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Autore: sims2misteriquapequena    30/10/2016    1 recensioni
Come ho fatto ad essere così stupida?
Come ho fatto a non capirlo subito, che la mia intera vita era un lungo vai e vieni di inutili cazzate? Tutti quelli che credevo fossero amici ora si rivelano bastardi dal cuore di pietra. Mi hanno fatta soffrire, ma io non voglio far soffrire loro: nonostante fosse stata tutta una messa in scena, non significa che ogni azione benevola, ogni emozione fattami provare ed ogni ricordo possa dissolversi così... In un misero battito di ciglia. Io sono una persona dolce, riservata e solare. Ma ora... Ora sono pronta a tirar fuori il peggio di me stessa: che la sovrana oscura mi culli tra le sue braccia, che le tenebre prendano possesso del mio corpo. Cancellate Hikari Hanazono, create un nuovo mostro. Dissipate ogni tremendo fascio di luce partente dalla mia ignobile anima. Rendetemi quel che sono per davvero. Oh, mia regina, scatena la tua furia sui figli di Eva... Benché io stessa nutri ancora un briciolo di speranza per uno di loro, nel contempo così diverso.
Che mi liberi da queste sbarre di ghiaccio che hanno assunto l'essenza del mio cuore.
Genere: Drammatico, Erotico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Hikari Hanazono, Kei Takishima, Nuovo personaggio, Tadashi Karino, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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||In the name of Love ||  Capitolo Primo : Foglie velenose






                                                                                                                           















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Sono finita in uno di quei gruppi senza speranza, uno di quei gruppi ormai abbandonati da Dio. Dovrei essere delusa di me stessa, ma la realtà fa molto più male: mi sono lasciata andare per uno stupido capriccio. Una specie di malsana vendetta cospirativa. Contro il mondo che sembrava stare tanto bene, contro le persone. Persone che andavano e venivano. Persone che stavano davvero molto bene, forse più del mondo stesso. 
Poi c'ero io: una liceale tossicodipendente in procinto di diplomarsi. 
Più mi guardavo intorno, più capivo di quanto mi stessi sbagliando. Non tutti si sentivano a proprio agio tra le proprie carni. Lo capivo, perché anch'io ero parte dello stesso branco.   

Le mie lenzuola non sono mai state più bianche il giorno in cui Kana morì. E dopo di lei seguirono anche i due fratelli Kiro e Yoru, la madre ed il suo nuovo amante. Ed indovina un po'? Era papà il suo vecchio fidanzato. Lui e la mamma avevano una relazione complicata; quando ho compiuto diciasette anni si sono lasciati con la convinzione di non lasciare troppi danni inflitti sulla mia coscienza, vista la mia età: si sbagliarono. Tuttavia, i documenti del divorzio non vennero mai firmati da nessuno dei due. Motivo era nientemeno che il loro rapporto malato: C'é una bella differenza tra l'essere innamorati e non poter vivere separati. Il loro non era amore, ma non riuscivano comunque a disfarsi l'uno dell'altra. Quello che mio padre esercitava su mia madre era qualcosa di forte, qualcosa d'insormontabile. Mia madre era troppo buona, lo è sempre stata. Ha accettato di cedere la loro relazione in modo da dare spazio a mio padre, così che riuscisse a trovarsi una nuova avventura amorosa per proprio conto. 

Io non voglio essere come loro, io voglio avere un futuro. Voglio... Solo qualcosa di diverso. Non necessariamente un futuro. Non per forza una storia d'amore troppo complicata, come quella di Abby e Travis,  Theresa e Hardin... Oppure, se devo proprio attenermi a romanzi più classici, perchè non Darcy ed Elizabeth? Vorrei solo una storia, mi basta questo. Una storia che rimanga segregata tra le pagine di un libro, magari. Qualcosa di speciale. Ma non un 'speciale' comune: io voglio qualcosa di davvero speciale. 

Non ho mai capito perchè volessi una cosa tanto futile, una cosa tanto sopravvalutata, benchè avessi degli amici super speciali che si prendevano cura di me con tanto di premura e lealtà. Non avrebbero mai motivo di darmi le spalle, di mentirmi e di farmi soffrire. Non ne sarebbero mai capaci. Dall'altro canto, sono io quella che riesce sempre a creare casini. 
Scompigli di calibro decisamente alti.
Nonostante i miei problemi familiari, non ho mai dubitato di me stessa e delle mie capacità. Sono un fardello di contraddizioni che và a sbattersi la testa contro al muro per quanto è testarda. Mi voglio abbastanza bene, credo. Anzi, non mi sono mai posta una domanda tanto... Intima? Insomma, tanto profonda. Per certi versi credo di adorarla, la mia vita. Probabilmente, ci sono cose che vorrei manomettere per evitare casini o disastri, ma ormai quello rimane un capitolo chiuso della mia vita. Ho deciso di lasciarmi la roba dolorosa alle spalle, per il mio bene ed il bene di tutti.





.....









Quando mi sveglio sento una puzza raccapricciante. E' fumo. Sarà di sicuro mia madre. Saranno le sette del mattino, porca miseria, e lei deve iniziare di punto in bianco a fumarsi due pacchi di sigarette in quaranta minuti in prima mattinata, solo perchè sarà di nuovo nervosa?
Piego accuratamente il mio pijama (che pijama non si può dire in quanto indecente), per poi sparire in bagno. Sono una ragazza tutta acqua e sapone, quindi non ho bisogno di portarmi dietro un Beauty. Mi pettino, mi rinfresco con una sciacquata d'acqua fredda rapida e poi fuggo di nuovo nella mia stanza. Oggì è giovedì: di solito metto da parte la biancheria intima di pizzo nero, che indosso di solito, per poter indossare il set bianco. Non sò perchè mi attengo a dei giorni prefissati per il cambio dell'intimo. Sinceramente, organizzo ed appunto ogni cosa. Mi piace avere il controllo della situazione, penso che Atsu e la mia compagnia lo sappiano già. Insomma, non c'è nessuno che mi conosce meglio di loro- dovrò ricredermi -e l'opinione che hanno della mia persona è molto importante, per me. 
Quando arrivo in cucina, cambiata e dunque pronta per impiegare questi trenta minuti in una florida colazione, trovo uno dei spettacoli peggiori: un portacenere di cui non si vede più niente, per quante sigarette siano adagiate alla rinfusa sopra di esso, è posto a tavola. Sospiro, sconfortata. Quella donna ha bisogno di qualcuno che la vigili giorno e notte, e purtroppo, nè io e nè Atsu possiamo farlo, impegnati nello studio e per gli esami di fine semestre. Lei lo sà, ma non si dà nemmeno la briga di provarci. Mia madre è davvero dolce, ma quando si comporta in questo modo mi fa perdere le staffe. Devo ripulire questo casino se voglio ancora salvare la giornata dalle ringhiate scocciate di mio fratello maggiore. E' più scettico di me su questo argomento, e io detesto rimanere sempre coinvolta nei loro battibecchi. Sono una stupida, ed ha totalmente ragione, ma non posso rinfacciare l'errore a mia madre. Non voglio darle la colpa di essere stata debole e presa del tutto da impegni come il suo lavoro in clinica. La situazione è andata precipitando ancora di più, quando siamo venuti a sapere dell'assassinio dei nostri vicini di casa. Per me Kana era un'amica, praticamente quasi una sorella vera e propria. Mine Shinozaki stava per fidanzarsi ufficialmente con mio padre, Jiromo Hanazono. Poi, diciamo che mio fratello era il compagno di 'bevute' dei due gemelli, Yoru e Kiro. 
A cosa mi riferivo, quando dicevo che le mie lenzuola erano di un bianco candido mai visto, questo mattino? Ero talmente immersa nei miei pensieri, nell'omicidio... Che a furia di lavare ogni panno per circa mezz'ora, ogni tessuto sembrava risplendere ai riflessi della luce.
Questa è, certamente, una descrizzione surreale per esprimere un'immagginazione partita di punto in bianco dalla mia testa bacata. 
<< Rì, dove hai messo il mio cappotto? >> brontola Atsushi, dopo aver messo piede in cucina. Sbuffo, perché odio quando le persone mi distraggono da quello che penso. Ma devo rispondergli, altrimenti non la smetterà mai di rompere. 
<< E' nel tuo armadio, idiota non vedente. >>
<< Ah, già. Grazie, piccola rompiscatole... Ma se fosse stato lì non mi sarei rotto le balle per venire fin quì a chiedertelo di persona. >>
<< Chissà che fatica. >> rispondo monotona. Sembra sul punto di esplodere: mio fratello non è una persona che riesce a mantenere facilmente la calma, tutt'altro. E' un vulcano pronto ad eruttare per una scomoda eventualità qualsiasi. 
<< Vammelo a cercare. >> ordina stiracchiandosi. Lo fulmino con lo sguardo, ma non ricevo la reazione desiderata.
<< Nemmeno per sogno, trovatelo da solo quel dannato giubbino. >> replico, versandomi in una tazza dal design di una pokeball del caldo orzo al caffè. 
<< E' un cappotto. >> puntualizza, seccato. Si stà per arrabbiare, ma a me non importa. Ho già sistemato il casino che c'era poco fa in cucina, per cui non intendo sprecare il tempo a disposizione per adempiere il suo ennesimo capriccio. Che se ne andasse a quel paese per sbrigare le sue ricerche. Io il cappotto l'ho appeso nell'amardio, su una gruccia, quindi non è affar mio. 
<< Tu andrai subito a recuperare il mio maledetto cappotto! >> alza la voce, avvicinandosi minacciosamente a me. Lo ignoro. Trattiene a stento la rabbia.
<< Và a quel paese, Atsu. >> mi appoggio con il fondoschiena sul bancone, sorseggiando uno dei miei elisir di lunga vita con disinvoltura. 
<< Tu e la tua strafottenza di merda la pagherete cara. Lo sai, vero? >>
<< Oh, è una minaccia? >> lo prendo in giro, afferrando dalla mensola un piccolo recipiente di vetro contenente i miei dolcetti preferiti: dei biscottini al cocco ed al cioccolato fondente. Una delle ultime illustri opere culinarie della mia migliore amica.
<< Abbiate pazienza, santissimi Kami... >> cammina avanti e indietro per la cucina, ed io mi mordo il labbro per non ridere. Impreca a bassa voce, tirandosi i capelli neri all'indietro.
Poi, sconfitto, da bravo cucciolo bastonato, tira il muso e si accomiata da me con parole che dette da lui vanno considerate cordiali:
<< 'Fanculo, Rì. >> è troppo nervoso stamattina. Credo che senta la mancanza dell'erba che si fuma di continuo. Poi, avrà pesato sulla sua povera anima in pena anche la morte dei suoi due invidiabili migliori amici, che descriverli fotomodelli era ben poco. Non riesco ancora a capire come io riesca a rimanere tanto rilassata. Dovrei impazzire, perchè è sempre di una mia amica che stò parlando. Eppure... Non riesco ad atteggiarmi più irrequieta di quanto in realtà non sono. 
<< Idem. >> boccheggio con le labbra premute sull'orlo della tazza, in ritardo. Se n'è già andato da un pezzo.
I biscotti sono deliziosi, ma purtroppo devo scappare. E' tardi. Se aspetto ancora un altro minuto, finirò per perdere i dieci secondi di anticipo che riesco sempre a guadagnare prima del mio rivale. Ogni giorno spero di vincere, vedo la vittoria a pochi passi da me. Ma non riesco mai
ad impossessarmene. Cos'è che stò sbagliando, esattamente?






Ho dovuto accettare la mia sconfitta anche stamani, ma non è una novità che le mie labbra hanno potuto gustare per la prima volta. Non sò se è un bene prendersela tanto alla leggera. Probabilmente no.  Dovrei farmi forza al posto di provare empatia per Shinonome Miyazaki, che ho appena visto scappare in direzione dei bagni con lacrime amare a rigarle le guancie. Sono troppo distratta, e da troppe cose contemporaneamente. Che mi succede?
<< E tutto questo silenzio? >> persino il perenne vincitore delle nostre bambinate da adolescenti sembra essersi accorto che qualcosa effettivamente non và. 
<< Lascia perdere, ne parleremo più tardi, mammina. >> 
<< E io che volevo risparmiarti, proprio oggi! Poco incline alle dimostrazioni d'affetto in pubblico come al solito, eh, numero Due? >> quasi non mi strozzo con la mia stessa saliva.
<< Che hai detto, scusa? >>
<< Oh, chi? Io? Proprio nulla, numero due. >>
<< Primo, non credo possano definirsi assolutamente dimostrazioni d'affetto in pubblico. Secondo... Beh, sai già che intendo, e non vedo perchè dovertelo ripetere ogni volta. Tanto non imparerai mai... Almeno, non fino a quando ti avrò battuto, caro spaccone. >> lo lascio con la bocca asciutta; solitamente, inizio a strillare come una demente, attirando pure l'attenzione degli altri scolari, ma ora... Per carità, che mi dia tregua, ed io del filo da torcere a lui, per una volta.
<< Cos'é? E' per caso quel periodo del mese? >> le sue battute sono di pessima qualità, devo ammetterlo. Anzi, mi viene proprio spontaneo affermarlo. 
<< No, non ancora, perlomeno. >> rispondo, stizzita. Vorrei prenderlo a schiaffi, ma poi penso sia meglio rimandare tale sconfortevole situazione e indirizzarmi verso la serra con più rapidità, con o senza di lui. Ho fame, e non intendo perdere una ricca seconda colazione preparata dalle abili mani della mia amata co-pettegola. 
L'enorme edificio di vetro è vuoto. Regna una quiete alquanto piacevole. Non mi sono mai sentita opressa o male in questo luogo, penso sia il mio rifugio. Posso accedervi sempre, dato che la Karino ha affidato ad ognuno di noi una copia della chiave che permette l'entrata dalla porta retrostante la serra. Solo lei ha quella dell'entrata principale. E' una cosa di cui gli altri studenti non sanno nulla, ma credo lo sospettino già. Teoricamente non è permesso condividere le chiavi di scuola, ma noi lo facciamo lo stesso, giusto per le emergenze. 
<< Forse non ci sarà nemmeno, quella terribile Kappa. >> scherza Kei con nonchalance. Vorrei prenderlo davvero a pugni per quel nomignolo altamente fastidioso. 
<< Impossibile, altrimenti ci avviserebbe prima. Dev'essere in cucina, come al solito >> giustifico subito la mia amica. Kei sà essere meschino, spesso. << E tu prontamente, caro Pesu number two, stai sempre lì in prima linea a difenderla. >> commenta gesticolando. Gli faccio un gestaccio, poi mi ritiro e filo spedita nella spaziosa cucina in cui dovrebbe trovarsi la giovane Toudo con i suoi deliziosi manicaretti.
La trovo completamente concentrata nel suo lavoro: sbatte le uova e separa i tuorli con movimenti fluidi e rapidi della mano. Che maestria, la mia tenera donna. 
<< Hey, cuoca provetta! >> scherzo, catturandola tra le mie esili braccia. Sobbalza, sorpresa. Rido, perchè la sua espressione è davvero buffa: con il broncio e l'incertezza ancora impressa nei suoi grandi occhioni da cerbiattola, sembra proprio una piccola bambina. Dio, sarò mai in grado di esprimerle a parole, un giorno, quando sedremo l'una accanto all'altra sole ed appartate su delle sedie a sdraio (o a rotelle, ma preferisco la prima opzione), con all'incirca settant'anni di vita alle spalle, quanto cavolo la amo? No, credo di no. Ma cercherò di farglielo capire, questo lo prometto ad entrambe.
<< Hey, piccolo angioletto! >> mi stritola in un abbraccio dolce e cordiale. Sembra davvero di buon umore stamattina. Perché sono sempre io l'unica che percepisce un'aria tesa nei d'intorni? E' pazzesco.
<< Ma quanto puoi essere cotta? >> la prendo in giro, e lei arrossisce subito: la sua relazione con l'intrepido selvaggio ingordo è appena agli stadi iniziali. Ogni volta che viene nominato, lei reagisce così, diventando improvvisamente timida e molto maldestra. Forse dovrei piantarla di stuzzicarla, almeno per ora. Non si sà mai che potrebbe far finire nell'impasto a furia di dedicare i propri pensieri al suo spasimante temerario. Tadashi è abbastanza frivolo, ma conoscendolo la tratterà sicuramente come ben merita.
<< Allora? Come và con Karino? >> non sono davvero in vena di spettegolare, ma vederla felice rende serena anche me. 
<<  Karino? >> avanti, non può giocare a fare la finta tonta.
<< Suvvia! Parlo del tuo ragazzo, Tadashi. >> le punzecchio il braccio con l'indice. E' proprio bella, la mia migliore amica. Se mi dirà che non ha ancora confessato i propri sentimenti al castano, giuro che la trascino con me nella celleberrima stanza delle torture della signora Karino. Ad essere sincera non penso che abbia davvero una camera per torturare poveri studenti scansafatiche o professori di basso prestigio, ma non si sà mai. Poi, in ogni caso, è come se fosse la suocera di Akira, se quest'ultima frequenta  suo figlio. 
<< Tadashi? Il mio ragazzo? >> continua, senza capire. Mi sto spazientendo. Insomma, la sua deve per forza essere una presa in giro. 
<< Andiamo, sò bene che fra voi due c'è qualcosa di più profondo dell'amicizia. >> le faccio notare, come se lei stessa non fosse in grado di interpretare i suoi sentimenti. 
<< Tra me e Tadashi non c'è nulla e mai ci sarà qualcosa. >> rivela con sufficenza, seria, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Rimango con i piedi inchiodati al suolo: non riesco a muovermi, e non ci riuscirò. Almeno fino a quando non avrò analizzato pezzo per pezzo le sue parole. Non posso essermi sbagliata, impossibile.
Il mio flusso di pensieri viene interrotto da una risatina di Akira, che ora sembra piuttosto divertita che triste o ferita. Non riesco a cogliere le emozioni che vorticano intrappolate nei suoi bellissimi occhioni color nocciola. Come fa ad essere così brava, nel nascondere le proprie irrequietudini? Forse è una delle cose che si chiederà spesso mia madre, vista la mia cocciutaggine: io non ho alcun motivo di aprirmi nè a lei, ancor meno a mio padre. 
Nonostante quasi si distrugga nel tentativo di creare un qualche rapporto con me, io recido ogni legame, comunicando essenzialmente. 
<< Oh... >> riesco solo a mormorare, poco dopo. 
<< Perchè sei tanto triste, ora? Guarda che non mi spiace affatto se mi ha rifiutata. >> ammette, sincera. Sgrano gli occhi, sorpresa. << Ti ha rifiutata? >> sono estrarefatta. 
<< Sì. >> afferma monotona. 
<< Mi dispiace tantissimo... >> spero solo di non aver urtato ulteriormente i suoi sentimenti. Me ne parlava sempre affascinata del castano, ammaliata e tutto... Com'è possibile che la sua confessione sia stata respinta? Lei, poi! Una ragazza meravigliosa e molto bella. Ha un fascino ed una sensualità uniche. Esercita un bel potere, su entrambi ragazzi e ragazze. 
<< Non preoccupartene, è solo una cosa passeggera. Stò già meglio, e poi... Guarda quì! >> 
alza la mano sinistra tutta contenta. Oh, Akira. Quanto vorrei che fossi felice per davvero. 
Porta un anello d'oro bianco sull'anulare con un grande diamande, tempestato di altre piccole pietre variopinte. Sembra quasi una dolce mogliettina che si vanta della fede con la prima amica che le capita d'avanti proprio dopo le nozze. Mi viene da ridere, e stavolta non riesco a trattenermi.
E' fidanzata. Mi dico, più tranquilla del dovuto. Come reagirà Tadashi alla notizia? Poi non è che quell'anello passi tanto inosservato. Se se lo porta sul dito, vuol dire che sarà importante almeno quanto il bracciale di perle che io e Megumi (il mio è stato un contributo alquanto superficiale) le abbiamo regalato per l'anno nuovo. E' una nostra piccola tradizione, scambiarci regali per quell'evento. Lo facciamo da quando eravamo bambine frequentanti l'asilo. << Ma guarda un po', la nostra rubacuori colpisce ancora una volta a segno. >> scherzo, ed entrambe ridiamo. Con lei posso fare quello che voglio e comportarmi come mi piace e pare. Con lei posso essere me stessa fino in fondo. E' così anche per questa donna. Dovrei recitare la parte della migliore amica gelosa, perché scommetto che se fossi stata io quella con la fede al dito ed in procinto di sposarsi, avrebbe sbranato vivo il povero malcapitato senza il più minimo contegno. Lo fa sempre anche quando un ragazzo estraneo tenta di avvicinarsi.
Ed io? Beh, mi godo lo spettacolo, fino a quando chi capita sotto tiro non coincida con i miei gusti. E questa è una cosa difficile quanto rara. 
<< Chi è il fortunato? >> chiedo incuriosita.
<< ...Un importare uomo d'affari, socio di mio padre. >> taglia corto con un sorrisone. Un socio del padre?
<< Spiegati meglio. >> la sprono, con tono gentile. 
<< Oh, non preoccuparti, non è un vecchio omone sui quaranta. Ha venticinque anni... E ti dirò subito che è bellissimo! >> squittisce, per i miei gusti fin troppo emozionata. Quì c'è qualcosa che definitivamente non quadra. E' sempre stata innamorata di Tadashi, lo sappiamo tutti. Tutta la Special A. Karino stesso sembrava essersene accorto, e guardava questa splendida ragazza in modo diverso dagli altri ragazzi. Lei era l'unica per lui.
<< Se lo dici tu deve per forza avere le soppracciglia tutte curate e le ciglia lunghe come quelle di una ragazza. >> commento sarcastica. Scoppiamo di nuovo a ridere, ed io mi guadagno uno schiaffetto sulla spalla. << Hey, non è mica colpa mia se sei tu quella ad avere un gusto eccentrico. >> mi difendo, ridendo. << Può darsi, ma non per questo ti permetto di criticare un pezzo d'uomo tanto bello! >> 
Vederla tanto lieta mi rende appagata, ma lo strano presentimento che si fa largo nel mio petto non ne vuole sapere di dissolversi completamente.
Inizia a raccontarmi del viaggio in cui si sono conosciuti, e di quando sia bello il suo fisico. 
<< Insomma, da come me lo descrivi sembra un Dio greco. >> osservo calma. Lei ha gli occhioni ridotti a due cuorini palpitanti. 
<< Lo è! Probabilmente sarà membro dell'Olimpo, chi lo sà. >> riflette, poi dopo un po' scoppia in una risata alquanto labile. Roteo gli occhi, concentrandomi poi sulle peripezie che la mia migliore amica decide di raccontarmi. 
<< Dunque, è stata la Mongolia a farvi incontrare, eh? >> 
<< Sì, esatto, ci siamo imbattuti proprio nella capitale, Ulan Bator! >> 
<< E' un moretto dall'aria cupa e minacciosa? >> potrei anche soffiarmelo, di questo passo. 
<< E' biondo, il più biondo dei biondi! >> esclama fiera. Ha sempre avuto un debole per la categoria dei biondini,  non posso biasimarla se ha preso questa piega. Al cuor non si comanda.... Ed è anche per questo che avrebbe dovuto rispettare le scelte di Tadashi. Tutte balle, che l'ha rifiutata. Io lo conosco, non potrebbe mai voltarle le spalle in questo modo. 
<< Ma lui non può averti rifiutata. >> è un cambiamento del discorso decisamente pessimo, il mio. L'ho detto tutto d'un fiato, senza dar peso alle eventuali conseguenze.
<< Eh? >> sembra smarrita. Perfetto, ma guarda in che guai ti sei cacciata. Mi rimprovero, sconfortata.
<< Nulla. >> mento.
<< Non dire balle, avanti, Hikari! Parlavi di lui, non è forse così...? >> il suo umore cambia radicalmente. Ora sembra triste, forse anche irritata. Non c'è nulla di peggio che dover affrontare un'Akira in procinto di scoppiare dalla collera. 
<< S-Sì... >> sono pronta per farmi travolgere dal suo umore nero. Aspetto, aspetto ancora. Sembrano passare infiniti minuti: evito il suo sguardo, puntando gli occhi sulle lastre di marmo del pavimento.
<< Non mi ha rifiutata, sono stata io a respingerlo. >> rivela, tranquilla. 
<< Io non... >> ... Capisco. Non capisco
E' stata lei a rifiutare la sua dichiarazione? Lo ha respinto? Che diamine l'è saltato in mente?!
<< Come hai potuto?! >> sono stupita, anzi, sconvolta. Lei si mette subito in difesa.
<< E' la cosa migliore per entrambi, Hikari! >>
<< Non sparare stronzate... >> sibilo, a mò d'avvertimento. Non dovrebbe mentirmi, lo sà. 
<< Non spararle tu, le stronzate. L'ho fatto e basta: un problema in meno per cui doversi distruggere. >> Dio quant'è patetica, ridotta così. E' lei che si distrugge da sola, reprimendo i propri sentimenti. Non c'è nulla di sbagliato nell'amare qualcuno. Vero?
<< Ti sbagli, Akira. Ti sbagli di grosso, e non te ne accorgi nemmeno. >> mi ammorbidisco un po' per farle capire che non c'é bisogno di litigare, non ne abbiamo bisogno. Prendo le sue mani fra le mie. Ce ne stiamo in piedi da venti minuti ormai, davanti ai banconi ed alla pasta frolla cruda. Varie forme sono sparse tutt'intorno alla mattarella. Quello è il suo piccolo mondo, la sua tana, il suo vero ed unico rifugio... Come per me lo è la serra, oppure la mansarda in casa di mio nonno. 
<< I problemi non vanno repressi, Akira. Vanno affrontati, anche se ciò comporta al dolore. Se vuoi disfartene in modo giusto è l'unica soluzione esistente, e tu sei quella che fra le due lo sà meglio. >> spiego con dolcezza. La tensione sul suo volto si affievolisce; possiamo tornare a comunicare tranquillamente. 
<< ...Hai ragione. >> prende un bel respiro. << Ma ormai la cosa è fatta. >> conclude. Non posso crederci.
<< Sei proprio una cretina, perchè diavolo non ne hai parlato con qualcuno, prima?! >> sono su tutte le furie... O perlomeno ci manca poco. Non posso continuare a guardare come si annienta senza far nulla. Questa diciottenne è davvero una cocciuta.
<< Non era sicuro poterne parlare. >> si morde il labbro inferiore, conoscendo bene la mia risposta. 
<< Ed io, per caso... Non conto? >> non risponde. Sospiro, amareggiata. Mi avvicino ad una delle mensole. Lei continua a fissare la pasta morbida ben lavorata, in imbarazzo. 
Prendo un bicchiere di vetro e me lo riempio d'acqua dal rubinetto. Sorseggio la bevanda, massaggiandomi una tempia. 
<< Avete già prefissato la data del matrimonio? >> chiedo seria. Aspetto una risposta da parte sua che non sia menzognera. 
<< ...Sì. >> chiudo le palpebre, espirando pesantemente.
Che maledetto incomodo.





.......





Dò una mano ad Akira nel servire i nostri compagni affamati. Accolgono le sue deliziose portate con versi simili a ruggiti e brontolii partenti dallo stomaco vuoto. Che esasperazione, dico davvero. Non sono nemmeno in grado di mostrare un portamento civile. L'unico che ovviamente fa da eccezzione è Takishima. Non l'ho mai visto scomporsi per del cibo che non sia preparato da me, e la cosa mi crea immenso piacere. Per me Kei è una costante nella vita; non sono, tuttavia, ancora sicura di quello che provo per lui, in modo da poter dare una concreta definizione al vortice di sentimenti che provo. Non è nulla di forte, ma qualcosa di piccolo e sottile... E presente. Un minimo essenziale. Non sono brava ad interpretare le mie emozioni, ma sono sicura che se si dovesse verificare ancora una volta lo stesso episodio di Londra, crollerei. E' un migliore amico, un rivale e forse un soggetto d'amore. Prima di affermare tale ipotesi, però, devo essere sicura delle mie decisioni, senza nè pentimeni, nè errori. 
A me piacciono ragazzi come Ryu, dal fascino misterioso e freddo. Calmi e disinvolti, arrabbiati con il mondo come me. Ma Tsuji non è una persona di quel calibro. Sarebbe in grado di eccellere praticamente in tutto. Ha l'animo buono e gentile, non si smentisce quasi mai. Un po' come quello sbruffone di Takishima.
<< Ecco a voi un dolcissimo supplizzio alla cannella! >> 
<< Perfetto per questa stagione, direi. >> commento divertita. Akira s'abbassa dietro di me e poggia il suo mento sulla mia spalla. << Avanti, sappiamo quanto ti piaccia la cannella. >> 
<< No... In realtà preferisco il cioccolato fondente. >>
<< Hikari, parlo di spezie ed aromi. >>
<< Anche la cioccolata è un aroma. >> ribatto, e lei sembra perdersi. << Ma non è una spezia. >> conclude, tornando poi a servire gli altri.
Tadashi non c'è.
Sembra quasi che la sua assenza la turbi. Lo noto dai suoi movimenti nervosi, le mani che tremano un tantino mentre serve. 
<< Akira, ho bisogno di andare in segreteria a ritirare alcune vecchie scartoffie, dopo... Hai voglia di accompagnarmi? >> propongo, cogliendola impreparata. Sembra tentinnare, ma poi accetta. 
<< Sì, non ci sono problemi. >> sorride, ma io sò che quello è un sorriso forzato. Addirittura morto. 
Che devo filare in segreteria quest'oggi, comunque, è verità: ci sono davvero troppe cose che devo ritirare, accomulate anno dopo anno. Tra certificati, attestati e documenti serissimi di mia creazione con il contributo in gran rielievo di Tadashi (durante le ore di latino, per evitare il sonno e via dicendo), credo di riuscire finalmente a riempire le mura spoglie della mia stanza del tutto in nemmeno un'ora. A dire il vero non ho proprio voglia di incorniciare tutta quella roba e di appenderla sulle pareti della mia casa o della mia camera. Vorrei che tutte quelle scartoffie dall'aria vagamente disagiante rimangano mie, un piccolo segreto... Un vivido ricordo di quel che erano le superiori. Di quel che era la mia vita prima di una nuova vita molto più seria e complessa. Di quel che ero io, ed in particolare i miei amici
Non ci rivedremo. Sono a conoscenza della verità, e malgrado le loro reticenze, sono sicura che lo sappiano anche loro. 
Non avremo tempo per incontrarci una volta ottenuto il diploma; ognuno s'incamminerà per strade diverse. Ora che ci penso, mi sembra sia passata una vita da quando ho conosciuto queste straodinarie persone. Anzi, è proprio così. Il solo pensiero di non essere più in grado di rivederli mi strazia anima e corpo... 
Ma che voglio farci? Cosa posso farci? 
Quest'anno è il capitolo finale.


















Angolino dell'autrice:  

MisteriquaPequena cercherà di terrorizzarvi con una delle sue primissime storie! 

Ehilà, popolo di Efp. Sono una novellina, che ha vagato a lungo tra parole, periodi, e frasi prive di senso compiuto arrivando finalmente a voi! 

E' da tanto che attendo questo glorioso momento: finally, the power of pubblishing stories is mine, too! (finalmente, il potere di pubblicare storie è anche mio!)

Premetto una piccola cosina: amo Anime e Manga.

 Fatastiche vicissitudini da far accapponare la pelle (e chi no), come BlooD-C, Special A, Akame Ga Kill, Fate/Zero e Dance In The Vampire Bund in primis!




Arrivando al sugo di quel che realmente volevo dirvi, sono happy happy happy di essere stata in grado, finalmente, di pubblicare questa storia.

Spero vi abbia attratto maggiormente questo primo capitolo alla storia in sè... Il secondo è già alle porte!

Vi prego di farmi sapere se è di vostro gradimento, mi sentirei molto felice.


Mi auguro di non aver sconvolto troppo il mondicello della SA con i miei racconti, perchè vi avverto: l'horror di certo non si farà attendere :)

Poi, siamo proprio a tema!


Alla prossima, popolo!


 
   
 
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