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Autore: stellaverde    27/10/2016    1 recensioni
L'Africa è prosperosa e ricca grazie alla regina Danuwa che amministra giustamente i suoi territori secondo le leggi e le tradizioni tramandate dagli anziani. Sono molte le leggi che devono essere rispettate ma non tutte sono punibili come il Tabù: innamorarsi di uno schiavo bianco. Ma Kalifa e Emerald infrangono questo tabù e sono costretti a fuggire dal loro villaggio. Ma che amore può essere quello tra una donna africana di alto rango e un misero servo?
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA REGINA D'AFRICA

PROLOGO

 

Sua madre era una donna dotata di grande bellezza, e Kalifa lo sapeva. Perché quando suo padre parlava di lei i suoi occhi sembravano più luminosi dello stesso sole che scintilla nel cielo. Lei avrebbe voluto conoscerla ma morì durante il parto e a nulla servirono gli interventi della sciamana Baba per salvarla, gli spiriti avevano deciso che quello non era più il suo mondo.
Quando era ancora in fasce le donne e gli uomini della sua tribù si aspettavano che fosse diventata come sua madre ma con il passare degli anni tutte le aspettative su di lei cedettero perché non era affatto come sua madre: era una bambina molto capricciosa, i capelli erano impenetrabili per qualsiasi spazzola e non era affatto alta e snella. Nonostante ciò anche lei possedeva la bellezza di una donna africana e con il giungere dell'adolescenza le sue forme maturarono. Ben presto Ubani, suo padre, la affidò alle cure di Baba così che potè prepararla per essere saggia e imparare a mettersi in contatto con gli spiriti e diventare così una sciamana. Aveva dodici anni quando fu affidata a Baba e fin da subito imparò ad amare la natura e gli animali, a preparare pozioni e rimedi per curare le ferite e come vuole la tradizione della sua terra suo padre le regalò uno schiavo bianco per le sue necessità. Tutti i bambini ricevono in regalo dai propri genitori o dai parenti uno schiavo bianco che li accompagnerà fino all'indipendenza e poi potranno decidere se comprare altri schiavi o non averne nessuno; tuttavia nessuno ha mai rinunciato alla schiavitù e, anzi, chi rinuncia ad essa viene del tutto emarginato perché ritenuto troppo debole.
Era il giorno del suo dodicesimo compleanno quando a svegliarla non fu come al solito la sua balia ma un ragazzotto bianco dai capelli dello stesso colore del sole e occhi che ricordavano le foglie in piena primavera. In un primo momento Kalifa rimase confusa ma poi si ricordò del discorso che le fece suo padre qualche giorno prima: – Kalifa tu erediterai una grande fortuna dalla tribù Kijana, di tua madre, e Lumunba, la mia tribù, ma ancora prima di ereditare le nostre fortune avrai qualcosa di tuo che potrai trattare a piacimento e io non posso che offrirti il meglio; avrai lo schiavo con la salute migliore fra tutti, i capelli del colore del sole e gli occhi come due smeraldi. –.
Come prima cosa ordinò a quel ragazzotto di prepararle una buona colazione e portargliela a letto, come mai la sua balia aveva fatto perché non approvava le colazioni a letto, poi di riscaldare l'acqua e infine di pulirle la stanza. I giorni corsero e Kalifa si rese conto che la schiavitù non era che un'ingiustizia e si chiese chi era stato a decidere che i bianchi dovessero essere schiavi cancellando la loro dignità e la loro individualità per renderli semplici marionette.
– Kalifa noi non possiamo rinunciare alla schiavitù perché abbiamo bisogno di loro ma maggiormente sono loro che hanno bisogno di noi; diceva una vecchia saggia che ho conosciuto quando avevo la tua età, Kalifa, che gli schiavi sono stati prescelti dal sole per servirci e che senza di noi sarebbero il nulla e non sarebbero capaci di vivere una vera vita – le disse Baba un giorno ma lei non era d'accordo ma non poteva affatto esprimere la sua opinione sulla schiavitù. Perché la schiavitù dei bianchi c'era sempre stata e ogni iscrizione, ogni rappresentazione e ogni storia tramandata non parla di africani senza i loro schiavi bianchi.
Con il passare dei giorni e dei mesi Kalifa diede sempre meno ordini al suo schiavo e un giorno, spinta dalla curiosità, gli chiese – Perché non fuggi? –.
– Perché non saprei dove andare padrona –.
– Non vuoi essere libero? –.
– Esser libero è il mio più grande sogno –.
– Ti prometto che un giorno lo sarai ora posso chiederti il tuo nome? –.
– Emerald padrona –.
– Quando siamo soli chiamami Kalifa e basta –.

Nel frattempo la regina d'Africa Danuwa, della tribù Kejan, aveva dato il consenso ai suoi sottoposti di lasciar entrare nel territorio altri schiavi bianchi provenienti dal continente dall'altra parte del mare; schiavi destinati ai bordelli come intrattenitori, schiavi destinati alle aste, schiavi destinati ai lavori e soprattutto schiavi destinati ai giovani.
Era tradizione che nel periodo in cui i nuovi schiavi mettevano piede in Africa, dalle piccole tribù ai più grandi centri abitati, c'erano feste dove si danzava e si sacrificavano animali agli spiriti e lo sciamano più rinomato della zona organizzava veri e propri riti di benvenuto per purificare i bianchi e allontanare il più possibile da loro i spiriti maligni. Proprio in uno di quei periodi, che quell'anno cadde nella stagione delle piogge, nella cittadella di Kalifa tutti i suoi abitanti si erano riuniti nella piazza principale dove la sciamana Baba aveva riunito i nuovi schiavi e li stava purificando con curiose formule magiche. Kalifa operava accanto a lei e seguiva tutte le sue mosse con interesse perché era consapevole che presto avrebbe dovuto cominciare anche lei a svolgere riti più o meno importanti; con lei c'era il suo schiavo Emerald che seguiva attentamente gli ordini della sua padrona. Poi gli schiavi vennero messi all'asta e le danze si aprirono mentre il sole si nascondeva sempre più per lasciare il posto alle brillanti stelle; anche Kalifa danzò, danzò e danzò fino a tarda notte come tutti. Con i capelli ribelli raccolti, le vesti da sciamana che bastavano a coprirle le intimità e numerosi monili colorati e bracciali d'oro. Durante la sua danza non si era affatto accorta che il suo schiavo la stava guardando in modo strano: nel suo viso c'era una lieve traccia di interesse per quella piccola donna che aveva cominciato a sbocciare le sue forme.
Solo quando tornarono a casa e Kalifa si era rintanata nel suo morbido letto Emerald si sedette a terra a guardarla appassionatamente fino a quando qualcosa lo spinse ad andare verso di lei e ad accarezzarle la guancia ma proprio in quell'istante Kalifa aprì gli occhi. Subito il ragazzo si scansò violentemente e si gettò a terra finendo contro il muro con un tonfo – Chiedo perdono! Chiedo perdono! –.
Kalifa rimase a guardarlo per poi alzarsi e andare verso di lui ma più lei si avvicinava più lui si faceva piccolo piccolo contro il muro e lei, esasperata, lo afferrò per le braccia dopo avergli tirato un ceffone – Vuoi calmarti o no? –.
Emerald lasciò uscire un sospiro strozzato e poi si perse a guardare i suoi occhi così scuri e profondi e, in quel momento, lei se ne accorse.
– Ti chiedo perdono Kalifa –.
Aprì la bocca come per dire qualcosa ma scosse solo la testa e tornò a letto dove il sonno la riaccolse subito fra le braccia cullandola. Da quella sera Kalifa cominciò a guardare diversamente Emerald e a prestare più attenzione ai suoi sguardi ed espressioni e molti mesi dopo accadde ciò che li rovinò entrambi.

Quando arrivarono i suoi quattordici anni Kalifa si rese conto di essere profondamente legata a quel suo servo bianco, magro e molto misterioso; perché si era accorta che la sua espressione e i suoi occhi avevano un lato nascosto che lui non esprimeva affatto. Tuttavia questo legame poteva diventare molto pericoloso perché un legame del genere non dovrebbe esistere fra uno schiavo e il suo padrone. Quella sera Kalifa si era gettata tra le coperte senza veli che coprivano le sue nudità e Emerald era sempre rintanato nell'angolino della sua ampia stanza intento a guardarla ma senza farsi scoprire; i suoi occhi erano diventati sempre più voraci verso quelle curve così belle e sinuose così tanto che faticava nel trattenersi a carezzarle. Mentre i suoi occhi erano puntati su di lei Kalifa puntò i suoi su di lui e qualcosa scattò in entrambi; Emerald, però, abbassò subito lo sguardo e Kalifa rimase a letto a studiarlo. Seppure il buio prevaleva sulla stanza la luce della luna riusciva ad illuminare i due: la pelle candida di lui e la pelle scura di lei. Poi accadde che Kalifa si alzò andando verso di lui, si accasciò e gli prese il viso tra le mani – Perché ogni volta che incroci il mio sguardo i tuoi occhi fuggono? –.
– Perché altrimenti i tuoi occhi sapranno che i miei sono affamati di te – e detto ciò si avventò sulle labbra carnose della sua padrona in un bacio, la avvinghiò al suo corpo e la stese sul letto senza mai staccare la sua bocca dalla sua.
A quel contatto così diretto Kalifa capì il senso di tutte quelle occhiate e espressioni sul suo volto rendendosi conto che l'uno era innamorato dell'altra e viceversa. La passione che cresceva alimentò i cuori dei due amanti che, illuminati dalla luce argentea della luna, si lasciarono guidare dal loro amore che finalmente era riuscito a sbocciare; ma entrambi sapevano che quell'amore era pericoloso e che se fossero stati scoperti sarebbero stati uccisi. Ma quella notte ogni brutto pensiero li abbandonò e loro si lasciarono guidare dal sentimento che faceva battere i loro cuori; un sentimento letale se provati da una padrona e da uno schiavo.
Prima dell'alba Emerald si svegliò e dopo aver lasciato un tenero bacio la svegliò delicatamente. I due, però, non dissero una parola su quanto accaduto la notte precedente ma qualcosa in loro era cambiato. Lasciarono presto la casa per avviarsi verso la casa di Baba dove cominciò a studiare alcuni riti che avrebbe dovuto eseguire il prossimo inverno quando d'un tratto Baba, dopo che Emerald era uscito a prendere dell'acqua, le disse: – Mia apprendista Kalifa posso dire che sei a tal punto maturata che io possa reputarti una vera donna ma oggi ti vedo diversa; ti vedo diversa ma non ne comprendo la ragione, per quale motivo mia cara? –.
A quella domanda Kalifa si immobilizzò e le disse che semplicemente era di ottimo umore e seppur dubbiosa Baba le credette. Per tutto il giorno Kalifa fu tormentata dall'osservazione della sciamana e questo la terrorizzò e una volta tornata a casa ne parlò con Emerald.
– Scopriranno tutto Emerald e noi finiremo nei guai –.
– Non se fuggiamo da qua Kalifa –.
La giovane donna trasalì.
– Sei stata tu a chiedermi, tempo fa, il perché non ero mai fuggito, ricordi? Io ti dissi che non avevo un posto in cui andare; ma ora si che c'è l'ho un posto in cui andare: qualsiasi posto va bene se ci sei tu con me –.
Kalifa si allontanò da lui per avvicinarsi alla finestra e osservare il cielo notturno e pensare su quell'assurda richiesta ma riflettendo si rese conto che era la cosa più ragionevole da fare.
– Sono pronto a morire per te Kalifa in questi anni ti ho osservata molto e per me sei assolutamente meravigliosa; ho sempre nascosto ogni sentimento per te ma se ora tu non vorrai fuggire via con me lo capisco e darò la mia vita per proteggerti –.
– Non dirlo nemmeno per scherzo Emerald; io ti ho visto sempre così misterioso e taciturno ma i tuo occhi lasciavano intravedere qualcosa e quel qualcosa mi ha sempre incuriosita, io ti amo e verrò via con te e se fuggire con te mi costerà la morte sono pronta a rischiare –.
Da quel momento i loro sguardi si unirono e non si persero più e prima di allontanarsi dalla cittadella lasciarono uscir fuori il fuoco che faceva ardere la passione d'amore.

 

Ammetto di averci messo un po' nel gestire come si deve questa trama: l'idea originale era di Kalifa, serva di un ricco mercante Portoghese, ritrovatasi per un naufragio sulle coste della Colombia assieme ad Emerald, un ragazzotto di alto rango. Da allora ci sono stati molti cambiamenti fino ad invertira completamente i loro ruoli e l'ambientazione. Un'ambientazione particolare: un'Africa padrona che sottomette tutti gli uomini e le donne bianche del mondo Europeo, un'Africa ricca e prosperosa ma con molti misteri celati nei terreni lontani dai villaggi e cittadine. Lascio a voi immaginare quali siano questi misteri in attesa di leggere i prossimi capitoli dove si entrerà nella vera storia dove non ci sarà solo l'amore come sfondo ma anche altri elementi che nel complesso andranno a formare il succo di questa storia. Spero che questa storia sia di vostro gradimento e spero anche lasciate un commento per farmi sapere le vostre opinioni a riguardo.
Buona lettura!
   
 
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