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Autore: Arvati77    26/10/2016    1 recensioni
[Atelier Escha & Logy]
Breve racconto ambientato cinque anni dopo la conclusione dell'anime "Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky". Cosa ne è stato dei nostri due protagonisti, Escha e Logy? Questo è quello che ho immaginato io...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno a Colseit

 

 

 

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§§§§§

Seduto alla scrivania, solo nel suo ufficio, Logy si ritrovò a pensare a lei. Di nuovo. Non era la prima volta. E non sarebbe stata l'ultima... Escha, la giovane e talentuosa alchimista che gli aveva fatto riscoprire la gioia di condividere i propri sogni con altre persone, e la volontà di realizzarli. Lei gli aveva restituito quello che lui aveva smarrito. Gli aveva ridonato fiducia ed entusiasmo. E non solo... Ciò che maggiormente Logy si rimproverava, era di non averle confessato i propri sentimenti prima di partire, prima di lasciare Colseit per ritornare nella Capitale. Perchè aveva scelto di farlo? Perchè era tornato?... Il giovane si alzò, uscì dall'ufficio e si incamminò per uno dei corridoi del grande laboratorio. A malapena si accorgeva dei colleghi che gli passavano accanto. Distrattamente ricambiava il loro saluto, come stesse ripetendo un gesto meccanico, lontano con il pensiero e con il cuore. Quella domanda non lo abbandonava. Perchè era tornato? Forse, perchè non voleva più fuggire, come invece aveva fatto dopo quel maledetto incidente. Sì, era fuggito, nel vero senso della parola. Si era rifugiato a Colseit, uno sperduto paese di frontiera, per non affrontare il proprio rimorso, l'attanagliante senso di colpa che lo devastava. Prima di partire non aveva nemmeno rivisto il suo migliore amico, rimasto ferito gravemente nell'esplosione del motore alchemico al quale stavano lavorando. Si sentiva un fallito. E aveva deciso di abbandonare per sempre i propri sogni. Ma dopo aver conosciuto Escha, qualcosa cambiò in lui. Logy decise che non sarebbe scappato mai più, da niente e da nessuno. Soprattutto da se stesso. Così, quando gli fu offerto un nuovo incarico di rilievo nella Capitale, lo accettò. Scelse di tornare e ricominciare da dove aveva lasciato. Come prima cosa andò a trovare il suo caro amico, che lo accolse con il sorriso, senza alcun rancore. E poi con grinta e determinazione si immerse nel lavoro, nel suo nuovo impiego come consulente tecnico nel prestigioso laboratorio della Capitale. Doveva fare del proprio meglio. Per se stesso. E per lei. Per Escha. Gliel'aveva promesso... Tuttavia, per quanto si desse da fare, non riusciva a sentirsi pienamente soddisfatto. Gli mancava qualcosa. O meglio, qualcuno... Inutile mentire. Raccontarsi banali scuse. Logy sapeva perfettamente cosa non andava. Conosceva il senso del vuoto che avvertiva dentro di sè. Con Escha aveva mantenuto un rapporto epistolare, e in principio, quando gli era capitato di avere dei giorni liberi, era andato a trovarla, per trascorrere un po' di tempo con lei, per potersi tuffare di nuovo nel suo magnifico sorriso, ed in quegli splendidi occhi verdi come prati in primavera. Era una gioia per entrambi rivedersi. Trascorrevano lo poche giornate a loro disposizione insieme, come quando lavoravano fianco a fianco. Ma Logy non trovò mai il momento giusto, o forse non volle trovarlo, per confessare i propri sentimenti. In fondo, se l'avesse fatto, avrebbe soltanto reso per entrambi il distacco più doloroso di quanto già non fosse. Troppo brevi erano i loro incontri, e sempre più difficili gli addii. Perciò alla fine il giovane decise di non andare più a Colseit, ponendo come pretesto il laborioso progetto a cui stava lavorando, che a suo dire l'avrebbe impegnato per diverso tempo... Scuse, tutte scuse. La verità era che non riusciva a stare senza di lei, ma nemmeno a stare con lei per poi lasciarla di nuovo. Non voleva continuare così. Se fosse tornato da Escha, stavolta sarebbe stato per rimanere...

§§§§§

Dal promontorio vicino a casa, Escha osservava l'orizzonte tinto dei colori del tramonto, come era solita fare fin da bambina. Un tempo si perdeva a rimirare le antiche rovine inesplorate, ed ora che quelle rovine non c'erano più, si limitava a contemplare il cielo, perdendosi in esso con occhi sognanti. Il ricordo di Logy si affacciò di colpo nella sua mente. Come spesso accadeva. Ripensò ai giorni trascorsi con lui ed una lacrima scese lungo la sua rosea guancia. Le mancava terribilmente. Non avrebbe mai voluto lasciarlo partire, ma non aveva il diritto di chiedergli di restare. Doveva lui decidere che via seguire. E lui scelse di andarsene. Di tornare nella Capitale...
Escha si avviò verso casa, con una mano posata sul petto e la testa bassa. Cos'era? Cos'era il vuoto che sentiva dentro da quando lui era partito? Cos'era quella sensazione di smarrimento che provava costantemente quando, guardandosi intorno, una qualsiasi cosa glielo ricordava? Cosa avrebbe voluto dirgli prima che lasciasse Colseit, quel giorno di cinque anni fa? Quali parole le rimasero sulle labbra quella volta, e le poche altre in cui Logy venne a trovarla?... Ormai erano già due anni che non lo vedeva. Logy nelle lettere le spiegava che il lavoro lo stava impegnando molto e non poteva concedersi svaghi. Ma era la verità? O era solo una scusa? Una bugia? Forse lui semplicemente non aveva più voglia di vederla. Forse si stava lentamente dimenticando di lei... E questo terribile dubbio stava diventando per Escha giorno dopo giorno sempre più insopportabile.
La ragazza entrò in casa, pensierosa e malinconica. Clone le si fece incontro porgendole una lettera. Dopo aver letto il nome del mittente, Escha corse immediatamente in camera e vi si chiuse dentro. Con la schiena appoggiata alla porta, strinse al petto la missiva, sospirando, le guance leggermente arrossate per l'emozione. Poi si sedette sul letto ed aprì la busta. Poche righe scritte, ed Escha ne rimase un po' delusa, ma dopo averle lette il cuore sembrò scoppiarle per la gioia. Logy le scriveva che a breve sarebbe venuto a trovarla... Dopo tanto tempo l'avrebbe rivisto. La ragazza rise tra sè, rendendosi conto di avere il viso in fiamme. Il desolante senso di vuoto che fino ad un attimo prima la angustiava, era magicamente sparito. Logy stava per tornare... ma poi sarebbe ripartito, inevitabilmente, ed al solo pensiero Escha si rattristò. Anche stavolta sarebbe stato difficile lasciarlo andare... E se gli avesse chiesto di restare? Forse... magari... poteva provare... No, non poteva essere così egoista. Non poteva pretendere che lui rimanesse... per lei. Non poteva farlo, anche se avrebbe tanto voluto. Escha si affacciò alla finestra, con la lettera di Logy tra le mani. Il suo cuore era in balia di un tumulto di emozioni alle quali non sapeva dare un nome. Forse, quando l'avrebbe rivisto, sarebbe finalmente riuscita a fare chiarezza dentro di sé...

§§§§§

Escha se ne stava seduta ai piedi del grande melo vicino a casa. Non sapeva di preciso a che ora Logy sarebbe arrivato, così pensò di aspettarlo lì. Tanto era sicura che sarebbe venuto a cercarla in quel posto. Con il naso per aria, la ragazza scrutava il cielo quasi sperasse di ricevere da esso una qualche fondamentale risposta, talmente assorta nelle proprie riflessioni da non accorgersi di ciò che le stava accadendo intorno. Logy la scorse in lontananza e si fermò a contemplare con devozione quella bellissima immagine. Escha, seduta sull'erba, il viso rivolto in alto, i grandi occhi trasognati persi nel cielo, i sottili capelli mossi dalla lieve brezza che si era appena alzata. Gli sembrava ancora più bella di come la ricordava. I tratti del suo viso non erano più quelli di una ragazzina, ormai stavano mutando in quelli di una giovane donna. Ma la disarmante dolcezza della sua espressione, la purezza del suo sguardo, quelle non erano cambiate. Logy riprese a camminare e si avvicinò piano. Come attratta da un silente richiamo, Escha spostò gli occhi su di lui, e sussultò per l'emozione. Sorrise, come solo lei sapeva fare. Scattando agilmente in piedi corse dal giovane e, senza pensarci, gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte. Logy ricambiò il suo abbraccio ed affondò il viso tra i suoi setosi capelli. Quel profumo, non l'aveva mai scordato. Rimasero così per un po', senza dirsi nulla. Poi Escha si scostò leggermente.
“Ben tornato!” disse sorridendo, velate le sue guance da un lieve rossore.
“Quanto ti fermerai?” chiese poi, con il cuore in gola.
“Solo un paio di giorni.” rispose Logy, ed il bel sorriso di Escha si offuscò.
“Devo portare a termine alcuni progetti nella Capitale.” spiegò il giovane, prendendo per mano la ragazza ed avviandosi verso il vicino promontorio.
“Capisco.” ammise lei delusa, chinando la testa.
“Però...” proseguì l'altro, lasciando in sospeso il discorso, un beffardo sorriso ad inarcargli le labbra.
“Però?” ripetè Escha stupita, fermandosi.
Logy le lasciò la mano e raggiunse il ciglio del promontorio. Escha rimase qualche passo indietro, con gli occhi spalancati per la curiosità ed il cuore che le batteva all'impazzata nel petto. Il giovane si voltò di nuovo verso di lei e la raggiunse.
“Ho sottoposto un progetto ai miei superiori nella Capitale. Riguarda il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Colseit. Ho chiesto degli ulteriori finanziamenti per poterlo ampliare espandendo il suo raggio d'azione, e mi sono offerto di occuparmene di persona. Ho dovuto insistere un po', ma alla fine li ho convinti, a patto che portassi a termine i progetti che ho avviato nella Capitale.”.
Escha fissava Logy incredula, con le labbra leggermente socchiuse in un'espressione a metà tra la sorpresa e la gioia. Il giovane strinse le mani di lei nelle proprie e poi proseguì:
“Mi serve qualche mese per completare il mio lavoro nella Capitale, ma poi tornerò qui, per restare. Mi aspetterai, Escha?”.
Di risposta la ragazza lo abbracciò forte, scoppiando a piangere per la felicità. Non riusciva a dire niente, troppa era la gioia che stava provando per poterla esprimere a parole. Logy allora prese il suo viso tra le mani, le sorrise ed asciugò le sue guance rigate dalle lacrime.
“Voglio stare per sempre con te, Escha.” le disse infine, con voce calda e profonda.
“Io credevo che non ti importasse più niente di me.” confessò lei con gli occhi lucidi “Non sei più venuto a trovarmi, e così... ho creduto...”.
“Mi dispiace, non volevo farti soffrire. Ma stare con te e poi lasciarti ogni volta mi faceva troppo male. Sono stato uno stupido. Ho aspettato anche troppo. Avrei dovuto dirtelo tanto tempo fa...”
“Dirmi cosa?”
“Che ti amo, piccola Escha.”
La ragazza sentì il suo cuore perdere un colpo, e si rese conto che la risposta che stava cercando era sempre stata lì, dentro di lei. Quelle emozioni alle quali non sapeva dare un nome, quel senso di vuoto che l'assenza di Logy aveva provocato in lei...
“Ti amo anch'io...” sussurrò Escha, senza quasi rendersene conto.
E quando le parole lasciarono il posto al silenzio, i due giovani si scambiarono un lungo bacio, nel quale riversarono finalmente i sentimenti che per troppo tempo avevano relegato dentro di loro, insieme alla tacita promessa di un futuro da costruire insieme, giorno dopo giorno.

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Questi personaggi non mi appartengono ma sono di proprietà di: Gust - Koei Tecmo Games (video game), Yoshiaki Iwasaki - Akira Watanabe (anime), Chako Abeno (manga). Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Di recente ho visto l'anime "Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky" (Esuka & Rojī no atorie: Tasogare no sora no renkinjutsushi) ed ho pensato di raccontare un mio personale mini-sequel/epilogo ambientato alcuni anni dopo.
L'autore dell'immagine finale (stando a quanto dice il sito in cui l'ho trovata) è Kawagami Saki. L'immagine iniziale l'ho sempre trovata su internet e credo sia tratta dal video game.
Grazie a chi si soffermerà a leggere questa mia piccola fic!
Marta

   
 
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