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Autore: ShanHoward    28/10/2016    0 recensioni
Seguito di My Unintended...Era trascorso poco più di un anno dagli ultimi eventi narrati. Nuove esperienze, nuove risate, nuovi colpi di scena e chi più e ha più ne metta...Cosa succederà ai nostri personaggi? Per scoprirlo vi basti cliccare e leggere!!!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuoco capitolo...vi chiedo scusa se non pubblico da molto, ma la colpa è del mio pc che decide di funzionare una volta ogni 1000 anni. Spero di non annoiarvi, ma soprattutto, spero lasciate un commento con le vostre opinioni... Love u all!



The Love for what you Hide

 
 
“Pronti?” domandò Dom chiudendo il portabagagli dell’auto
“Pronti!” esclamò Chris avviando il motore

 
Il nostro soggiorno in montagna si era concluso, ed eravamo pronti a rimetterci in viaggio per tornare a Londra.
Eravamo tutti felici ed appagati, contenti di quella vacanza sulla neve.
Matt, aveva svaligiato uno dei negozi di souvenir del paese; Chris e Kelly, avevano fatto in modo e maniera di riportare un qualunque regalo ad ognuno dei propri figli, ed io? Io, semplicemente non riuscivo a smettere di viaggiare con la fantasia, dopo che io e Dom ci eravamo fidanzati ufficialmente.
Il ritorno fu più breve del previsto, durante il tragitto non facemmo altro che ridere, scherzare e cantare, fin quando non ci trovammo in una magica Londra, illuminata dalle tenui luci della sera.
Rincasammo ognuno nella propria abitazione, e solo allora la stanchezza si fece sentire sul serio.
Dom, abbandonò le valigie nel bel mezzo del salotto e subito dopo prese Will ed andò a cambiarlo per poi metterlo a dormire.

 
 
“Non vieni?” mi apostrofò dopo aver finito
“Cosa? Ah, si, arrivo subito” risposi
“Io ne approfitto per fare una doccia” disse incamminandosi

 
 
Mezzora dopo, chiuse la porta del bagno e venne ad infilarsi sotto le coperte con me.
Si prese qualche minuto per osservarmi, mentre sospiravo di tanto in tanto tenendo lo sguardo fisso verso il basso.
Ancora un minuto e poi sorrise.
 
 
“Stai di uovo fissando l’anello?” disse divertito baciandomi la spalla
“Non ho ancora realizzato” sorrisi arrossendo
“Sei veramente incredibile” rise “è tutto a posto, stai tranquilla!” aggiunse
“Lo so…scusa” ribattei
“Non devi scusarti. Lo ripeterò ancora se ti fa stare meglio. È tutto vero, è successo realmente; ti ho chiesto di sposarmi in quel cinema, difronte a tutte quelle persone e tu hai accettato” disse calmo “ora possiamo dormire?”
“Si” risposi “ora dormiamo”
 
 
Spense l’abat-jour e si sistemò nel letto, prese la mia mano e ne baciò il palmo, addormentandosi poco dopo, stringendola.
Qualche ora più tardi, venne a sedersi dalla mia parte di letto, accarezzandomi i capelli.
 
 
“Piccola” sussurrò “io sto andando via”
 
 
Aprii gli occhi di scatto e mi tirai su a sedere, stropicciandomi gli occhi; presi l’Iphone per controllare l’orario.
 
 
“Oddio Dom, perdonami! È tardi, avrei dovuto prepararti la colazione” mugugnai
“Non preoccuparti, non è successo nulla” sorrise
“Uff” sbuffai “devi già ripartire!”
“Lo so…mi dispiace” disse alzandosi in piedi
 
 
Presa da un attacco di mancanza d’affetto, mi aggrappai alla sua gamba, come una bambina di tre anni.
 
 
“Voglio venire con te” mugugnai
“Lo vorrei tanto anche io, bimba” sospirò carezzandomi i capelli



“Facciamo così, ti prometto che per la prossima trasferta ci organizzeremo. Non appena ci incontriamo tutti, ne discuterò con gli altri, ok?” propose
“Me lo prometti?” dissi alzando gli occhi
“Te lo prometto!” esclamò dolce
 
 
Dopodiché, mi diede un bacio, ed uscì.
Mi dispiaceva vederlo partire così presto, in fondo, eravamo tornati a casa da meno di ventiquattro ore; ma il suo lavoro prevedeva tutto questo.
Così, mi apprestai a riprendere la mia routine di sempre. Dom chiamava quando poteva, o inviava foto dei posti in cui andavano.
Da lì ad una settimana, mi trovavo nel bel mezzo del traffico, dopo una giornata di via vai per tutta Londra a portare a termine diverse commissioni.
Parcheggiai l’auto davanti casa, presi in braccio Will e con la mano libera introdussi le chiavi nella serratura. Una volta entrati, lo adagiai a terra, ed ebbi giusto il tempo di chiudere la porta, che lo sentii correre veloce.
 
 
“Daddy!!!” esclamò urlante
“Ecco la mia Ranocchietta!” rispose
 
 
Mi voltai di scatto, rendendomi conto solo allora della tv accesa e della bottiglia di birra sul tavolino del salotto.
Un sorriso spontaneo mi illuminò il viso a quella scena, era bello sapere che non ero la sola a cui pesava la lontananza di Dom.
Ripensai a quando eravamo in montagna e Will cadde nella neve spaventandosi a morte; Dom lo aveva preso in braccio e lo aveva rassicurato con un bacio dicendogli che tutto si sarebbe risolto con la sua speciale pozione magica. Tornati allo chalet, gli preparò una tazzina di cioccolata calda e sembrò funzionare alla perfezione.
Ancora qualche secondo e lo adagiò a terra sul tappeto, ed estrasse un pacchetto dalla valigia abbandonata vicino il divano.
 
 
“Tieni, papà ti ha portato un regalino!” disse porgendoglielo
“Siii!” esclamò entusiasta
“Ora, permettimi di salutare la mamma” disse carezzandogli la testa
 
 
Sorridendo, si diresse verso di me, allargando lentamente le braccia.
Percorsi i pochi metri che ci separavano, e gli saltai in braccio letteralmente.
Ci baciammo per qualche secondo, dopodiché mi mise giù e mi guardò negli occhi divertito.
 
 
“Hai per caso litigato di nuovo con Chris?” domandò
“No, perché?” chiesi confusa
“Perché giusto venti minuti prima che tu tornassi, sono arrivate quelle”
 
 
Voltai la testa di lato, e notai un grande mazzo di rose sul tavolo dove di solito mangiavamo. In un primo momento credetti mi stesse prendendo in giro e che fossero, in realtà, da parte sua, ma guardando la sua espressione enigmatica, mi avvicinai al tavolo.
Annusai il dolce profumo, ed estrassi lenta il biglietto incastonato fra gli steli.
Aprii la busta e lessi:
 
 
“Forse sono in ritardo, o forse no. Mi dispiace per tutto ciò che ti è accaduto, ci tenevo a scusarmi per le mie brutte parole e la mia poca educazione. Spero potremmo ripartire da zero.
Un abbraccio,
George B. “

 
 
“Allora? È Chris?”
“No…” risposi “è George” dissi alzando lo sguardo
“George? George Bellamy! Cosa vuole?” domandò alterato
“Ricominciare da zero”
 
 
Un po' interdetto, gli porsi il messaggio e lesse per almeno un paio di volte, calmandosi poco a poco.
 
 
“Cosa farai?” disse poco dopo
“Chiederò a Matt il suo numero, mi sembra giusto parlargli, no?”
“Si, certo, credo che sia la cosa giusta da fare” ammise
 
 
Gli sorrisi dolce, dirigendomi in cucina per preparare la cena.
 
 
“Oh, non preparare nulla, ho ordinato io. La porteranno per le 21:00”
“Perfetto, allora vengo a disturbarti sul divano” sorrisi grata
 
 
Attendemmo il fattorino e cenammo tranquillamente, finendo per guardare un programma tv sulle band più famose degli anni 90.
In breve tempo mi resi conto, di essermi addormentata con la testa sulle gambe di Dom che, ancora nel pieno dell’interesse, guardava la tv.
Poco dopo mi alzai, traballante sulle gambe, mi stiracchiai.
 
 
“Dom, ti spiace se vado di sopra a dormire?”
“No, figurati! Salirò fra poco anche io, tutto a posto?” chiese vedendomi strana
“Non mi sento molto bene, in realtà” confessai
“Qualcosa che hai mangiato?”
“Non so…forse” risposi
 
 
Salii al piano di sopra a cambiarmi. Uscii dal bagno mezzora dopo con il viso più stanco che mai; Dom era nel letto con il volto preoccupato.
 
 
“Sei uno straccio, piccola” affermò mogio
“Ora sto un po' meglio, ma ho sempre lo stomaco sottosopra”
 
 
Ci addormentammo in breve, credendo che la serata fosse finita lì, ma così non fu.
Verso le tre del mattino, iniziai a sentire talmente caldo da svegliarmi. Mi mancava il respiro e non riuscii a capirne il motivo, fino a quando tentai di voltarmi e scorsi con la coda dell’occhio, la testa di Dom. Ci eravamo addormentati abbracciati e la sua testa era poggiata sopra la mia schiena, mentre le braccia mi cingevano. Mugugnava nel sonno e sembrava non riuscire a dormire bene.
Mi voltai lentamente, spostandogli la testa sul suo cuscino.
 
 
“Dom…Dom, tesoro, svegliati” dissi scuotendolo piano



“Dom, apri gli occhi!” esclamai
 
 
All’improvviso, smise di agitarsi e finalmente dischiuse gli occhi, cercando di abituarsi alla luce della lampada.
Si guardò intorno, dapprima spaesato e poi semilucido, mentre io mi tiravo su a sedere.
 
 
“Bimbo” pronunciai carezzandogli il viso “credo tu abbia la febbre”
“Uff” esclamò crollando con la testa sulla mia gamba
“Deve essere colpa di quella dannata cena. Vado a prendere il termometro e qualcosa per abbassare la temperatura”
 
 
Tornai una manciata di minuti dopo, misurai la temperatura e constatammo che forse entrambi eravamo stati vittime di una sorta di intossicazione alimentare. La differenza era che io me l’ero cavata con un mal di stomaco, mentre lui sembrava un vulcano in ebollizione.
Gli diedi un paio di compresse e ci rimettemmo a dormire.
 
 
“Tu come stai?” chiese afferrando la mia mano
“Sto bene, ora dormi” suggerii
 
 
Crollò come un sasso, il naso contro il mio collo ed il sonno finalmente tranquillo.
L’intossicazione, per lui, durò ancora per altri due giorni. Matt, Tom e Chris venero a trovarlo e ci intimarono fortemente di non ordinare più nulla che fosse venuto da quel posto. Tutti loro, in un modo o nell’altro, avevano avuto un’esperienza del genere e ne erano usciti con febbri, dolori addominali e quant’altro.
Ma a parte questo piccolo inconveniente, dimenticammo presto la faccenda e tornammo alla normalità.
I ragazzi correvano in lungo e in largo per interviste e servizi fotografici; io e Spencer li vedevamo molto di rado ed ero riuscita a malapena a chiedere a Matt il numero di George per poterlo ringraziare. Trascorse ancora qualche altro giorno, il cielo londinese era meraviglioso, il sole brillava alto ed un leggero e gradevole vento caldo riscaldava l’aria.
Ero da Spencer e ci stavamo godendo il sole a bordo piscina, quando il campanello suonò: si alzò, sparendo dietro la porta finestra.
Ero talmente intenta a giocare in piscina, da non accorgermi minimamente del fatto che mia sorella non era tornata indietro.
Ridevo, giocavo e urlavo insieme all’eco delle risate di Will.
 
 
“Vi state divertendo senza di me?”
 
 
Alzai lo sguardo e vidi Dom poggiato con una spalla contro il legno del gazebo; sorrideva a braccia conserte guardandoci. Sorrisi di rimando e tirai fuori William dalla piscina, poggiandolo sul bordo. Barcollò per qualche passo per raggiungere Dom, ma prima che potessi uscire anche io, cadde in avanti sbucciandosi un ginocchio. Lui gli corse incontro, cercando di aiutarlo mentre io mi asciugavo.
 
 
“Ranocchietta, non piangere! Vieni, sistemiamo tutto” promise prendendolo in braccio
 
 
Mi lanciò uno sguardo d’intesa, dicendomi poi, che ci avrebbe pensato lui mentre io salivo a cambiarmi.
Non ci misi molto, ed il fatto di sentirlo piangere ancora, fece sì che accelerassi i tempi. Erano usciti tutti fuori ad aiutarlo, sistemandosi sotto il gazebo, armati di cerotti e disinfettante.
Feci appena in tempo a varcare la porta, prima che, zoppicando, William mi venne incontro disperato.
 
 
“Maaaaaaamma!!!” singhiozzò a non finire
“Amore mio, non è successo nulla!” dissi piegandomi sulle ginocchia
“Bua!” pianse indicando il ginocchio su cui regnava il cerotto blu con le macchinine
“Non smette di piangere” disse Chris
“Si sarà spaventato parecchio” aggiunse Matt
 
 
Mi sedetti sul prato, invitandolo a sedersi fra le mie gambe, ma non volle e preferì sedersi a cavalcioni.
Lo rassicurai per qualche minuto e Dom mi porse il ciuccio.
Lo mise in bocca e tutti pianti isterici e le urla cessarono, così da farci riposare le orecchie.
 
 
“Ehy, tesoro, devo parlarti” esordì Dom, un minuto dopo
“Dimmi” dissi dondolando Will
“Ecco…abbiamo appena ricevuto una telefonata: è morto il padre di Ethan e dobbiamo andare alla cerimonia. Sua madre e le nostre si conoscono da quando eravamo ragazzini. Perciò, ecco, volevo solo informarti”
 
 
Passarono circa trenta secondi di silenzio, prima che io rispondessi.
 
 
“Vengo con te”
“Come scusa?” risposero in coro Dom, Matt e Chris
“Vengo con voi. È importante per te e tua madre, Dom, perciò non importa chi siano. E poi, mi fa piacere rivedere tua madre. Tu non hai voglia di rivedere la nonna?” chiesi a Will
 
 
Oscillò la testolina su e giù, mezzo addormentato con la testa sul mio petto.
Avevo preso una decisione e di certo, non mi sarei tirata indietro. Se era importante per Dom, lo era anche per me.
Così, un paio di giorni dopo, eravamo in macchina diretti verso Teignmouth. Chris e Kelly erano partiti il giorno prima, perciò noi cinque avevamo deciso di partire con una sola auto. Matt guidava canticchiando qualche canzone e Dom, al suo fianco, gli teneva il ritmo partecipando all’esibizione; io, Spencer e William, nei sedili posteriori, li osservavamo divertiti.
Qualche ora più tardi, Matt posteggiò e scendemmo.
Ad accoglierci, trovammo sia Marilyn che la madre di Dom, entrambe tristi e provate per la recente perdita; visto e considerando che i loro figli erano cresciuti insieme.
 
 
“Oh ragazzi, finalmente siete arrivati!” esclamò Marilyn venendoci incontro
 
 
Ancora un paio di secondi, e dalla casa uscirono Chris, Kelly e George, che si aprì in un sorriso imbarazzato non appena mi vide; ricambiai il sorriso lievemente teso ed andai a salutarlo. Scambiati i vari saluti e convenevoli, la madre di Dom ruppe il silenzio.
 
 
“Credo che faremmo bene ad avviarci” esordì
“Dista molto da qui?” chiesi
“Una passeggiata di un quarto d’ora” rispose Marilyn
 
 
Lentamente, ci avviammo tutti quanti verso il cimitero, dove si sarebbe tenuta la cerimonia. 
Raggiungemmo il luogo ben presto, e seguii gli altri fra la folla di presenti. La mamma di Dom si fece largo per raggiungere la povera vedova, seduta in prima fila; trovò posto poco dietro, portando William con sé. Io rimasi in fondo, lasciando tutti gli altri a raccogliersi nei loro ricordi e nei loro pensieri.
Non ero altro che un’intrusa che stava lì ad osservarli mentre dicevano addio a qualcuno che aveva fatto parte della loro giovinezza. Una volta terminato il rito, si riversarono tutti verso la signora Cross, per poterle riferire parole di conforto e d’incoraggiamento.
Mi affiancai al gruppo dove si trovava mia sorella ed attirai, per un momento, l’attenzione di Dom.
 
 
“Io mi allontano per qualche minuto” dissi
“Dove vai?” chiese voltandosi
“A trovare tuo padre” risposi arrossendo
 
 
Mi sorrise dolcemente, ringraziandomi con lo sguardo.
 
 
“Will viene con te?” disse prima di lasciarmi andare
“Si, lo porto con me. Ho paura che troppa gente intorno, finisca per innervosirlo”
 
 
Ci congedammo, e mi avviai alla ricerca del padre di Dom.
Il cielo era cosparso di qualche nuvola carica di pioggia, ma non sembrava avesse intenzione di piovere.
Una volta trovata, lo salutai sorridendo verso quella foto, tanto simile a suo figlio, da farmi male. Dieci minuti dopo, posai una rosa vicino i fiori che sua moglie non mancava di portargli quasi tutti i giorni, e presi mio figlio per mano.
 
 
“Andiamo tesoro, hai le manine tutte sporche e la mamma non ha la borsa con sé”
 
 
Visualizzai una fontanella poco distante, incamminandomi verso di essa. Ruotai la manopola e non fuoriuscì neanche una goccia, facendomi sbuffare.
 
 
“Non avrai molta fortuna con lei”
 
 
Alzai lo sguardo e vidi una signora sorridermi; era completamente vestita di nero e teneva fra le mani una borsa. Ricambiai il sorriso ringraziandola e spiegandogli il motivo per il quale mi serviva dell’acqua.
 
 
“Oh, cara, prendi questo” disse porgendomi un fazzolettino imbevuto “ho tre nipoti e non esco mai senza”
“La ringrazio di cuore, ma ho dimenticato di portare la borsa” mi giustificai
“Non preoccuparti, a volte capita” … “vai a trovare qualcuno?”
“In realtà ho già fatto, stavo per andare via” sorrisi
“Capisco! Io ho chiesto 10 minuti di pace, prima di tornare laggiù”
 
 
La guardai meglio, e solo allora mi resi conto della mia poca mancanza di tatto.
 
 
“Lei è la signora Cross, vero?”
“In persona” rispose
“Le mie più sincere condoglianze, mi spiace per la sua perdita”
“Non scusarti, cara…mio marito ed io conoscevamo moltissime persone in questa città, ma il tuo viso, mi sembra sconosciuto solo per metà. Ho come la sensazione di averti già vista, ma non ricordo dove”
 
 
Mi irrigidii per qualche secondo, mentre la signora Cross mi fissava. Fortunatamente, Will interruppe il disagio sedendosi su di un gradino, nascosto da un cespuglio.
 
 
“Ignorami, sono solo elucubrazioni mentali di una povera vecchia” sorrise
“Si figuri” risposi sollevata e pronta per andare via
 

 
“Mamma! Dove sei?”
“Oh, tesoro sono qui!” agitò la mano “mi sono trattenuta a parlare con questa dolce ragazza”
 
 
Sentivo i passi sull’acciottolato che si avvicinavano, e per colpa di un albero, la mia visuale era celata. Ancora qualche secondo, e mi ritrovai a trattenere il fiato non appena lo vidi dinanzi a me. Nulla in lui era cambiato, solo la sua espressione ed il taglio dei capelli. Abbassai lo sguardo verso terra mentre lui, irrigidendo la mascella, mi fulminò con lo sguardo e si sforzò di essere educato.
 
 
“Ciao” disse porgendo la mano
“C-ciao” balbettai io “Ciao, Ethan…”
 
 
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“Ma dove diamine è finita?” imprecò
“Dom ma non vedi quanta gente c’è? Starà solo temporeggiando per farti rivedere persone che conosci!” lo rassicurò Matt
“Potrebbe essere in quel gruppo giù in fondo, ma ci sono gli alberi e le statue di mezzo. Tranquillo, starà sicuramente parlando con qualcuno” aggiunse Chris
 
 
Dom, sospirò e si arrese…
 
 
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L’ultima frase era rimasta in sospeso per secondi interminabili; lo sguardo di sua madre volava da uno a l’altra e viceversa.
 
 
“Voi, vi conoscete già?” chiese
“Si signora” risposi
“E vi conoscete perché…”
 
 
Nessuno dei due rispose, in attesa che lo facesse l’altro.
 
 
“Lo conosci perché ti sei trasferita da poco?” sibilò gelida
“No signora” abbassai di nuovo lo sguardo
 
 
Passò un lasso di tempo indefinito, e quando riprese a parlare, tutta la dolcezza, l’amore ed il calore, svanirono.
Mutò dal giorno alla notte guardandomi con occhi diversi: gli occhi dell’odio e del disprezzo.
 
 
“Tu sei lei…” pronunciò “tu hai sbattuto mio figlio in galera!” tuonò
“Si, signora” esclamai con orgoglio
“Tu!!!” mi puntò un dito contro “razza di sudicia, stupida ragazzina!” urlò schiaffeggiandomi
 
 
Suo figlio le cinse le spalle con un braccio, per fermarla da qualunque visione o pensiero le stesse scorrendo nella mente. Io, intanto, portavo una mano al viso. Voleva vendetta per suo figlio, nonostante fossi io quella dalla parte della ragione, ma in fondo era comprensibile.
 
 
“Vai dagli altri, mamma, non è necessaria la tua presenza. Lasciaci qualche minuto per parlare, ti raggiungerò fra poco” le promise
“Non voglio più averti davanti agli occhi!”
 
 
In silenzio, incassavo colpo dopo colpo mentre la guardavo allontanarsi.
Avrei voluto e dovuto gridarle che era stata colpa di suo figlio; che lui mi aveva picchiata; che mi aveva trascinata con l’inganno in un lago lontano da tutti; che aveva tentato di abusare di me, ma in qualche modo avevo reagito! Ma nulla di tutto questo le sarebbe minimamente importato, e non era assolutamente il luogo adatto per mettermi ad inveire contro di lei.
 
 
“Perché sei qui?” mi riscosse dai pensieri
“Sono con mia sorella”
“Ah già, è vero, è sposata con Matt” disse piatto
“Si” risposi io “quando…quando sei uscito di prigione?” aggiunsi, poi
“Oh, beh” sorrise perfido “dopo che TU mi hai fatto sbattere in una cella a Salt Lake city, mi hanno lasciato lì per quattro mesi. Mia madre era fuori di testa al pensiero di dover aspettare tanto tempo prima di rivedermi. Ma ben presto la giurisdizione di una città qui vicino, mi permise di trascorrere i miei ultimi sei mesi vicino casa, ed ora sono libero, anche se mi tengono comunque d’occhio”
“Sai che non mi pento di quello che ho fatto, vero?” dissi coraggiosa
“Oh ne sono certo. Sei sempre la solita so-tutto-io, quella che non sbaglia mai”
“Di sbagli ne ho fatti anche io, fidati” dissi piano
“Ti vedo diversa, hai una nuova luce negli occhi, o forse è colpa del vestito sexy che indossi” ammiccò “Dimmi, come va la vita da quando non ci sono più io con te?” mi provocò
“La mia vita è cambiata totalmente, te lo posso assicurare”
“In meglio, spero”
“Certamente!” esclamai
“Mamma!”
 
 
Quasi come un fulmine a ciel sereno, Will si rialzò dal gradino per mettermi in mano un ciuffo d’erba.
Lo presi in braccio, tenendolo stretto il più possibile, non vedevo l’ora di andarmene.
Non appena lo vide, scoppiò in una sonora risata, che risultò alquanto amara mista a sorpresa. Io, invece, iniziai ad essere nervosa seriamente, non potevo prevedere quello che sarebbe successo o cosa mi avrebbe chiesto.
 
 
“E’ tuo figlio?” chiese sorpreso
“Certo che lo è” dissi ovvia
“E brava la mia piccola” affermò gelandomi il sangue
“Ehm, grazie”
“Finalmente sei cresciuta…finalmente sei riuscita a gettare via quella vita insulsa dietro ad individui poco raccomandabili; ad abbandonare quel biondino bugiardo e codardo che non ti meritava affatto. Ti ho lasciata che eri solo una ragazzina incosciente e ora guardati! Sei cresciuta, la tua vita va a gonfie vele…hai anche un figlio!” lo indicò
 
Quell’ultima frase,  mi tenne sulle spine, poiché non riuscivo a decifrare se fosse realmente contento oppure avrei dovuto allarmarmi. In alto, il tempo stava visibilmente peggiorando, le nuvole divennero via via più compatte; finendo di oscurare il cielo, accompagnate da un forte vento che mi spettinò i capelli.
 
 
“E…” aggiunse poco dopo guardandomi “dall’anello che porti al dito, oserei dire che stai per sposarti. E spero che il tuo futuro marito, sia alla tua altezza”
“Sono io, più che altro, che mi preoccupo di essere alla sua di altezza” ammisi
“Lo hai portato con te? Vorrei poterlo incontrare! Dov’è? Chi è?”
“Te l’ho detto, sono venuta con Spencer” dissi sbrigativa
“Avete già scelto la data, suppongo” proseguì ignorando la mia frase precedente
“N-no” balbettai “non ne abbiamo ancora parlato”
“E perché mai? Problemi?” chiese
“Beh, credo che sia perché è stata una cosa recente” dissi
“Quanto? Mesi? Settimane?” azzardò
“Più o meno quindici giorni” ammisi
“Oh bene” sorrise “di solito queste cose vanno per le lunghe. Vuol dire che avrò una seconda occasione per stare insieme a te!” esclamò fiero
 
 
Aggrottai le sopracciglia, interdetta. Dopo tutto quello che gli avevo detto, continuava a credere di avere qualche speranza con me. L’idea mi causò un principio di sgomento, seguito da uno di puro e completo terrore. Una folata di aria gelida annunciò che era tempo di congedarsi.
 
 
“Devo andare” mormorai voltandomi
 
 
Con i capelli al vento, gli voltai le spalle iniziando a camminare, ma una semplice domanda mi frullava nella testa. Mi voltai per guardarlo.
Era ancora lì che mi guardava, perciò, presi coraggio…
 
 
“Ethan…perché fai tutto questo?”
“Mi sembra ovvio, principessa. Perché io ti amo!” esclamò sicuro di sé.
 
 
Voltai di nuovo le spalle senza salutare, tendando di accelerare il passo. Volevo andarmene di corsa, i tacchi mi davano fastidio, il temporale iniziò a preannunciarsi in lontananza, e cosa più importante : dovevo portare via mio figlio a tutti i costi.
Avevo un bruttissimo presentimento, forse dettato dai ricordi.
Se Ethan avesse scoperto la verità e avesse rivisto Dom, sarebbe successo di tutto. Erano presenti talmente tante persone e fortunatamente non avevano avuto modo di vedersi.
Avanzai cercando di localizzare con lo sguardo, dove fossero tutti gli altri.
A metà percorso, mia sorella mi affiancò tranquilla.
 
 
“Ehy, io e Kelly riportiamo le mamme e George a casa. La mamma di Dom deve preparare il pranzo e vorrei aiutarla. Dammi Will, lo porto con me”
“Ok, va bene” dissi porgendoglielo  “fai il bravo”
“I ragazzi dicono che vogliono aspettarti, comunque al massimo tra un quarto d’ora Kelly tornerà a prendervi in auto. Il temporale si avvicina…” sorrise e scappò via
 
 
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Ethan lasciò che si allontanasse quel tanto che bastava per poterla osservare da lontano. Voleva capire se gli aveva detto la verità, se la sua vita fosse realmente cambiata. Non la vedeva da molto tempo, e quel giorno di certo non si aspettava di ritrovarsela davanti. Era stato solo un mero colpo di fortuna che sua madre si fosse imbattuta in lei. Dopo quella sera a Salt Lake City, le sue speranze erano totalmente crollate, ma quel giorno, era tornata.
Ma cosa ci faceva lì? Era tornata per lui?
Affinando lo sguardo, seguì  la sua figura minuta mentre tentava di farsi spazio fra coloro che si stavano intrattenendo con sua madre, oppure si recavano a depositare fiori sulle tombe dei propri cari. Si sentiva preoccupato e sospettoso, ma tutte le sue paure svanirono non appena riconobbe Spencer.
Era stata sincera con lui e si concesse un sorriso altrettanto sincero.
Le vide passarsi di mano il bambino e…salutarsi?
Perché se erano lì insieme, si stavano separando?
Qualche secondo ancora, e lei riprese a camminare, questa volta verso un’altra direzione; verso qualcun altro che la stava attendendo. Ethan ed il suo respiro trattenuto, la seguirono con lo sguardo; si muoveva a passo svelto quasi avesse voglia di andare via a tutti i costi, prima verso la siepe alta e poi fermandosi poco oltre uno degli alberi secolari che crescevano indisturbati all’interno del cimitero. Forse si era persa e non riusciva a ricordare da dove si passava; perciò, decise di seguirla anche e soprattutto, perché era intenzionato a dare un senso a tutte le domande che avevano preso vita nella sua mente. Iniziò a camminare veloce per poterla raggiungere, stando attento a non farsi scoprire subito.
Quando divennero solamente una decina i passi che li dividevano, agì d’impulso afferrandogli un polso.
 
 
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“Ti sei persa per caso?”
“Dio!” esclamai “mi hai spaventata!” una mano al petto
“Sai, ti ho appena vista con tua sorella. Vai da qualche parte?”
“Non credo siano affari tuoi. Mi lasci il polso, per favore?” domandai infastidita
 
 
Qualche secondo ancora e invece di mollare, strinse.
 
 
“Lui è qui, non è vero? Il tizio che ti ha messo l’anello al dito. Non sei venuta solo con tua sorella e Matt; c’è anche lui con voi! Sai, fra la moltitudine di gente presente alla cerimonia, non ho avuto tempo di guardare tutti, ma adesso voglio sapere chi è!” tuonò
“Ho detto che devi lasciarmi!!!” dissi alzando la voce
“Ti vergogni così tanto di me, da non volermi far conoscere il tuo fidanzato? Scommetto che non gli hai nemmeno raccontato di noi. Mi deludi, tesoro” sorrise
“Lasciami per favore!” rimarcai tirando il braccio e voltandomi
 
 
Neanche il tempo di un battito di ciglia, che mi spinse con forza, facendomi rovinare contro un cespuglio di rose poco distante. Mi procurai, inevitabilmente, un taglio semi profondo alla gamba urtando con un sasso.
 
 
“Sei solo una stupida!” urlò
 
 
 Un rumore di passi si avvicinò a me, che ancora carponi, tentavo di alzarmi.
 
 
“Che succede qui?”
 
 
Tirai un sospiro di sollievo misto a preoccupazione, per quella voce così familiare. Alzai lo sguardo e lo vidi tendermi la mano per aiutarmi.
 
 
“Matt!” esclamai con le mani nelle sue
“Aspetta, il vestito si è agganciato ai rovi, ti aiuto”
“Grazie”
“Matt Bellamy…” esordì “l’ombra di mio padre ti riporta da queste parti. Sono contento di rivederti. Visto che sei qui, forse, puoi illuminarmi tu: voglio sapere con chi si sposerà la nostra piccola bambina”
 
 
Matt mi guardò, ed io non feci altro che scuotere il capo, per suggerirgli che lo avevo tenuto nascosto di proposito.
 
 
“Ciao” rispose composto ignorando la sua domanda “non dovresti essere dietro le sbarre? Oppure ti hanno concesso un permesso speciale solo per oggi?”
“Oh no” rise “ho scontato la mia pena. Un annetto, qualche mazzetta alle persone giuste e nessuno ricorda cosa io abbia fatto. A parte lei, ovviamente!”
“Qualunque cosa tu stia facendo, questo non ti dà il diritto di spingerla” lo ammonì
“Mi dispiace, per quello, non volevo” disse falsamente “ma non mi pento di quello che ti ho fatto a Salt Lake, anzi…avrei potuto fare di più, forse”
 
 
Inorridita da quelle parole, indietreggiai di un passo e mi voltai velocemente per andare via, ma andai a sbattere contro qualcosa di duro.
 
 
“Dom…” mormorai
 
 
Una maschera di rimprovero verso di me, ed uno sguardo omicida verso di lui. Aveva ascoltato le ultime parole proferite da Ethan e si stava trattenendo per miracolo. Non si scompose minimamente, mi mise al suo fianco e lo salutò freddamente. Non voleva sapere perché fosse lì con me, né perché non fosse in prigione. Non gli importava di Ethan Cross, Dom era venuto solo per sua madre e per il ricordo del padre di Ethan che portava nel cuore. Si scrutarono in cagnesco e Dom, inconsapevole, fece scivolare una mano intrecciando le dita con le mie. Non appena Ethan abbassò lo sguardo, portò entrambe le mani verso la bocca, tentando di trattenere una sonora, fragorosa e teatrale risata di scherno.
 
 
“Lui? È così che la tua vita sarebbe totalmente cambiata?” rise “vuoi veramente farmi credere che ti sposerai con lui? Ma sei pazza? Non ha fatto altro che farti soffrire!!! Vuoi che ti ricordi la cena della premiazione, oppure la scenata per il concerto degli Avenged Sevenfold? Credevo fossi una ragazza intelligente ma, probabilmente, mi sbagliavo”
 
 
Il silenzio regnava sovrano. Solo il vento, manifestava la propria presenza.
 
 
“Dio santo!” riprese “come ho potuto essere così cieco da non notare che quel bambino è esattamente la tua fotocopia, Dominic! Non poteva essere altrimenti. Non posso dire che tu non ti sia dato da fare…spero lo stesso che il tuo futuro matrimonio vada a rotoli!”
 
 
Detto questo, tornò sui propri passi e sparì.
Imitandolo, ci dirigemmo verso l’uscita dove Kelly era in procinto di parcheggiare. Matt la individuò e vi si diresse incontro, seguito da me e Dom, e Chris per ultimo. Credevo che la mia dose di vergogna fosse terminata per quel giorno, ma così non fu.
A qualche metro dall’auto, una voce attirò la nostra attenzione.
 
 
“Eccola! È lei! È lei che ha rovinato mio figlio” urlò
“Oddio, non ancora!” sussurrai piano
 
Tutti e tre mi guardarono enigmatici…
 
 
“Lasciatemi passare” ordinava a destra e a manca
 
 
Si parò davanti a noi, dopo essere riuscita ad oltrepassare le ultime persone che aveva trovato davanti a sé. Intuendo il pericolo, Dom spostò la sua mano verso la mia schiena per invogliarmi a salire in auto, ma il tentativo fu vano.
Si avvicinò quel tanto che bastava per darmi il secondo sonoro schiaffo che mi mandò la guancia sinistra in fiamme. Tutti i presenti avevano assistito alla scena, e non uno di loro osò muovere un muscolo. Kelly e Chris, avevano gli occhi sgranati; Matt, al mio fianco, era a bocca spalancata.
Carica d’odio e di vendetta, scattai in avanti per restituirle il favore ma, Dom mi afferrò da sotto il braccio destro, portando il suo in diagonale sulla mia spalla, mentre con l’altro braccio mi reggeva in vita.
 
 
“Devi vergognarti! Vergognati!” urlò
“Di cosa? Di cosa dovrei vergognarmi?” urlai di rimando
“Di quello che hai fatto a mio figlio! Eri la sua ragazza e l’hai trattato come un povero stolto! Gli hai rovinato la vita, lo hai fatto arrestare perché non avevi il coraggio di ammettere che sei solo una ragazzina superficiale”
“Lasci che le dica una cosa, signora…io non ero proprio la ragazza di nessuno; o meglio, lo ero, ma indubbiamente non di suo figlio. Non ho mai dato modo di fargli credere una cosa del genere”
“Bugiarda…stupida puttana!”
 
 
La stretta di Dom, si fece ancora più salda.
 
 
“Apra bene le orecchie, perché non lo ripeterò una seconda volta. L’ho mandato in prigione, è vero, e Dio mi benedica per questo! Sa perché Ethan è finito dentro? Lo sa? Perché nonostante i miei rifiuti e gli ammonimenti degli altri, quella sera mi ha letteralmente picchiata e trascinata per i capelli in riva al lago, perché non voleva e non vuole accettare tuttora, che io stia con Dominic!!! Mi ha lasciata lì per terra agonizzante perché avevo scoperto il suo segreto, e tutto ciò che aveva taciuto per anni. Chieda a Chris in quali condizioni mi ha trovata quella sera. Suo figlio non ammette repliche né rifiuti. In questi anni trascorsi tutti insieme, è stato capace di picchiare le persone e spedirle in ospedale. Lei sa cosa ha fatto Ethan quando da adolescente uscì di prigione? Ha minacciato la madre di Dom per ben quattro anni e non ha mai avuto il minimo pensiero di scusarsi con loro. Quella povera donna, così come chiunque altro, non meritava di essere trattata in quel modo. Può insultarmi in tutti i modi o maniere che preferisce, se servisse ad accrescere la sua autostima, ma non permetterò più né a lei né tantomeno a suo figlio di far del male alla mia famiglia”
 
 
La signora Cross, era letteralmente impietrita.
Con i battiti a tremila, mi voltai con tutte le intenzioni di andarmene.
Dom colse al volo l’occasione per spingermi verso l’auto, ma avvertivo ancora la stessa freddezza verso di me.
 
 
“Sali in macchina, hai dato abbastanza spettacolo per oggi”
“Che stronzo!” esclamai salendo sui sedili posteriori, ferita
 
 
Dopo di me, salirono anche Matt e Chris, Dom non voleva starmi vicino e perciò salì davanti.
Avevo i nervi in subbuglio, non sapevo se piangere o no; lui non era da meno, sbattè la portiera con forza e strinse i pugni respirando sonoramente.
 
 
“Dom…” mormorai piano
“Non saresti dovuta venire!” urlò facendomi sobbalzare sul posto
“Ma io…” proseguii con gli occhi gonfi di lacrime
 
 
Le mie parole rimasero sospese all’interno dell’abitacolo, mentre Kelly ingranava la marcia e partiva in direzione di casa. Lacrime calde e copiose iniziarono a solcare le mie guance, lente. Guardavo il paesaggio oltre il finestrino, determinata a non mostrarmi debole davanti a niente e nessuno. La mano destra poggiata sul sedile, tentavo di reprimere la tristezza; in breve tempo, il tocco leggero delle dita affusolate di Matt, si intrecciarono alle mie…non aveva bisogno che io mi voltassi, voleva solo consolarmi e infondermi sicurezza.
Dieci minuti dopo, mentre la pioggia iniziava a scrosciare arrivammo a casa e corremmo verso la veranda a ripararci. Strappai la mia borsa dalle mani di Dom con forza, bussando poi alla porta, ed attesi.
 
 
“Stai congelando” notò lui
“Come se ti importasse qualcosa. E comunque grazie, di ricordarmi sempre quanto stupida io sia”
 
 
Una volta entrata, richiusi subito e rimasi lì ferma, pulendo le scarpe sul tappeto.
 
 
“Oh tesoro, finalmente sei tornata! Oh cielo, cosa ti è successo?” chiese guardandomi
“Nulla, è tutto a posto” risposi non convincendola affatto
“Non importa se non vuoi parlarne, ora vai di sopra a darti una rinfrescata. Le tue cose sono in camera di Dom, e il bagno è la seconda porta a destra” concluse la donna
“Grazie…” dissi a capo chino
 
 
/---------/
 
 
Fuori, intanto, Chris e Matt attendevano che Dom finisse la sigaretta e che si calmasse. Si muoveva a grandi passi lungo la veranda, avanti e indietro, sbuffando. Stanco, Matt prese la parola.
 
 
“Sei il mio migliore amico Dom, ma devo dirtelo: sei stato veramente un coglione!”
“Doveva restare a casa, Matt e tu lo sai” rispose acido
“E credi che lei questo non lo sappia? Credi che non ci abbia pensato? Credi che non abbia avuto addosso un minimo di paura, dopo averti detto che sarebbe venuta con noi? A volte riesci ad essere così ottuso! Perché credi che abbia affrontato tutto questo? Credi che non abbia pensato che qualcosa potesse andare storto? Certo, non poteva neanche lontanamente immaginare di vedere Ethan, così come lo è stato per noi. Sapeva di non voler venire, ma ha deciso lo stesso di farlo, ha preso una decisione che andava oltre la sua volontà; ma lo ha fatto solo per te!”
“Ma perché?” incalzò Dom
“Ehm, non lo so” disse fingendo di pensarci “forse perché ti ama e vuole sposarti, brutto deficiente! O devo ricordarti che ha difeso tutti, compreso l’onore di tua madre?”
“Ma…” tentò di giustificarsi
“Ma un cavolo! Ti ricordo che ha subito abbastanza traumi e provato altrettante sensazioni oggi, perciò, perdonami se ti dico che le tue urla sono state abbastanza fuori luogo. Aveva bisogno di te, non di qualcun altro che le urlasse addosso”
 
 
Con un sospiro, si rassegnò all’idea che Matt aveva assolutamente ragione, anche se dentro di lui, la rabbia dilagava ancora. Scrollando la testa, aprì la porta ed entrò seguito dagli altri due. Non appena mise piede in casa, la furia nelle vesti di sua madre, lo travolse. Sicuramente Kelly aveva raccontato a lei, Spencer e George ciò che aveva visto; una piccola parte, rispetto a tutto quello che era accaduto in precedenza. Volarono insulti, urla, imprecazioni, tutte provenienti dalla figura minuta.
 
 
“E ora se non sali di sopra a consolarla e a chiederle scusa ti garantisco, Dominic James Howard, che ti diseredo!!” tuonò
 
 
Dom, annuendo, sospirò.
 
/-------/
 
 
Il piccolo bagno era accogliente e delizioso, la firma della signora Howard si rifletteva ovunque, ma questo non bastò a far sì che il mio umore migliorasse. Ero furiosa e delusa con me stessa per non essere stata capace di gestire le cose come credevo. Ricordo di aver pensato: “cosa potrà mai non funzionare? Si tratta di una semplice cerimonia. Vai lì, porgi le tue condoglianze, vai a trovare la mamma di Dom e andrà tutto bene”. A quanto pare, però, mi ero sbagliata di grosso. Poche ore a Teignmouth, avevano riportato a galla il mio passato, e tutto ciò mi aveva destabilizzata. Stavo riflettendo su Ethan e sui gesti di sua madre, quando la porta si aprì lenta, il viso di Dom oltre essa.
 
 
“Posso?” entrò senza veramente attendere una risposta
 
 
Chiuse la porta alle sue spalle, poggiandovisi contro, mentre mi scrutava ferma e immobile davanti lo specchio sopra il lavandino. Aveva tolto la giacca, restando in camicia e cravatta. Lentamente, si avvicinò.
 
 
“Sei ancora arrabbiata con me?”
 
 
Feci cenno di si con la testa.
 
 
“Hai intenzione di parlarmi?”
 
 
Feci di no. Lo sguardo fermo e dritto verso il mio riflesso.
 
 
“Visto che non vuoi parlare, lo farò io. Volevo chiederti scusa per come mi sono comportato. Ero così tranquillo quando siamo arrivati, che tutti i pensieri negativi che mi avevano assalito durante la notte, erano spariti. Poi l’ho visto lì, tu eri con Matt spaventata e ho capito che qualcosa non andava. Però mi sono detto di stare tranquillo e che la cosa importante, era portarti via il prima possibile, credevo sarebbe finita lì, ed invece sua madre ti ha mollato uno schiaffo davanti a mezza Teignmouth, e la rabbia è tornata in me più forte di prima. Avevo giurato di proteggerti e per l’ennesima volta non ne sono stato all’altezza, e per dipiù ti ho urlato contro e questo non è giusto; anzi, è essere ‘stronzo’, come mi hai definito tu. Mi è ripiombato addosso tutto in un baleno e con la potenza di mille valanghe. Avevo davanti agli occhi te avvolta nella felpa di Chris; il tuo aspetto quando ti ho aiutata a fare un bagno; i tuoi graffi ed i tuoi tagli sul viso… non potevo e non volevo permettere ad entrambi di rivivere quelle cose”
 
 
A quelle parole, voltai lentamente il viso rivolgendolo  verso di lui. Gli occhi gonfi di lacrime pronte a straripare. Inclinò leggermente la testa di lato, mosso dalla tenerezza che gli stavo facendo, ed allargò le braccia per potermi accogliere.
Mi avvicinai poggiando la testa contro il suo petto, non ricambiando l’abbraccio. Lui se ne accorse e sospirò calmo.
 
 
“Stai facendo la bambina ostinata con me?”  sussurrò dolce
 
 
Annuii e lo sentii stringermi più forte e ridere contro i miei capelli.
Lasciò che piangessi ancora per cinque minuti, finché non alzai il capo e lo guardai dritto negli occhi.
 
 
“Se ti dico una cosa…prometti di non arrabbiarti?” domandai
 
 
Era pronto a ribattere che finalmente era riuscito a farmi parlare, quando si accorse della serietà nei miei occhi. Aggrottando le sopracciglia, spostò un ciuffo di capelli dal mio viso.
 
 
“Sai che puoi dirmi tutto” affermò sincero
“Ecco…vedi…” sospirai “quella non era la prima volta che mi ha schiaffeggiata. Lo aveva fatto già in precedenza quando ho incontrato Ethan”
“Come scusa?”  disse staccandosi da me, ma tenendomi le mani
“Io…” tremai “mi ero allontanata per andare da tuo padre, e sono andata in cerca di una piccola fontana perché Will aveva le manine sporche e ci siamo incontrate. All’inizio era dolce e disponibile, ma non appena Ethan è spuntato fuori, ha notato la nostra reazione ed ha ricordato chi io fossi. E lì è successo, ma non ho reagito perché non mi sembrava il luogo adatto” chinai il capo
“E poi?” domandò
“Ho resistito alle battute e alle frecciatine di Ethan e non appena ha visto Will e l’anello al mio dito, è uscito fuori di testa. Sono andata via prima possibile, ho fatto giusto in tempo a dare William a Spencer, qualche minuto dopo mi è ripiombato addosso, cercando di scoprire a tutti i costi chi avrei sposato. Quando non gliel’ho detto, mi ha spinta, poi siete arrivati voi…” conclusi
 
 
Fece un grosso e sonoro respiro, aveva promesso di non arrabbiarsi di nuovo con me, e non l’avrebbe fatto perché non avevo colpe, ma la rabbia verso Ethan non sarebbe mai svanita. Avvicinò le mie mani, che stava ancora stringendo, alla sua bocca e le bacio entrambe.
 
 
“Mi dispiace, piccola. Mi dispiace davvero tanto” disse sincero
“Sono una sfigata, ma questo lo sai già” commentai
“Sei la mia sfigata, ricordalo sempre…vediamo cosa possiamo fare alla tua gamba” sorrise
 
 
Si inginocchiò ed alzò il mio vestito per controllare la ferita, ma evidentemente la stoffa si era incollata alla mia coscia tramite il sangue, perciò urlai di dolore, mentre il sangue riprendeva ad uscire.
 
 
“Oh cavolo! Scusami, scusami!” si scusò tamponando la ferita
“Non importa” mormorai trattenendomi
 
 
Trafficò ancora un poco, continuando a scusarsi di tanto in tanto. Dopodiché mise un grande cerotto e diede un ultima occhiata, prima di posarci sopra un piccolo bacio.
Alzò lo sguardo su di me e sorrise…
 
 
“Stiamo insieme da tempo e ancora riesco a farti arrossire con così poco?” suonò dolce
 
 
Feci spallucce imbarazzata e indifesa, ma col sorriso.
Si alzò ed uscimmo dal bagno; lui si diresse in camera sua per mettere qualcosa di più comodo, mentre lo aspettavo fuori. Ne uscì dieci minuti dopo, sorridendo nella sua tuta e felpa grigia. Ci dirigemmo verso le scala, diretti verso il piano inferiore, e lo presi per mano. Solo quando la tirai leggermente si fermò, voltandosi enigmatico.
 
 
“Amore” sussurrò piano, quasi preoccupato
“Mh…” risposi a capo chino
“Qualcosa non va?” disse alzandomi il viso
“Puoi baciarmi, adesso?”
 
 
Dapprima aggrottò le sopracciglia interdetto, poi si aprì in un dolce sorriso, stringendomi a sé.
 
 
“Tutte le volte che vuoi, bambina”
 
 
Scendemmo per il pranzo e fu caloroso ed in quantità industriale; il cibo caldo era rinvigorente in completa contrapposizione con il brutto tempo fuori. Parlammo di quello che era successo  e, spiegai a tutti loro come erano andate le cose e che forse, era stata anche un po’ colpa mia per non essermene andata subito. Le loro voci concitate si accavallano una sull’altra, per difendere la mia posizione.
Era un continuo “Non è vero”, “Ma cosa dici?” ecc.
In breve anche la madre di Dom espresse la propria opinione scaldandomi, in qualche modo, il cuore e facendomi sentire tutto il suo affetto.
 
 
“Quella donna dovrebbe farsi un esame di coscienza, prima di poter offendere un amore di ragazza come te!” affermò convinta
 
 
La ringraziai con lo sguardo mentre la aiutavo a sparecchiare.
Più tardi, nel pomeriggio, eravamo tutti in salotto a rilassarci quando  ebbi un ripensamento.
 
 
“Signora Howard, dovrei andare in farmacia a prendere dei pannolini ed un ciuccio nuovo a Will, dato che suo zio Matt lo ha  perso. Visto che le ho consumato diverse cose, se le serve qualcosa, gliela prendo io” sorrisi
“Oh grazie cara, lo scrivo su un foglietto, torno subito”
“Ti accompagno?” Dom
“Non serve, vado con Chris”
“Sicura?”
“Si, tranquillo. E poi almeno ti rilassi un po’, giocando”
 
 
Sorridemmo tutti, perché proprio in quel momento, Will si trascinò dietro il suo zainetto pieno di costruzioni, sedendo a terra e cercando di attirare l’attenzione di suo padre.
Presi il foglietto della signora, la mia borsa ed uscimmo di casa sotto la pioggia.
Percorremmo il breve tragitto ed entrammo, girando per gli scaffali. Stavamo parlando amabilmente, quando vidi Chris avvicinarsi e guardare storto un paio di persone oltre lo scaffale. Lo osservai un secondo e compresi, che probabilmente mi avevano riconosciuta come la ‘rovina famiglie’ della signora Cross.
 
 
“Qualche problema?”
 
 
Le due donne, colte sul fatto, dissimularono e passarono a guardare il mobile accanto.
 
 
“Hai preso tutto?” chiese verso di me
“Si, pago e ti raggiungo in macchina” lo rassicurai mettendomi in fila
 
 
Dieci minuti dopo, salendo in auto, lo vidi teso e in allerta osservando chiunque passasse nelle nostre vicinanze. Apprezzavo la sua protezione, ma l’opinione degli altri riguardo quell’episodio, non valeva nulla in confronto a quella di coloro a cui tenevo di più.
 
 
“Ho bisogno che tu sia concentrato su di me” lo informai
“Su di te? Perché?”
 
 
Avevo tutta la sua attenzione ,ora.
 
 
“Ho promesso che saresti stato il primo a saperlo” lo guardai
“Aspetta!” un ricordo lancinante “stai dicendo che…”
“Che è uno di quei momenti, Chris…”
 
 
Gli porsi una delle buste che tenevo in grembo e sbirciò dentro. Alzò gli occhi lentamente, cercando di capire se l’ipotesi mi rendesse triste o mi riempisse di gioia. Vedendomi in difficoltà, pose una mano sulla mia spalla, sospirando.
 
 
“Va tutto bene?”
“Ho paura, Chris” confessai “ma non come la prima volta”
“E’ normale, bambolina…sai che qualunque sia l’esito, io ti sosterrò sempre, vero?”
 
 
Annuii con la testa e mi abbracciò forte.
 
 
“Andiamo a scoprire se diventerò zio una seconda volta!” sorrise avviando il motore
 
 
Sorrisi mettendo la cintura, un po’ più calma dopo la nostra chiacchierata. Mi sentivo sollevata di averglielo detto, ma dentro di me avevo ancora paura, in un certo senso. Tornammo in casa e mentre le donne preparavano biscotti, Matt, Dom, Will e George guardavano i cartoni in tv. Una volta rientrati, Chris prese posto sul divano con gli altri, io mi offrii volontaria per salire di sopra a sistemare i medicinali in bagno, cogliendo così al volo la situazione e poter fare il test in pace.
Lo feci ed attesi seduta a terra. Impaziente, i minuti sembravano non passare mai.
Una volta scaduto il tempo, inviai un sms a Chris che, con la scusa di farsi prestare un vecchio CD, salì le scale.
Entrò e mi guardò dritta negli occhi e senza proferire sillaba, mi baciò la fronte.
 
 
“Vado a chiamare Dom”
 
 
Qualche secondo e la porta della sua stanza si spalancò…
 
 
“C’è qualcosa che non va?” domandò spaesato
“Forse è meglio se ti siedi” suggerì Chris
 
 
Obbedì.
Feci un gran respiro e mi avvicinai lentamente, fermandomi esattamente difronte a lui, con le mani dietro la schiena. Tentavo di mantenere un minimo di contegno, poiché non avevo idea di cose ne avrebbe pensato.
 
 
“Dom…ricordi quando siamo tornati dalla vacanza e mi hai detto che, dopo aver accettato di sposarti, quando meno me lo sarei aspettata mi avresti sorpreso con un regalo stupendo? Beh, credo che quel momento sia finalmente arrivato”
 
 
Tolsi le mani da dietro la schiena e poggiai il test fra le sue.  Un breve e conciso messaggio : “Incinta 2-3 settimane” .
Rimasi in attesa di una sua reazione, mentre a capo chino osservava l’oggetto che teneva fra le mani; sembrava una statua, lì fermo immobile. Stavo aspettando che iniziasse a stappare Champagne e festeggiare oppure che iniziasse ad imprecare mentre lanciava oggetti dappertutto. Niente di tutto questo, però, arrivò. Solo silenzio… uno strano assordante silenzio.  Iniziai a preoccuparmi seriamente, temevo addirittura che non stesse respirando più. Ma poi, qualcosa effettivamente, accadde… il suo corpo iniziò ad essere scosso da forti tremiti, il respiro era troppo veloce, e capii.
 
 
“Oddio! No, no, no, no, no”
 
 
Mi avvicinai di più, andandomi a sedere sulla sua gamba, abbracciandolo.
 
 
“Dom, ti prego, non piangere”
 
 
Per tutta risposta, poggiò la testa contro la mia spalla e mi stritolò fra le sue braccia aggrappandosi alla mia maglietta. Era una diga che straripava ed io stavo per seguirlo. Lo sentivo singhiozzare contro di me senza sosta, e non ressi.
Anche Chris, fermo vicino la porta, stava trattenendo le lacrime a stento.
 
 
“Hai visto? Sei riuscito a far piangere anche me” dissi mentre gli baciavo i capelli
 
 
Continuammo come idioti per altri due minuti senza dire nulla né tantomeno riuscire a guardarci in viso, finché ripresi un minimo di controllo.
 
 
“Non mi hai neanche detto se sei contento o meno”
 
 
Alzò lentamente la testa, a quelle parole, ed i suoi occhi, in quel momento rossi dal pianto, avevano assunto una sfumatura di verde a dir poco meravigliosa.
 
 
“Il fatto che abbia pianto come un bimbo, non ti suggerisce niente?”
 
 
Mi avvicinai al suo orecchio per non farmi sentire da Chris.
 
 
“Ma tu sei il mio bimbo” sussurrai
 
 
Sorrise e baciò la punta del mio naso.
 
 
“Ricominceremo e andrà tutto bene, vedrai. Lo sai che ti amo da pazzi, vero?” chiese
“Io di più” risposi
 
 
All’improvviso, si fiondò sulle mie labbra incastrandole in un bacio che di puro e casto, non aveva assolutamente nulla.
 
 
“Ho capito, vi lascio soli” rise Chris, uscendo
“Ehy tu!” lo apostrofò Dom “non azzardarti a dire a Matt che ho pianto!” sorrise
“Tranquillo, sarai tu a farlo” esclamò
 
 
Mentre io e Dom riprendevamo a baciarci, aprii gli occhi per una frazione di secondo, e vidi Chris chiudere la porta, mentre mimava al mio indirizzo le parole “Sono fiero di te!”
 
Andava tutto bene. 
   
 
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