Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    28/10/2016    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MAESTRI

 

Il re stava osservando in silenzio Keros, che pasticciava con il cibo che aveva nel piatto. Erano soli nella grande sala da pranzo, con il lungo tavolo illuminato da candelabri scuri ed attorcigliati. Lucifero era seduto capotavola ed il bambino era alla sua destra, dinnanzi ad un piatto pieno per metà.

“Ho fame” esordì il piccolo.

“Mangia quello che hai davanti” gli rispose il demone, sorseggiando un po’ di vino “Smettila di giocarci”.

“Ma io ho fame di un’altra cosa!”.

“Finisci quello e poi ne parliamo”.

Il piccolo punzecchiò con il cucchiaio quel che aveva nel piatto, con una smorfia. Si voltò verso Lucifero e mostrò i piccoli denti da vampiro.

“No!” lo bloccò subito il re “Ti ho già spiegato che non puoi nutrirti spesso del mio sangue”.

“Ma io ho fame! Voglio quello! Il sangue!” piagnucolò Keros.

“Non puoi. La smetti di fare i capricci?”.

“Solo un po’! Dai! Poi farò il bravo”.

“Non potrei mai chiederti di fare il bravo. A me basta che non rompi le palle al sottoscritto”.

“Stronzo”.

Lucifero alzò il calice verso il bambino, con un ghigno divertito, e tornò a concentrarsi su alcuni fogli che aveva fra le mani.

“Cattivo” incalzò il piccolo.

“Il più cattivo di tutti, cucciolo. Piuttosto… come vanno le lezioni con Asmodeo? Ti diverti?”.

“Sì, ma è difficile”.

“Fosse semplice, non servirebbe un maestro per imparare a dominare il fuoco”.

“Oggi sei di cattivo umore”.

“Un pochino, in effetti. Ma su, parlami. Che fate? Ci sono altri apprendisti assieme a te?”.

“No, Asmodeo insegna solo a me. Adesso mi tratta bene, non mi guarda nel modo strano con cui mi guardava prima”.

“Asmodeo è uno di quelli che giudica dalle apparenze. Ma ora che sa che usi il fuoco, come lui, ti vede sotto una luce nuova”.

“Mi fa arrabbiare, perché così faccio le fiamme. Se no non riesco”.

“Imparerai”.

“Sì. Ed un giorno andrò da Mihael e gli darò fuoco al sedere”.

Il re ridacchiò, notando poi con disappunto di avere il calice ormai vuoto.

“Ora di andare al lavoro” borbottò “E per te ora di andare a fare gli esercizi di grammatica. Un demone tentatore che non sa scrivere i contratti… non è credibile”.

Keros annuì. Scese dalla sedia, decisamente troppo alta per lui. Affiancò Lucifero e tentò di nuovo di impietosirlo, mettendosi una mano sulla pancia e mugugnando. Sperava di convincerlo di essere quasi morto di fame.

“Ho detto di no!” sibilò il re, agitando leggermente la coda.

Il bambino abbassò la testa. Poi si voltò di colpo e tentò comunque di morderlo, saltando.

“Fame!” ripeté più volte, mentre Lucifero lo afferrava e cercava di fermare la sua irruenza.

“Finiscila!” lo sgridò il demone, bloccandolo con due mani “Smettila di agitarti come un tonno all’asciutto. Sei un tonno?”.

“No, non sono un tonno…”.

“E allora stai fermo”.

“Fame!”.

Si mosse e morse la mano del demone, che la ritrasse. Notò che nella stanza era entrato Azazel, che osservava la scena in silenzio e trattenendo un sorriso divertito.

“Che c’è?” gli chiese Lucifero, scocciato, mentre Keros gli si era arrampicato sulla testa con l’intento di mordergli il collo.

“Alukah è qui, maestà” spiegò il messaggero “Lo faccio entrare? Oppure…”.

“Oh sì, fallo entrare. Immediatamente! È arrivato al momento giusto!”.

Invitato da Azazel, nella stanza entrò un demone molto pallido e dallo sguardo estremamente luminoso. Tranne che per quello sguardo, il suo aspetto non presentava nulla di demoniaco. Privo di coda, corna ed ali, poteva essere scambiato per un essere umano che non vedeva i raggi del sole da un paio di anni. Keros lo osservò di sfuggita ed il nuovo arrivato gli sorrise, aprendo leggermente la bocca, mostrando canini da vampiro. Il bambino si fermò di colpo, permettendo a Lucifero di liberarsi della sua irruente presenza di dosso.

“Un cucciolo decisamente vivace” furono le prime parole del convocato.

“Alukah!” sorrise il re “Non sono mai stato così felice di vederti. Da quanto tempo?”.

“Da un pezzo, direi. Helel ben Shahar… figlio dell’Aurora! Posso avere l’ardire di chiedere come stia mia madre Lilith?”.

“Direi perfettamente. Dopo ti concederò di salutarla. Ora… vorresti dare un’occhiata al piccolo apprendista affamato?”.

Alukah si inchinò leggermente e porse la mano a Keros. Indossava dei guanti rossi ed il bambino strinse la mano con aria seria.

“Sarà per me un onore insegnarti a procacciarti il cibo, piccolo. Qual è il tuo nome?”.

“Keros. E tu sei un demone? Un vampiro?”.

“Entrambe le cose, come te”.

Il bambino annuì e lo osservò meglio. Aveva i capelli mori stretti in una coda che gli arrivava poco oltre le spalle ed un vestito che riprendeva la moda umana di quel momento. Non sembrava un demone.

“Ti insegnerò tutto quello che un piccolo vampiro deve sapere” continuò “Assieme a mio figlio”.

“Ricordavo che tu avessi due figlie!” si stupì Lucifero “Ricordo male?”.

“No, maestà. Ricordate benissimo. Ho due figlie, Deber e Keteb. Che ormai sono grandi. Ma ho anche un figlio, più o meno dell’età del principe”.

“Non ti è di impiccio occuparti di due bambini in una volta?”.

“Affatto. Anzi, lo ritengo un notevole vantaggio. Però vorrei chiedere quali sono i miei margini di manovra. Cosa devo insegnarli? Posso portarlo con me nel mondo umano?”.

“Ovvio. Fai tutto il necessario per renderlo il più autonomo possibile. Io non posso soddisfare la sua fame e voglio solo il meglio per il suo sviluppo. Di recente ha iniziato anche l’addestramento come demone di fuoco e questo consuma molte energie, e di conseguenza ha sempre fame!”.

“Posso capirlo, povero piccino. Demone vampiro che controlla anche il fuoco. Notevole. Chissà quali altre sorprese ci riserverai, giovane principe”.

“Nel mondo umano?” si stupì Keros “Ci andrò davvero? Intendo… fra gli umani?”.

“Esatto” annuì Lucifero.

“Senza di te?”.

“Ci sarà Alukah con te. Vedrai che ti piacerà”.

“E se spunta qualche angelo?”.

“Ti proteggerò io” lo rassicurò il vampiro “Ci divertiremo”.

Alukah porse la mano al bambino, che rimase fermo alcuni istanti. Lanciò un’occhiata a Lucifero, che gli sorrise. Keros allora si decise e l’afferrò, lasciandosi accompagnare.

“Ve lo riporto fra qualche ora” furono le ultime parole del vampiro.

Il re rimase seduto e seguì con lo sguardo il bambino che lasciava la stanza, per mano ad Alukah. Provò una strana sensazione, mista fra orgoglio e paura. Orgoglio, perché stava crescendo in fretta e sviluppava qualità notevoli. Ma anche paura, perché sapeva com’era terribile il mondo e in cuor suo sperava che quel cucciolo restasse sempre piccolo.

 

Il sole stava tramontando nel mondo umano e Keros osservò con meraviglia quell’evento. Accanto a lui, Alukah ed un bambino dai capelli spettinati ed il sorriso vampiresco. I mortali stavano preparando la cena, accendendo fiaccole e fuochi per le strade.

“Restatemi vicini, bambini” ordinò l’adulto, camminando per una strada di sassi con a fianco i due piccoli.

Il vampiro salutò educatamente un paio di distinti signori, che risposero al saluto. A Keros era stato regalato un cappello, per coprire i capelli un po’ troppo vistosi. Bastava lo tenesse ancora per un po’, poi con la notte quel rosso ciliegia non avrebbe dato eccessivamente nell’occhio.

“Cattureremo un umano?” domandò Keros.

“Ma no!” rise l’altro bambino “Non siamo ancora capaci! Ah… io mi chiamo Nasfer. Tu?”.

“Keros. Quanti anni hai?”.

“Trecento e cinque. Tu?”.

“Trecento e due. Quasi gemelli”.

“Già”.

Risero e Alukah sorrise.

“Sentite gli odori del mondo umano?” disse ai piccoli “Sono molto diversi dal mondo demoniaco, vero? Imparerete a riconoscerli, a capire quali sono utili alla vostra caccia e quali evitare”.

“Ma è vero che i vampiri possono girare solo di notte?” domandò Keros.

“C’è molta differenza fra demone vampiro e vampiro derivante da sangue umano”.

“Cioè?”.

“Ma non sai niente!” lo derise Nasfer “I demoni vampiro possono stare al sole perché sono demoni. Ma preferiscono girare di notte perché è più facile trovare cibo senza dare nell’occhio. I vampiri umani invece sono umani diventati vampiri dopo il morso di un demone vampiro che ha voluto farli diventare così. Quelli sono più fragili e muoiono al sole. E hanno anche paura di altre cose, come l’argento. Inoltre i vampiri umani succhiano solo il sangue. Noi demoni a volte mangiamo anche la carne. Giusto, papà?”.

“Dici bene. Voi nati dopo Cristo dovete solo cercare di non avere molto a che fare con le croci. Indeboliscono la vostra natura demoniaca”.

Keros non aveva mai visto una croce ma annuì.

“Non ci sono tante regole da seguire” riprese l’adulto “Come demoni, non potere entrare in una casa senza il permesso del suo occupante. Almeno non ora che siete così piccoli e deboli, con il tempo diventerete abbastanza forti da potervi entrare per un po’. Dovete cercare di non dare nell’occhio, perché se la gente è contraria alla nostra presenza tira su un casino tremendo e siamo costretti a cambiare zona. Quindi dovete imparare a scegliere prede che non destino troppo scalpore. Perciò niente bambini, persone in vista o importanti, giovani e belle fanciulle… Quando sarete più grandi, potrete anche spingervi oltre, ma per ora siete troppo piccoli per correre rischi”.

“Quindi chi possiamo mangiare?”.

“Persone sole, vagabondi, pellegrini… gente che nessuno cerca o non del posto. Ovviamente dobbiamo cambiare zona a volte, perché se gli umani si spaventano rendono più difficoltosa la caccia. Quando sarete più grandi, avrete un territorio vostro dove vi muoverete per cibarvi, senza competere con altri vampiri. Più sarete potenti e più umani avrete a disposizione. Ma ora vi faccio vedere come catturare il nutrimento”.

I due bambini seguirono Alukah lungo i vicoli.

“Vi sconsiglio gli ubriachi” parlò ancora l’adulto “Hanno un pessimo sapore. Ogni umano ha un gusto diverso, a seconda di cosa mangiano e di dove vivono. I nobili sono i più buoni, seguiti dai preti. Ma sono i più difficili, la gente si accorge subito della loro mancanza”.

“E non possiamo nutrirci di demoni?” chiese Keros.

“Certo. Ma potete farlo solo con demoni di livello inferiore al vostro, altrimenti il loro sangue vi fa male. Il re ti concede un assaggio di sé ma lo avrai notato anche tu che quando esageri poi stai male”.

“Sì. Mi viene tanto mal di testa e mal di stomaco”.

“Questo perché il tuo corpo non riesce a reggerlo. Invece di un umano potete consumare la quantità di sangue che volete. L’importante è che muoia, perché se resta in vita poi potrebbe raccontare a tutti quanto successo e la gente vi darebbe la caccia. Ed è solo uno spreco di energia”.

“Quindi noi da soli possiamo nutrirci con un umano intero?”.

“Ora un umano in due. Siete piccoli. Una volta adulti, quanti umani vorrete in una notte. Basta mantenere una certa discrezione, per evitare scocciature”.

L’adulto fece segno ai piccoli di fare silenzio. Nel buio, si udivano passi che si avvicinavano. Keros rizzò le orecchie a punta, capendo di avere un udito di certo superiore a quello di un umano. E pure la sua vista era migliore, perché il mortale non aveva visto i tre demoni vampiro mentre invece per loro era come se si muovesse in pieno giorno.

“Guarda attentamente come fa il mio papà” sussurrò Nasfer, mentre il vampiro si allontanava verso la preda.

Si mosse in fretta, Keros fece fatica a coglierne i movimenti. Lo vide avvicinarsi al mortale senza emettere nemmeno un suono. Lo bloccò e l’umano cadde in terra. Poi fece cenno ai piccoli di avvicinarsi ed i due bambini lo raggiunsero.

“Nutritevene” ordinò l’adulto.

I piccoli erano molto affamati ed iniziarono a cibarsi. Alukah intanto stava all’erta, nel caso qualcuno comparisse nei paraggi.

“Imparerete ad essere silenziosi, rapidi” parlò piano, mentre i bambini mangiavano “Ed a procurarvi il cibo senza il mio aiuto. Un passo alla volta…”.

Keros sorrise felice. Sporco di sangue, fissò con sguardo pieno d’ammirazione il suo nuovo maestro. Ora sì che aveva la pancia piena!

 

Lucifero fissava il soffitto. Socchiuse gli occhi, rilassandosi. Seduto nel suo ufficio, udì la porta spalancarsi e Keros saltò sul tavolo, salutandolo. Il re sobbalzò, risollevando la schiena.

“Ma non bussi mai?” gli disse.

“Ti ho spaventato?” rise il bambino, poi salutando la donna che stava sotto la scrivania in legno scuro.

Il demone non rispose. Sospirò, reggendosi la testa con le nocche della mano destra. La donna fece per uscire da sotto il tavolo ma  il demone la fermò con la mano libera.

“Mi sono divertito tanto” continuò Keros “Non vedo l’ora di imparare a fare come fa Alukah. È bravissimo”.

“È il migliore. Io per te scelgo sempre il meglio, piccolo mio” gli sorrise Lucifero.

“Ora vado da Asmodeo. Vediamo se riesco a fare un fuoco più grande. Non ho più fame! Mi sento fortissimo!”.

Gli occhi del bambino brillavano intensamente ed il re lo trovò ancora più bello del solito. Poi il cucciolo scese dal tavolo e corse via, sbattendo la porta e ridendo. Il demone si ributtò sullo schienale dell’alta poltrona, lanciando una rapida occhiata alla femmina, con un ghigno un po’ perverso.

“Dovrò regalargli un collare con il campanellino” mormorò divertito, accarezzando i capelli della demone e socchiudendo di nuovo gli occhi.

   
 
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