo avrebbe trovato quello che cercava, non era difficile seguirne le tracce, il "sospiro nero" lasciava una lunga scia di druidi morti al suo passaggio. Ogni qual volta Callisto incontrava una vittima di quell'insensato massacro, sul corpo esanime del defunto lasciava, come pegno, un fiore di Iris per ricordare la bellezza della vita, e per rendere a quelle povere anime meno difficile il passaggio dall'altra parte.
Nel suo volo Callisto, di cadaveri ne aveva contati dodici, dei quali tre bambini di non più di dieci anni, dovette trattenere a stento l'ira per quel folle ed insensato massacro. Nel dar loro l'ultimo saluto ebbe un moto di rabbia, si sentì impotente per non essere riuscito a proteggerli, in fondo lui era il re e quella era diventata anche la sua gente.
"Maledizione!" Imprecò tra sé e sé, scorgendo sul limitare della foresta l'ennesimo incendio, un rogo appiccato di proposito per distogliere e impaurire la gente, per poi colpire i più deboli, stanandoli come volpi col fumo.
Ormai le prime stelle iniziavano a far capolino nel cielo, scuro e limpido della notte, il blu profondo della volta celeste era rischiarato solo dalla luna, e dai guizzi di quel fuoco assassino, fu allora che la vide. Lontana, e ancora sfocata, per via della distanza, ma Callisto non aveva bisogno di altro per sapere chi lei fosse, l'aveva trovata, o forse era lei ad essersi fatta trovare da lui.
Lo stregone mezzodrago planò a qualche metro da quell'esile figura che gli dava le spalle, intenta a succhiare via la linfa vitale dalla sua ultima vittima, una druida sulla quarantina che, evidentemente, non era stata abbastanza rapida nella fuga, o semplicemente era scappata dalla parte sbagliata.
L'assassina ammantata di nero, la cui lunga veste strascicava per terra, prolungando la sua ombra oltremisura, sospirò e ripulì meccanicamente il pugnale in un panno, sulle mani aveva ancora un lieve residuo di sangue che non si curò di mascherare. Aveva già ripetuto quel rituale centinaia di volte, tante da esserne quasi stanca e disgustata, ma non poteva esimersi dal farlo, quella ormai era la sua natura e, da troppo obbediva a quel cieco impulso di annientare la vita altrui, per preservare la propria, per accontentare il suo signore.
La donna sentendo la presenza del re stregone alle proprie spalle si voltò, lentamente, molto lentamente, quasi come se temesse che quello fosse un sogno da cui non desiderava svegliarsi. 
In fondo erano trascorsi quasi vent'anni dall'ultima volta che i loro sguardi si erano incrociati e, anche in quell'occasione, c'erano stati molto sangue, morte e lacrime.
"Callisto, dunque sei venuto..." la voce di lei suonò strana alle orecchie dello stregone. 
Era atona, impassibile, distaccata, irriconoscibile per lui, così come irriconoscibile era il suo volto. Una sottile linea nera le incorniciava gli occhi verde marroni, rendendoli più luminosi, ma anche più spaventosi. La bocca, che lui ricordava piena e rossa come la mela che aveva assaggiato al tramonto, ora era ricoperta da uno spesso strato di colore nero, quella tonalità proprio non le donava, la faceva sembrare ancora più truce.Le guance e gli occhi erano incavati, stanchi, consumati, troppe morti aveva inflitto, troppo dolore aveva visto. 
Forse era davvero tardi, forse non c'era più speranza, Callisto ne ebbe la prova quando lei sorrise mestamente e, con il pugnale ancora saldamente nella mano, avanzò sicura verso di lui.
"Adesso capisco perché ti chiamano sospiro nero, però se mi permetti, il nero non ti dona per niente, spegne la tua luce" disse lo stregone, senza alcun timore, rivolgendosi alla donna che ora tutti conoscevano come -sospiro nero-, ma che una volta rispondeva al nome, ben più dolce, di Isabeau.
"Non c'è più luce in me da tanto tempo Callisto, l'ultimo frammento luminoso del mio essere te l'ho affidato vent'anni fa e, in questo, non ho sbagliato" Isabeau mentre pronunciava quelle parole tristi non osava guardare negli occhi il re stregone, forse per paura di non riuscire a portare a termine il compito che da troppi anni aveva rimandato.
"Lei ti assomiglia, cocciuta fino alla fine, crede ancora che ci sia speranza per te, per noi" disse Callisto ripensando alla figlia Airis e a quanto lei assomigliasse alla propria madre.
"E tu stregone a cosa credi?" Chiese la druida, che aveva rinnegato la propria natura.
"Credo che sia giunto il momento, abbiamo rimandato per tanto tempo, troppo". Callisto lo disse con calma, quasi come se avesse saputo da sempre che quella, molto probabilmente, sarebbe stata la sua ultima notte nel mondo dei vivi.
Nella mano dello stregone comparve un globo infuocato, la cui luce arancione-rossastra scintillando si specchiò sulla lama del pugnale che la druida aveva sollevato verso di lui, avvicinandosi per colpirlo mortalmente.
Gli unici testimoni di quello scontro furono le stelle, la luna e il cielo scurissimo, fecero da sfondo silenzioso al compiersi del fato, senza però poterlo modificare, se quella foresta martoriata avesse potuto esprimere sentimenti, avrebbe pianto calde lacrime. 
La corona del re stregone giacque così, abbandonata sul suolo bruciato, senza più nessuno a reclamarla.
   
 
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