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Autore: irene_alice    27/10/2016    0 recensioni
Elisa è una ragazza carina e intelligente ma è costretta a vivere una vita da schiava, trattata come un oggetto, costretta a lavorare ed esposta alle urla dei compratori. Ma cosa accadrebbe se qualcuno cominciasse, pur mantenendo la sua condizione di schiava, a trattarla con gentilezza e le facesse vivere una vita migliore e rispettabile?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le due settimane successive passarono in modo molto monotono, la mattina mi svegliavo molto presto, essendovi stata abituata in quella vita che consideravo ormai passata e lontanissima, poi dopo aver mangiato e preparato la colazione al padrone, trascorrevo la mattinata a mantenere pulite tutte le stanze, che pulivo a rotazione nelle varie giornate. Poi, dopo aver preparato il pranzo e riordinato quel che c'era da riordinare, non essendoci più nulla da fare passavo i miei pomeriggi o davanti alla finestra del salotto o in biblioteca dove sfogliavo quei pochi libri con le figure tra tutti quelli che erano poggiati sugli scaffali, ricordandomi di volta in volta da dove li avevo presi per poterli rimettere esattamente nello stesso posto. Dalla finestra del salotto invece vedevo un grande prato e alcuni alberi in lontananza, seguivo i movimemti degli uccellini o delle formiche sul davanzale e passavo così anche pomeriggi interi. Sembrava che il padrone, che la mattina scompariva chissà dove per riapparire solo per ora di pranzo, volesse mettere alla prova la mia pazienza di schiava abituata a lavorare di continuo, e io speravo che questa prova non durasse molto e che i primi oggetti che arei ricevuto sarebbero serviti a passare il tempo in modo più utile.

Una mattina, mentre stavo spolverando gli scaffali della biblioteca il padrone entrò e mi ordinò di seguirlo. Mi condusse alla porta laterale, non quella da dove eravamo entrati il primo giorno ma quella dall'altra parte del portone. Appena uscii fui accecata dalla luce del sole ma poi poco a poco mi abituai e cominciai a guardarmi attorno, era una bella giornata e sentivo il calore del sole che mi accarezzava la pelle e mi scaldava i capelli mentre camminavamo per raggiungere l'altro lato della casa. Appena girammo l'angolo rimasi a bocca aperta, fui improvvisamente sommersa da un'ondata di colori e profumi, si estendeva davanti a me un vastissimo giardino, sulla sinistra due enormi alberi secolari delimitavano il bosco e alla loro base erano circondati da due aiuole ridondanti di fiori colorati, e tra le due vi era un lungo filare di rose di varietà differenti e colme di boccioli dei colori più diversi, dal rosso intenso, al giallo, al rosa, al bianco candido e tutte le tonalità che stavano tra questi. Altre aiuole di forme diverse formavano dei piccoli sentieri ed erano delimitate da piccole siepi basse e verde scuro. Al centro di alcune di esse vi erano alberi da frutta ricoperti di fiori bianchi e rosa i cui petali cadendo andavano a variegare ulteriormente i colori delle aiuole. Il tutto era tenuto perfettamente e l'erba che cresceva nei sentieri era perfettamente tagliata e di un verde brillante come se nessun vi avesse mai camminato. Quest ultima constatazione mi mise un poco di malinconia ma la scordai subito quando il padrone si girò verso di me e mi fece segno di seguirlo fio ad una panchina di pietra che prima non avevo notato e che stava nascosta diertro un'enorme pianta di ortensie.

“puoi venirci quando vuoi” disse e tornò poi a passo veloce alla porta laterale, come se volesse fare in modo che io rimanessi dov'ero, ed entrando socchiuse la porta. Io mi sedetti sulla panchina scaldata dal sole e vi rimasi ad guardare ciò che mi circondava, sorridendo per la bellezza dei colori. Non mi accorgevo dello scorrere del tempo e restavo accoccolata lì ad osservare ogni minimo particoare. Ad un certo punto però fui risvegliata dai miei sogni dal cigolio della porta che si apriva, mi voltai subito e corsi dentro appena in tempo perscorgere l'ombra del padrone che scompariva in un corridoio. Mi affrettai verso la cucina e scoprii che mi aveva chiamata appena in tempo per preparare il pranzo. Allora mi misi subito al lavoro e infine riuscii a fare tutto per tempo e quel giorno gli avanzi furono particolarmente buoni, perchè avevano in se il sapore della gratitudine.

   
 
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