Fanfic su artisti musicali > MBLAQ
Ricorda la storia  |      
Autore: Love_My_Spotless_Mind    28/10/2016    0 recensioni
Per Cheolyong quei trofei svenduti in un mercatino non sono soltanto la palese evidenza di un passato meraviglioso che termina definitivamente ma anche la prova della fine della sua storia con Chansung. Restituirglieli potrebbe portare un po' di ordine nella sua esistenza.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lee Joon, Mir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

TROFEI




Ottobre si espandeva dolcemente, coinvolgendo nella sua serie di  cambiamenti ogni singolo elemento della città. Cheolyong aveva ricevuto una notizia a dir poco sconfortante sul Fan Cafè che controllava ogni mattina, confuso ed agitato si era vestito più in fretta che avesse potuto e si era diretto verso il luogo indicato dalle fan stesse. Seoul era una capitale vasta, movimentata, molte erano le persone che come lui si stavano dirigendo presso il mercatino, magari per approfittare di qualche offerta speciale. Lui non era il tipo da mettersi a correre tra la folla, al tempo stesso, però, non poteva rischiare di arrivare eccessivamente in ritardo. Approfittò di una via laterale, lì finalmente ebbe la possibilità di mettersi a correre, più forte che riuscisse. E giunse finalmente di fronte alla bancarella segnalata dalle ragazze, su di essa erano sistemati alcuni dei trofei più importanti vinti dal suo gruppo appena qualche anno prima. Trovarseli di fronte, in un luogo qualsiasi, venduti come se non rappresentassero proprio nulla, gli fece più male di quanto avesse potuto supporre. Il cappuccio sulla testa, la felpa chiusa fin sotto il mento, sperò di non essere riconosciuto da nessuno e tirò fuori un paio di banconote chiedendo al venditore di poterli acquistare tutti. – Me ne lascia almeno uno! – protestò una ragazza sulla trentina, al suo fianco. Il ragazzo le lanciò una breve occhiata, senza rivendicare quanto quei trofei appartenessero a lui soltanto. Si domandò quanti potessero essere stati venduti prima del suo arrivo.
Con la busta piena di trofei se ne tornò nel proprio appartamento, allineandoli uno di fianco all’altro sul pavimento. Nel vederli tutti insieme, impolverati, non riuscì a trattenere il pianto. I bei tempi in cui era un rapper affermato assieme ai suoi compagni erano lontani, forse irrimediabilmente lontani. Ma si era convinto che, nonostante le cose fossero andate in quel modo, la casa discografica avrebbe fatto di tutto per tenere dei ricordi così preziosi. Fino ad appena pochi mesi prima li aveva visti nella teca in cui erano sempre stati, nell’ufficio del direttore, esposto secondo il loro giusto merito. Probabilmente era stato il CEO stesso ad approfittare del trasloco per gettarli via, convinto che nessuno sarebbe venuto a rivendicarli. Qualcuno aveva dovuto trovarli nel cassonetto e ne aveva approfittato per guadagnarci qualcosa. Doveva essere andata sicuramente così. Le circostante supposte lo fecero sentire ancor più sconfortato. Rovesciato sul pavimento il pensiero andò ai suoi compagni di gruppo: Byunghee aveva iniziato il servizio militare, Seungho fortunatamente era stato coinvolto in uno spettacolo teatrale che gli aveva permesso di riscattarsi come artista, Cheondung non lo sentiva da parecchio ma qualche apparizione televisiva e servizio fotografico l’aveva fatto e poi c’era Chansung, evitò immediatamente di pensare a lui poiché il dispiacere in quella giornata era stato già fin troppo grande.
Quando Cheolyong era soltanto un ragazzino era stato coinvolto nella formazione di un gruppo: gli Mblaq. I primi tempi non erano stati semplici, gli allenamenti erano duri e lui aveva ancora l’aspetto e l’esperienza di un bambino. Ma gli altri compagni erano stati capaci di supportarlo, stargli vicino e rassicurarlo. Byunghee aveva già avuto una band anni prima ed anche se era durata poco sapeva come poter gestire, almeno in parte, la situazione. Lo consigliava sui movimenti, su come essere sciolto e rilassato. Seungho, invece, aveva un orecchio particolare per la musica, gli bastò stargli un po’ vicino per essere contagiato da tanta sensibilità. Lui e Cheondung , inoltre, erano i più giovani, quindi si ritrovavano su molti argomenti. L’unico con cui proprio non riusciva ad entrare in confidenza era Chansung. Mentre preparavano il loro primo mini-album lui era negli Stati Uniti per girare il suo primo film, non era una pellicola che riscosse molto successo ma servì a dargli una certa visibilità. Tornato dal set aveva i capelli rasati e non perdeva occasione per restare in silenzio. Da quanto ne sapevano proveniva da un’accademia di danza, era un perfezionista, uno attento al particolare e che, soprattutto, non si perdonava mai un errore.
Cheolyong sapeva di non andargli perfettamente a genio, quando era rimproverato per i suoi errori, infatti, aveva l’istinto di sorridere dicendo con apparente leggerezza che si sarebbe impegnato. Questo Chansung non lo tollerava, lo trovava poco serio. Comunque fosse con il tempo Cheolyong riuscì a stupirlo, restando sveglio fino a notte fonda per provare, senza mai stancarsi, senza perdere il sorriso che lo contraddistingueva. Quando fu tutto pronto per il debutto l’agitazione era palpabile, nessuno sapeva come sarebbe andata a finire ma valeva la pena di tentare con ogni sforzo per realizzare un simile sogno.
Nel giro di appena un anno firmarono il loro primo album e vinsero il primo premio nei music show. Li invitavano in moltissimi programmi, Chansung era quello più impegnato poiché  in quegli anni non tralasciò la sua passione per la recitazione, mentre Cheolyong fu accolto da vari presentatori come spalla nei loro programmi. Nel bel mezzo di questa carriera fulminante Cheolyong si rese conto di essere profondamente innamorato del suo compagno di gruppo. Fu una presa di coscienza che scombussolò la sua percezione delle cose. Non poteva passare giorno senza quantomeno vederlo tornare nella sua stanza a riposarsi. Non erano rare le notti in cui lo attese sveglio per accertarsi che andasse a dormire. Chansung era davvero un tipo capace di consumarsi pur di far bene il proprio lavoro. Non erano rare le volte in cui svenne per la stanchezza.
-Chansung sei rientrato. – erano le tre del mattino, Cheolyong con l’obiettivo di aspettarlo aveva finito per addormentarsi sul divano del salotto. Chansung si preparò in fredda un thè caldo, poi si mise a sedere di fronte a lui. – Allora, come sono andate le riprese? – gli chiese insistentemente. A pensarci ora, osservando i trofei allineati come oggetti abbandonati senza più alcun significato, ricordava perfettamente l’espressione che il suo volto aveva assunto quella sera, quanto apparisse stanco ma immensamente soddisfatto dei suoi sforzi.
-Domani dobbiamo alzarci presto, perché sei ancora sveglio? – il thè fumante rese le sue labbra più rosse, persino il suo colorito si accese un po’.
-Ti aspettavo. – rispose prontamente, senza permettere che il suo sguardo finisse di ispezionarlo. – Volevo sapere com’è andata, non abbiamo mai tempo per parlare, noi due. –
Tempo dopo Chansung gli avrebbe rivelato che in quel momento non aveva saputo che cosa rispondere. Si era accorto a sua volta di provare qualcosa di particolare nei confronti del minore e non sapendo come reagire cercava di evitarlo, al di fuori dei momenti lavorativi. Ma questo Cheolyong in quel momento non poteva nemmeno immaginarselo, terribilmente confuso per quel che provava in prima persona non poteva farsi troppe domande sui sentimenti altrui.
-Non c’è molto da dire, ho fatto meno ciack del solito, venivano bene subito e non mi era ancora mai capitato. Finalmente il regista non era più spazientito quando era il mio turno. Mi sento leggero. –
Cheolyong gli aveva sorriso, alzandosi in piedi aveva asserito che c’era bisogno di festeggiare. Ed allora, nonostante l’ora tarda, aveva ordinato hamburger e patatine che gli furono recapitati quando ormai il cielo andava schiarendosi. Parlarono di tutto quel che passò loro per la mente, come non avevano mai fatto prima d’allora. Lo sguardo di Chansung era così luminoso da togliergli le parole, alle volte, a quel punto rispondeva casualmente o soltanto rideva, come sapeva fare lui.
Rinvenendo da tali ricordi Cheolyong comprese che non ci fosse un attimo da perdere, raggruppò i trofei in uno zaino e corse fuori, le scarpe ancora slacciate. Pioveva  a dirotto ma era troppo concentrato sul ricordare l’indirizzo del maggiore per pensare a questo. Correndo sotto la pioggia, ansimando poiché il tratto da percorrere non era di certo uno scherzo, raggiunse l’appartamento che Chansung occupava da quella primavera. Appena aprì si ritrovarono faccia a faccia, non si rivedevano da un anno  e mezzo, da quando il maggiore era venuto a prendere le sue ultime cose dal dormitorio prima di andar via. E Cheolyong, trovandolo così sciupato ma incredibilmente affascinante, si accorse del vuoto che aveva contraddistinto quell’anno e mezzo.
-Entra. –
Cheolyong si diresse spedito verso il salotto, anche se in quell’appartamento non era mai stato. Iniziò a sfilare i trofei uno per uno dallo zaino, allineandoli sul tavolino al centro della stanza e nel fare questo piangeva, pieno di collera verso il presente. Chansung rimase impietrito nel rivedere quegli oggetti che tanto avevano significato per lui un tempo e che ora sembravano privati della loro anima e del loro scopo. – Ecco cosa siamo, Chansung: spazzatura! Ci pensi? Le notti insonni, le preoccupazioni, l’impegno, tutta spazzatura. – come gridava, rivolse uno sguardo all’altro che quasi non aveva più fiato e gli tremavano le gambe. Piangeva così tanto che iniziò a non sentire più le mani, non respirava più come avrebbe dovuto, Chansung se ne accorse, lo prese per le spalle sorreggendolo. – Ehi, Cheolyong, calmati, sono soltanto premi. Pezzi di plastica. – il minore vaneggiava, ripetendo che non fosse vero.
Aveva le mani di lui sulle spalle, l’uomo che amava ancora, non era stato soltanto qualcosa di passeggero per lui. Probabilmente non avrebbe mai smesso di amarlo, sapeva fosse così, ora che lo rivedeva dopo tanto ne aveva la certezza. Questo rese il suo pianto ancor più disperato, tutto era distrutto.
Pensò alla volta in cui Chansung gli confessò di essere bipolare, il suo sguardo era profondamente turbato, non aveva mai voluto accettare di avere un problema e, soprattutto aveva un gran timore di ammetterlo. Ma quella patologia lo stava divorando a poco a poco, assieme alla stanchezza per l’eccessivo lavoro stava contribuendo ad indebolire la sua vera personalità. Avevano fatto l’amore nella notte della sua confessione, come se fosse la conseguenza più naturale. Ed era stato unico, speciale. Cheolyong ebbe davvero l’illusione che il loro sentimento avrebbe risolto ogni singolo problema. Perché lo amava e tutto è inferiore all’amore.
Stralci di tali momenti affiorarono alla sua mente quando sentì dei passi scendere le scale ed una ragazza comparve nella stanza. – Chansung che succede? – domandò piuttosto confusa. Era la sua fidanzata, non c’era alcun dubbio. Cheolyong cercò di riprendersi dallo sgomento per andarsene, pentendosi immediatamente di essere andato lì a rinvangare un passato che forse era l’unico a ricordare con gioia. Non riuscì a dire niente, si liberò dalle mani del maggiore, lasciò lo zaino a terra ed i trofei sul tavolo, con i vestiti ancora gocciolanti scappò via. Fuori aveva smesso di piovere e lui non si sentiva più le mani, appena lontano da quell’appartamento dovette rannicchiarsi in un angolo, totalmente primo di forze.
Nell’ultimo anno la casa discografica aveva dissipato tutti i soldi da loro guadagnati, continuavano a lavorare senza più nessuna sicurezza verso il futuro. In poco tempo avevano perduto ogni certezza e questa situazione di precarietà era coincisa con il rinnovo del contratto. Per Cheolyong, Byunghee e Seungho era certo che chiunque lo avrebbe rinnovato, nella speranza di risollevare la situazione con maggiore impegno. Tali convinzioni, però, vennero tradite una sera, quando Chansung tornò in dormitorio dopo aver bevuto troppo. Cheolyong lo aiutò a sedersi, sembrava fosse davvero preoccupato per qualcosa. Dopo un po’ di esitazione iniziò a parlare. – Ho deciso di non rinnovare il contratto. – disse brevemente – Soltanto nell’ultimo mese è stata la mia famiglia a dover pagare di quanto avessi bisogno per le esibizioni, so che se continuassi così le spese a loro carico sarebbero sempre di più e non posso chiedere loro una cosa simile. Cheolyong, ma ci pensi mai seriamente al futuro? Non saremo così giovani per sempre. Io non posso permettermelo di perdere altro tempo. – a quel punto Cheolyong si era infuriato, chiedendogli se, quindi, per lui fino ad allora quello non fosse stato altro che una perdita di tempo. – Si, penso questo. È arrivato il momento di crescere. Dovresti farlo anche tu, dovreste farlo tutti quanti. –
Non gli aveva parlato per una settimana intera dopo quella sfuriata, il giorno dopo Chansung aveva annunciato la sua decisone più tranquillamente agli altri ed anche Cheundong si era trovato d’accordo con lui. Non potevano combinare nulla di loro a restare in quella situazione. Poi era arrivato il giorno di firmare, si respirava una certa arrendevolezza nell’aria. Quella mattina Cheolyong aveva provato ad avvertire Chansung che se non avesse firmato il contratto tra di loro sarebbe finita ma nel tempo stesso in cui aveva pronunciato quelle parole si era accorto che, in verità, non erano mai stati una vera coppia. Al termine di quella giornata erano definitivamente divisi, tornati in dormitorio i più grandi si rinchiusero nel silenzio. Seungho, da bravo leader, aveva provato a risolvere la situazione per quanto avesse potuto ma tutto era stato vano. Chansung e Cheundong raccolsero le loro cose. Cheolyong era depresso come mai , immobile nel suo letto si decise a non alzarsi fino a quando non sarebbe passato. Ma poi, la forza d’animo che lo contraddistingueva, decise di scrivere alle loro fan per rassicurarle che non avrebbe lasciato gli Mblaq svanire nel nulla, rappresentavano troppo per lui, i momenti più felici della sua vita.
 
Cheolyong sentì suonare il campanello, era ormai dicembre e la città era piena di cumuli di neve alta fino ai polpacci. Andò ad aprire e con enorme sorpresa scoprì che a suonare era stato Chansung. Entrò senza che il padrone di casa dicesse nulla. – Ho deciso di crearla io la teca per quei trofei. Li ho ripuliti e riparati, ora sono esattamente come dovrebbero essere. – Per il minore fu una vera consolazione sentirgli pronunciare quelle parole, lo ringraziò supponendo non avesse altro da dirgli. – Non dovevi disturbarti a venire fin qui. –
Chansung disse che aveva portato delle birre, aveva altro di cui parlare. Si misero a sedere, bevendo insieme esattamente come ai vecchi tempi. Chansung profumava di buono, aveva il medesimo odore di sempre, il che ricondusse Cheolyong a tanti ricordi preziosi.
-Te la ricordi la prima volta in cui mi hai baciato, Cheolyong? A quel tempo capitava che ti chiamassi Mir quasi fosse il tuo secondo nome. La verità è che avrei dovuto farlo io, baciarti per primo, intendo. Ma queste cose sono estremamente lento a realizzarle mentre tu sai essere certissimo di tutto, fin dal primo istante e non hai mai paura delle conseguenze. Era stata una giornata difficile, tra la registrazione dei programmi e le prove per il comeback di Stay. Sembravi davvero un ragazzino con quei capelli biondi ma eri sicuramente più spigliato ed allegro di me. Non ho ami smesso di prendermi eccessivamente sul serio, tu, però, in quel periodo mi hai insegnato come potersi lasciar andare. Eravamo soli in sala prove, così stanchi. Allora decidemmo di fare una passeggiata, per andare a dormire con l’umore più sereno. Era sera, la strada era stranamente silenziosa e tu parlavi a raffica, ridevi, mi prendevi la mano. Poi ci siamo fermati in un punto più buio perché tu dicevi che così si potevano vedere le stelle. Ed io non ne vedevo nemmeno una, mentre tu dicevi ce ne fossero miliardi e che il cielo fosse uno spettacolo, quella notte. Io guardavo solo te e le stelle me le ero dimenticate, allora ti sei voltato e non mi hai chiesto nulla, avevi capito. Mi hai baciato ed io non ho pensato più, per davvero. –
 Cheolyong sorrise. – Joonie hyung. Mi piaceva darti questi nomignoli quasi fossi un bambino e tu mi assecondavi. E per me è stato speciale ogni singolo bacio, li ho tutti qui, non me li dimentico. –
Chansung restò per un po’ in silenzio, sorseggiando la sua birra. – Quando ho lasciato la J. Tune ho iniziato a lavorare seriamente come attore, non mi sono risparmiato. E con quei guadagni finalmente ho potuto seguire un percorso per affrontare il mio problema, ho potuto aiutare i miei genitori economicamente. Questo mi ha reso immensamente fiero di me. Ma non è vero che non mi siete mancati o che non provi nostalgia per quei giorni. Rivedere i trofei mi ha ricordato di un periodo che trovo lontanissimo. Ed in quel periodo ero poco più che maggiorenne, pieno di speranze. Tante cose sono cambiate, gli equilibri non possono restare gli stessi per sempre, per quanto vorremmo. –
-Io non ci riesco a lasciarlo andare quel periodo, io vorrei che fosse sempre il presente. Non posso farci nulla. –
Chansung gli prese la mano, stringendola con tenerezza. Per Cheolyong fu un vero colpo ma non parlò. Osservava soltanto le loro mani stringersi e comprendeva di essere terribilmente innamorato di lui.
-Cheolyong, è stato un sogno bellissimo ma la vita va avanti, non rinunciare al tuo entusiasmo e al tuo talento, tu saprai sempre andare avanti nel modo migliore e, soprattutto, saprai essere felice perché nessuno più di te se lo merita. –
Cheolyong posò un bacio sulla sua guancia e Chansung non riuscì a trattenersi dall’abbracciarlo, stringendolo più forte che potesse. Non si erano lasciati bene, in periodo tanto turbolento non avevano potuto salvaguardare il loro rapporto a causa di tutto il dolore che stava per sconvolgerli, con la fine della loro carriera. Però i loro sentimenti erano sempre stati sinceri.
-Cosa darei, Chansung, per poterti chiedere di restare e sapere che lo faresti. –
-Sei stato il mio primo amore, Cheolyong. Mai nessuno come te potrà farmi capitolare, potrà farmi sentire unico ed amato a tal punto. Però io ci voglio provare ad andare avanti, adesso non avrei la certezza di sceglierti per affetto e non per paura di smarrirmi. Ho sbagliato con te, troppo concentrato sulla sofferenza che stava per arrivare. Ma tu, per l’ennesima volta, riportandomi quei trofei, mi hai insegnato a rispettare ciò che ci ha reso quello che siamo oggi. –
Pensieri ed ulteriori parole aleggiavano nella stanza la cui aria si era fatta improvvisamente rarefatta, come se stessero sulla cima di una montagna. D’improvviso Chansung porse al suo amico un biglietto aereo, era un piccolo regalo per scusarsi di quanto aveva fatto, di come fosse stato incapace di essere sincero con se stesso. Magari un viaggio era l’occasione giusta per ritrovare se stesso e poter ricominciare.
-Ti amo, Chansung. – sussurrò il minore osservando il biglietto che teneva stretto tra le dita che tremavano. –Andrà tutto bene, avremo una vita meravigliosa e saremo schifosamente felici. –
-Ci credo, Cheolyong. –
E dopo quelle parole Chansung lasciò l’appartamento.

 



 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MBLAQ / Vai alla pagina dell'autore: Love_My_Spotless_Mind