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Autore: summer_moon    30/10/2016    12 recensioni
| terza classificata al contest Scary me or make me laugh: halloween contest, indetto da meryl watase sul forum di efp |
Ciao a tutti.
Vi presento una storia horror, che spero possa, in qualche modo, farvi emozionare.
Ambientata durante Halloween, racconta di quattro ragazzi che decidono di fare una prova di coraggio in una villa abbandonata...
Dal testo:
Questa storia è accaduta realmente.
Da molto tempo viene tramandata, viaggiando di bocca in bocca senza mai mutare, tanto è inquietante.
A volte, qualcuno la racconta nelle fredde notti d’inverno accanto ad un focolare.
Più spesso viene narrata da chi, in campeggio, sosta placido davanti ad un falò, nelle limpide serate di primavera o inizio estate, mentre un gufo fa risuonare il suo verso ripetitivo per i boschi, rendendo il racconto più vivido.
Buona lettura!
Genere: Horror, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La villa









Questa storia è accaduta realmente.
Da molto tempo viene tramandata, viaggiando di bocca in bocca senza mai mutare, tanto è inquietante.
A volte, qualcuno la racconta nelle fredde notti d'inverno accanto ad un focolare.
Più spesso viene narrata da chi, in campeggio, sosta placido davanti ad un falò, nelle limpide serate di primavera o inizio estate, mentre un gufo fa risuonare il suo verso ripetitivo per i boschi, rendendo il racconto più vivido. 
I protagonisti principali sono due ragazzi come molti altri, la cui vita trascorreva normalmente.
Fino a quel giorno...






Asuka è una giovane liceale, con occhi e capelli scuri, dal fisico minuto ed altezza media; Chiaki, anch'egli con occhi e capelli scuri, è poco più grande di lei.
Data la somiglianza potrebbero, ad una prima occhiata, sembrare fratelli.
I due infatti sono migliori amici, si capiscono al volo, amano parlare di tutto e sono molto uniti, come potrebbero esserlo, appunto, due fratelli.
Purtroppo, però, per loro non è tutto rose e fiori: due loro compagne di scuola in particolare, si ostinano a shipparli, termine che, nel linguaggio dei giovani di oggi, significa vederli come una coppia di innamorati, pur sapendo che non è vero, proprio per questa loro forte amicizia.




Un giorno i due, stufi di tutto questo, decisero di organizzare uno scherzo da brividi per le loro provocatrici:
"... Dunque, dobbiamo fare prendere loro un bello spavento... Chiaki, hai qualche idea?" chiese la ragazza, mentre camminavano placidamente tornando a casa dopo le lezioni.
"Ne avrei una, ma... non so se è buona" rispose Chiaki.
"Coraggio, dimmi!" lo incoraggiò a quel punto l'amica del cuore, sapendo quanto fosse riservato quest'ultimo.
"Hai presente quella vecchia villa abbandonata, alla periferia della città?" fece allora lui.
"Parli di quella che si dice infestata dai fantasmi e protagonista, secondo quello che si dice in giro, di strani fenomeni inspiegabili?" volle sapere Asuka.
"Proprio quella! Potremmo portare lì Eriko ed Emi, con la scusa di una bella prova di coraggio, dopodiché..."
"... faremo vivere a quelle due il loro peggiore incubo!" concluse la giovane per Chiaki, rivolgendogli un trionfante sorriso ed uno sguardo complice: il piano era stato elaborato.




Qualche giorno dopo Asuka e Chiaki decisero di mettere in atto il loro stratagemma: il primo passo fu quello di parlare, separatamente, alle due compagne di scuola.
"Ascolta Emi" iniziò la giovane dai capelli scuri rivolgendosi alla compagna di classe: lunghi capelli castano ramato che terminavano in lussureggianti boccoli, occhi castani, lentiggini sul volto e piuttosto bassa e magra, la ragazza non sembrava affatto una persona snob o che si divertiva alle spalle altrui, ma la sua insistenza nel perseguitare la coppia di amici, era ormai leggendaria. 
"Hai presente la vecchia villa abbandonata in periferia?" le chiese poi.
"Certo che ce l'ho presente! Parli della famigerata Villa del terrore, giusto?" rispose l'altra ragazza,
"Cosa ne dici se andassimo noi due, assieme a Chiaki ed Eriko, per fare una prova di coraggio?" proseguì Asuka con fare indifferente, quasi come se della risposta non le importasse nulla.
"Perché no? Quando pensavi di farla?" chiese con entusiasmo Emi, appassionata da sempre delle cosiddette prove di coraggio: bella e con i voti tra i più alti della classe, si sentiva infatti una piccola eroina senza paura.
"Il 31 di questo mese..." le spiegò distrattamente Asuka.
"Bello! Così passeremo un Halloween diverso dagli altri!" si elettrizzò a quel punto la compagna di scuola.
"Allora ci troviamo alla villa alle 22 esatte." le disse così Asuka, 
"Ai nostri genitori diremo di uscire per il classico giro di Dolcetto o scherzetto, così non lo scopriranno mai!" concluse.
Separatasi dalla compagna molesta, non trattenne un piccolo risolino vittorioso: convincerla era stato sin troppo facile.




Nello stesso momento, Chiaki stava facendo con Eriko, una biondina dagli occhi azzurri, alta e slanciata, una conversazione molto simile a quella avvenuta tra Asuka ed Emi; per il ragazzo non fu così facile convincere l'altra a partecipare alla prova di coraggio, poiché questa le riteneva inutili, ma Chiaki risolse il problema accusando scherzosamente la giovane di non essere per nulla coraggiosa.
Sentendosi punta sul vivo, pur sapendo che lui non parlava sul serio, Eriko infine accettò.
"Allora ci troviamo alla Villa del terrore il 31 di questo mese, alle 22 esatte!" le disse Chiaki, raccomandandole poi di raccontare ai suoi genitori, nel caso avessero fatto domande, che sarebbe uscita per il classico Dolcetto o scherzetto di Halloween.
"Contaci!" rispose lei.




Il 31 del mese, per i ragazzi, arrivò presto: Asuka e Chiaki dissero ai loro genitori che quella sera sarebbero usciti con alcuni compagni di scuola, per fare poi assieme a loro Dolcetto o scherzetto per la città; non ricevettero nessuna obiezione al riguardo, essendo quella ormai una moda molto diffusa.
Così i due, poco prima delle 20, salutarono con tranquillità i familiari ed uscirono.
All'insaputa degli adulti, però, invece di aggirarsi per le vie della sonnacchiosa cittadina, si recarono alla Villa del Terrore, alla periferia della zona abitata.
La vecchia magione infatti, era situata ai margini, quasi isolata dalle altre case, e non solo per le misteriose storie che circolavano su di essa, ma anche per l'ampio appezzamento di terra ad essa legato: l'enorme giardino, un tempo perfettamente curato, al cui centro spiccava una fontana con le sembianze di un gufo dal cui becco stillava l'acqua, insieme al fitto bosco che si ergeva sul retro della dimora, ospitante molti dei notturni uccelli, avevano fatto sì che in origine l'abitazione venisse spesso indicata come "la villa del gufo".
Una volta incontratisi nel giardino, ora inselvatichito, della villa, Asuka si rivolse allegramente all'amico:
"Allora, Chiaki, hai preparato tutto?" fece la ragazza posando a terra la torcia che si era portata appresso e tirando fuori una borsa; questa conteneva diversi trucchi da bambini ed un mantello con cappuccio nero.
"Certo!" le rispose lui, tirando fuori, a sua volta, un piccolo zainetto: al suo interno c'era un mantello uguale a quello dell'amica, oltre che una confezione di farina, procurata dal ragazzo apposta per l'occasione.
"Con questa ricreeremo l'effetto della polvere tra i capelli!" affermò Chiaki con entusiasmo, indicando la farina,
"E con il giusto trucco sembreremo due perfetti fantasmi!" completò Asuka, elettrizzata all'idea di terrorizzare le loro compagne: avrebbero pagato caro il loro continuo prenderli in giro!




I due si mascherarono con grande attenzione: iniziarono con un leggero trucco bianco sul viso, per poi passare agli occhi, disegnando dei cerchi grigi sulle palpebre e sotto gli occhi stessi.
Come tocco finale, cosparsero i loro capelli scuri con della farina; infine indossarono le nere mantelle.
Una volta nascoste le proprie cose sotto un cespuglio, entrarono all'interno della villa, nascondendosi poi al piano superiore, ed ivi, al buio, attesero.




Alle 22 esatte, Emi ed Eriko arrivarono come concordato alla Villa del terrore.
Questa, nonostante fosse ormai abbandonata da anni, aveva ancora, almeno all'esterno, un aspetto imponente, che lasciava intravvedere l'antico aspetto sontuoso: ad occhio era composta da circa quattro piani, i mattoni di grigia arenaria impolverati erano in parte nascosti da grasse piante d'edera; nonostante il tetto spiovente sembrasse ancora in buono stato, poche erano le finestre visibili dall'esterno nel buio della notte, in quanto molte di esse erano sbarrate con solide assi di legno.
Tuttavia, ai piani più alti, un paio di piccole finestrelle rotonde spiccavano, buie e tondeggianti, come due piccoli occhi dalle orbite vuote.
Tutto questo, unito al fatto che la fredda notte autunnale fosse rischiarata solo da una piccola falce di Luna, contribuiva a dare all'edificio un'aria sinistra, simile a quella che avevano spesso visto in diversi film horror.
"Ciao Emi!" la salutò Eriko,
"Sai per caso che fine hanno fatto Asuka e Chiaki? Dovevamo incontrarci qui..." le chiese.
"No... sono appena arrivata, ed ancora non li ho visti..." rispose la castana.
Le due aspettarono così diversi minuti.
Cercando di affinare il più possibile la vista, le ragazze si guardavano inquiete intorno, ma dei due amici non c'era nessuna traccia; nel silenzio della notte, solo un gufo, che poco distante lanciava il suo richiamo, faceva loro compagnia.
"Non mi piace questo posto, fa freddo e non c'è nessuno!" si lagnò Eriko, la voce leggermente tremante: aveva letto da qualche parte che, quando si sente nel silenzio il verso insistente di un gufo, qualcosa di inquietante sta per succedere, ed ora avvertiva una certa inquietudine nel restare in quel posto.
Dopo qualche altro minuto di inutile attesa, le due decisero infine di entrare nella villa a cercarli.
"Magari sono arrivati in anticipo, e sono ad aspettarci all'interno..." ipotizzò allora Emi,
"Qua fuori si gela!" aggiunse.
Attraversarono così celermente il giardino, ignorando deliberatamente le numerose erbacce e passando accanto alla fontana, ormai vuota, sotto lo sguardo indifferente del gufo di pietra che più non zampillava; leggermente titubanti aprirono la massiccia porta di quercia ed entrarono. 




Come l'esterno, anche l'interno della villa aveva un aspetto di signorile trascuratezza, e le due ragazze poterono presto constatarlo una volta che ebbero acceso le loro torce: nel grande atrio rettangolare si aprivano numerose porte dall'aria antiquata e di legno scuro che davano su altrettante misteriose stanze; il pavimento di marmo era impolverato ed incrostato; esattamente di fronte alla porta d'ingresso un maestoso scalone con il corrimano in ferro battuto dalle elaborate rifiniture, portava ai piani superiori.
Faceva molto, troppo freddo lì dentro, molto più che all’esterno, ma le ragazze non ci badarono:
"E' pur sempre abbandonata, mica lasciano attivo il riscaldamento in questi casi!" pensarono le due, per spiegarsi l'insolito gelo che regnava nella villa stessa.
Attraversarono l'imponente atrio, facendo assai poco caso alle numerose ragnatele che adornavano ogni superficie o ai numerosi quadri appesi alle pareti, e puntarono dirette verso lo scalone che portava al piano superiore; stavano giusto salendo con cautela i primi gradini di legno massiccio –Emi davanti ed Eriko dietro- quando apparvero due figure inquietanti: queste, altre non erano che Asuka e Chiaki, i quali, truccati in modo da sembrare due fantasmi, e vestiti con un lungo mantello nero, le osservarono in modo truce.



"Voi... voi chi siete?" chiese Emi, improvvisamente spaventata, non avendoli riconosciuti. 
"Siamo spiriti inquieti a cui non è permesso di ottenere pace, nemmeno dopo la morte..." rispose Chiaki, con voce cavernosa e leggermente strascicata.
"Per colpa vostra siamo diventati così, dopo avere deciso di farla finita per le vostre continue prese in giro, la personificazione della rabbia stessa..." proseguì Asuka, in tono lamentoso, quasi un sussurro.
"Non abbiamo mai fatto nulla di male... neppure vi conosciamo!" protestò a quel punto la castana, tremante, non riconoscendo, a causa della scarsa visibilità che la torcia offriva, i due compagni di scuola.
"I nomi Asuka e Chiaki, vi dicono niente?" domandò quindi il ragazzo alle due; nello stesso momento, lui ed Asuka iniziarono ad avvicinarsi lentamente, ma inesorabilmente, alle ragazze, le quali, istintivamente, indietreggiarono.
"Non potete essere voi... NO!" urlò allora Eriko, terrorizzata dalla piega assunta dagli eventi.
"Non uscirete mai più da questa villa..." affermò Asuka,
"Rimarrete imprigionate in questo luogo, assieme a noi..." proseguì Chiaki, continuando ad avanzare, assieme all'amica, verso le figure delle terrorizzate Eriko ed Emi.
"PER SEMPRE!" affermarono poi in coro i due falsi spiriti maligni con l’aria di voler balzare addosso alle due ragazze spaventate... e nel mentre, presero a sghignazzare con fare sinistro.
"No, vi prego! Perdonateci! Per favore!" dissero la bionda e la castana, iniziando a piangere per la paura.
Arrivati a pochi centimetri dalle ragazze, Asuka e Chiaki si fermarono; dopo alcuni istanti di stallo, la giovane si decise: tirò fuori una spugnetta e se la passò sul viso, mostrando così che era semplicemente truccata... non era realmente un fantasma!
E i due falsi fantasmi risero di cuore alla faccia sorpresa delle due compagne di classe appena gabbate.




"Non è stato divertente!" fece Eriko, la cui rabbia stava sostituendo rapidamente la paura; ora che aveva capito tutto, avrebbe fatto finire la faccenda a modo suo. 
"BASTA, IO ME NE VADO!" disse quindi furiosa, dirigendosi verso la porta d'ingresso; provò poi ad aprirla, senza però riuscirci.
"Maledizione, è bloccata!" imprecò la bionda.
"Eriko, non cominciare con gli scherzi! Non è affatto divertente!" intervenne quindi Chiaki,
"Appunto, il gioco è bello quando dura poco. Eriko, finiscila!" disse a sua volta la giovane Asuka.
"Ragazzi, non sto scherzando! Dico davvero, questa maledetta porta non si apre!" replicò Eriko alle accuse mosse dai due. 
"Aspetta, ti aiuto." propose allora Emi,
"Forse, se ci proviamo tutti insieme, riusciremo a sbloccarla!" ipotizzò.
I quattro provarono così, in tutti i modi, ad aprire la porta, ma non ottennero alcun risultato.
Quello che era cominciato come un gioco, una punizione per dei semplici dispetti tra ragazzi, era diventato un incubo.
Erano bloccati.
Bloccati nella casa del terrore.




Era passata ormai più di un'ora, da quando i quattro erano rimasti bloccati all'interno della villa. 
Tutti i loro tentativi di sbloccare la porta erano stati inutili.
Chiaki aveva, alla fine, proposto di provare ad aprire una delle finestre presenti al piano terra, così da potere uscire finalmente da lì, scoprendo però che anche quelle erano inspiegabilmente serrate.
"Noooo, e adesso cosa facciamo?" gridò Eriko in preda al panico,
"Non voglio morire qui!" piagnucolò Emi, spaventata quanto la bionda, se non di più.
"Finitela voi due!" li interruppe allora Chiaki il quale, seppure agitato, stava cercando di pensare ad una soluzione.




"Ragazzi..." li interruppe di colpo Asuka, a sua volta preoccupata,
"E' solo una mia impressione, o all'improvviso fa ancora più freddo di prima?" chiese con voce tremante.
"Oddio..." fece improvvisamente Emi, senza nemmeno rispondere alla domanda fatta poco prima dalla bruna,
"Ed ora cos'hai?" sbuffò Eriko esasperata,
"Mi sono ricordata di una storia riguardante questa casa... dicono che, tanti anni fa, ci fu un violento omicidio: un rispettabile padre di famiglia, il proprietario, sterminò tutti, per poi uccidersi lui stesso... da allora nessuno volle più viverci, poiché si dice che è infestata dagli spiriti di coloro che morirono in quella tragica notte..." rispose la ragazza, iniziando a tormentare con le dita, tanto era nervosa, i suoi lunghi capelli ramati.
"Solo tu potresti credere a questa leggenda metropolitana!" la prese in giro la giovane dai capelli scuri, da sempre amante degli horror,
"Lo sanno tutti che sono solo voci, messe in giro dagli adulti, per impedire a noi ragazzi di venire qui!" aggiunse ridacchiando.
"Asuka ha ragione, sono tutte dicerie!" dissero all'unisono Chiaki ed Eriko,
"E se invece fosse tutto vero?" chiese Emi, tremando come una foglia, ed ormai sul punto di piangere.
"Falla finita, e pensiamo a come uscire da qui!" esplose infine la bionda.
I ragazzi riprovarono così a sbloccare la porta, quando all'improvviso sentirono, alle loro spalle, delle risate infantili: i quattro, seppure titubanti, si girarono, e...




Sostavano a poca distanza dal gruppetto, sbucati silenziosamente dai recessi dell'abitazione.
Li fissavano.
Un uomo, alto e magro, dai capelli scuri e ricci, macchiati un po' da un liquido scarlatto; i suoi occhi erano piccoli e castani, nascosti da un paio di occhiali rotti, indossava abiti medievali.
Accanto a lui una donna, lunghi capelli castani e lisci, occhi dolci di colore azzurro chiaro, bassa e magra, con un semplice abito, lungo fino ai piedi, di seta rosa e bianca; sul suo corpo era presente una striscia scarlatta, che scendeva dal collo fino al petto, a testimonianza dell'orribile fine subita quand'era ancora in vita.
Assieme a loro, una bambina dai corti capelli ricci, castano chiaro, acconciati con dei fiocchetti colorati; indossava un abitino bianco a maniche corte che le arrivava fino al ginocchio, macchiato però di rosso sui fianchi e sul ventre.
Gli occhioni azzurri, troppo grandi per quel visino infantile, brillavano di felicità.
I veri fantasmi erano arrivati.





"Come osate disturbare il nostro riposo eterno?" esordì il fantasma dell'uomo, terrorizzando come non mai i poveri ragazzi.
"Pagherete molto caro questo affronto!" continuò irato.
La donna invece sorrise, di un sorriso materno e malinconico:
"Ma che gentili che siete stati a venire a trovarci! Non fate caso a Jorge, con gli anni è diventato più irascibile sapete? Quattro bei ragazzi, che piacevole sorpresa! Venite, abbiamo molto tempo..."
Mentre parlava la donna aveva inclinato graziosamente la testa, in quello che sembrava un cortese, dolce, cenno d'invito; nel farlo espose lo squarcio che le attraversava gran parte della gola, facendo inorridire i quattro ragazzi.
La bambina nel mentre, cominciò a ridere divertita:
"Giocate con me..." fece poco dopo la piccola, avvicinandosi ai quattro,
"Ci divertiremo molto... e per sempre!" disse loro con un enorme, gioioso, sorriso.
I giovani liceali, ormai in preda al terrore, urlarono con tutto il fiato che avevano in gola.
"NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!"





Circa una settimana dopo, sui notiziari locali venne pubblicato questo inquietante pezzo:




"La notte di Halloween sono inspiegabilmente scomparsi quattro liceali della città; dopo molte ricerche, i giovani sono infine stati trovati, il pomeriggio del giorno seguente, all’interno della famigerata Villa del terrore, situata ai margini della città. Nessuno li aveva visti dirigersi lì –ai genitori i quattro avevano detto che sarebbero usciti a fare Dolcetto o scherzetto e nessuno si era particolarmente impensierito- e la casa, ormai abbandonata da anni, sembrava solo un innocuo rudere di pietra. Gli agenti, giunti sul luogo dopo aver cercato instancabilmente in lungo ed in largo per tutta la città, nel sentire le potenti urla d'aiuto scaturire dall'interno della stessa, dopo avere scoperto che la porta d'ingresso era inspiegabilmente bloccata, hanno infine fatto irruzione, sfondandola e trovando così i quattro ragazzi, un maschio e tre femmine, in serio stato di shock.
Sono stati rintracciati celermente i genitori di questi ultimi, i quali sono rimasti letteralmente sconvolti nel vedere i loro figli, solitamente allegri e pieni di vita, in quelle condizioni.
Ancora oggi, però, non siamo a conoscenza di tutti i particolari, poiché i giovani, pur essendosi, fortunatamente, ripresi dalla brutta esperienza subita, si rifiutano di parlare di quello che accadde realmente quella notte..."
 




 

FINE





Note autrice
Come ho scritto nell'introduzione stessa, questa storia partecipa ad un contest.
Ancora non so come mi sia venuto in mente di cimentarmi con il genere horror, cosa che non ho mai fatto prima, ma spero vivamente di avere in qualche modo emozionato coloro che hanno letto.
Vi saluto, ciao!
   
 
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